venerdì 26 luglio 2013

Lavoriamo per un governo fondato sulle regole della Nonviolenza



Dal 30 luglio p.v. la destra golpista, razzista, fascista, maschilista, mafiosa, corruttrice non potra' piu' essere guidata nelle istituzioni dal grande stregone che l'ha creata e condotta alla vittoria e al saccheggio per ben due tragiche decadi: con la prevedibile condanna in via definitiva di Berlusconi per i reati a lui ascritti, e con l'interdizione dai pubblici uffici, finisce il secondo funesto ventennio dell'Italia unificata, e fortunatamente stavolta almeno senza le stragi e le macerie della guerra nel nostro paese (nel nostro paese, poiche' in Afghanistan invece l'Italia e' criminalmente, abominevolmente compartecipe e corresponsabile delle macerie e delle stragi dalla guerra provocate cola').

Il giorno dopo la sentenza della Corte di Cassazione si porra' inevitabilmente l'esigenza dell'allontanamento dal governo dei manutengoli berlusconiani; si porra' inevitabilmente l'esigenza delle dimissioni ovvero della caduta del governo; si porra' inevitabilmente l'esigenza dello scioglimento delle Camere e di nuove elezioni (l'ipotesi di un nuovo governo espresso da questo parlamento, che releghi all'opposizione i complici e i famuli e i casigliani di Berlusconi e' inverosimile essendo i numeri quelli che sono ed il ceto politico quello che e' - si poteva e si doveva fare una coalizione democratica di governo quando subito dopo le elezioni di febbraio la proponeva ragionevolmente Bersani, ma troppi gentiluomini di ventura per loro calcoli infami preferirono che il berlusconismo sconfitto nelle urne tornasse a governare ancora una volta).
E dunque: cada il governo, si sciolga il parlamento e si torni a votare. E' cio' che la situazione richiede.

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Ma la situazione richiede anche qualcosa di piu': richiede che le prossime elezioni vedano presente e protagonista la sinistra della nonviolenza, che si faccia persuasa promotrice della coalizione piu' ampia possibile dell'area antifascista democratica, cosi' che finalmente si vada a un confronto netto tra campo democratico e campo fascista, e si possa finalmente sconfiggere definitivamente la destra eversiva berlusconiana e le nuove destre che da Berlusconi mutuano pressoche' tutto anche se pretendono di essere ad essolui avversarie (si e' visto flagrante in questi anni il loro effettuale totalitarismo e la loro fin esibita subalternita' alla destra eversiva; e si e' visto in questi mesi quale e' stato il loro ruolo effettuale nella vicenda parlamentare che ha riportato Berlusconi al governo).

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La situazione richiede la sinistra della nonviolenza per la coalizione dell'intero fronte antifascista e nella coalizione dell'intero fronte antifascista.
La situazione richiede questa coalizione, poiche' senza di essa si rischia di non uscire dallo stallo (ovvero si rischia di continuare a sprofondare nel precipizio) o addirittura di consegnare ancora una volta la vittoria elettorale e quindi il governo del paese alla destra antidemocratica vecchia e nuova.
La situazione richiede che questa coalizione abbia un programma minimo che sia un esplicito accordo limitato, un accordo semplice e limpido su alcuni contenuti definiti con chiarezza tra soggetti diversi che su altre questioni restano su posizioni distinte e prevedibilmente anche distanti.

La situazione richiede soprattutto che la sinistra della nonviolenza si presenti con sue liste e formuli un suo programma sul quale chiedere un consenso popolare forte per divenire egemone nel campo democratico: un programma femminista ed ecologista, socialista e libertario, un programma contro la guerra e contro il razzismo, un programma di lotta nonviolenta delle persone e delle classi oppresse e sfruttate per realizzare gli scopi enunciati nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana. 

Un programma che assuma come criteri le direttrici d'azione della Carta del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini: "1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo".

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E quando diciamo la sinistra della nonviolenza pensiamo alle persone, ai movimenti, alle organizzazioni, alle esperienze che conducono le lotte sociali contro la violenza del maschilismo; che conducono le lotte sociali contro la violenza del capitale; che conducono le lotte sociali contro la violenza del razzismo; che conducono le lotte sociali contro la violenza del militarismo, del riarmo, della guerra; che conducono le lotte sociali contro la violenza del consumismo; che conducono le lotte sociali contro la violenza dell'oscurantismo e del totalitarismo; che conducono le lotte sociali contro la violenza mafiosa, contro la violenza imperiale, contro la violenza fin microfisica degli apparati del potere.

Quando diciamo la sinistra della nonviolenza pensiamo alle persone, ai movimenti, alle organizzazioni, alle esperienze che nella lotta politica e sociale e culturale ed insieme nella vita quotidiana lottano contro le gerarchie che negano la dignita' umana alla maggioranza dell'umanita'; pensiamo alle persone, ai movimenti, alle organizzazioni, alle esperienze che nella lotta politica e sociale e culturale ed insieme nella vita quotidiana lottano contro la devastazione della biosfera.

La sinistra della nonviolenza e' ora messa alla prova. E il tempo concesso per decidersi, organizzarsi, mobilitarsi ed agire e' poco.

Peppe Sini

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