domenica 2 aprile 2017

L'Italia? Come la Palestina, una colonia dello zio sion


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Non bastava il progetto di legge bipartisan (sono firmatarie anche un paio di parlamentari del PD, una ex 5 Stelle e vari parlamentari di Forza Italia) per colpire con pene detentive e multe salatissime chi diffonde nella rete notizie che le autorità considerano “controverse”  (ma senza colpire i grandi giornali e le TV nazionali che possono continuare a dire tutte le bugie che vogliono).

Ora esiste (già dal 2015) anche un Disegno di Legge N. 2043 diretto esplicitamente contro il movimento pacifico di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni che si oppone alla politica discriminatoria e persecutoria dello stato colonialista israeliano nei riguardi della popolazione originaria della Palestina. Sono firmatari di questo incredibile progetto liberticida anche due parlamentari del PD (Fattorini e Corsini). Nel disegno l’antisionismo viene ovviamente equiparato all’antisemitismo e quindi al razzismo; Israele viene definito come stato confessionale “ebraico” e sono previsti fino a 4 anni di galera a chi partecipa a movimenti che invitano al boicottaggio dell’entità sionista, e fino a 6 anni per gli organizzatori.

Nessun accenno viene fatto per ricordare che il boicottaggio - una pratica politica del tutto pacifica come indicato nel bel libro di Alfredo Tradardi e Diana Carminati sull’argomento (1) - fu uno dei mezzi usati per far cessare la politica dell’apartheid in Sudafrica. Seguendo le indicazioni dell’ex presidente Napolitano e dell’ex presidente del consiglio Renzi, si finge di ignorare che il sionismo è un’ideologia fascistoide, razzista e colonialista, il cui nucleo centrale consiste nel fatto di riconoscere ad un gruppo religioso particolare il diritto di andare a colonizzare una terra abitata da un’altra popolazione, che va quindi repressa e scacciata dalle proprie sedi.

L’equiparazione tra apartheid e sionismo è del tutto lecita e giustifica ampiamente tutte le azioni di boicottaggio. Israele nel 1948 scacciò con la forza oltre la metà della popolazione della Palestina e non ha mai attuato la risoluzione dell'ONU N. 194 del dicembre 1948 che riconosceva il diritto dei profughi di tornare alle loro case ed essere ricompensati per i danni subiti. Nel 1967 Israele occupò anche le terre palestinesi risparmiate nel ’48 (Cisgiordania e Gaza) e rifiutò di ottemperare alla risoluzione 242 dell’ONU che gli prescriveva il ritiro dalle zone occupate. La costruzione continua di colonie illegali all'interno dei territori occupati rende ormai impossibile la nascita di uno stato palestinese, come previsto dagli accordi di Oslo del 1993. Il sequestro illegale di tutte le fonti d'acqua della Cisgiordania crea enormi difficoltà alla popolazione palestinese, specie per l'agricoltura e la pastorizia. 
Il taglio illegale di milioni di ulivi in Cisgiordania, principale ricchezza dei territori palestinesi, si accompagna all’espulsione continua di Arabi e Beduini da numerose zone occupate per presunte ragioni di "sicurezza" e per la costruzione di nuove colonie. I processi frequenti di fronte a tribunali israeliani di Palestinesi che si oppongono all'occupazione, cui sono comminate condanne pesantissime, fanno sì che la popolazione carceraria palestinese sia una delle più alte del mondo. Frequente è l’uccisione da parte degli occupanti di gente che protesta.
Ultimamente abbiamo assistito all’annessione illegale della parte Est di Gerusalemme, per cui gli abitanti palestinesi di questa zona ora sono all'interno dello stato d'Israele, ma senza diritto di cittadinanza, e quindi non come persone di pari diritti.  Nonostante la risoluzione 2334 del 27.12.2016 del Consiglio di sicurezza dell’ONU dichiari le colonie illegali, Israele nel febbraio scorso ha promulgato una legge che dichiara legali retroattivamente altri 4000 alloggi per ebrei costruiti recentemente nei territori occupati.

Il disegno di legge si accompagna ad una serie impressionante di divieti che autorità politiche e locali e dirigenze universitarie, e persino associazioni pseudo-democratiche, hanno recentemente imposto ad una serie di manifestazioni culturali e pacifiche indette in relazione al dramma della Palestina. Ricordiamo il divieto di tenere un convegno in Campidoglio a Roma dopo il voltafaccia del consigliere Stefano Fassina, il divieto di rappresentare tre film palestinesi ed uno spettacolo in ricordo di Rachel Corrie al cinema Aquila a Roma su richiesta di consiglieri locali del PD, il divieto di rappresentare un altro film al cinema Palladium e di tenere un convegno all’università La Sapienza, un analogo episodio avvenuto a Biella in una sede dell’ANPI. 
Tutti questi episodi avvengono su pressioni dell’ambasciata israeliana e di gruppi sionisti italiani cui tutte le autorità italiane obbediscono vilmente. L’ultimo episodio è una grottesca lettera del vice-ambasciatore d’Israele pubblicata, con grande rilievo, in prima pagina, dal compiacente direttore del Mattino di Napoli in seguito ad un convegno sulla Palestina programmato in quella città , in cui il diplomatico afferma incredibilmente che l’occupazione israeliana della Palestina ha fatto ottenere ai Palestinesi “l’indipendenza”! Evidentemente i sionisti considerano quei pochi limitati nuclei di Palestina amministrati dall’Autorità Nazionale Palestinese sotto la continua minaccia dell’esercito israeliano come uno stato palestinese già esistente.
Una prima risposta pubblica a questo giro di vite maccartista e alle ingerenze di uno stato colonialista straniero, protetto dagli USA e dalla NATO, nel nostro paese sarà data il 25 Aprile, giorno della Liberazione e della resistenza dei popoli, con la partecipazione di uno spezzone per la libertà della Palestina al corteo indetto dall’ANPI. Sarebbe opportuno che i sostenitori della causa palestinese e della liberazione di tutti i popoli oppressi intervengano numerosi e decisi a non farsi strappare l’occasione di inneggiare alla Palestina Libera.

Vincenzo Brandi 'brandienzo@libero.it'
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(1)   D. Carminati, A. Tradardi, “Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni, una pratica non violenta”, ed. Derive/Approdi.

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