Carissimo Marcello Foa, avendo
avuto il piacere (e non di meno l’onore) di condividere con te, negli
ultimi mesi, riflessioni sull’importantissimo tema del servizio pubblico
televisivo nel nostro Paese, non posso fare a meno di prendere spunto
dalle controversie delle ultime ore, circa la tua nomina alla presidenza
della Rai, per esprimerti, insieme alle congratulazioni vivissime, i
brevi spunti che seguono, anche a titolo di solidarietà e rinnovata
stima per il tuo operato professionale pregresso e a venire.
Soprassiedo sulla ridicola accusa di “pensiero sovranista”,
da parte dei tuoi detrattori, poiché non c’è nulla da dire. Basta, in
replica, quanto hai scritto, citando l’opera di Giuseppe Valditara, in
uno degli ultimi articoli sul tuo blog, ove chiarisci, a cotanto caproni
del globalismo d’accatto transoceanico, che “essere sovranisti vuol
dire credere semplicemente nei principi fondanti delle nostre
democrazie, ……significa credere che ogni Stato abbia la necessità di
rappresentare un Popolo, un’Identità e una Cultura comuni e che solo
difendendo quelli che sono bisogni insopprimibili e caratteristici di
ogni vera comunità, sappia porsi in maniera cooperativa e costruttiva
nei confronti degli altri Paesi”.
Mi
soffermo piuttosto sulle accuse più gravi di logiche spartitorie e
poltronistiche nella definizione del nuovo assetto di governo della Rai
(di volgare tradizione storica, propria degli accusatori stessi) che
altro non sono che il goffo e maldestro tentativo di occultamento di ciò
che realmente preoccupa questi malfattori seriali in materia di
occupazione e incaprettamento di un servizio pubblico di primaria e
fondamentale rilevanza per l’autentica vita civile del Paese.
La
Verità è una sola e molto semplice: il terrore attanaglia questi
farisaici sepolcri imbiancati di fronte all’avvento di un professionista
che ha avuto il coraggio di denunciare come si fabbrica informazione a servizio dei governi, proponendo per giunta al grande pubblico un testo – Gli stregoni della notizia
– che vilmente si guardano bene dal citare e che buona cosa sarebbe se
venisse adottato come base d’esame per l’iscrizione all’albo dei
giornalisti per coloro che si avviano ad una professione di così alta e
grave responsabilità.
Hanno
il terrore che un uso consono e soprattutto trasparente e autentico del
servizio pubblico televisivo possa demolire in poche battute, col
maglio dell’onestà, il castello di menzogne in cui si sono per anni
arroccati, producendo azioni di sistematica, vera e propria “deformazione”
della pubblica opinione! Parole non mie, ma di una delle più illustri
figure della storia della televisione pubblica italiana – Ettore Bernabei – che ho avuto l’opportunità di intervistare su così importante materia, nell’ambito di iniziative di cittadinanza attiva di cui sono stato per anni promotore. .
Questo
quanto tenevo a dirti e qui mi fermo per non rubarti oltre il tempo.
Solo rinnovo gli auguri, assicurando, come potrò, l’impegno e il
sostegno per la tua impegnativa missione.
Il Paese intero conta su di te! Un caro saluto e un caloroso abbraccio
Adriano Colafrancesco
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