giovedì 30 giugno 2022

G7 e Nato. Riunioni di volpi... stragi di galline!



In questi giorni i dirigenti politici dei paesi occidentali alleati degli USA hanno dato vita a due convegni consecutivi. Il primo è il convegno G7 avvenuto tra 26 ed il 28 giugno ad Elmau in Baviera, dove i dirigenti occidentali, che rappresentano solo il 15% della popolazione mondiale, si sono pomposamente definiti come i “grandi” della Terra depositari dei destini del mondo. Il secondo convegno è quello della NATO iniziato, tra le proteste, a Madrid il 28 giugno, cui partecipano quasi le stesse persone dell’altro convegno.

In realtà l’argomento principale dei due convegni è stato uno solo: come implementare la guerra condotta dagli Occidentali e dalla NATO contro la Russia per interposta persona (cioè mandando avanti i nazionalisti ucraini) e come implementare le sanzioni che dovrebbero rovinare l’economia russa. Per ottenere il primo scopo si parla di raddoppiare il bilancio militare della NATO e di portare le forze di intervento della NATO in Europa dagli attuali 40.000 sodati ad oltre 300.000 con un incremento di 7 o 8 volte. Solo per quanto riguarda l’Italia nell’ultimo anno il bilancio delle spese militari si è incrementato di quasi il 40%. Parte di questi incrementi servono a continuare a fornire migliaia di tonnellate di armi sempre più sofisticate all’Ucraina per poter impegnare e danneggiare la Russia il più a lungo possibile.

 

Per ottenere il secondo scopo si parla di porre un tetto al prezzo schizzato in alto di petrolio e gas, la cui vendita fornisce ampie risorse finanziarie alla Russia, e di bloccare anche la vendita di oro di cui la Russia è grande produttrice, oltre al blocco dei pagamenti russi in dollari che dovrebbero causare un default artificiale a quel paese. Non importa se molti di questi provvedimenti si ritorceranno contro l’economia europea come già sta avvenendo. Tra i più esagitati si distinguono la portavoce della UE Ursula Von Der Leyen, il segretario della NATO Stoltenberg, ma anche il nostro super-Maro Draghi, che, invece di badare all’aumento della povertà e delle ingiustizie sociali in Italia, all’istituzione di un minimo salariale (come in Germania) e la difesa del reddito di cittadinanza, si sbizzarrisce nell’incitare alla difesa della cosiddetta “democrazia ucraina”. D’altra parte cosa aspettarsi da un banchiere, ex alto funzionario della Godman&Sachs, ex direttore esecutivo della Banca Mondiale, ex presidente della Banca Centrale Europea, ex affossatore dell’economia greca, ex gestore delle privatizzazioni selvagge in Italia negli anni ’90 dopo gli accordi presi nel noto convegno internazionale sullo yatch Britannia, tanto da essere definito persino dall’ex presidente Cossiga “un vile affarista”? Purtroppo l’opposizione a Draghi, ed ai suoi due portaborse, Letta e Di Maio, è debole. La stessa posizione dei 5 Stelle è debole visto che si limita a chiedere che il Parlamento sia informato sulle armi inviate, senza mettere in discussione l’atlantismo ossessivo del governo. Conforta solo la perdurante contrarietà all’invio di armi della maggioranza dei cittadini italiani e di un coraggioso gruppo di circa 30 o 40 parlamentari indipendenti.

 

Per quanto riguarda la “democrazia ucraina” si tratta di una barzelletta. Dopo il colpo di stato di Piazza Maidan del 2014 i partiti di opposizione di sinistra sono stati posti fuori legge, e successivamente tutti gli altri partiti di opposizione. Più recentemente è stato arrestato per “tradimento” anche il capo dell’opposizione moderata, il capitalista Medvedchuck, colpevole solo di aver detto che forse era il caso di trattare con i Russi prima che fosse troppo tardi. Il governo ucraino è tenuto in ostaggio da formazioni apertamente nazi-fasciste, che esaltano i capi delle ex-formazioni naziste ucraine che combatterono a fianco di Hitler e massacrarono Ebrei e comunisti. L’ex comico Zelensky viene tenuto in piedi come una marionetta, grazie soprattutto alle sue indubbie doti di comunicazione e retorica.

 

Abbiamo più volte sottolineato in articoli precedenti che finché l’Ucraina era rimasta neutrale, svolgendo per 25 anni un utile ruolo di ponte tra Est ed Ovest, nessuno l’aveva minacciata, né un solo centimetro di terra ucraina era stato occupato. La crisi inevitabile è scoppiata quando gli USA hanno forzato la mano spingendo i nazionalisti ed i nazifascisti ucraini ad un colpo di stato di destra anti-russo con l’obiettivo di far entrare il paese nella NATO. Qualsiasi governo russo (e non solo quello di Putin) si sarebbe sentito mortalmente minacciato dal fatto che un’alleanza ostile – la NATO – dopo essere avanzata per 30 anni fino ai confini russi, avrebbe potuto piazzare le sue batterie di missili nucleari a 200 Km dal cuore della Russia.

 

La crisi è stata inevitabile, ma il peggio avrebbe potuto essere evitato se Ucraina e USA avessero accettato, e non respinto con arroganza, le moderate proposte russe avanzate alla fine del 2021 consistenti nella garanzia del mantenimento della neutralità dell’Ucraina e nel mantenimento del diritto ad un’ampia autonomia per le regioni di lingua russa dell’Est che si erano ribellate al colpo di stato. Sarebbe bastato mantenere gli accordi di Minsk-2 del 2015 ottenuti con la mediazione della cancelliera Merkel, mentre invece i nazionalisti ucraini hanno preferito mandare le loro formazioni paramilitari di destra, spesso sostenute da mercenari stranieri, ad attaccare le regioni ribelli.

 

Oggi la guerra prosegue con le sue tragiche conseguenze di morti e distruzioni. L’Ucraina ha già perso quasi il 25% del suo territorio e, se si dovesse arrivare ad un accordo, questo sarebbe molto peggiore per l’Ucraina di quanto si poteva ottenere prima dello scoppio della guerra, come sottolineato recentemente anche dal vecchio volpone della politica Henry Kissinger. A meno che la Nato non voglia intervenire direttamente scatenando la Terza Guerra Mondiale. La recente provocazione anti-russa della Lituania – membro della NATO – che blocca i rifornimenti russi verso l’enclave russa di Kaliningrad, non promette nulla di buono.

 

D’altra parte per gli ex paesi colonialisti ed imperialisti dell’Occidente - ed in particolare gli USA che si ritengono l’unica super-potenza che possa dettare legge nel mondo - questa partita riveste un carattere strategico in quanto lo scopo di alleanze come la NATO è quello di circondare con basi militari e minacciare eventuali concorrenti globali come la Russia, la Cina ed altri paesi indipendenti. Ѐ molto significativo che sia stata creata un’alleanza militare analoga alla NATO in Estremo Oriente e area del Pacifico, l’AUKUS, comprendente USA, Australia, Corea del Sud e Giappone, in funzione anticinese. I rappresentanti di questa alleanza sono collegati alla NATO e hanno partecipato ai lavori della NATO. Al solito non ci resta che sperare che il buon senso prevalga...


Vincenzo Brandi




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