lunedì 20 febbraio 2023

Ucraina. Aspettando un Coup de Theatre...



...certe cose non si possono dire in pubblico, ma ancor meno le si può dire se la guerra in Ucraina voluta a tutti i costi si sta traducendo in una sconfitta trascinando nel fango la reputazione di invincibilità della Nato e molto spesso mettendo in discussione anche la bontà delle sue armi, tutte cose che consigliano un quasi generale ritiro, ad esempio, dalla fornitura di carri armati: chi aveva offerto a Kiev i Leopard 2 due come Polonia e Finlandia si sono tirate indietro con pretesti risibili, analogamente la Francia ha detto che non invierà più i suoi Lecrerc per questioni di manutenzione, mentre gli Usa si sono accorti di non avere Abrams da esportazione e che dovranno cominciare a costruirli.

Solo la Germania è rimasta col cerino in mano e col cretino al governo. Anzi per la verità il cerino è condiviso anche con l’Italia che manderà una batteria di missili antiaerei di costruzione italo francese, la cui efficacia è comunque tutta da verificare nel concreto, un’operazione folle e costosissima il cui apporto alla guerra, senza la presenza di personale addestrato è uguale a zero, ma che potrebbe anche essere usata per azioni terroristiche di cui noi cittadini italiani dovremo poi pagare il conto, questo sia ben chiaro.

Si tratta comunque di invii col lanternino che chiaramente non spostano nulla. Da tutto questo si capisce che è urgente un cambiamento di narrativa prima che gli eventi precipitino, cambiamento che potrebbe coinvolgere anche Zelensky, con un coup de theatre che leverebbe dal fuoco molte castagne.

Così ci si prepara a dire che la Russia "ha perso" la prima parte del conflitto, ma che adesso sarebbe ora di cominciare a pensare alla pace, un passaggio che potrebbe essere sottolineato da un qualche colpo segreto in preparazione. Insomma robaccia per citrulli, ma che può funzionare benissimo con chi crede ai palloncini cinesi.

Più complessa sarà farla bere in Europa, la principale vittima di tutto questo e che, dopo la vicenda degli accordi di Minsk, dopo il silenzio sull’attentato dl North Stream, dopo aver portato la russofobia oltre ogni limite del credibile e dando dimostrazione di un completo appiattimento ai desiderata di Washington, non è più considerabile un interlocutore credibile né per Mosca e probabilmente per nessuno sul pianeta, ma costituisce soltanto una perdita di tempo: si parla col padrone, mica con i servi.

Così il continente che ha mostrato una incontinente russofobia si troverà escluso di fatto non soltanto dal tavolo della pace, ma anche dalla presunta “ricostruzione” dell’Ucraina sulla quale hanno ormai messo le grinfie i soliti gestori di fondi nordamericani. Per di più alcuni dovranno pagare il gas nordamericano tre volte il prezzo che prima si pagava alla Russia: Mosca non è certamente ansiosa di riprendere le forniture a quelli che si sono dimostrati nemici in tutto e per tutto.

Qualche analista soprattutto francese comincia a capire l’enormità di quanto è accaduto o meglio comincia a farsi sfuggire qualche critica sia pure cercando di evitare gli onnipresenti cecchini mediatici. Ma è ormai troppo tardi.



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