martedì 13 luglio 2021

“Guerra in Bosnia: 1992-1995. Jihad nei Balcani” di John Schindler - Recensione




Interessante e documentatissimo il libro di John Schindler, scritto nel 2007, ma solo ora tradotto in italiano: “Guerra in Bosnia: 1992-1995: jihad nei Balcani”. Schindler è un osservatore molto particolare. Già alto funzionario statunitense nella nota organizzazione statunitense National Security Agency (NSA), cioè un’organizzazione di spionaggio e controspionaggio internazionale, Schindler durante gli anni ’90 svolgeva i suoi compiti nei Balcani. Quindi Schindler era all’epoca molto addentro ai segreti relativi ai drammatici avvenimenti della guerra civile in Bosnia. Questo gli ha permesso di scrivere un libro documentatissimo dopo essersi dimesso dalla NSA essendo in disaccordo con la politica ufficiale degli USA e della NATO nella regione.


Il quadro che emerge dal libro di Schindler è completamente diverso da quello ufficialmente sostenuto dai governi occidentali, da una schiera sterminata di giornalisti incompetenti o in malafede, dalla “sinistra” moderata europea, e persino da frange di estrema sinistra che Schindler definisce “radical chic”. I musulmani bosniaci erano sempre presentati come povere vittime tormentate da bande di cattivissimi Serbo-bosniaci di fede cristiano-ortodossa o anche da Bosniaco-Croati di fede cattolica. La propaganda ufficiale della NATO (che poi intervenne nella guerra civile a favore dei Musulmani considerati come utili strumenti per finire di disgregare la Federazione Jugoslava) accusava continuamente i Serbo-bosniaci di orribili crimini. Anche crimini che i rapporti dell’ONU attribuivano agli stessi Musulmani, come la cosiddetta “strage della fila del pane” a Sarajevo, erano attribuiti ai Serbo-bosniaci, mentre i crimini commessi dai Musulmani erano sistematicamente ignorati. I Musulmani venivano descritti come tolleranti e multiculturali a differenza dei Serbo-bosniaci. Ricordo che il mio amico, lo scrittore Erri De Luca, allora responsabile del servizio d’ordine del gruppo di estrema sinistra Lotta Continua, organizzava spedizioni in Bosnia con uso di camion per portare soccorso ai Musulmani.

Schindler fa invece notare come la maggioranza dei Musulmani, che era sicuramente all’inizio di tendenze moderate e laiche (anche in seguito all’esperienza socialista della Jugoslavia) sia poi rimasta ostaggio di un gruppo dirigente estremista guidato dal fanatico Alija Izetbegovic che pretendeva di creare nel cuore dei Balcani uno stato ispirato a principi e leggi islamiche sul modello dell’Arabia Saudita, o del Pakistan. La guerra civile, che certamente ha visto crimini e violenze da ogni parte, avrebbe potuto essere evitata grazie alla mediazione del primo ministro portoghese dell’epoca, che propose la divisione della Bosnia in tre cantoni (serbo, croato e musulmano) dotati di grande autonomia; ma l’estremista Izetbegovic rifiutò la mediazione dando inizio allo scontro. Durante la guerra il gruppo dirigente di Sarajevo fu in stretto contatto con la galassia estremista musulmana, tra cui l’organizzazione Al Qaida guidata da Bin Laden, la Fratellanza Musulmana, ed altre organizzazioni estremiste, salafite e terroriste. Molti combattenti jihadisti arabi, o di altri paesi musulmani, già temprati dalla guerra in Afghanistan, andarono ad ingrossare le fila musulmane, come stava avvenendo anche in Algeria.

La conseguenza è stata che la parte musulmana della Bosnia è diventata quel tipo di paese descritto dal recente libro di Jean Marazzani Toschi: “La porta d’ingresso dell’Islam: Bosnia-Erzegovina, un paese ingovernabile”, edito da Zambon, anch’esso già citato in un mio precedente articolo. E’ diventata un centro di smistamento di jihadisti, estremisti islamici, e financo terroristi. E’stata, ad esempio, uno dei principali centri di arruolamento e smistamento dei jihadisti che hanno tentato, per fortuna senza successo, di rovesciare il governo laico della Siria con una devastante guerra decennale, e che poi si sono sparsi in altri paesi come la Libia, ed anche vari paesi occidentali. Una funzione non indifferente ha svolto la jihad islamista nella guerra del Kossovo, altro paese a maggioranza islamica della ex-Jugoslavia. Oggi il Kossovo è diventato una base della NATO ed anche il principale centro europeo di smistamento dell’eroina. Fonti dell’INTERPOL, reperibili persino su Wikipedia, affermano che l’80% del traffico di eroina passa per il Kossovo, gestito da bande mafiose spesso formate da ex-combattenti kossovari nella guerra contro la Jugoslavia.

Oggi i disastri prodotti dalle politiche occidentali, degli USA e della NATO, conoscono un nuovo episodio. La NATO, che appoggiando gli estremisti islamici dell’Afghanistan, aveva causato nel 1992 la caduta dell’unico governo laico e riformatore che l’Afghanistan abbia mai avuto nella sua storia, oggi si ritira con ignominia e disonore dal paese dopo 20 anni di guerra. A scanso di equivoci ribadisco quanto scritto in un mio precedente articolo. Nessun sincero democratico si augurava che la NATO rimanesse in Afghanistan dove ha portato nel corso di una guerra ventennale solo morte e distruzione. Ma ora, sulle rovine lasciate dalla NATO si installeranno i Talebani con i loro principi medioevali e l’odio verso il genere femminile e quanto possa solo odorare di progressismo o socialismo. Chi ne soffrirà sarà il popolo afghano, già martoriato da 30 anni di continue guerre civili ed internazionali, e specialmente le donne afghane. Il paese diventerà un nuovo centro di irradiazione del terrorismo e delle peggiori ideologie intolleranti e reazionarie.

Vincenzo Brandi




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