Il rapporto dell'Onu "World Population Prospects" ci aiuta e vedere sotto un'altra luce le migrazioni bibliche in corso. La fertilità femminile è in calo ovunque, e già oggi in ben 83 paesi (con il 46% della popolazione mondiale) è tale da non consentire il rimpiazzo della popolazione. In Europa il flusso di migranti coprirà appena la metà della riduzione di abitanti di qui al 2050
1/ La storia del mondo, intesa come ricostruzione del passato è difficile e controversa. La difficoltà di interpretare correttamente i documenti del tempo andato è risaputa; quelli del presente lasciano quasi sempre aperti molti dilemmi e contraddizioni. Più semplice e indiscutibile è la storia del futuro, purché non ci si appassioni ai dettagli. Ma lasciamo per un momento la storia del mondo (tanto va avanti lo stesso senza di noi).
Del futuro, da quando la scienza ha demolito l’arte del vaticinio e l’astrologia, la trasmigrazione e la speranza di paradiso (o il timore dell’inferno) si occupano ormai quasi soltanto gli assicuratori e i banchieri, trasformando in materia sordida la voglia di sapere, di prepararsi. Negli ultimi secoli è cresciuta poi la riflessione ambientale e sulla natura: se faccio adesso qualcosa: costruisco, scavo, brucio, trasformo, di certo modifico l’assetto del mio domani. Avrò abbastanza da mangiare? E se non faccio niente? E se scopo, cosa avviene?
2/ Duecento anni fa Tommaso Roberto Malthus ha riordinato il problema. L’aumento della prole e quindi in ultima analisi della popolazione, se libero da vincoli, ha un ciclo di crescita geometrico; l’aumento della produzione agricola, dei beni di sostentamento, a condizioni date, ha un tasso di crescita solo aritmetico. Pur senza farne un dogma insormontabile, la questione era risaputa; non c’era discussione, mancavano teorie accolte da tutti. I positivisti hanno riflettuto; hanno spiegato che i regni e le religioni, erano nati così, con il compito di limitare le libertà di procreare; d’altro canto i viaggi per mare, le conquiste, le scoperte di nuove terre, gli scambi di merci, le emigrazioni, la schiavitù, la guerra, la grande industria erano altrettanti modi per forzare la crescita della produzione, liberarsi dal vincolo della progressione aritmetica, pareggiare la geometria delle nascite. Dopo, da una parte e dall’altra, un milione di economisti si è dato un gran daffare per discutere Malthus e metterlo definitivamente in soffitta.
Oggi sono i politici ad affrontare di nuovo l’eterno, insolubile problema. Che fare dei siriani che scappano dalla guerra? Che fare degli africani che scappano dalla fame? Per una volta le risposte della Fortezza-Europa non sono state quelle solite, non del tutto, almeno. Una serie di paesi europei ha armato le polizie, ha costruito dei muri di filo spinato, ha bloccato le stazioni ferroviarie, ha scritto numeri sul braccio dei bambini, ha tirato, nei momenti migliori, pagnotte alla folla per tenerla buona, ha fatto risse e sgambettato povera gente in fuga, priva ormai di tutto. C’è il noto caso di un paese pesce-in-barile e si sono sentiti i banchieri e i loro assicuratori, riuniti in accademia, ripetere verso, osservando che “dopotutto gli immigrati pagheranno le pensioni dei nativi”. Infine c’è stata la Germania di Angela Merkel che ha capovolto il gioco: “I siriani? Li prendo io”.
3/ Si devono esaminare con attenzione, facendo ogni sforzo, le posizioni politiche dei paesi europei che alzano steccati. Essi si sforzano di convincersi del “proprio” diritto e ripetono quotidianamente: “sono padrone a casa mia” e temono il disordine delle orde siriane. Perciò sospettano dell’autenticità dei rifugiati e vogliono vederne carte e timbri, garanzie e salute accertata, prima di accoglierne uno soltanto. Se si depura la scelta politica di tutto l’eccesso di sgarberie e parole avventate, dell’esagitata propaganda, rimane il vecchio Malthus, cioè la paura di dividere in tanti, improvvisamente diventati troppi, il poco cibo disponibile, le scarse risorse, attribuite ovunque a pochi eletti – o nominati – in modo definitivo e insindacabile, nei secoli dei secoli. Né più né meno. Il caso di Merkel è diverso. Qui l’errore di approssimazione che molti commentatori hanno fatto è quello di credere che ella – vecchia volpe sovietica, forse, sotto-sotto, marxista – vuole per sé i siriani che sono tutti laureati in chimica e in ingegneria e potrebbero servire, con poca spesa, alle fabbriche di Dusseldorf e di Stoccarda, nel continuo miglioramento dei tassi di esportazione…
Questa volta però Merkel va presa sul serio. L’abbiamo vituperata per anni, abbiamo deriso la sua politica, la Grosse Koalition, i suoi gesti, i suoi vestiti. Ora di fronte alla sua offerta di 5 milioni di posti per immigrati in 10 anni non sappiamo pensare che all’imbroglio. Quando abbiamo di fronte uno statista, sia pure di parte avversa – noi che siamo abituati alle mezze figure – non sappiamo riconoscerlo. E’ il momento di capire. Abbiamo di fronte un cambio di paradigma, nella politica mondiale, nei rapporti internazionali e più in generale nel progetto di futuro. La novità della Germania è stata quella di vedere la novità della situazione, il capovolgimento di Malthus...
Guglielmo Ragozzino www.eguaglianzaeliberta.it
Fonte Secondaria: http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1855
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