lunedì 2 luglio 2018

La società programmata e la fabbrica del consenso


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Ogni potere sociale, di qualunque genere, sussiste solo in virtù di una quantità sufficiente di consenso, esplicito o tacito che sia. A volte questo fatto è difficile da comprendere perché ognuno di noi nasce e cresce all'interno di una società già ampiamente strutturata, con una serie di istituzioni già formate ed una cultura predominante che danno l'illusione di un dato di fatto quasi naturale.

In realtà l'intera struttura del potere sociale è retta da una adesione ai modelli proposti. E' facile convincersene se si prova a considerare qualche esempio.


Che potere ha il denaro?


Nessun altro se non quello che tutti sono abituati ad accettarlo come mezzo di pagamento, e di solito sono abituati a considerarlo "naturalmente" un monopolio.
Il potere del denaro dipende dalla nostra accettazione.
Che potere hanno i mass medi?


Hanno il potere che viene loro conferito dai loro fruitori.
Un giornale che nessuno legga non veicolerebbe alcun potere.


Che potere hanno le armi? Hanno il potere del convincimento all'obbedienza di tutta la catena di comando di un esercito, formato da esseri umani pensanti e potenzialmente critici, se vogliono esserlo.
In realtà il potere è nostro, di ciascuno di noi.


Il popolo è sovrano, indipendentemente dal fatto che ciò sia riconosciuto da una Costituzione oppure no.
Ma la sovranità si esplica nella misura in cui la si usa, e la si usa in modo efficace solo se le scelte siano consapevoli invece che abitudinarie al modo di riflessi automatici.


Solo la critica può liberare dalle gabbie mentali dell'obbedienza cieca che sorregge lo status quo, in ogni ambito.


O critici propositivi o servi passivi, questa è l'antitesi.
Il critico propositivo non è mai disfattista, perché è soggetto attivo dello svolgimento sociale.

Vincenzo Zamboni


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Commento di  Giuseppe Sorrentino: "Noam Chomsky la chiama la "fabbrica del Consenso", ma in questi ultimi anni il modo di fare informazione è cambiata.
È sempre più diretta e alternativa. Giacinto Auriti già faceva informazione con dirette tv, ora con gli smartphone in un attimo puoi informare l'intera popolazione...
Il problema è che chi lo ha capito sta già agendo per mantenere lo status quo, magari imbavagliando anche internet con una fasulla legge sul copyright che tratteranno a giorni a Bruxelles.
Serve sempre quella massa critica che spinga poi tutti gli altri...."

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