sabato 14 aprile 2012

ISRAELE MINACCIA LE COMPAGNIE AEREE E PRETENDE CHE NON IMBARCHINO I PASSEGGERI SEGNALATI NELLA SUA BLACK LIST

Foto di Gustavo Piccinini - Disimbarcati della Black List assistono ad un film in 3d all'aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino


ISRAELE MINACCIA LE COMPAGNIE AEREE E PRETENDE CHE NON IMBARCHINO I PASSEGGERI SEGNALATI NELLA SUA BLACK LIST

L’arroganza israeliana non conosce limiti.

Non contenti di aver dichiarato “persona non grata” il Premio Nobel Gunther Grass, e prima di lui Noam Chomsky, ora i governanti di Tel Aviv minacciano e ricattano le compagnie aeree europee, ingiungendo loro di non imbarcare i passeggeri – in possesso di regolare biglietto – che potrebbero far parte della missione “Benvenuti in Palestina”.

Anche il giornale israeliano Haaretz definisce black list gli elenchi di persone che, con una lettera inviata alle diverse compagnie aeree, il Ministero dell’Interno di Tel Aviv definisce i passeggeri “attivisti radicali pro-Palestinesi che intendono arrivare su voli commerciali dall’estero, per disturbare la pace (sic!) e confrontarsi con le forze di sicurezza all’aeroporto internazionale Ben Gurion ed in altri punti di frizione”, per cui “è stato deciso di proibire il loro ingresso”. La lettera è accompagnata da una black list di presunti “attivisti radicali”, per i quali Israele chiede che venga negato l’imbarco. La lettera contiene anche minacce verso le compagnie: “Non ottemperare a questa direttiva è suscettibile di condurre a sanzioni contro le aerolinee”.

Sempre nella lettera, il governo israeliano precisa che la black list allegata è “solo una lista parziale, e liste aggiuntive verranno inviate successivamente. C’è un’alta probabilità che sarà impedito l’ingresso di ulteriori attivisti, i cui nomi non possiamo trasmettere preventivamente”.
Secondo quanto riporta Haaretz, infine, la polizia israeliana si attende comunque l’arrivo di un numero variante dai 500 ai 1000 attivisti, che si prepara ad affrontare con centinaia di agenti, “la maggior parte dei quali disarmati ed in abiti civili”.

Una chiave di lettura interessante per comprendere l’attivismo israeliano volto ad impedire che i passeggeri arrivino a Tel Aviv ce la fornisce l’avvocato israeliano Amar Schatz, che ha vinto la causa intentata da due donne – un’Australiana ed una Neozelandese – che nel luglio 2011 erano state bloccate all’aeroporto di Tel Aviv nel quadro della precedente missione “Benvenuti in Palestina”. Il tribunale israeliano ha giudicato che, dal momento che le due donne non avevano intenzione di soggiornare in Israele, ma di recarsi nei Territori Palestinesi Occupati, il Ministero degli Interni non aveva il potere di decidere. Conferire al Ministero degli Interni il potere di dire chi può o non può andare nella Palestina occupata equivarrebbe ad ammettere che quei territori sono stati annessi ad Israele, il che non è (ancora) avvenuto. Quindi, oltre il prevedibile clamore mediatico, il governo israeliano vuole evitare altri contenziosi giudiziari che lo vedrebbero sconfitto in base alle sue stesse leggi.

I passeggeri cui è stato comunicato il rifiuto dell’imbarco si presenteranno ugualmente, con i loro biglietti e accompagnati da parenti ed amici, negli aeroporti di partenza. Un primo appuntamento è stato fissato per domenica 15 aprile, a partire dalle 5 del mattino, al Terminal 1 dell’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi.

L’UMORISMO INVOLONTARIO DELLE COMPAGNIE CHE DEVONO OBBEDIRE AGLI ORDINI ILLEGALI DI ISRAELE

Mettersi a 90 gradi di fronte ad Israele costa, sia in termini economici che di immagine. Di seguito, un piccolo florilegio delle acrobazie escogitate dalle compagnie aeree per far digerire ai propri clienti il fatto che – pur non avendo commesso alcun reato ed avendo regolarmente pagato il biglietto – non potranno essere imbarcati sui voli prenotati o dovranno subire disagi a causa dell’arroganza israeliana. Siamo facili profeti nel predire che ci saranno un sacco di lavoro per gli avvocati e un sacco di soldi da sborsare per le compagnie, perchè il rimborso del biglietto non è certo sufficiente a ripagare il disagio causato da un viaggio forzatamente annullato. Una lezione per le compagnie e per tutti quelli che si genuflettono ad Israele: il collaborazionismo costa caro.

LUFTHANSA propone ai viaggiatori da Parigi di anticipare la partenza al 14 e di passare la notte a spese della compagnia.

LA LUFTHANSA VIOLA IL DIRITTO INTERNAZIONALE

Diverse decine di passeggeri che avevano acquistato un biglietto aereo per recarsi a Tel Aviv domenica 15 aprile sono stati avvisati giovedì dalla compagnia aerea Lufthansa che la loro prenotazione era annullata «per ordine di Israele».
«Israele ha prodotto una lista di nomi di persone alle quali questo Paese proibisce l’ingresso. Il vostro è fra questi, il che ci induce ad annullare il vostro biglietto, e noi lo rimborseremo immediatamente sulla vostra carta di credito», hanno dichiarato impiegati della Lufthansa ad alcuni viaggiatori.
Non avendo potuto distinguere, nelle liste dei viaggiatori preventivamente trasmesse ad Israele dalle compagnie aeree, quelli che avevano intenzione di partecipare alla missione “Benvenuti in Palestina” da quelli che non ne erano coinvolti, il governo israeliano, abituato ai “danni collaterali”, ha apparentemente deciso di metterli in massa sulla sua black list. Molte persone non coinvolte nella missione, che avevano deciso di soggiornare in Israele, nella serata di giovedì hanno contattato gli organizzatori per rendere noto quanto accaduto.

I passeggeri dei voli Lufthansa non hanno commesso alcuna infrazione e non accetteranno questi metodi mafiosi, favoriti dai governi complici dell’oppressione del popolo palestinese. Per questo motivo, con il sostegno di molti amici, si presenteranno, come previsto, nei loro aeroporti di imbarco questo fine settimana, per ricordare che la Cisgiordania, come il resto della Palestina, non appartiene ad Israele e per esigere il rispetto del diritto internazionale.

Dimitri

(Fonte: http://www.freedomflotilla.it/)

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