venerdì 7 aprile 2017

Per contrastare l'iperliberismo globalista un po' di protezionismo non guasta


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I settori produttivi europei sono ormai ipnotizzati dalle parole d’ordine iperliberiste, e stentano a tornare alla realtà economica “normale”: quella di una agricoltura e di un’industria che producano in primo luogo per il mercato interno, e che alle esportazioni destinino solamente il surplus.

Naturalmente, una tale realtà “normale” presuppone che i consumatori interni fruiscano di condizioni di vita adeguate, di redditi tali da consentire l’acquisto di merci e servizi prodotti dalle imprese nazionali. Secondo il modello euro-globalista, invece, le nostre popolazioni devono essere affamate, stremate, invase, strangolate da Stati a loro volta asfissiati da debiti pubblici che ne paralizzino l’azione. E le imprese, di conseguenza, oltre a delocalizzare i loro opifici nei paesi del terzo mondo, devono andare alla ricerca di mercati esteri, su cui vendere i prodotti che i consumatori interni non sono in grado di acquistare.

Quindi,  bene fa Trump a proteggere l’economia americana contro i prodotti europei, male fanno i nostri governanti a non proteggere l’economia europea contro i prodotti americani, cinesi, magrebbini, indiani e di tutti gli altri paesi del mondo.

Invece di ululare alla luna, il giuggioleggiante conte Gentiloni farebbe meglio a difendere sul serio le nostre imprese e i nostri prodotti. A difenderli innanzitutto contro chi realmente ci penalizza. Cioè contro questa Unione cosiddetta Europea che ci chiede nuove privatizzazioni, vale a dire nuovi espropri della nostra ricchezza nazionale; contro questa Unione cosiddetta Europea che punisce la nostra produzione agroalimentare d’eccellenza, attraverso una normativa che lascia ampie scappatoie agli imitatori-falsari che gabellano per italiani prodotti che italiani non sono.

Sarebbe auspicabile che i Belli Addormentati al governo si svegliassero una buona volta. Il mondo sta cambiando, sta forse tornando alla normalità dopo l’ubriacatura mondialista. La stessa Unione Europea potrebbe avere i giorni contati. E noi europei siamo rimasti gli ultimi fessi a difendere la “libertà dei commerci”. Insieme a tutte le altre “libertà” che stanno uccidendo i nostri popoli: dalla libertà per chiunque di venirsi a stabilire qui da noi, alla libertà dei delinquenti di entrare a casa nostra senza che le persone per bene possano neanche difendersi.


«Libertà, quanti delitti in tuo nome!» gemeva madame Roland mentre, negli anni del Terrore, veniva condotta alla ghigliottina. È una frase che si potrebbe ripetere anche oggi, di fronte al patibolo dei popoli europei. 

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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