Lettera aperta al Prefetto di Potenza
Egregio Dottor Antonio Nunziante,
a rompere il generale silenzio delle autorità istituzionali mi è giunta dal Ministero Infrastrutture una nota della Dr.ssa Barbara Marinali: in risposta al mio ultimo appello SOS Basentana. Invece diverificare sul luogo la gravità delle castronerie commesse dall’ANAS, la Marinali chiede alla stessa “di tenerla informata”. E’ come pretendere dal ladro l’inventario della refurtiva.
E’ una lettera dilatoria e defilante che offende il cittadino più di qualsiasi silenzio. E non solo: sia la sciatteria epistolare del ministero, che il silenzio tombale del prefetto di Matera, non fanno certo onore alle Istituzioni.
Per quanto mi riguarda, continuo a lanciare i miei appelli. Non avendo la tendenza al qualunquismo, spero di incontrare prima o poi la persona giusta, dotata di senso di responsabilità, e guidata da orgoglio e dovere istituzionale.
Con questa speranza e con spirito propositivo, mi rivolgo a Lei, Signor Prefetto Nunziante. Intanto per segnalare i gravi rischi di vario genere presso il viadotto Molino: al km 4 della Basentana, in prossimità dell’uscita per Vaglio. Ma soprattutto per parlarle di una questione molto più importante, e certamente di grande stimolo per Chi è preposto alla tutela dell’Interesse Generale.
In questi ultimi sei mesi di indagine, io stesso ho potuto constatare che il problema “Basentana” non riguarda i singoli viadotti (spesso citati nei miei appelli) ma l’intera tratta Calciano-Potenza ed oltre. Anzi direi che da Vietri a Buccino (E847) la situazione è anche peggiore. Vi sono tre viadotti già demoliti ed in attesa di ricostruzione. La tratta Balvano-Buccino è già da alcuni mesi interdetta al traffico pesante. Siamo ad un passo dall’isolamento dal resto d’Italia: Cristo se ne sta tornando ad Eboli.
Certamente quelli dell’ANAS conoscono la situazione e giustificano il loro ritardo, negli interventi di manutenzione, per carenza di fondi; e per colpa dello Stato che tarda a finanziarli. Ma qui siamo di fronte ad una situazione abnorme. Questa strada, così com’è fatta, è un pozzo senza fondo: non si fa in tempo a ricostruire un viadotto che già ce ne sono altri due in procinto di crollo.
A mio modesto parere l’enorme problema cui noi Lucani ci troviamo di fronte è molto più complesso di un’ordinaria o straordinaria manutenzione. Non si tratta solo di scarsità di risorse, ma soprattutto di madornali errori nelle scelte progettuali del passato.
La soluzione è da ricercarla soprattutto nella correzione di quegli errori. Data la sua vitale importanza, ri-progettare questa arteria significa assicurare un futuro alla nostra regione. Futuro che non può prescindere da una buona e duratura viabilità. Che senso ha investire risorse (pubbliche e private) per promuovere turismo e territorio, se poi è preclusa la possibilità di accedervi; di fruirne; di produrre sviluppo e quindi risorse di ritorno?.
E’ auspicabile che il problema venga affrontato in questa ottica: guardando ad una prospettiva di consolidato sviluppo, e senza buttare soldi in ricostruzioni di viadotti, destinati ad essere ri-ri-ricostruiti.
Prendiamo ad esempio il viadotto Molino: un viadotto di circa 700 metri, composto da 25 campate. Dal reportage fotografico di Michele Degrazia vi si possono osservare le condizioni attuali di precaria stabilità: calcestruzzo degradato dappertutto; ferro ossidato staccato e pensile; lesioni nelle solette che rivelano collassi strutturali… ecc…. Incredibile ma vero.
E’ un viadotto progettato coi piedi e costruito col risparmio: le carreggiate sono integrate in unica struttura; non è quindi possibile intervenire su di una, senza compromettere l’altra. Tenerlo ancora aperto al traffico (persino pesante) vuol dire mettere a rischio la pubblica incolumità. Andrebbe interamente demolito. E per ricostruirlo ci vorrebbero almeno 30 milioni di euro.
La proposta. Si potrebbe ovviare ad una spesa simile (ed anche fare a meno di quel viadotto) con una piccola variante al percorso del tratto stradale. Basterebbe traslare l’intera sede sulla complanare che scorre lì affianco. Si avrebbe un risparmio di 28 milioni di euro ed una strada in sicurezza perpetua.
Sono altrettanto convinto che lungo i 100 km di superstrada tra Calciano e Buccino si potrebbe spesso adottare il descritto “metodo Molino”. Vi sono più dicento viadotti, per complessive mille campate. Che rappresentano un elevato costo in termini di manutenzione, ed un grosso handicap per la sicurezza stradale. Poterne eliminare alcuni dei primi e/o ridurne alcune delle seconde, sarebbe tanto di guadagnato.
Si potrebbe ad esempio applicare questo stesso “metodo” ai viadotti di Calciano (1 e 2), la cui lunghezza complessiva media è di 450 metri e di 18 campate ciascuno. Basterebbe una lunghezza di 100 metri e 4 campate ciascuno: più che sufficienti per consentire il deflusso della piena del Basento.
Avremmo in tal modo un abbattimento dell’80% del costo complessivo, sia di manutenzione dell’impalcato che di costruzione delle soglie di fondo: per la salvaguardia dal fenomeno erosivo fluviale. Ed in più salveremmo Tricaricodall’isolamento: subdolamente programmato dall’ANAS di Potenza.
Attenzione: questa è una proposta che andrebbe valutata con urgenza, cioè prima che partano i lavori di ricostruzione delle due campate crollate nel marzo 2011: una spesa di 2.600.000 euro che potrebbe essere evitata.
Egregio Dottor Nunziante, La prego di riflettere. Non pretendo che le mie proposte siano condivise alla cieca. So bene che pur volendo Lei non avrebbe il potere per attuarle: specie quella relativa ai viadotti di Calciano che sono fuori dalla Sua competenza territoriale. Ma ha il potere di promuovere un gruppo di lavoro: che le valuti e le verifichi in loco. Se decide di interessarsi, mi consideri a disposizione. Sarò felice di offrire il mio contributo per una giusta soluzione del problema “Basentana”.
Distinti saluti, Nicola Bonelli
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