Da qualche giorno è in
atto, accompagnata dagli interventi dell’aeronautica russa,
l’offensiva dell’Esercito Arabo Siriano, cioè delle forze
governative, contro la regione di Idlib, a nord.ovest della Siria.
Idlib è diventata nel corso della graduale liberazione delle regioni
siriane occupate o infiltrate da Al Nusra (Al Qaida), Isis e altre
fazioni jihadiste o cosiddette dell’Esercito Libero Siriano
(Turchia e Nato), il santuario del mercenariato terrorista
internazionale, inventato, addestrato e armato dalle potenze
occidentali, dai loro regimi clienti del Golfo e dalla Turchia.
Nell’imminenza della
battaglia per Idlib, come c’era da aspettarselo visti i precedenti,
i servizi di intelligence statunitensi e britannici hanno diffuso la
notizia della probabilità di un “attacco chimico di Assad”.
Stancamente, gli aggressori, sconfitti su quasi tutta la linea,
ripetono come estrema risorsa, le fake news stereotipate sulle “armi
chimiche di Assad”. Quelle di cui l’ONU ha certificato la totale
eliminazione dal territorio siriano fin dal 2013.
Era successo al tempo
della liberazione di Aleppo, nella quali MSF (non presente nell’area)
si distinse per false affermazioni circa bombardamenti siriani su
ospedali, poi smentite dagli stessi abitanti e dalla realtà, come
apparsa dopo la liberazione, quando si affermò l’uso di armi
chimiche ad Idlib, mentre la diffusione di sostanze chimiche era
risultata dal bombardamento di un deposito di tali sostanze gestito
dai jihadisti. Le accuse di MSF provenivano dai famigerati Elmetti
Bianchi, leati all’Isis, autori di infinite sceneggiate su presunti
massacri e salvataggi, finanziati da Usa e Regno Unito e poi riparati
in Israele.
L’impiego di altre armi
chimiche, addirittura Sarin, poi ridicolizzato dai video girato sul
posto e radicalmente smentito da giornalisti, testimoni e dagli
stessi esperti dell’OPAC, l’organizzazione internazionale per la
proibizione delle armi chimiche, sarebbero state usate dall’esercito
siriano contro il sobborgo di Damasco, Est Ghouta, occupato dai
terroristi. Non ne è stata trovata traccia sul luogo.
La grottesca ripetizione
dell’accusa a Damasco nell’occasione dell’imminente sconfitta
dell’ultimo importante fortilizio dei mercenari jihadisti, qui
protetti dai turchi, è chiaramente finalizzata a giustificare, nel
caso della provocazione effettuata, un intervento militare Usa, con
tutte le conseguenze geopolitiche del caso. Dal momento che la
Turchia di Erdogan, che già si è appropriata della regione siriana
di confine di Afrin, ha l’interesse a mantenere il controllo anche
su questa regione nell’immediata prossimità di Aleppo, c’è da
ipotizzare un nuovo riallineamento delle alleanze.
In ogni caso è
fondamentale che si attivi con il massimo della forza la
controinformazione internazionale per sventare l’ennesimo complotto
ai danni della Siria libera, laica, indipendente, unita e vittoriosa.
Controinformazione che dovrebbe anche denunciare l’altra
occupazione residua di territori siriani, nella straordinaria misura
di oltre un terzo del paese, a opera di curdi sostenuti dagli Usa e
dalle loro basi installate in tutta la zona detta Rojava. Al momento,
le trattative tra Damasco e i curdi, di cui si vocifera in vista
della reintegrazione del Rojava nel sovrano stato siriano, in forma
di regione autonoma, con parallelo ritiro delle truppe e basi Usa,
non hanno portato ad alcun risultato.
Un’occupazione che si
estende ben al di là dei territori originariamente a maggioranza
curda e che viene imposta a forza di una pulizia etnica
caratterizzata da espropri, espulsioni, violenze e atrocità contro
la maggioranza araba.
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog.
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