I settori produttivi europei sono ormai ipnotizzati dalle parole
d’ordine iperliberiste, e stentano a tornare alla realtà economica
“normale”: quella di una agricoltura e di un’industria che
producano in primo luogo per il mercato interno, e che alle
esportazioni destinino solamente il surplus.
Naturalmente,
una tale realtà “normale” presuppone che i consumatori interni
fruiscano di condizioni di vita adeguate, di redditi tali da
consentire l’acquisto di merci e servizi prodotti dalle imprese
nazionali. Secondo il modello euro-globalista, invece, le nostre
popolazioni devono essere affamate, stremate, invase, strangolate da
Stati a loro volta asfissiati da debiti pubblici che ne paralizzino
l’azione. E le imprese, di conseguenza, oltre a delocalizzare i
loro opifici nei paesi del terzo mondo, devono andare alla ricerca di
mercati esteri, su cui vendere i prodotti che i consumatori interni
non sono in grado di acquistare.
Quindi, bene fa Trump a proteggere l’economia americana contro i
prodotti europei, male fanno i nostri governanti a non proteggere
l’economia europea contro i prodotti americani, cinesi, magrebbini,
indiani e di tutti gli altri paesi del mondo.
Invece
di ululare alla luna, il giuggioleggiante conte Gentiloni farebbe
meglio a difendere sul serio le nostre imprese e i nostri prodotti. A
difenderli innanzitutto contro chi realmente ci penalizza. Cioè
contro questa Unione cosiddetta Europea che ci chiede nuove
privatizzazioni, vale a dire nuovi espropri della nostra ricchezza
nazionale; contro questa Unione cosiddetta Europea che punisce la
nostra produzione agroalimentare d’eccellenza, attraverso una
normativa che lascia ampie scappatoie agli imitatori-falsari che
gabellano per italiani prodotti che italiani non sono.
Sarebbe
auspicabile che i Belli Addormentati al governo si svegliassero una
buona volta. Il mondo sta cambiando, sta forse tornando alla
normalità dopo l’ubriacatura mondialista. La stessa Unione Europea
potrebbe avere i giorni contati. E noi europei siamo rimasti gli
ultimi fessi a difendere la “libertà dei commerci”. Insieme a
tutte le altre “libertà” che stanno uccidendo i nostri popoli:
dalla libertà per chiunque di venirsi a stabilire qui da noi, alla
libertà dei delinquenti di entrare a casa nostra senza che le
persone per bene possano neanche difendersi.
«Libertà,
quanti delitti in tuo nome!»
gemeva madame Roland mentre, negli anni del Terrore, veniva condotta
alla ghigliottina. È una frase che si potrebbe ripetere anche oggi,
di fronte al patibolo dei popoli europei.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
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