Se alle varie forme di obsolescenza più o meno programmata o indotta aggiungiamo i difetti di fabbrica, ci ritroveremo una notevole mole di prodotti acquistati che dureranno molto meno delle aspettative e che si trasformeranno in rifiuti pericolosi da smaltire, e questo fenomeno consumistico coinvolge anche i migliori sentimenti ed intenzioni, come in ambito ecologico.
Cito il classico esempio delle lampadine a basso consumo e più di recente quelle a LED. Se quelle ad incandescenza avevano una durata limitata per un sorta di truffa industriale diffusa a livello planetario, non meno truffaldino è stato il modo in cui, spingendo sulle nobili motivazioni ecologiche, sono state sostituite da quelle a basso consumo.
Nessuno per i primi anni ha mai rivelato che esse sono altamente tossiche se si dovessero rompere o smaltire, a causa del loro contenuto di mercurio ed altre sostanze pericolose impiegate nella produzione.
Certo il vantaggio dei bassi consumi ha convinto tutti a comprarle, ancor prima che la legge lo imponesse vietando quelle ad incandescenza, ma una maggiore informazione sarebbe stata necessaria e doverosa, non fosse altro che per motivi prudenziali.
Poi negli ultimi anni ci hanno martellato con quelle a LED, ancora più energeticamente vantaggiose di quelle a basso consumo, ma costosissime inizialmente, adesso i prezzi stanno scendendo, grazie ad alcune aziende che per prime li hanno abbassati a livelli popolari, ma la maggioranza costano ancora care e sono pure soggette a difetti di fabbricazione per cui a volte non arrivano neppure ad un decimo della durata prevista e dichiarata nella confezione.
La garanzia non serve a nulla per il semplice motivo che nessuna conserva lo scontrino per l’acquisto di una lampadina LED al supermercato e quindi se dopo soli due mesi si guasta la si butta, obsolescenza programmata o meno.
La verità quindi è che siamo ancora lontani da standard minimi di qualità garantita al consumatore e da un concepimento del prodotto che tenga conto di tutte le sue ripercussioni in tutto il suo ciclo di vita e fine vita. Per cui ogni onere attribuibile alla deficienza progettuale ricadono sul consumatore finale, sia in termini economici che ecologici.
Claudio Martinotti Doria
Articolo collegato:
http://www.treccani.it/magazine/tecnologia/Ostaggi_dell_obsolescenza_programmata.html
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