lunedì 31 maggio 2021

Cadute di funivie e ponti, incidenti sul lavoro e logica del profitto...



La caduta della cabina della funivia presso Stresa sul Lago Maggiore, con il suo corredo di 14 vittime, induce a fare alcune considerazioni, forse scontate, ma necessarie. Sembra ormai accertato che l’incidente mortale sia stato causato dalla messa fuori uso, volontaria e dolosa, del sistema di frenaggio della cabina che avrebbe dato qualche problema nei giorni precedenti. Una manutenzione straordinaria ed efficace del sistema avrebbe significato la chiusura dell’impianto per qualche giorno, facendo perdere alla società che gestiva la funivia i proventi provenienti all’afflusso di turisti coincidente con la fine del periodo di chiusura dovuto al COVID. Se il sistema frenante fosse stato in funzione la cabina carica di gitanti sarebbe rimasta ferma e sospesa al cavo di sostegno anche nel caso di rottura del cavo traente. La rottura di quest’ultimo (sulle cui cause sarà necessario investigare visto che era stato revisionato solo un anno fa) ha determinato il dramma in assenza di misure di sicurezza.

Questo gravissimo episodio, in cui avidità e desiderio di profitto hanno prevalso sulla necessità di mantenere le più elementari misure di sicurezza, ricorda l’analogo caso del ponte Morandi di Genova, dove i necessari accertamenti per il controllo dello stato del ponte e la necessaria manutenzione erano stati fatti pro-forma, o addirittura soppressi dolosamente, per evitare spese straordinarie o la chiusura della struttura per un lungo periodo, con conseguente perdita di profitti.

Ma l’avidità e la ricerca del profitto a tutti i costi non si manifesta solo in questi incidenti, ma si ripercuote sul ripetersi insopportabile di incidenti sul lavoro dovuti a mancanza di sistemi di sicurezza e al mancato controllo delle condizioni di lavoro. Ha destato scalpore la tragica morte in una fabbrica tessile di Prato della giovanissima operaia, Luana d’Orazio, che lavorava da sola presso una macchina presumibilmente priva di schermi di sicurezza e sistemi di allarme ed arresto della macchina. Nell’ultimo messaggio dal suo cellulare Luana riferiva di essere sottoposta ad un carico di lavoro molto pesante. La macchina l’ha inghiottita come l’operaio del famoso film del geniale Charlie Chaplin “Tempi moderni”. In quel caso si trattava di una farsa, che però voleva essere un atto di denuncia delle condizioni di lavoro in una società basata sul profitto. Nel caso di Luana la tragedia si è avverata.

Il caso più recente è stato quello di due operai cinquantenni ed esperti che lavoravano in una fabbrica di riciclo di scarti di carne, uccisi dai gas tossici - probabilmente anidride solforosa – in assenza di maschere di sicurezza anti-gas e probabilmente di adeguate disposizioni di sicurezza. Nei primi 4 mesi di quest’anno ci sono stati 306 morti sul lavoro, in aumento rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso, dove i morti complessivi erano stati circa 1200 (oltre 3 al giorno!).

Cosa fa il governo multipartitico del salvatore della patria Draghi? Non ci risulta che tra i provvedimenti a pioggia previsti dai fondi del Recovery Fund ci siano specifici ed adeguati investimenti sulla sicurezza del lavoro. In cambio sono gonfiate le spese militari ed il finanziamento di una miriade di settori, alcuni dei quali certamente discutibili. Basti ricordare il fatto denunciato dalla senatrice Cattaneo, esperta proveniente dal settore scientifico, del finanziamento previsto dal DDL 988 della cosiddetta “agricoltura biodinamica” basata su presupposti pseudo-scientifici ed addirittura astrologici. Ma il fatto più grave è l’annunciata “semplificazione” del codice degli appalti. Inizialmente si era previsto di eliminare addirittura ogni limite per l’aggiudicazione dei subappalti. Dopo le proteste dei sindacati confederali, che finalmente hanno detto qualcosa dopo essere stati silenti e dormienti per molto tempo, il limite è stato fissato al 50% del valore dell’appalto principale. 

Questa disposizione sarà però eliminata il 31 ottobre. Si sa che i subappalti tendono a diminuire drasticamente le condizioni di sicurezza, i salari ed i diritti dei lavoratori nell’ambito di una corsa ossessiva al ribasso delle spese. Nel provvedimento governativo era addirittura previsto che tutti gli appalti fossero assegnati col criterio dell’offerta minima senza limiti, che porterebbe agli stessi risultati di diminuzione dei diritti, salari e della sicurezza. Per ora questo provvedimento è stato ritirato, ma non c’è da fidarsi per il futuro. I sindacati hanno anche protestato (finalmente) per la fine anticipata a luglio del blocco dei licenziamenti (si prevede che quasi 600.000 lavoratori perderanno il lavoro, e molti lo hanno comunque già perso). I padroni ribattono che i licenziamenti permettono la ricollocazione dei lavoratori delle numerose aziende considerate “decotte” di cui è prevista la chiusura. Il governo li appoggia. Aspettiamoci il peggio e rimbocchiamoci le maniche.

Vincenzo Brandi




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