lunedì 21 dicembre 2020

Il lager di Casteller va chiuso... orsi liberi subito


L’azione simbolica del 18 dicembre 2020 davanti al Palazzo della Provincia di Trento e al Mart di Rovereto riporta l’attenzione sulla scellerata gestione da parte delle istituzioni degli orsi presenti sul territorio.

Nuove azioni della campagna nazionale #StopCasteller per la liberazione degli orsi sono poste in atto.  Sono comparsi  in molte città italiane – da Milano a Torino, da Vicenza a Padova, da Venezia a Treviso, da Rovereto a Trento – adesivi, manifesti e cartelli a sostegno della campagna #StopCasteller, che chiede la liberazione degli orsi ancora prigionieri e la fine della persecuzione di questi animali in Trentino.

Già lo scorso 18 ottobre, un corteo di 500 attiviste e attivisti da tutta Italia aveva manifestato davanti ai cancelli del Casteller, abbattendo una parte della rete di recinzione e incatenandosi in segno di protesta contro la detenzione degli orsi e per chiedere che il centro fosse chiuso o ritornasse alla sua destinazione originaria: un vivaio a tutela del patrimonio boschivo.

La questione degli orsi è tornata alla ribalta nazionale dopo le due fughe dal Casteller di M49, ribattezzato Papillon, e dopo la pubblicazione di una relazione del Cites, il servizio dell’Arma dei Carabinieri che si occupa delle specie protette, a seguito di un sopralluogo nella struttura richiesto dal ministro all’Ambiente Sergio Costa.     
             
Il rapporto del CITES ha evidenziato come le condizioni in cui versano gli orsi sono inadeguate a garantire il benessere degli animali a causa degli spazi angusti che rendono difficile la convivenza e dell’uso massiccio di psicofarmaci.
Il ripopolamento degli orsi nelle montagne del Trentino è iniziato nel 1996 con il progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea e volto a riportare l’orso nei territori alpini, con un rinsaldamento tra le popolazioni ursine presenti e l’espansione sull’Arco Alpino centro-orientale. Il progetto, che si è concluso nel 2004, negli ultimi anni ha messo in luce numerosi problemi di gestione, dalle proteste degli allevatori, che ricevono comunque indennizzi dalla Provincia per ogni animale ucciso o danneggiato dai grandi carnivori, alle misure repressive adottate dagli amministratori, a causa delle quali, negli ultimi venti anni, sono stati 37 gli orsi rinchiusi, abbattuti o avvelenati».

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