mercoledì 2 novembre 2016

Italiani, un popolo di ignoranti "laureati"


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...da tempo mi occupo delle ricerche effettuate sull’ignoranza degli italiani, e quindi non possiamo certo stupirci di questi studi internazionali resi pubblici negli ultimi anni e di cui vi propongo alcuni stralci (per non infierire troppo), nei quali emerge quanto la popolazione italiana rispetto al resto d’Europa, in questo caso quella giovanile che dovrebbe essere ancora fresca di studi, in realtà sia ignorante patentata, nel senso che seppur vi siano più laureati che in passato, rimangono ignoranti, alcuni anche gravemente, da indurre a domandarsi come siano riusciti a laurearsi. 

Spicca in particolare l’assoluta assenza di formazione economica, ecco il motivo per cui la nostra casta di politicanti può continuare imperterrita a raccontare fandonie e castronerie sull’economia, senza che nessuno sospetti quanto stiano bluffando prendendoci per i fondelli. 

L’ennesima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, di come questo nostro paese non abbia alcun futuro e del perché ci sia non solo la cosiddetta “fuga dei cervelli” ma l’emigrazione dei giovani di talento o anche solo minimamente intelligenti, per i quali le famiglie leggermente più facoltose e lungimiranti, pur facendo sacrifici, fanno loro studiare alcune lingue straniere e prendere qualche specializzazione per poi indurli ad abbandonare il paese per potersi riservare un futuro che non sia fatto di lavori precari ed umilianti e redditi miserabili per un paese che insiste a definirsi civile ed industrializzato, tra i più sviluppati, mentre in realtà stiamo degradando a paese sottosviluppato. 

Il paradosso che si è creato da parecchi anni nel nostro paese è quindi che i giovani studiano in Italia, usufruendo delle nostre strutture e soldi pubblici, per poi porre le loro capacità acquisite al servizio di paesi stranieri. 

Nonostante tutto, disponendo della maggioranza di tutti i beni culturali del mondo, in Italia potremmo vivere benissimo di turismo (che con l’indotto potrebbe benissimo assorbire una metà della forza lavoro), ma sapete bene come viene gestito da noi e quanto i nostri politicanti investano nella cultura e come sappiano promuovere la nostra immagine internazionale e sappiano attrarre investimenti e turisti stranieri, quindi non facciamoci illusioni, rimane un paese senza futuro. 

Claudio Martinotti Doria





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Articolo collegato: 

Italiani, popolo di (nuovi) analfabeti. Patentati.


Italia popolo di analfabeti

PRIMI NELLA CLASSIFICA DEI PIÙ IGNORANTI D’EUROPA. MA SIAMO IN BUONA COMPAGNIA

Quando si parla di incompetenze, battiamo tutti, dalla Grecia alla Finlandoa, dalla Spagna all’Estonia. In Europa non c’è nessuno ignorante come noi. Siamo al primo posto per scarse competenze alfabetiche e matematiche, in sostanza per quelle facoltà ritenute essenziali per la crescita individuale e della società. Le competenze, infatti, sono un driver fondamentale di crescita economica, prosperità e benessere sociale.
Il grafico mostra la percentuale di quelli che hanno fallito il “test” messo a punto dall’Piaac (Programme for the International Aessment of Adult Competencies). In sostanza, chi ha totalizzato solo un punto su una scala che va da zero a cinque. Come dire:l’insufficienza. Ebbene, solo il 15% dei finlandesi ha cannato l’esame, contro il 38% degli italiani. Sul podio, tutto al negativo, dopo di noi ci sono la Spagna, al secondo posto, e la Grecia al terzo.

Ignoranti ma laureati
Non tutti sono analfabeti allo stesso modo: ci sono anche quelli che hanno studiato fino alla laurea e, nonostante questo, falliscono il test sulle competenze base. Il grafico (vedi sotto) mostra la percentuale di chi ha poche o nessuna skill, in rapporto al livello di istruzione. Forse non stupisce (mica tanto) che la maggior parte degli analfabeti non siano andati oltre le scuole medie, ma sembra incredibile che ci sia un 2% di analfabeti con una laurea in mano.
Ignoranti e laureati

Quanto conta davvero il “pezzo di carta”
Con una formula molto educata, il documento messo a punto dal Parlamento europeo fa notare che avere una qualifica non significa esserne effettivamente all’altezza. Insomma, il “pezzo di carta” in mano non garantisce nulla contro l’ignoranza.
I dati si riferiscono al: 2013
Fonte: Parlamento Europeo, Piaac

I 15enni italiani non sanno nulla di economia

PER IGNORANZA CI BATTE SOLO LA COLOMBIA. MEGLIO DI NOI ANCHE I RAGAZZI RUSSI

I 15enni italiani sono, economicamente parlando, degli analfabeti.
I test Pisa
Il grafico mostra le conoscenze in campo economico e finanziario dei ragazzi in diversi Paesi del mondo. La classifica l’ha stilata l’Ocse basandosi sui risultati dei test Pisa del 2012. Ma mentre tutti hanno fornito i risultati per quanto riguarda la matematica o la comprensione di un testo letterario, solo alcuni hanno condotto tali test anche sulle conoscenze economiche e finanziarie e tra questi c’è anche l’Italia. Il risultato, però, è deprimente.
Risultati deprimenti
I ragazzini italiani sono penultimi in classifica appena sopra la Colombia e molto al di sotto di francesi e spagnoli. Conoscono l’economia e le sue leggi molto meno di quanto le conoscano i colleghi americani (e questo si può intuire) e (perfino) russi. Rispetto ad un punteggio medio in ambito Ocse di 500, noi arriviamo ad appena 466.
Ma c’è di più. L’Ocse ha anche calcolato la percentuale di 15enni che, nei test Pisa, hanno superato il “livello 5” che indica un’ottima conoscenza dell’economia. Mentre mediamente nei Paesi Ocse il 9,7% dei ragazzini è molto ferrato, in Italia lo è solo il 2,1%. Ancora una volta penultimi prima della sola Colombia.
I dati si riferiscono al: 2012
Fonte: Ocse

Matematica: abbastanza lezioni ma troppo teoriche

In Italia solo un quindicenne su 10 ricorda di aver risolto problemi concreti a scuola

Il grafico (barra azzurra) mostra i minuti di lezione di matematica impartiti, in media, in ciascun Paese dell’Ocse, agli alunni di 15 anni. La barra grigia indica la percentuale di quindicenni che ricordano di aver affrontato problemi di “matematica applicata”, per esempio calcolare la durata di un viaggio in treno sulla base dell’orario ferroviario. La barra grigio scuro rappresenta la percentuale che ricorda di aver affrontato problemi teorici, come risolvere un’equazione di secondo grado.
Nelle scuole italiane si insegna matematica più della media Ocse
I quindicenni italiani italiani dedicano a imparare formule ed equazioni, in media, 231 minuti alla settimana. Sono quasi 3 ore in meno dei coetanei del Cile, in testa alla classifica con 397 minuti e meno dei coetanei di altri 22 Paesi, tra i quali Singapore (278), Israele (254) e Stati Uniti (254). La media Ocse è di 217 minuti. Il tempo dedicato alla matematica, nelle scuole italiane, è anche aumentato di 15 minuti dal 2003 al 2012. Inoltre, la differenza tra le lezioni impartite ai ragazzi provenienti da situazioni socioeconomiche privilegiate e quelli provenienti da condizioni di svantaggio è di soli 4 minuti.
Molta teoria e poca pratica
In media, nei Paesi Ocse, il 17,1% dei quindicenni ricorda di aver risolto problemi pratici e il 61,6% problemi teorici. In Italia i risultati sono diversi: solo l’11,6% ha applicato la matematica a situazioni reali, mentre il 71,3% ha affrontato equazioni e formule in modo astratto. Praticamente ovunque i ragazzi dicono di avere appreso la matematica più come teoria che come metodo per risolvere problemi concreti, ma in Italia la differenza è particolarmente accentuata. Peraltro. i test PISA, somministrati dall’Ocse per valutare e confrontare le conoscenze dei quindicenni in tutti i Paesi che ne fanno parte, sono anch’essi in massima parte teorici e quindi i ragazzi italiani ottengono risultati nella media o anche superiori. Non è dato sapere se, poi, siano in grado di utilizzare queste nozioni nella vita pratica.


I dati si riferiscono al 2013
Fonte: Ocse

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