sabato 3 agosto 2013

M5S a muso DURT... (ante DURC)... e le imprese sclerano

Un emendamento dei grillini provoca l'insurrezione di imprese e partiti. Il governo: cambieremo in senato. 

La nota di Grillo: Il M5S si dissocia dall'emendamento presentato a titolo personale dal suo esponente Pisano

Cos'è il Durt, chi lo ha voluto e perché ha provocato una rivolta
Che cos’é il Durt e perché fa rima con il Durc?
In tempo di crisi non bastava il Durc –  il documento unico di regolarità contributiva ovvero l’attestazione dell’assolvimento, da parte dell’impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile – di cui da più parti si è chiesta da tempo la cancellazione; ora è in arrivo per le imprese un nuovo obbligo. A tal fine è stata coniata una nuova sigla: il Durt, ovvero il documento unico di regolarità tributaria. Un documento introdotto nell’articolo 50 del decreto del fare da un emendamento dell’esponente grillino Giacomo Pisano. In base a questa norma l’impresa appaltatrice si libera della responsabilità fiscale chiedendo il Durt all’azienda in subappalto secondo procedure che saranno stabilite a breve dall’agenzia delle entrate.
In sostanza l’azienda dovrà iscriversi a un apposito canale telematico predisposto dall’agenzia delle entrate, cui dovrà trasmettere mensilmente la documentazione. E tutto al fine di ottenere il Durt: ben 21 adempimenti, altre scartoffie, altri passaggi burocratici, altro accanimento. Senza contare che le micro-imprese, che oggi possono versare trimestralmente l’Iva, per ottenere il Durt dovranno farlo mensilmente. Magari con il rischio di fallire.
Sebbene non obbligatorio, il Durt è, dunque, la versione fiscale del Durc e presenta più di un’insidia devastante: estende il principio della responsabilità tra imprese dal pagamento dei contributi a quello delle tasse.
Alla sua prima legislatura e alle sue prime impegnative battaglie in commissione Bilancio della camera, il Movimento Cinque Stelle è così scivolato sulla sua prima buccia di banana partorendo un mostro che poi non controlla e facendolo approvare alla maggioranza. Sebbene la ribalta mediatico-ostruzionistica di queste ore ha finora fatto passare sotto silenzio questo terribile scivolone, la netta contrarietà delle imprese ha ieri provocato una nota “riparatrice” dello staff di Beppe Grillo secondo cui «il M5S di dissocia dall’emendamento presentato dal suo esponente della camera, Pisano, e noto come Durt». Segue la promessa che il M5S «al senato è al lavoro per cancellarlo tramite tre emendamenti soppressivi già programmati in commissione Bilancio».
Le lacrime di coccodrillo dei grillini sono state provocate dal fatto che contro il Durt hanno tuonato gli imprenditori. Tutti gli imprenditori. Da Confindustria a Rete imprese Italia passando per l’Ance disposta a scendere in piazza. Contro il Durt stanno facendo il diavolo a quattro i leghisti e Scelta civica. Contro il Durt si è espresso lo stesso governo visto che sia il viceministro Fassina che il collega D’Alia hanno detto chiaramente che ci sarà un intervento di correzione in senato per evitare dannose strumentalizzazioni.
Contro il Durt si è scagliato anche il Pd definendo le norme inaccettabili visto che «complicano ulteriormente la vita alle imprese, soprattutto alle pmi, sia nei rapporti commerciali tra di loro, sia nei confronti della pubblica amministrazione». Il capogruppo Pd in commissione Industria del senato Salvatore Tomaselli ha detto chiaramente che il gruppo Pd del senato è impegnato ad eliminare una norma così sbagliata.


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