giovedì 30 marzo 2017

Strabismo occidentale: "Putin, barbaro e oppressore - Soros, paladino dei diritti umani"


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E’ bastato innescare una spia da quattro soldi a Mosca per farci dimenticare tutta una serie di belle azioni della “comunità internazionale” (quella Usa-Nato). Tipo: i 200 tra uomini, donne e bambini polverizzati dall’incursione yankee su Mosul che le truppe irachene vorrebbero liberare e non uccidere, successiva ad altre incursioni a guida Usa in Siria e Iraq, sistematicamente dirette su civili e infrastrutture, quando non contro gli eserciti nazionali impegnati contro Isis e Al Qaida. Tipo: la scandalosa violazione della sovranità siriana commessa da Washington con l’invasione di suoi contingenti e armamenti, facilitati da un nuovo mercenariato, quello curdo, che ha sostituito il jihadista a cui è stato dato il benservito (servirà per gli attentati di ritorsione e destabilizzazione qua e là nel mondo); invasione finalizzata a impedire che siriani e russi arrivino prima a Raqqa, ultimo grande centro da liberare, e a mettere in piedi una colonia Usa su territori arabi predati detta “Kurdistan siro-iracheno”, garante della, da sempre programmata, frantumazione della Siria e salutata in Occidente come la “nuova vera democrazia in Medioriente dopo quella israeliana.

Tipo: il genocidio in corso da tre anni in Yemen e che USA, UE, Nato con l’armaiolo Italia, hanno commissionato all’altra vera democrazia mediorientale, la saudita, quella del record mondiale delle forniture di petrolio all’Occidente, delle scudisciate e mutilazioni inflitte ai reprobi, delle condanne a morte mediante decapitazione e lapidazione (donne). Tipo: i 16 anni di guerra Usa-UE-Nato (con l’ascaro Italia) contro un incolpevole popolo afghano, guerra perduta dal primo giorno, ma utile a conservare controllo e gestione del monopolio Usa dell’oppio-eroina (come in Colombia e nel Centroamerica della cocaina). Tipo: il colpo di Stato strisciante che una fazione di licantropi Usa, quella alleata alla sinistra, attua contro l’altra, alleata ai “populisti”, tritando i detriti post-11 settembre di quella che pareva la democrazia americana ed è sempre stata la più sfrenata plutocrazia fondata sul complesso militar-industriale e oggi anche finanziar-mediatico.

La copia caricaturale nostrana di quel complesso, a sua volta si è lanciata come un solo Mazinga sul boccone moscovita, facendo sparire tra le invettive e l’indignazione dei probi la scellerata gestione poliziesca di una legittima, ordinata, pacifica, manifestazione contro quel carcinoma europeo a 27 che dei diritti umani (sociali, ambientali, di vita, di pace) che non siano appannaggio dei gay, se ne sbatte. La terroristica diffusione della paura di una neroniana obliterazione della città da parte dei Black Bloc. Il fermo di centinaia di inermi passeggeri di pullman impediti dall’esercitare il loro diritto costituzionale a frequentare la capitale e manifestare. L’arresto di altre decine a conclusione di un corteo che, a forza di buona educazione, non ne aveva voluto sapere di sfasciare o gettare qualcosa e di fornire agli agitprop della paranoia di Stato (Repubblica, La Stampa, Corriere e affini, i tg) un minimo di sangue da mescolare alla merda che rifilano ai loro decerebrati lettori.

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Occidente: mazzate a chi si difende. Russia: spintoni a chi offende
Gli euroboss commissionati dai padrini Usa a Roma rilanciano la distruzione delle nazioni europee e relativa cultura, con sullo sfondo la loro impresa più riuscita, l’uccisione della Grecia e suo fastidioso retaggio di civiltà, con sicario Tsipras, vestale Castellina e i taffazzisti dell’ “Altra Europa con Tsipras”. La ciarlataneria politico-mediatica nostrana lancia compatta anatemi contro il repressore di Mosca, a suon di spintoni, della presunta volontà popolare, coprendo così il culo a un regime di nostrani devastatori dell’ambiente che la vera volontà popolare, abbarbicata ai suoi ulivi, cioè alla vita della sua terra, la rispettano a suon di randellate in assetto antiterrorismo a protezione di un missile di acciaio e gas (TAP) che sfonderà il Salento. Poi però, cattolicamente ipocriti fino all’oscenità, scatenano rampogne al carbonifero Donald Trump e rimpianti dell’eco-eroe Obama, legalizzatore del fracking, moltiplicatore delle trivelle marine e negatore dei vincoli ambientali “suggeriti” dal vertice di Parigi.

Alla brutalità.fatta di mazzate, gas tossici CS, idranti, arresti, sevizie in carcere e condanne spropositate inflitta a No Tav, No Muos, No Triv, No Tap, pensionati, terremotati, pescatori e minatori sardi, studenti, operai; alle incursioni omicide dei robocop Usa militarizzati da Obama e che ammazzano impuniti 5000 civili all’anno, quasi sempre neri, alle pallottole d’acciaio rivestite di gomma e, di nuovo, alle manganellate e ai gas velenosi delle europolizie in Francia, Belgio, Germania, protette dall’anonimato, dall’immunità e dal’alibi terrorista, l’intervento della polizia di Mosca contro i fan di Navalny, senza una bastonata, un candelotto, un idrante, sta come un volo di deltaplani a quello stormo di B52 che ha schiantato Mosul.

Ci sono le immagini e, per quanto abbiano potuto inventarsi violenza e orrori russi i vari travet italioti nel concerto occidentale di presstitute russofobe, per quante nefandezze putiniane abbiano preannunciato e poi descritto i vari Formigli, Littizzetto, Travaglio, Coen, Colombo, Caldiron, Fazio, Molinari, Calabresi e tutta la crème de la créme di questo paese al 70° posto nella libertà d’informazione, grazie anche a un sindacato che va in piazza per Giulio Regeni dietro ai pifferai Cia e Mossad, porcaccia la miseria, un qualcosa di sanguinolento che oscurasse le teste rotte dai picchiatori in divisa europei, proprie non si è riusciti a vedere e a mostrare.

Settemila i manifestanti richiamati in piazza a Mosca dal carisma di Alexey Navalny. Alcune centinaia in una ventina di altre città. Flop cosmico, sempre che non lo guardiate attraverso la lente d’ingrandimento del New York Times, del Manifesto, o di Repubblica, dove vedete una mongolfiera al posto di un aeroplanino di carta. 7000, secondo la Questura, i manifestanti anti-Ue, anti-euro e anti-Nato sabato a Roma. Mosca ha 12 milioni di abitanti, Roma meno di 3. Facendo le proporzioni, i 7000 di Mosca equivalgono a meno di 2.500 a Roma. Me cojoni, una vera rivoluzione anti-Putin! E’ che la forza d’attrazione di un Navalny (3% di consensi, contro l’84% attribuito dai sondaggi di società Usa a Putin) scaturisce dal suo curriculum. Per i cicisbei di corte di cui sopra ne esce una specie di arcangelo Michele che agita la spada fiammeggiante dei diritti umani sul regno di Mordor. Per i russi, che di curricula del genere sono pratici, li hanno visti in casa e li hanno osservati in varie parti del mondo, chi li vanta ha il carisma di una cacchetta di piccione sul marciapiede.


Pesce pilota pescato da Soros
E’ il curriculum di un rivoluzionario colorato. Quelli made in Soros. Un lanzichenecco dell’imperatore. Un soldato di ventura. Di solito un farabutto con storie sporche alle spalle e quindi ampiamente ricattabile. Ne abbiamo visti, del genere, a Tehran, ancora a Mosca, in Georgia, in Libano, in Venezuela, a Haiti. Il due volte condannato per corruzione Navalny ha lo stesso cursus honorum di suoi predecessori. Esce da una cosca di tipo cospiratoriale messa su all’università di Yale, la “Greenberg World Fellows Program”, che alleva candidati a funzioni di spionaggio, provocazione, infiltrazione, ovunque l’Impero intenda destabilizzare. Vengono addestrati, come lo fu Otpor in Serbia, a utilizzare facili e comprensibile parole d’ordine (Navalny: “Tutti corrotti e ladri”) in grado di raccattare scontenti o frustrati, politicamente sprovveduti. L’accusa di corruzione, che la parte del pianeta più corrotta della storia, con un’élite che prospera grazie a depredazione, devastazione, sfruttamento del resto del mondo e dei propri cittadini, lancia contro Putin (e non ha mai lanciato contro Eltsin quando svendeva il suo paese a oligarchi e multinazionali), viene poi condivisa da noi che per corruzione siamo primi in Europa e le offriamo ogni anno un obolo tra gli 80 e 100 miliardi di euro.
Il movimentuccolo di Navalny, “Alternativa Democratica” ha gli stessi padrini finanziatori di tutti gli Otpor e affini messi in scena da Cia e Mossad negli anni di Bush-Obama: il National Endowment for Democracy (NED), inventato da Reagan per fare il lavoro della Cia quando questa, in occasione dello scandalo droga-Contras, si era rivelata al mondo più che un’agenzia di intelligence, lo strumento imperiale delle operazioni sporche, colpi di Stato, sabotaggi, destabilizzazioni, rivoluzioni finte, squadroni della morte di John Negroponte (il principale di Giulio Regeni). E’ un nanerottolo deforme in Russia e un gigante radioso in Occidente. La storia se lo papperà come Ernesto bassotto fa secchi i topi. E’ tua questa talpa?

Se Totò Riina fosse russo, sarebbe un dissidente
Navalny, già funzionario governativo processato per appropriazione indebita (vendeva legname di Stato sottocosto a privati); gli oligarchi Khodorkovsky, Nevzlin, Berezovsky, Gusinsky, Abramovic, tutti della banda criminale di Eltsin, tutti traditori, processati per indicibili delitti di ogni genere, tutti fuggiti all’estero con i miliardi rubati, tutti ebrei; la Politovskaya, una specie di Sofri russa che sosteneva la destabilizzazione Cia-Mossad in Cecenia raccontando balle alla radio della Cia Radio Liberty/Free Europe (frequentata da Giulietto Chiesa ai tempi di Gorbaciov-Eltsin e, a Belgrado, dalle Tute Bianche di Casarini); Dmitry Voronenkov, deputato comunista russo fuggito da Mosca, ucciso l’altro giorno a Kiev e, grazie all’individuazione di un killer russo, subito diventato martire anti-Putin. Poi, colpo di scena, risulta invece vittima dei nazi installati dalla coppia Obama-Clinton, visto che investigatori onesti hanno scoperto l’assassino vero: Pavel Parshov, veterano della Guardia Nazionale Ucraina fondata dal nazista Andrey Parubiy e formata da teppisti con la croce uncinata tratti dai battaglioni nazi.

Infine, Alma Shalabajeva, moglie di Mukhtar Ablyazov, deportata e consegnata alle autorità del Kazakistan (paese filorusso) in base all’unico provvedimento corretto mai adottato dall’incredibile Alfano, pianta come vittima sacrificale dal menzognifico mediatico in quanto consorte di un “oppositore” del regime kazako (filorusso). Con pervicacia degna delle loro cause, questi giornalai hanno sistematicamente occultato il fatto che la signora era complice del marito, in quanto ne aveva occultato i delitti e lo nascondeva. Marito ladro che aveva svuotato la banca BTA ad Astana, sottratto fondi per milioni di dollari alle banche russe e ucraine, era ricercato da Interpol e polizie di Kazakistan, Russia, Ucraina e Gran Bretagna. Un delinquente di altissimo bordo internazionale, ma per i nostri gazzettieri e politicanti un democratico dissidente. Come tutti gli altri menzionati prima.

Si comprende che per regimi occidentali, fondati come sono su ladrocinio, truffa, azzardo, rapina a mano armata, speculazione, gente come quella possa elevarsi da criminali a dissidenti, modelli di opposizione democratica. Dai letterati, scienziati, scacchisti, gli Sharansky, Zakharov, Pasternak, Kasparov, che all’epoca dell’URSS venivano incaricati di fare da quinta colonna anticomunista, si è passati ai briganti di passo. Segno dei tempi. Certo, però, che se Putin si deve guardare da oppositori del genere, difficile che venga intaccato quel suo 84% di consenso popolare.

Democrazia e democrature
Riconosciamo a Putin, per esperienza diretta e documentata, non solo di aver tirato fuori il suo immenso e complesso paese dalla catastrofe in cui l’avevano cacciato Gorbaciov, Eltsin e i loro mandanti occidentali, di aver risollevato dalla povertà più abietta un’intera nazione, di averle ridato benessere, dignità, autostima, decisivo ruolo nel mondo, soprattutto per quanto riguarda la difesa del diritto internazionale. Assolutamente imperdonabile. Per neutralizzare l’effetto stima e contagio tocca aprire la cataratte della calunnia. Poi, magari, gli arsenali atomici.

L’Occidente degli Obama, Clinton, Trump, Blair, Merkel, Hollande, Juncker, Renzi e tutto il cucuzzaro di padrini, picciotti e fratelli, si autoproclama “democrazia”, mentre annichilisce a forza di attentati false flag, di tecnologie e chip nel cervello (da oggi in produzione di serie) i propri sudditi, annienta con guerre e terrorismi i popoli disobbedienti, spiana le coscienze con la concentrazione dell’informazione in poche mani sporche di petrolio, armi, chimica e dollari. Rispetto a questo modello di democrazia, quello di Putin sfavilla. Con le sue libere elezioni, i suoi partiti d’opposizione, le sue agenzie, tv, pubblicazioni, di opposizione, di cui, alla faccia degli accanimenti diffamatori, si può aver quotidiana evidenza sul posto e in rete - persino maldestri diffamatori citano le critiche fatte da media e oppositori - sarebbe un paese a cui chiedere asilo politico. Dal 2014 sono mezzo milione i rifugiati dall’Ucraina. E non stanno nei CIE...

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Ma della Siria cosa vogliamo farne?
A Putin, piuttosto, vorremmo porre qualche domanda sulla Siria, sugli Usa che la invadono con i mercenari curdi, tagliano la strada per Raqqa all’esercito siriano, stanno mettendo in piedi, su territori rubati agli arabi, un Grande Kurdistan siro-iracheno che spacchi in due quei paesi. Domande anche sulla Turchia che occupa 2000 km quadrati di Siria e si allarga, su Israele che, sempre più regolarmente, corre in aiuto all’Isis bombardando la Siria, sui curdi che stanno sostituendo i jihadisti nel ruolo di soldati di ventura dell’Impero, sui jihadisti cui, in cambio, è affidato il nuovo caos da creare in Iran, Xinjiang, Cecenia, repubbliche ex-sovietiche, Filippine.

Abbiamo saputo che l’ottimo ministro Lavrov ha convocato l’ambasciatore di Israele. In compenso il golpista ucraino Poroshenko ha convocato il presidente israeliano, Rivlin, che gli ha assicurato pieno appoggio per il “recupero della Crimea” (vedi foto). Ne parliamo al prossimo giro. Intanto ci diciamo preoccupati.

Fulvio Grimaldi 

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