mercoledì 22 marzo 2017

....in risposta a chi difende il voucher.... meglio definito "marchetta"


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Dopo la decisione del governo di cancellare i voucher, per evitare il referendum indetto dalla CGIL, ho letto sui giornali diverse prese di posizione da parte di “imprenditori”, i quali si lamentano dicendo che tale provvedimento “rovina l'economia”, “non si potranno più pagare le baby sitter”, “i lavori estemporanei saranno penalizzati”, etc. 

La verità è che con i voucher, bastano 10 euro lordi per comprare un’ora di prestazione oraria comprensiva di assicurazione e versamento previdenziale. Niente controlli né verifiche. 

E ben fece la CGIL a raccogliere le firme per il referendum poiché il buono occupazionale è stato l’ultimo attacco al salario e ai diritti dei lavoratori. Con il voucher il lavoro è stato reso sempre più povero e meno tutelato, e poi non si capisce perché usare un termine inglese, in italiano si direbbe “marchetta”.

Senza  controlli, in camera caritatis, né limiti settoriali.  Si compra un “servizietto”, scardinando, così, l’idea complessa di regolazione dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratore che si manifesta in un contratto, anche il più precario e instabile. 

Insomma, il voucher, fortemente voluto dall'ex premier Renzi, rappresentava la frontiera ultima dell’attacco al contratto di lavoro. Ed ora aspettiamo di vedere se il governo Gentiloni, sempre al fine di evitare il referendum, metterà mano agli “appalti al massimo ribasso" (e relativi sub-appalti pilotati), a tutto scapito dei lavoratori e della realizzazione delle opere.... 

Paolo D'Arpini


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