lunedì 20 maggio 2013

Flussi spazio-temporali... e come uscirne fuori....

Dipinto di Franco Farina


Non è che non si possa superare c, anzi, grazie alla quantizzazione, con un saltello energetico si aggira la divergenza infinita intorno a c,  solo che si esce dal cono luce dell'osservatore, quella è l'unica differenza, a meno di essere visti come luminali e poi come temporalmente regressivi (in senso relativo, s'intende). Può essere un buon metodo per uscire da un guscio tridimensionalmente chiuso.

Vivi in un piano, come a Flatlandia, e sei chiuso dentro una circonferenza: "dentro" e "fuori" sono separati da una linea invalicabile.


Va bene, spostati lungo una terza dimensione ortogonale al piano, così entri ed esci dal cerchio interno alla circonferenza tanto quanto vuoi.


Ora sei nel tuo solito trispazio, chiuso dentro una superficie sferica. Ma tu spostati su una dimensione ortogonale a tutte tre le (x,y,z) ed esci comodamente dalla sfera, riapparendo fuori.

Considerato che lo spazio e il tempo sono semplici conseguenze generate dal mutamento dei campi energetici, non sentiamoci limitati alla costruzione di un cronotopo ottenuto dal quadrispazio per distinzione del tempo quale line di universo di un soggetto e spazio quale tricono luce, e consideriamo la possibilità che un punto si sposti ortogonalmente a tutte le direzioni precedenti: in tal modo risultano possibili tutte le operazioni topologiche di spazi n-dimensionali, inclusa la uscita da regioni limitate entro una frontiera chiusa di R^3.


La considerazione non è puramente astratta, visto che fin dai tempi di Kaluza-Klein ogni tentativo di unificazione delle interazioni fisiche è passato attraverso la introduzione di dimensioni supplementari.


Ogni scatola chiusa risulta aperta entro uno spazio dimensionalmente più ampio.


E pure i nodi risultano disannodati.

"Qualcosa di misterioso e di perfetto esisteva prima della nascita del cielo e della terra. Silente, incommensurabile, solitario, immutabile, in continuo movimento, è la madre dell'universo noto e di quello ignoto. Non conosco il suo nome quindi lo chiamo TAO. Se dovessi descriverlo potrei solo dire è 'grande'..." (Lao Tzu - Tao Te Ching n° 25)

Vincenzo Zamboni

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