Siria. La situazione è diventata
incandescente e la provocazione, con le tremende conseguenze
minacciate dagli aggressori, potrebbe verificarsi fra giorni o ore. E’
evidente l’intento di rovesciare nel suo contrario l’esito
vittorioso conseguito dalla resistenza nazionale siriana nel Sud e
nell’Ovest del paese durante gli ultimi mesi. Prima sono arrivate le
minacce di Washington, Londra e Parigi di una durissima rappresaglia,
da mettere in ombra quanto inflitto con i bombardamenti Usa
conseguenti alla provocazione finto-chimica di Ghouta Est, nel caso
che “Assad ricorresse di nuovo ad armi
chimiche nell’assalto a Idlib”.
Idlib è
la regione del Nordest
siriano in cui si sono concentrate le formazioni terroriste di Al
Qaida (Al Nusra, Ahrar al-Sham, secondo i vari pseudonimi) e Isis,
evacuate dalle varie zone liberate e garantite dalla presenza
militare di Ankara che intende mantenere il controllo di una larga
striscia di confine che vada da Afrin a Idlib, alle spalle di Aleppo
e Latakia.
Prevedendo e prevenendo
l’ennesima provocazione, che come le precedenti risulterà poi
opera dei terroristi riforniti da Turchia e Saudiarabia,
l’intelligence russa ha ben lavorato. Sulla base dei risultati
acquisiti, il Ministero della Difesa russo ha potuto rivelare che i
famigerati Elmetti Bianchi (quelli sopravvissuti alla fuga in
Israele) hanno rifornito ai jihadisti di Idlib vaste quantità di
sostanze chimiche allo scopo di realizzare un attentato stragista da
poi attribuire a Damasco. Fonti locali hanno fornito notizie e video
all’intelligence di Mosca secondo cui “agenti
tossici sono arrivati in zona su due camion in provenienza dalla
città di Saraqib, accompagnati da otto membri degli Elmetti Bianchi
e sono stati consegnati a un deposito di armi. Più tardi, parte del
carico è stato trasferito in contenitori di plastica e trasportato
in un’altra base nella parte meridionale di Idlib, dove si stanno
affacciando le avanguardie dell’offensiva siriana. Si vorranno
utilizzare questi agenti chimici contro i civili, per poi addossarne
la colpa alle forze governative.”
Si muovono le flotte,
arrivano tra i curdi i missili antiaerei
La gravità della
situazione è acutizzata dall’arrivo nelle acque davanti alla Siria
della nave da guerra USS Ross con a bordo 28 missili di crociera
Tomahawk, alla quale ha risposto il movimento dal Mar Nero verso il
Mediterraneo di una flotta russa con sette unità. Contemporaneamente
gli Usa hanno iniziato ad installare nelle loro basi della zona
occupata insieme ai curdi (Kobane, Raqqa, Hasakah) sistemi avanzati
di difesa aerea e radar elettronici (ricordiamo che finora i russi
hanno negato ai siriani l’efficacissimo sistema anti-aereo S-400,
venduto invece a turchi e indiani). Pare che sia in preparazione la
proclamazione di una no-fly zone,
area di non sorvolo, che vada da Manbij (terza grande base Usa: altro
che ritiro ventilato da Trump!) ai limiti di Deir ez-Zor, città
liberata dai siriani. Nei social circola un video che mostra militari
Usa impegnati a installare difese antiaeree e radar arrivati su aerei
da trasporto militari.
Sarà interessante
vedere la reazione a tutto questo dei turchi. Presi tra due interessi
e due alleanze in conflitto tra loro: contro i russi alleati dei
siriani e in difesa dei jihadisti nemici di Damasco a Idlib, contro i
curdi alleati degli Usa e in implicita difesa della Siria in Rojava.
Una prova difficile anche per un campione nei barcamenamenti come
Erdogan.
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog. info
Articolo collegato: https://it.sputniknews.com/mondo/201808296424972-Siria-Caschi-bianchi-armi-chimiche-deposito-guerriglieri/
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