venerdì 29 maggio 2020

Ferdinando Renzetti: "La vera storia della civiltà umana non sta sui libri..."


La storia umana è completamente da riscrivere

Recentemente sono venuto a conoscenza, attraverso alcuni articoli pubblicati su Il Giornaletto di Saul,  delle tesi  primitiviste  propugnate da Enrico Manicardi nei suoi libri (https://www.ibs.it/libri/autori/enrico-manicardi) . Quel che mi stupisce è che Manicardi abbia aderito in pieno e adottato  tutta la critica alla storia di John Zerzan (https://it.wikipedia.org/wiki/John_Zerzan)... Ho letto qualche libro di Zerzan ed alcune idee le condivido, quel che non condivido assolutamente è la sua analisi storica. Zerzan ha lavorato in una biblioteca e si è nutrito di letture ufficiali, infatti nei suoi libri ci sono sempre tante citazioni. La sua analisi storica è quella fasulla che ci hanno fatto sempre credere, Adamo ed Eva, le scimmie, l'evoluzionismo la selezione della specie, etc.,  che sono tutte idee forvianti almeno per come formulate e comunicate. 

Quel che ci si dimentica in questa bella fola sul processo di civilizzazione, del passaggio da cacciatori raccoglitori ad agricoltori allevatori,  è  che la terra ha avuto un'altra storia completamente sconosciuta o quasi di cui rimangono misteriose tracce architettoniche sparse per il pianeta. Pietre, tante pietre ammucchiate in tutti i modi gigantesche o piramidali con tecniche costruttive  incredibilmente  evolute. 
Costruzioni e manufatti orientati e allineati con il cosmo e sensibili attraverso il buio e la luce ai fenomeni atmosferici e terrestri come le energie sotterranee acqua e minerali e spesso pure in rete sul territorio. Computer in pietra pazzeschi di una civiltà super evoluta che non ha lasciato altre tracce tipo scheletri vasellami tombe o almeno noi non li vediamo e magari stanno davanti ai nostri occhi,  mentre Zerzan e Manicardi  ci vengono ancora a parlare di raccoglitori-cacciatori ed allevatori-agricoltori. 

LA TEORIA DEL CACCIATORE-RACCOGLITORE: UNA VERIFICA SPERIMENTALE ...

Vero che nella seconda parte della civiltà, quando è iniziata la storia che conosciamo, certi processi possono essere anche veritieri anche se non ci lavorerei troppo di fantasia perché semplicemente la storia non esiste in quanto tale, nel senso che non è mai quella che ci viene raccontata dai libri, infatti sembrano a volte più attendibili quelli che percepiscono la memoria akashica, i cosiddetti veggenti o psicostorici,  come  Paolo D'Arpini per altro (http://paolodarpini.blogspot.com/2017/12/psicostoria-la-memoria-intrinseca-degli.html), che riferiscono tutta un'altra storia magari più  fantastica,  anche se spesso più vicina alla verità rispetto a quella che ci hanno raccontato e continuano a raccontarci sui libri "ufficiali". Basta leggere le tesi di Giorgio de Santillana come "fato antico fato moderno", oppure  "la piramide rovesciata" di Pietro Laureano per cominciare a farci anche un'altra idea e parlarne e confrontarci. 

Per esempio ultimamente mi è capitato di venire a conoscenza della teoria di alcuni studiosi marchigiani (pubblicata dalla rivista la Rucola di Macerata) sulla storia alternativa di Carlo Magno, espropriata dal Metternich e da Napoleone e trasposta dalle Marche ad Aquisgrana. Sembrerebbe  una ipotesi  fantasiosa che comunque non va accantonata perché la storia, quella vera, quella della classe dominante spesso è stata e viene tuttora manipolata a piacimento dai governanti. 

E comunque nella memoria akashika delle sub culture che non hanno mai scritto libri e imposto ad altri il loro concetto di storia ci sono racconti veramente interessanti spesso trasmessi inconsapevolmente, come un canto tradizionale salentino che dice: "questa mattina mi sono svegliato, mi sono affacciato alla finestra e ho trovato il mio primo amore...",  tutti pensano alla fidanzata in realtà è il Sole e attraverso una canto si è trasmesso per millenni il ricordo del culto solare. Infatti il canto poi dice che vuole andare dal padre, dal sacerdote a confessare il suo amore e la penitenza che lui gli ha dato per aver  abbandonato il suo primo amore, il culto del sole,  ed il padre gli risponde che meglio è morire piuttosto che abbandonare il primo amore... 

D'altra parte è ovvio, come in quella storiella di Sheik Nasruddin di un tale che nottetempo cercava una cosa perduta sotto un lampione perché era l'unico posto dove ci si vedeva e non perché avesse perduto la sua cosa  in quel posto. Questa metafora potrebbe funzionare anche più in generale per la condizione umana nel senso che noi per natura organica siamo portati a stare al sole alla luce e sotto all'unico lampione che conosciamo, il sole, anzi per noi la vita è impossibile  allontanarci di poco da questo lampione. Già ai poli è difficoltosa la sopravvivenza, immaginiamoci allo zero assoluto, meno 273 gradi,  sarebbe impossibile.  Inoltre nel cosmo il concetto di temperatura è relativo resta la certezza che lontano dal sole lontano dal calore la vita almeno la nostra non avrebbe nessuna speranza di sopravvivenza o di esistenza stessa.

Ferdinando Renzetti - ferdinandorenzetti@libero.it


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