venerdì 13 aprile 2012

Movimento Popolare di Liberazione: "Petizione per scacciare il napoletano"

Napoli, quartiere di San Gregorio Armeno


Ci sono due obiezioni al nostro Appello per mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica.

La prima obiezione è di matrice velleitaria, tipica dell'ultra-sinistra.
Secondo questa critica, per quanto sia vero che Napolitano ha di gran lunga travalicato le sue prerogative costituzionali, sarebbe sbagliato appellarsi alle Camere e alla Corte costituzionale perché in questa maniera si finirebbe per legittimare questi poteri, dando loro una patente di democraticità, che invece non hanno. Questo tipo di critiche muovono dall’idea che la Costituzione italiana, essendo il fondamento giuridico di uno stato capitalista, può essere gettata nella spazzatura e che non è affare dei dominati difenderla, anche quando fosse sotto attacco da parte di frazioni reazionarie o golpiste della classe dominante.

A nostro parere questi critici non vedono che la Costituzione, con tutti i suoi limiti, resta pur sempre una Costituzione repubblicana e democratica, che sarebbe suicida non difenderla proprio nel momento in cui viene messa sotto attacco da parte di chi vuole sbarazzarsene per meglio comandare e opprimere. La Costituzione repubblicana va difesa anche perché rappresenta il frutto della vittoria sul fascismo e la monarchia e, per questo, contiene una serie di norme e conquiste del movimento democratico. Chi non sa difendere antiche conquiste minacciate non potrà domani ottenerne di nuove.

La seconda critica è quella di chi, per un ventennio, è stato preda dell’ossessione anti-berlusconiana, quella cioè di coloro che esultano dicendo che grazie alla astuta regia di Napolitano ci siamo finalmente liberati del Cavaliere e, quale che sia la maniera in cui ciò è stato fatto, meglio chiudere un occhio. E se anche Napolitano avesse compiuto il suo lavoro in maniera sporca, meglio è lasciar perdere. Queste persone giungono al punto di negare l’evidenza e arrivano a sostenere addirittura che Napolitano ha agito rispettando le prerogative che la Carta gli assegna. Questa posizione, per quanto opposta, è speculare alla prima: non si difende la Costituzione dai suoi becchini.

Noi riteniamo, ma è oramai senso comune, che Napolitano —a partire dal suo intervento nella Guerra contro la Libia (una violazione palese dell’Art.11, già stracciato nel 1999 dal Governo D’Alema con la guerra alla Iugoslavia), dalla sua difesa ad oltranza dei diktat dell’oligarchia europea, passando per l’investitura del “tecnico” Monti, per finire con la sua tetragona perorazione dello stravolgimento dell’Art. 81 (ovvero l’inserimento del pareggio di bilancio in Cosituzione)— abbia di gran lunga travalicato dalle prerogative che la Costituzione gli assegna. Da arbitro senza alcun potere esecutivo egli ha di fatto determinato un cambio di regime verso una Repubblica di tipo presidenziale. Questo salto va proprio nel senso dei desiderata delle ristrette oligarchie finanziarie e politiche sovranazionali (per le quali le democrazie sono oramai d’intralcio) le quali, per sottomettere l’Italia al loro protettorato avevano bisogno di una leva autorevole. Leva che hanno trovato proprio in Napolitano.

La questione ha un precedente.

Nel dicembre 1991 il Pds presentò alla Camere la richiesta di impeachment dell'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. L’accusa era quello di “Attentato alla Costituzione”, poiché, testuale: «Per atti e comportamenti Francesco Cossiga ha tentato intenzionalmente di modificare la forma di governo in senso presidenziale con mezzi non consentiti dalla Costituzione». “Il presidente della Repubblica, recitava la messa in stato d’accusa, “ha violato il dovere costituzionale dell'imparzialità e ha teso ad estendere le proprie prerogative a danno di quelle di altri poteri costituzionali". Così il Pds giustificò il ricorso all'articolo 90 della Costituzione. Non è un caso che dentro il Pds fu proprio Napolitano ad opporsi a quella decisione.

Sotto ogni punto di vista ciò che ha fatto e sta facendo Napolitano è molto, molto più grave di quanto fece Cossiga. Napolitano non ha solo compiuto uno strappo presidenzialista, egli ha svenduto la sovranità nazionale facendosi garante del regime di protettorato euro-tedesco.

C’è poi una grande differenza tra il senso e lo spirito del nostro Appello e quanto fece il Pds di allora.
Noi non ci facciamo particolari illusioni sul fatto che le Camere o la Corte Costituzionale cacceranno Napolitano. Non lo faranno perché hanno paura che si apra una crisi istituzionale e politica di portata incalcolabile. Per noi è proprio questa crisi che occorre invece augurarsi, poiché solo mettendo in scacco l’attuale sistema e scompigliando le forze dell’avversario il popolo lavoratore potrà evitare di essere portato al macello, sacrificato sull’altare dell’Unione europea, dell’Euro e delle politiche d’austerità.

Per noi la richiesta alla Camere e alla Corte Costituzionale è una maniera per denunciare la gravità di quanto è accaduto e la minaccia che incombe sul popolo italiano, un Appello non fine a se stesso ma, appunto, finalizzato a stimolare la mobilitazione democratica, una sollevazione popolare quale via maestra per cambiare davvero lo stato di cose esistente.

Movimento Popolare di Liberazione
Leggi l’appello «FERMIAMO IL «REGIME CHANGE»!
http://sollevazione.blogspot.it/2012/03/fermiamo-il-regime-change.html


Per firmare: dimissioninapolitano@tiscali.it

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