domenica 15 maggio 2016

Petrolio, pane e acqua calda



Sono Ciccio Schembari, ho 73 anni. Vivo a Ragusa e, in ossequio al proverbio “Natale col sole e Pasqua col tizzone” qua è cattivo tempo: pioggia e freddo. Però stamani mi sono svegliato e nella mia casa c’era un dolce tepore per via che il riscaldamento s’era acceso automaticamente un’ora prima, poi mi sono lavato la faccia con acqua calda, ho acceso il gas e ho fatto un buon caffè e una buona colazione e dopo mi sono fatto una doccia vivificante. Questo a casa mia e in tutte le case di Ragusa.

Questo confort, a casa mia come nelle case di tutti i ragusani, esiste oggi grazie al metano e al petrolio che arrivano dalla Libia. 

Io apprezzo molto questo e per l’età avanzata e perché da ragazzo non avevo l’acqua corrente in casa, né fredda né calda, e non avevo riscaldamento e ci si faceva il bagno una volta a settimana, quando non faceva troppo freddo, altrimenti si rimandava alle settimane e magari ai mesi successivi. 

Allora mi sono chiesto: se io fossi un cittadino libico che ha metano e petrolio nella sua terra e non ha questo confort e neanche l’acqua corrente in casa, come reagirei? Cosa penserei? 

Mi sono anche domandato: esiste un piano politico ed economico che abbia l’obiettivo di portare l’acqua, fredda e calda, in tutte le case della Libia, della Siria, della Palestina, del mondo? La priorità delle priorità dell’ONU, della FAO, dei capi di Stato e di tutti quelli che hanno potere su questa terra non dovrebbe essere: un chilo di pane o di riso per ogni essere umano e l’acqua, fredda e calda, in tutte le case? Cosa c’è di più importante? Qualcuno sa indicare una cosa che sia più importante di questa?

Ciccio Schembari

Articolo pubblicato sul n. 129/2016 "Oronero" della rivista on line www.operaincerta.it

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