Una medaglia al valore all'ignoto titolista del New York Times che ha chiuso con un gioco di parole chiaramente voluto la più appassionante saga degli ultimi mesi: "Le truppe nordcoreane non si vedono più al fronte" (link 1). Come se, appunto, qualcuno al fronte li avesse mai visti, con la sola eccezione dei due prigionieri interrogati a favore di telecamera in barba a tutte le convenzioni umanitarie e mai più visti, e di qualche filmato che mostra truppe dai tratti somatici orientali, cosa rarissima nell'esercito russo.
Un po' ci mancheranno: ci hanno regalato momenti altissimi come la scoperta del porno, le scatolette di carne di cane, il diario minuziosissimo tenuto dal soldato impegnato in missioni segrete, il fuoco amico subito e inflitto, le diserzioni, le facce dei morti bruciate per non farli riconoscere (a proposito, ma qualcuno l'ha mai visto uno di questi morti con la faccia bruciata? Che poi basta un proiettile messo bene per rendere irriconoscibile qualcuno, ma del resto ogni cattivo di Hollywood preferisce sempre le soluzioni più complicate e macchinose).
Ad ogni modo i produttori della sitcom hanno deciso di opzionare anche la seconda stagione, non si sa mai, e lasciare aperta la possibilità di un ritorno. E così Newsweek (link 2) ci informa che le famiglie delle reclute nordcoreane pagano fino a 100 volte il salario mensile per far certificare la tubercolosi ai propri figlioli e non farli andare in Russia (la capacità di risparmio dei nordcoreani deve essere impressionante, addirittura hanno 100 stipendi messi da parte). La notizia viene dalle fonti nordcoreane anonime di Radio Free Asia, per cui è sicuramente vera al 100%.
Francesco Dall'Aglio
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