Collage di Vincenzo Toccaceli
Vediamo quali potrebbero essere le prospettive per l'Italia con una uscita dalla moneta unica. Di certo la prima cosa sarebbe quella di tornare a battere moneta. Sicuramente gli italiani non riceverebbero al cambio 1936,27 lire per un euro ma ipotizziamo 1.200 lire. La svalutazione infatti che molti paventano come uno spauracchio, è già avvenuta il 1 gennaio 2002, anno di introduzione della moneta europea. In questo caso chi percepisce attualmente uno stipendio di 1.500 euro netti si troverebbe ad avere uno stipendio di 1.800.000 lire che, con una rimodulazione dei prezzi al ribasso, ovviamente opportunamente controllata, potrebbe riguadagnare potere d'acquisto e dare respiro alle famiglie. Ovviamente al cambio monetario si dovrebbero accompagnare alcuni provvedimenti basilari.
In base al principio che deve essere la politica a guidare l'economia e non il contrario, vediamone alcuni:
1) Uscita dall'Eurozona e cancellazione definitiva del Trattato di Maastrcht
2) Nazionalizzazione della Banca d'Italia
3) Nuova legge sul controllo delle banche
4) Reddito da cittadinanza a casalinghe e disoccupati
5) Divieto per i risparmiatori italiani di acquisto di titoli esteri nei prossimi 10 anni
6) Nazionalizzazione di alcuni settori strategici dell'economia quali quello energetico con massicci investimenti nelle energie pulite (fotovoltaico, eolico, idrico), i trasporti e i servizi.
7) Massiccia riduzione delle importazioni e utilizzo delle risorse del nostro paese.
8) Rilancio della domanda interna attraverso una rimodulazione dei prezzi guidata dall'alto.
9) Rilancio dell'agricoltura attraverso il recupero dei terreni incolti e la creazione di cooperative
10) Regolamentazione del mercato immobiliare attraverso una legge quadro sulla casa e sull'emergenza abitativa
11) Divieto delle delocalizzazioni e detassazione delle imprese.
12) Rilancio del settore turistico, attraverso la realizzazione delle necessarie infrastrutture, rendendolo competitivo al massimo. Si pensi alla Salerno Reggio Calabria che il regime democratico non è riuscito a portare a termine in 50 CINQUANTA anni.
13) Redistribuzione delle aliquote IRPEF in base ai diversi redditi
14) Drastico ridimensionamento delle spese della politica attraverso la riduzione del numero dei parlamentari al 40 %, l'abolizione dei loro privilegi e la sospensione del finanziamento ai partiti.
15) Abolizione delle Regioni e trasferimento delle loro competenze alle province.
16) Politica demografica e di sostegno alle famiglie.
Del resto, vie d'uscita non ce ne sono. Il debito pubblico, così come è ora, è destinato a crescere e finirà per portarci alla rovina. Il liberismo, fondato su una economia finanziaria virtuale, sta divorando i popoli. I dati di ieri segnano la disoccupazione giovanile in Italia al 38,2 % e tutta la cosiddetta eurozona è in crisi occupazionale. L'avvenire dei giovani così è compromesso. L'uscita dell'Italia dall'euro segnerebbe una svolta anche per altri paesi quali la Spagna, la Grecia, il Portogallo e, a seguire, persino la stessa Francia. In tal modo si porrebbero le basi per una Europa autentica, cioè quella dei popoli, non quella delle lobbies e delle grandi concentrazioni bancarie.
E' inutile trascinarsi un una lenta agonia, meglio afferrare il toro per le corna prima che sia troppo tardi.
Nicola Cospito
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