sabato 14 febbraio 2015

Palestina. Muro anticristiano a Betlemme



Tre sindaci cristiani (Vera Baboun, sindaco di Betlemme, Nicola Khamis, sindaco di Beit Jala e Hani al-Hayek, sindaco di Beit Sahour) di quello che una volta era lo storico “triangolo cristiano” della Cisgiordania, si sono recati in Vaticano per denunciare la questione di Cremisan. 


(…) Sul tavolo la questione della chiusura dell’area. Il tracciato del muro di separazione voluto da Israele, dopo aver tagliato il territorio di Betlemme, minaccia ora la zona fertile del Cremisan, il giardino della Terra Santa, dove lavorano la terra 58 famiglie cristiane. «Il progetto predisposto da Israele mira a togliere la libertà e a soffocare definitivamente l’intera area già separata da Gerusalemme, dove il 50 per cento della popolazione è sotto i 29 anni», spiegano i sindaci. 

«Il tracciato non risponde a nessuna esigenza di sicurezza, ha come unico scopo separare le famiglie cristiane dalle loro terre per confiscarle e allargare l’area delle colonie israeliane che già hanno occupato in quel quadrante la maggior parte dei territori palestinesi».
«Distruggendo la zona del Cremisan non ci sarà più futuro per tutti noi né per la sopravvivenza dei cristiani nell’area di Betlemme perché saranno costretti - come hanno fatto già molti altri - all’esodo. Il nostro è un grido di allarme» afferma Vera Baboun, che nel giugno scorso aveva partecipato anche all’incontro di pace con Abu Mazen e Peres svoltosi in Vaticano. «Se prevarrà la politica dei fatti compiuti già avviato dal governo israeliano - afferma - nelle nostre città non ci saranno più cristiani nell’arco di vent’anni».

Nella Valle del Cremisan si trovano anche due conventi e una scuola salesiana. L’area era stata visitata nello scorso mese di gennaio anche dai sedici vescovi che hanno partecipato quest’anno alla visita in Palestina e Israele organizzata dall'Holy Land Coordination (HLC), organismo che riunisce vescovi e rappresentanti delle Conferenze episcopali di Europa e Nord America. Al termine della loro visita i vescovi avevano diffuso in un comunicato la loro opposizione alla costruzione del muro nella Valle e il loro impegno per contrastare la confisca delle terre e l’allargamento dell’insediamento illegale, secondo il diritto internazionale, sorto a Hebron con l’appoggio del governo israeliano.


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