Dopo la pressione dei media, le provocazioni delle false BR, le pallottole spuntate spedite e gli hard disk preparati da esperti artificieri, la foto di gruppo con trivella di Alfano e tutta una serie di processi ad hoc speravano forse di veder scemare la resistenza contro la Grande Opera. Invece… niente, i NO Tav continuano la loro opera informativa anche nei vari siti e riescono a guadagnare fette sempre più importanti di consenso. Qualcuno ai “piani alti” deve averlo capito e ormai ogni pretesto è utile per mettere all’indice chiunque si dica No Tav. Ciò che è successo perfino a Rodotà è emblematico.
A tale proposito annotiamo le recenti attestazioni di amicizia di scrittori come Erri De Luca, intervenuto a Susa in una conferenza sullla custodia della terra nella scrittura sacra, le lucide parole di Giulietto Chiesa , l’esilarante intervento del famoso vignettista Vauro che sono venuti a trovarci, e la testimonianza di Augusto Crespi, che nei cantieri Tav Roma- Napoli ci ha lavorato.
Ma lo spettacolo deve continuare… (il loro più che altro è un’opera buffa)… avanti quindi con le perquisizioni, Alberto Perino, il primo della lista; avanti con le espulsioni dal PD (troppo facile perfino fare dell’ironia sul “democratico”), ed ecco attivate tutte le procedure possibili per sbattere fuori dal PD Sandro Plano, Presidente della Comunità Montana. Non essendo riusciti a smacchiare il giaguaro, usano dosi massicce di trielina per cancellare il dissenso interno. (Non che abbiano pensato di “nominare” e sbattere fuori quelli che hanno fatto il “sacco del Montepaschi“…) I buchi piacciono davvero tanto ai dirigenti di questo partito.
Non stupisce che nessun politicante si occupa seriamente dei dati reali sui trasporti e sulla relativaoccupazione meno ancora si preoccupano di sostenibilità economico sociale dei trasporti.
Le pressioni contro il Movimento probabilmente sono solo all’inizio. Loro sanno che la Valle di Susa non si scompone più di tanto, nemmeno se migliaia di soldati, carabinieri, finanzieri, poliziotti occupano la Val Clarea, nemmeno se gli elicotteri Mangusta si esercitano minacciosi sulla valle e neppure se decine di posti di blocco, giorno e notte, obbligano valsusini e turisti a continui controlli. Come in guerra.
I media continuano per lo più con la cattiva informazione, definendo la prossima manifestazione di Roma del 19 ottobre “la manifestazione No Tav”. L’ennesima fandonia perché la manifestazione è stata indetta dai movimenti anti precarietà e da quelli che lottano per il diritto all’abitare.
A Firenze arresti eccellenti di politici di area PD rischiano di fermare i lavori del TAV, la CMC, cooperativa di costruttori che lavora anche a Chiomonte (e che in molti indicano vicina al PD) rischia il blocco di tutte le attività dopo l’inchiesta sui lavori al cosiddetto ‘porto fantasma’ di Molfetta.
Ci avevano raccontato che la Torino Lyon avrebbe creato migliaia di posti di lavoro, invece si scopreche nel cantiere di Clarea lavorano 6 lavoratori assunti a tempo indeterminato, 16 in distacco, 31 con contratto a termine.
Naturalmente i costi dei lavori per il tunnel geognostico sono già “leggermente cresciuti” raggiungendo così i 250 milioni di Euro. Nella delibera CIPE del 18/11/2010 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6/4/2011 però si cita: “L’importo di 143 milioni di euro al netto di I.V.A. costituisce il «limite di spesa» del progetto definitivo del Cunicolo esplorativo de La Maddalena del nuovo collegamento internazionale Torino-Lione (inclusivo dell’importo forfettario di 5,5 milioni di euro per l’ammontare complessivo delle prescrizioni). 77 milioni in più… il 74% in più!!! Stranamente dalla Procura di Torino e dalla Corte dei Conti nessun segno di vita. Si bruciano risorse ma nessuno indaga su questo aumento di costi… e pensare che la Guardia di Finanza in Clarea è “di casa”.
Sindacati? Politica? Tanto clamore per la precarietà, non una parola sull’aumento repentino dei costi! Nel contempo qualcuno nel PD dell’alta valle scopre l’arcano: se realizzassero il tunnel (il condizionale è ben poco razionale) la linea attuale diventerebbe un ramo secco, mentre le stazioni sciistiche francesi sarebbero avvantaggiate rispetto a quelle dell’alta valle di Susa. Bene… a qualcuno non piace l’ammasso dei cervelli. Era ora!
Cosa succederà adesso?
La UE non ci mette neanche una lira… per adesso, il governo non paga i danni subiti dalle ditte…forse ci penseranno Regione e provincia… ma tra il dire ed il fare… mancano i piccioli!
Il 19 ottobre a Roma ci sarà una grande manifestazione e molti valsusini hanno deciso di non andarci ma si sa, per tv e giornalisti “embedded” basta una bandiera no tav per “fare un no tav”, scarponi, eskimo e bandiera a tracolla… troppo facile perfino per i provocatori. Troppo difficile individuarli, specie se si dovesse guardare dalla parte opposta. Appunto… fin troppo facile fare i no tav a Roma, ecco allora la proposta di alcuni valsusini che invece ci andranno: indumenti chiari (magari un piccolo foulard trenocrociato), videocamera, macchina fotografica. Stiamo a vedere e speriamo bene!
A proposito di videocamere e macchine fotografiche: è degno di nota il provvedimento che compare in un emendamento nel decreto sul femminicidio dove “fotografie e filmati relativi ai cantieri TAV in valle di Susa saranno equiparati allo spionaggio di aree militari” .
Quando entrerà in vigore il decreto sul femminicidio, approvato con i voti di tutti i partiti tranne Cinque Stelle, Lega e Sel (che non hanno partecipato al voto), sarà vietato fotografare o filmare il cantiere di Clarea. Strano ma su undici articoli che compongono il provvedimento, solo cinque si riferiscono alla violenza sulle donne, uno degli emendamenti “fuori tema” equipara ad attività di spionaggio la documentazione di quanto avviene nel “sito di interesse strategico nazionale”. Il rischio? 5 anni di reclusione e si potrà venir fermati per verificare quali immagini contengano le videocamere o le macchine fotografiche. La Questura torinese e LTF evidentemente hanno reagito alla permanente sorveglianza del cantiere da parte dei valsusini, che sicuramente inventeranno qualche nuova modalità per documentare in tempo reale i lavori e la mancata osservanza delle “prescrizioni”. Chissà se l’ennesimo esposto sulla sicurezza relativo alle reti paramassi fuori norma preannunciato da ProNatura a questo punto sar à documentato addirittura con le foto “ufficiali” della Digos. Una storia davvero particolare… impedire di riprendere il cantiere, salvo che se uscisse roccia o acqua radioattiva da quel tunnel, basterebbe un contatore geiger… Certo, sarà difficile documentare ma allo stesso modo per LTF e soci sarà altrettanto difficile aprire altri cantieri “militari”. Di certo sarà impossibile rendere invisibile la Grande Opera ai contribuenti, alla magistratura, alla democrazia alla verità ed alla trasparenza. I NO TAV hanno tanta fantasia, e tanta voglia di sotterrare questa buffonata con una grandiosa risata. Presto faremo una gran festa con balli e ciucche colossali!
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