L’amministrazione Trump non spunta, prima facie, come Venere su una conchiglia in mezzo al mare Donald Trump è il risultato di un lungo processo di decadimento politico, culturale e sociale. È un prodotto della nostra democrazia fallita. Quanto più a lungo perpetuiamo la finzione di vivere in una democrazia funzionante, di cui Trump e le mutazioni politiche intorno a lui sono in qualche modo una deviazione aberrante che può essere vinta nelle prossime elezioni, più ci accingiamo alla tirannia. Il problema non è Trump. È un sistema politico dominato dal potere finanziario e dai mandarini dei due principali partiti politici, in cui non contiamo nulla.
Ritireremo il controllo politico smantellando lo Stato aziendale, e questo significa una disobbedienza civile massiccia e prolungata, come quella dimostrata dagli insegnanti in tutto il Paese quest’anno. Se non ci opponiamo, finiremo in una nuova età oscura.
Il Partito Democratico, che ha contribuito a costruire il nostro sistema dal totalitarismo invertito, è ancora una volta sostenuto da molti a sinistra come il salvatore. Eppure il partito si rifiuta risolutamente di affrontare l’ineguaglianza sociale che ha portato all’elezione di Trump e all’insurrezione di Bernie Sanders. È sordo, stupido e cieco verso la sofferenza economica che affligge a più della metà del Paese. Non combatterà per dare ai lavoratori un salario di sussistenza. Non sfiderà le industrie farmaceutiche e assicurative per fornire assistenza sanitaria a tutti.
Non frenerà il vorace appetito dell’esercito che sventra il Paese e promuove il perseguimento di inutili e costose guerre estere. Non ripristinerà le nostre libertà civili perdute, incluso il diritto alla privacy, la libertà dalla sorveglianza governativa e il giusto processo. Non scaccerà il denaro aziendale e oscuro dalla politica. Non smilitarizzerà la nostra polizia e riformerà un sistema carcerario che ha il 25% dei detenuti nel mondo, sebbene gli Stati Uniti abbiano solo il 5% della popolazione mondiale.
Gioca ai margini, soprattutto nelle stagioni elettorali, rifiutandosi di affrontare problemi politici e sociali sostanziali e concentrandosi invece su questioni culturali ristrette come i diritti degli omosessuali, aborto e controllo delle armi nella nostra peculiare specie di antipolitica. Questa è una tattica condannata, ma comprensibile. La dirigenza del partito, i Clinton, Nancy Pelosi, Chuck Schumer, Tom Perez, sono creazioni aziendali statunitensi. In un processo politico aperto e democratico, non dominato da élite di partito e denaro aziendale, costoro non avrebbero potere politico. Lo sanno. Preferiscono far implodere l’intero sistema piuttosto che rinunciare ai loro privilegi. E questo, temo, accadrà. L’idea che il Partito Democratico sia un baluardo al dispotismo sfugge agli ultimi tre decenni di attività politica. È il garante del dispotismo.
Trump ha sfruttato l’odio che enormi segmenti del pubblico statunitense hanno per un sistema politico ed economico che li ha traditi. Può essere inetto, degenerato, disonesto e narcisista, ma in modo abile mette in ridicolo il sistema che disprezzano. Le sue provocazioni crudeli e umilianti dirette contro agenzie governative, leggi ed élite consolidate risuonano presso chi tali agenzie, leggi ed élite sono forze ostili. E per molti che non vedono alcun cambiamento nel panorama politico nell’alleviare le proprie sofferenze, crudeltà ed invettiva di Trump sono almeno catartiche. Trump, come tutti i despoti, non ha etica. Sceglie gli alleati e gli incaricati in base alla lealtà personale e all’ossequiosità. Si venderà a chiunque. È corrotto, accumula denaro per sé, ha fatto 40 milioni col suo hotel a Washington, DC l’anno scorso, e i suoi alleati aziendali. Smantella le istituzioni governative che una volta regolamentavano e supervisionavano. È un nemico della società aperta. Questo lo rende pericoloso. Il suo turboassalto alle ultime vestigia delle istituzioni e norme democratiche significa che presto non ci sarà nulla, nemmeno di nome, che ci protegga dal totalitarismo aziendale.
Ma gli avvertimenti degli architetti della nostra fallita democrazia contro il fascismo strisciante, Madeleine Albright tra essi, sono risibili. Mostrano quanto le élite siano disconnesse dallo spirito del tempo. Nessuna di tali élite ha credibilità. Hanno costruito l’edificio di bugie, inganni e saccheggi aziendali che hanno reso possibile Trump. E più Trump sminuisce tali élite, e più gridano come Cassandre, più recupera dalla disastrosa presidenza e permette ai cleptocrati di saccheggiare il Paese che si disintegra rapidamente.
La stampa è uno dei principali pilastri del dispotismo di Trump. Parla senza sosta come i cortigiani del XVIII secolo alla corte di Versailles sulle debolezze del monarca mentre i contadini non hanno pane. Continua a parlare di argomenti vuoti come l’ingerenza russa e il guadagno di un’attrice porno che non ha niente a che fare con l’inferno quotidiano che, per molti, definisce la vita negli USA. Rifiuta di criticare o indagare sugli abusi del potere aziendale che ha distrutto la nostra democrazia e l’economia e ha orchestrato il maggiore trasferimento di ricchezza verso l’alto nella storia statunitense.
La stampa aziendale è una reliquia fatiscente che, in cambio di denaro e prebende, ha commesso il suicidio culturale. E quando Trump l’attacca sulle “false notizie”, esprime ancora una volta il profondo odio di tutti coloro che la stampa ignora. La stampa adora l’idolo di Mammona in modo servile come fa Trump. Adora la presidenza da reality show. La stampa, specialmente i notiziari via cavo, mantiene luci e telecamere accese in modo che gli spettatori siano incollati a una versione del 21° secolo del “Gabinetto del dottor Caligari”. È buono per gli indici. È buono per i profitti. Ma accelera il declino. Tutto ciò sarà presto aggravato dal collasso finanziario.
Le banche di Wall Street hanno ricevuto 16 trilioni di dollari in salvataggi e altri sussidi dalla Federal Reserve e dal Congresso, con un interesse pari allo zero per cento dal crollo finanziario del 2008. Hanno usato questi soldi, così come i soldi risparmiati grazie alle enormi riduzioni delle tasse imposte l’anno scorso, per riacquistare le proprie azioni, aumentare i compensi e i bonus dei dirigenti e spingere la società in profondità verso un debito insostenibile. Le operazioni da casinò di Sheldon Adelson hanno evaso 670 milioni con la legislazione del 2017. Il rapporto tra CEO e retribuzione dei lavoratori è ora in media 339 a 1, col gap più alto che si arriva a 5000 a 1.
Tale uso circolare del denaro per fare e accumulare denaro è quello che Karl Marx chiamava “capitale fittizio”. Il costante aumento del debito pubblico, debito aziendale, debito delle carte di credito e debito dei prestiti agli studenti porteranno, come scrive Nomi Prins, a “un punto critico: quando i soldi che alimentano quel debito o sono disponibili per i prestiti, semplicemente non copriranno i pagamenti degli interessi. Poi le bolle del debito scoppieranno, cominciando con le obbligazioni ad alto rendimento“. Un’economia dipendente dal debito per crescere fa salire il nostro tasso d’interesse al 28 percento quando siamo in ritardo su un pagamento con la carta di credito. È perciò che i nostri stipendi ristagnano o diminuiscono in termini reali: se avessimo guadagnato un reddito sostenibile, non avremmo dovuto prendere in prestito denaro per sopravvivere.
È per questo che l’istruzione universitaria, le case, le spese mediche e i servizi costano così tanto. Il sistema è progettato in modo da non poterci mai liberare dal debito. Tuttavia, l’imminente crollo finanziario, come sottolinea Prins nel suo libro “Collusione: come i banchieri centrali traviano ul mondo“, sarà l’ultimo. Questo perché, come dice, “non esiste un piano B”. I tassi di interesse non possono andare più in basso. Non c’è stata crescita nell’economia reale. La prossima volta, non ci sarà via d’uscita. Una volta che l’economia si schianta e la rabbia del Paese esploderà con una tempesta di fuoco, appariranno mostri politici, quelli che faranno apparire Trump sagace e benigno. E quindi, per citare Vladimir Lenin, che fare?
Dobbiamo investire le nostre energie nella costruzione di istituzioni parallele e popolari per proteggerci e opporre potere al potere. Queste istituzioni parallele, come sindacati, organizzazioni per lo sviluppo della comunità, valute locali, partiti politici alternativi e cooperative alimentari, dovranno essere costruiti città per città. Le élite in un momento di angoscia si ritireranno nei loro complessi recintati e ci lasceranno a noi stessi. I servizi di base, dalla raccolta dei rifiuti al trasporto pubblico, alla distribuzione di cibo e all’assistenza sanitaria, crolleranno.
La massiccia disoccupazione e sottoccupazione, che scatena disordini sociali, non sarà affrontata creando posti di lavoro governativi, ma brutalità della polizia militarizzata e sospensione totale delle libertà civili. I critici del sistema, già respinti ai margini, saranno messi a tacere e attaccati come nemici dello Stato. Le ultime vestigia dei sindacati saranno prese di mira fino all’abolizione, un processo che sarà presto accelerato data la sentenza attesa su una causa della Corte Suprema che impedirà ai sindacati del settore pubblico di rappresentare i lavoratori. Il dollaro smetterà di essere la valuta di riserva mondiale, causando una forte svalutazione.
Le banche chiuderanno. Il cambiamento climatico renderà più costoso e più pesanti, in particolare alle popolazioni costiere, l’agricoltura e le infrastrutture, costi che lo Stato impoverito non saprà affrontare. La stampa aziendale, come le élite dominanti, passerà dal burlesco all’assurdo, la sua retorica così palesemente fasulla che, come in tutti gli Stati totalitari, sarà slegata dalla realtà. I media appariranno fatui come Trump. E, per citare W. H. Auden, “i bambini moriranno per strada”.
Come corrispondente all’estero ho seguito le società fallite, come l’ex-Jugoslavia. È impossibile per qualsiasi popolo condannato capire quanto fragile sia il sistema finanziario, sociale e politico in rovina alla vigilia dell’implosione.
Tutti i precursori del collasso sono visibili: infrastrutture fatiscenti; sottoccupazione cronica e disoccupazione; uso indiscriminato della forza letale da parte della polizia; paralisi politica e stagnazione; economia costruita sul debito; stragi nichilistiche nelle scuole, università, luoghi di lavoro, centri commerciali, sale da concerto e cinema; overdose da oppioidi che uccidono circa 64000 persone all’anno; un’epidemia di suicidi; espansione militare insostenibile; gioco d’azzardo come strumento disperato per lo sviluppo economico ed entrate del governo; la conquista del potere da parte di una piccola cricca corrotta; censura; riduzione fisica delle istituzioni pubbliche che vanno dalle scuole e biblioteche alle corti e strutture mediche; il bombardamento incessante delle allucinazioni elettroniche per distrarci dalla vista deprimente che sono diventati gli USA e che c’intrappolano nelle illusioni.
Soffriamo le solite patologie da morte imminente. Sarei felice di sbagliarmi. Ma l’ho già visto. Riconosco i segnali di pericolo. Tutto ciò che posso dire è prepararsi.
Chris Hedges, Truth Dig
Traduzione di Alessandro Lattanzio da
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.