venerdì 21 febbraio 2025

L'Europa dopo Donald Trump...


Ubi maior minor cessat

Donald Trump, ...a prescindere da come si risolve l’attuale congiuntura geopolitica, si è già guadagnato di diritto un posto proprio, una capitolo a sé, nei manuali di storia delle relazioni internazionali lungo la prima metà del 21° secolo, che verranno redatti per le generazioni a venire...


Il sub-continente europeo, o meglio la sovrastruttura istituzionale che lo rappresenta da circa 40 anni, attraversa in questo preciso momento il frangente più COMPLICATO –moralmente parlando– dal termine del secondo conflitto mondiale. Non da un punto di vista “fisico” (non si è sotto invasione), ma da un più complesso piano esistenziale, morale.

Se Bruxelles già 3 anni orsono ha rivelato la sua inadeguatezza nel dire la sua sulla guerra, adesso si ritrova parimenti inadeguata nel dire la propria sulla pace (!) : in parole altre, tanto nel momento ALFA (l’inizio) quanto nel momento OMEGA dell’evento in questione, il grado di inconsistenza è assolutamente il medesimo, il che fa sì che la chiusura del cerchio assuma un carattere ancor più problematico in prospettiva europea, non limitandosi ai circoli dell’alta politica, ma andando a coinvolgere strati più ampi dell’opinione pubblica, che possono legittimamente domandarsi COSA sia l’Europa a questo punto.

Il caso in realtà più che problematico si dovrebbe dire EMBLEMATICO, nella misura in cui risulta chiaro, ed oltre il ragionevole dubbio, che L’UE in alcun momento della crisi (prima, durante ed ora anche al suo probabile termine) ha avuto la minimo voce in capitolo, o la minima capacità decisionale. Di fronte ad un evento di primissima grandezza ai propri confini è risultata essere -semplicemente – un grande corpo inerte, percorso da qualche vibrazione che consiste nelle dichiarazioni veementi dei vari leader a turno (e qui non si parla micro guerre o fenomeni terroristici in società meno avanzate di altri continenti, ma di un grande conflitto convenzionale che ha coinvolto direttamente molti milioni di individui per la prima volta dai conflitti mondiali)... insomma si è dimostrata essere un raffinato ologramma (!) di quanto pretende di essere.

Sì, il nodo, irrisolvibile, è questo: il presidente americano, col suo fare irruento e guascone mette in crisi l’intimo fondamento psicologico del sistema transatlantico....ossia svelando indirettamente di che illusione sia costruito. Spieghiamoci: il presidente americano nel giro di una manciata di giorni ha letteralmente CAPOVOLTO la narrativa geopolitica in merito al conflitto russo-ucraino, passando da “Putin dittatore” a “Zelensky dittatore”.....un qualcosa che non ha precedenti nella storia politica recente: cambiare rotta a 180° nello spazio di meno di una settimana è obiettivamente più di quanto la psiche collettiva possa elaborare, anche se a dettarlo è la maggiore potenza al mondo e anche se il destinatario sono i suoi stessi alleati storici.

La classe politica europea –poveretta– si ritrova in uno stato di sogno lucido o allucinazione, letteralmente intrappolata nella metafora dell’incudine e del martello (...).

Non si tratta soltanto di ostacoli di ordine “cognitivo/comportamentali” (un’abitudine può essere corretta in breve all’estrema occorrenza), ma di senso stesso delle cose: se i leader europei –dopo anni di messaggi sguaiati anti/Mosca– ora si riorientano in direzione del tutto opposta solo perchè l’amministrazione statunitense del momento ha così stabilito... se fanno tutto questo come se fosse A COMANDO, allora portano a pieno compimento quel processo di screditamento della “casa europea”, ridotta a succursale atlantica, che già serpeggia da ormai molti anni (ma non si era mai manifestato tanto sfrontatamente).

Ecco, pur con tutto il viscerale rifiuto che si può avere dell’UE si può comprendere (io lo faccio) la posizione in cui si trova la leadership di Bruxelles: nel nome dell’ordine, nel nome della tenuta dei sistemi politici tradizionali (quelli cioè al potere dal secondo dopoguerra ad oggi, ma che iniziano ad arrancare di front alle sfide sociali più recenti) NON possono permettere che risalti quanto inesistente sia l’Unione Europea. Non possono assolutamente permettersi di passare per marionette di Washington e del Pentagono... varcherebbe la soglia del consentito sul piano dell'immagine con contraccolpi politici interni non quantificabili. Pertanto NECESSARIAMENTE devono reagire, dissociarsi, lagnarsi e urlarvi contro persino (proprio per dare la parvenza di non essere burattini che si adeguano ad ogni inclinazione o gesto di indefiniti poteri forti d’oltreoceano). Tutto questo è pienamente razionale, comprensibile.

Occorre rendersi conto che l’intensità della situazione tale da essere percepita ormai non solo più dal fine osservatore o dall’analista di politica, ma anche da fasce di pubblico meno preparate che avvertono la debolezza delle istituzioni comunitarie: fattore critico in un momento che vede le società del vecchio continente fortemente polarizzate tra globalizzazione e sovranismo.....ovvero un contesto nel quale, qualsiasi perdita di credibilità delle istituzioni europee e delle forze politiche tradizionali che le sostengono (centriste o progressiste) equivale –viceversa- ad un’avanzata delle varie alternative nazional-popolari (Fronte nazionale o AFD in Francia e Germania, esempio per tutti).

L’Europa non può quindi fare marcia indietro: ma al tempo medesimo non può nemmeno andare avanti tuttavia... poichè difetta oggettivamente dei mezzi materiali per farlo: continuare a rifornire il regime di Kiev, ora in ritirata, pur sapendo che 3 anni di rifornimenti USA (ben più ingenti di quelli UE) non siano serviti? Oppure intervenire DIRETTAMENTE sul campo di battaglia (al di fuori della Nato) con i 30-40'000 uomini di cui Macron e Starmer parlano? (alla coscienza del lettore il giudizio, non mi sembra adeguato esprimersi).

Eppure tutto questo non è che la punta dell'iceberg del problema.
Le esternazioni del vulcanico capo di stato statunitense possono essere il detonatore di un cataclisma diplomatico di rilevanza storica, nella misura in cui non riguardano esclusivamente la corrente crisi russo/ucraina, ma vanno a coinvolgere 80 ANNI di relazioni transatlantiche: il punto non è nemmeno più l’Ucraina, ma lo stesso futuro di quella sovrastruttura socio/politica/economica/militare che è il continuum EURO-AMERICANO, per antonomasia il cuore di quanto chiamiamo “occidente”. In paragone a QUESTO......il destino di Kiev è qualcosa di secondario, di importanza del tutto relativa: un’eventuale questione esistenziale europea costituisce un interrogativo di criticità assai superiore (...).

Partiamo da ciò che è semplice: a nessuno certo è mai sfuggita l’ovvietà sulla natura dell’Alleanza Atlantica in qualità di ombrello a stelle e strisce sul vecchio continente (nozione basilare), tuttavia tale status quo –per quanto evidente– veniva comunque “sfumato” nei limiti del possibile, onde mantenere l’apparenza (onorevole) di un insieme di paesi indipendenti, alcuni dei quali potenze di medio livello come Francia e Germania, decisi e coordinati, pur sotto la supervisione statunitense... quest’ultimo stato, il membro più potente certo, ma in fin dei conti solo un primus inter pares su un continente che in caso di necessità poteva essere in grado di sopravvivere anche da solo (***).

Ebbene, gli eventi dell’ultimo triennio – coronati dall’ultimo atto che si consuma in questi giorni – agiscono come un soffio di vento che fa diradare la foschia, vale dire l’illusione della favoletta appena accennata sopra che ho concluso con asterischi: la realtà è che la comunità europea NON è mai stata entità in condizioni superiori a quelle della più basilare collaborazione, in rapporto alla forza militare USA. La Nato è, in modo pressoché esclusivo, una proiezione AMERICANA oltreoceano (è nata in questo modo, a scanso di qualsiasi altra narrativa), la quale in assenza di Washington non possiede vita propria: il vecchio continente è un agglomerato di stati nazionali – più o meno rilevanti – accomunati dall’impotenza di fronte a qualsiasi sfida di prima grandezza che ne metta a repentaglio l’equilibrio.

Si potrebbe riformulare il tutto con un’altra metafora molto semplice... lo SPECCHIO. Il frangente storico in cui viviamo ha agito come uno SPECCHIO: la comunità europea è stata di fatto obbligata a vedersi... come realmente è, senza sconti e concessioni, senza veli pietosi e alibi. E’ stata costretta a vedersi a confrontarsi con la propria vacuità come mai era successo negli 80 anni che dalla conferenza di YALTA ci portano sino ad oggi.
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L’Europa si risveglia quindi, dopo 80 ANNI. Per 8 decadi si era creduta di essere – perlomeno in forma collettiva, sotto egida atlantica – una POTENZA. Si è cullata per 3 generazioni in questo vago autoconvincimento. Era comodo farlo: fluttuare in questa narrativa era un potente narcotico, utile a lenire il trauma di una grande guerra mondiale che aveva azzerato il continente sotto ogni aspetto, lasciatolo umiliato e spoglio in balia di forza extraeuropee tanto da est quanto da ovest, mettendo a nudo le proprie vergogne e limiti, per la prima volta in secoli (persino agli occhi dei propri subalterni su scala planetaria, i quali prestissimo si ribelleranno: DECOLONIZZAZIONE).

Il nerbo di tutto, il tema MAI realmente affrontato per molteplici ragioni... è che il vecchio continente non si è mai realmente ripreso dall’ultimo conflitto mondiale. Per dirla nel modo più autentico: l’Europa – auto-annientandosi – ha perduto qualcosa di inestimabile (il primato nel mondo), status quo che non è stato sostituito da alcuna opzione intermedia o compromesso.... per non girarci attorno si è semplicemente passati “dalle stelle alle stalle”, come a dire che da leader del pianeta il continente europeo è stato derubricato a imprecisato “spazio” la cui politica estera è commissariata da un potere superiore ed esterno ad esso.

CONCLUSIONE.
La congiuntura storica presente – se vogliamo arrivare ai suoi significati ultimi – riveste un significato per ognuno degli attori che vi prende parte. Per quanto concerne RUSSIA e UE, è questo: Mosca “supera il 1991”, ne vendica l’oltraggio e pur senza tornare alla mega-potenza di prima, recupera moralmente il proprio destino, la propria identità di potenza (per quanto imperfetta possa essere). La Casa europea... è posta invece dinanzi alla sconcertante verità del non aver mai superato quel lontano 1945. Non si è mai veramente ripresa, in qualità di soggetto indipendente, ma ha soltanto vissuto per oltre mezzo secolo come in stasi entro una torre d’avorio, libera di ogni responsabilità, salvo quello di accontentare ogni bisogno e capriccio delle sue prospere società (ed ora ne subisce le conseguenze).

E’ molto presto per fare affermazioni di questa portata così in anticipo... ma forse proprio questo potrebbe essere una delle maggiori ripercussioni a lungo termine della guerra russo/ucraina: quella di generare una scossa che porti gradualmente a superare i conflitti mondiali, a superare e DEFINITIVAMENTE il 900, in un modo o in un altro.

Putin ha dato il calcio d’inizio (con la cortesia di un orso) e Trump sta completando (con la delicatezza di un toro): ognuno a modo suo – e da ora in sinergia si direbbe – contribuendo alla metamorfosi geopolitica del mondo in cui si vive. Non a caso le maggiori potenze militari del pianeta (ma piaccia o meno le rivoluzioni non si scelgono democraticamente: ti investono e basta).

Daniele Lanza



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