Foto di Gustavo Piccinini
L’attuale crisi economica non è congiunturale, è strutturale. E affrontarla senza affrontare il meccanismo di creazione del denaro è come voler dare una mano di intonaco ad una casa che sta crollando: vanno rifatte le fondamenta, non serve ritoccare la facciata (anzi, peggio, ritinteggiare la facciata impedisce a chi la abita di rendersi conto del reale stato delle cose).
Il settore finanziario, da settore di servizi all’economia e alla società, è diventato il vero padrone di questo mondo. E come ha fatto? impadronendosi del diritto di creare liquidità, creare moneta.
Tutto il denaro esistente al mondo è creato da banche commerciali (private) e centrali (apparentemente pubbliche, di fatto anch’esse private) che lo creano a debito. Cosa significa a debito? Significa che le banche non hanno la stampante per creare denaro (sarebbero falsari) nè si auto-accreditano somme sui propri conti correnti (anche questo sarebbe molto simile all’opera di falsari).
Il meccanismo è quello del prestito: creano denaro solo nel momento in cui qualcuno, pubblica amministrazione, impresa o privato, si indebita con la banca stessa.
Senza entrare nel dettaglio della spiegazione di come ciò avviene, conviene invececoncentrare l’attenzione sulle conseguenze di questo sistema.
Prima conseguenza: Il potere vero sta nelle mani di privati che condizionano l’economia (decidendo a chi prestare e a chi no, quali settori favorire e quali penalizzare ecc.) e agiscono in base a fini, logiche e linee guida tipiche di PRIVATI. Con buona pace della cosiddetta “democrazia”.
Seconda conseguenza: Tutto il denaro esistente in circolazione è emesso a debito. Se anche uno possiede 1000 € e sono “suoi”, qualcun altro si è indebitato perchè quei soldi esistessero. Questo implica che una % sempre maggiore di tutte le attività di cittadini, imprese, pubblica amministrazione è destinata al ripagamento del debito anzichè allo sviluppo dell’economia, della società, ecc..
Terza conseguenza: Il debito è impossibile da ripagare. Se ogni volta che viene creato “100″ di nuovo denaro (perchè viene erogato un prestito) viene contestualmente creato “150″ di debito (perchè il debito dovrà essere restituito con gli interessi, magari con un mutuo ventennale), i 50 in più non esistono, e quindi dal punto di vista strettamente matematico il debito non può essere ripagato.
SOLUZIONE
Una volta capito questo si evince che qualunque manovra di stimolo all’economia, vuoi qualche rottamazione agevolata (auto? frigoriferi? divani?), vuoi qualche incentivazione fiscale (assunzioni esentasse? detrazioni per investimenti eco-compatibili?) così come qualunque manovra di austerity non possono nulla rispetto alla voragine del debitoche divora il tempo, le energie, le ricchezze, la creatività di una intera società di lavoratori.
Serve una nuova immissione di moneta nell’economia, moneta a credito e non a debito, che toglierà potere alle banche che lucrano da questa posizione privilegiata senza produrre alcunchè di utile all’economia reale, anzi dissanguandola senza pietà.
Un governo che comprende questo può cominciare ad emettere in prorio titoli alternativi (le possibilità sono limitate solo dalla fantasia) che, una volta in circolazione, consentano un VERO rilancio dell’economia senza la zavorra, la palla al piede della moneta emessa a debito.
Basta avere il coraggio per iniziare e dare così avvio alla prima vera, grande rivoluzione della storia dell’umanità.
Alberto Medici
alberto.medici@ingannati.it
Mio commentino: ”Ogni tanto qualche forza politica che si dice “alternativa” annuncia l'intenzione di raccogliere firme per uscire dall'euro, la verità è che senza sovranità monetaria l'uscita dall'euro è completamente inutile (vedi: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Economia-ecologica-signoraggio-debito-pubblico-tasse). L'euro -come moneta sovrana” in se stessa potrebbe anche restare se invece di essere emessa dalla banca privata BCE “a debito” fosse emessa “a credito” (ovvero senza spese ed autonomamente) da un organismo confederativo degli stati dell'Unione Europea.”
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