mercoledì 29 agosto 2018

Siria. La situazione si fa incandescente



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Siria. La situazione è diventata incandescente e la provocazione, con le tremende conseguenze minacciate dagli aggressori, potrebbe verificarsi fra giorni o ore. E’ evidente l’intento di rovesciare nel suo contrario l’esito vittorioso conseguito dalla resistenza nazionale siriana nel Sud e nell’Ovest del paese durante gli ultimi mesi.  Prima sono arrivate le minacce di Washington, Londra e Parigi di una durissima rappresaglia, da mettere in ombra quanto inflitto con i bombardamenti Usa conseguenti alla provocazione finto-chimica di Ghouta Est, nel caso che “Assad ricorresse di nuovo ad armi chimiche nell’assalto a Idlib”. 

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Idlib è la regione del Nordest siriano in cui si sono concentrate le formazioni terroriste di Al Qaida (Al Nusra, Ahrar al-Sham, secondo i vari pseudonimi) e Isis, evacuate dalle varie zone liberate e garantite dalla presenza militare di Ankara che intende mantenere il controllo di una larga striscia di confine che vada da Afrin a Idlib, alle spalle di Aleppo e Latakia.

Prevedendo e prevenendo l’ennesima provocazione, che come le precedenti risulterà poi opera dei terroristi riforniti da Turchia e Saudiarabia, l’intelligence russa ha ben lavorato. Sulla base dei risultati acquisiti, il Ministero della Difesa russo ha potuto rivelare che i famigerati Elmetti Bianchi (quelli sopravvissuti alla fuga in Israele) hanno rifornito ai jihadisti di Idlib vaste quantità di sostanze chimiche allo scopo di realizzare un attentato stragista da poi attribuire a Damasco. Fonti locali hanno fornito notizie e video all’intelligence di Mosca secondo cui “agenti tossici sono arrivati in zona su due camion in provenienza dalla città di Saraqib, accompagnati da otto membri degli Elmetti Bianchi e sono stati consegnati a un deposito di armi. Più tardi, parte del carico è stato trasferito in contenitori di plastica e trasportato in un’altra base nella parte meridionale di Idlib, dove si stanno affacciando le avanguardie dell’offensiva siriana. Si vorranno utilizzare questi agenti chimici contro i civili, per poi addossarne la colpa alle forze governative.”

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Si muovono le flotte, arrivano tra i curdi i missili antiaerei
La gravità della situazione è acutizzata dall’arrivo nelle acque davanti alla Siria della nave da guerra USS Ross con a bordo 28 missili di crociera Tomahawk, alla quale ha risposto il movimento dal Mar Nero verso il Mediterraneo di una flotta russa con sette unità. Contemporaneamente gli Usa hanno iniziato ad installare nelle loro basi della zona occupata insieme ai curdi (Kobane, Raqqa, Hasakah) sistemi avanzati di difesa aerea e radar elettronici (ricordiamo che finora i russi hanno negato ai siriani l’efficacissimo sistema anti-aereo S-400, venduto invece a turchi e indiani). Pare che sia in preparazione la proclamazione di una no-fly zone, area di non sorvolo, che vada da Manbij (terza grande base Usa: altro che ritiro ventilato da Trump!) ai limiti di Deir ez-Zor, città liberata dai siriani. Nei social circola un video che mostra militari Usa impegnati a installare difese antiaeree e radar arrivati su aerei da trasporto militari.

Sarà interessante vedere la reazione a tutto questo dei turchi. Presi tra due interessi e due alleanze in conflitto tra loro: contro i russi alleati dei siriani e in difesa dei jihadisti nemici di Damasco a Idlib, contro i curdi alleati degli Usa e in implicita difesa della Siria in Rojava. Una prova difficile anche per un campione nei barcamenamenti come Erdogan.



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