Il caso Aldo Moro e l’agguato di via Fani, di quel 9 maggio 1978, fa ancora discutere. Molti sono i dubbi su come quegli eventi si siano realmente svolti. Ad esempio Aldo moro era prigioniero presso un luogo segreto conosciuto solamente dai membri delle BR? Risposta: no! Era tenuto sotto controllo anche dai carabinieri, di leva. Chi osa affermare ciò? Solamente un tale Ferdinando Imposimato, già Presidente Onorario Aggiunto della Suprema Corte di Cassazione.
Gli anni di piombo sono ancora pendenti, non è una semplice epifania del passato. Anzi con i tempi che corrono forse presto potrebbero tornare indietro. Non che non possano esistere “manovre di regime” dietro quei fatti e dietro i fatti che verranno. Perché non dimentichiamo che il regime è la stessa partitocrazia di sempre insita nella repubblica.
Le attuali condizioni disastrate del nostro paese stanno creando uno scambio sempre più acceso di accuse incrociate fra i "diversi" Partiti Politici, ma è solo un pro-forma, lo dimostrano i Media patologicamente soggetti al sistema ed affetti dalle infinite filosofie di interessi personali.
Intanto gli affaristi attendono che lo Stato Finanzi la "ripresa", post coronavirus, con i soldi sottratti ai servizi essenziali, mentre i lavoratori (forse meglio definirli "disoccupati") devono sopportare le decisioni, spesso ingiuste e fortemente contrastate che provengono dal Potere, con la solenne libertà di non aprire bocca e soprattutto di controllare i propri istinti furiosi restando chiusi in casa, mascherati...
Ma in definitiva, cosa è cambiato dopo la scomparsa di Moro? Risposta: vi fu quello che si usa definire il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia. Si sospetta infatti che Aldo Moro fu eliminato proprio perché stava avviando un processo di affrancamento dalle banche centrali (vedi le famose cinquecento lire di carta emesse direttamente dal ministero del tesoro con i decreti del presidente della repubblica il D.P.R. 14-2-1974 ed il D.P.R. 5-6-1976). Moro fece passare insieme a Leone nel 74-76 l’emissione di moneta cartacea a corso legale riprendendosi parte della sovranità che la costituzione attribuisce allo stato e non alla banca centrale che è privata.
Eliminato Moro il processo di privatizzazione avanzava con la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, maturato nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!).
Già nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private che le avevano acquistate dai principali gruppi bancari, quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma, che ne garantivano la maggioranza pubblica. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch, etc.
E la privatizzazione e dismessa dei beni nazionali non è andata avanti anche negli anni recenti, con Draghi o con il governo Monti ed altri? I politici italiani sono stati dipendenti e dirigenti di corporation, ci hanno mentito e sfruttati con la scusa del debito pubblico o dello spread (da essi stessi provocati).
Insomma, la politica dello struzzo non è utile alla crescita …e si dice anche che il medico pietoso fa la piaga purulenta, si potrà smettere di parlarne allorché si è riconosciuta l’origine del male. La politica, quella vera, è continuo aggiustamento alle situazioni presenti e superamento degli ostacoli che si incontrano lungo il percorso, altrimenti è semplicemente procedere con il paraocchi…
Paolo D'Arpini
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