lunedì 1 agosto 2022

Un chiarimento di Andrea Zhok - Uniti per la Costituzione con “Italia Sovrana e Popolare”




Dedico questo post ad una spiegazione pubblica che ho già dato a molti privatamente. Mi scuso per la tematica personale,  non necessariamente di interesse generale, ma questo è uno di quei casi in cui il personale è politico.

Prendiamola larga.

Nell’ultimo anno le vicende politiche hanno preso l’ennesima accelerazione in una direzione tecnocratica e seriamente autoritaria. 

Come molti ho vissuto questo momento come la goccia che fa traboccare il vaso, che non mi permetteva di rimanere politicamente alla finestra (anche perché la proverbiale “torre d’avorio” dove gli intellettuali solgono rifugiarsi è oramai attaccata ogni giorno con catapulte e olio bollente…).

Di fronte al senso di frustrazione diffuso in ampia parte della popolazione per non avere alcuna voce in difesa ed alcuna rappresentanza istituzionale, due istanze sono emerse:

1) La prima era una richiesta impellente di provare a fornire questa rappresentanza alternativa sul piano politico (anche perché in molti avevano capito che la difesa fondata solo sull’associazionismo e sul volontarismo, senza rappresentanza istituzionale, poteva essere spazzata via in ogni momento – gli eventi del 15 ottobre al porto di Trieste erano stati esemplari.)

2) La seconda era un mandato chiarissimo dal basso a cercare una soluzione il più unitaria e comprensiva possibile che potesse avere in comune l’esigenza di porre un argine al debordare dell’arbitrio autoritario, all’esautoramento del parlamento, al perenne emergenzialismo con confisca dei diritti più elementari.

Per tentare di dare seguito a queste istanze avevo iniziato a collaborare con l’unica rappresentanza parlamentare rimasta su posizioni di opposizione, ovvero la componente dei fuoriusciti dal M5S che avevano fondato “Alternativa”.

Per mesi come coordinatore regionale FVG di Alternativa, sulla base di quel mandato nei due punti di cui sopra, abbiamo dato forma ad un gruppo affiatato, e abbiamo collaborato lealmente e proficuamente con molte altre forze “di area”. Incidentalmente l’unica forza di area che si era sempre sottratta costantemente ad ogni incontro, ogni discussione e ad ogni manifestazione comune era Italexit di Paragone, che ha sempre dichiarato che sarebbe corsa in solitaria alle prossime elezioni. 

D’un tratto, a causa della caduta del governo e dell’indizione di elezioni a tempo di record, quel processo, che certamente abbisognava di molto più tempo per maturare, è stato interrotto, e purtroppo è stato interrotto proprio dalla componente politica in cui mi riconoscevo, che, non senza interna conflittualità, ha deciso all’ultima curva di spostare l’asse e di entrare in Italexit di Paragone. 

Quest’operazione per la gran parte del gruppo con cui lavoravo sul territorio era non solo deludente, ma proprio inaccettabile. La ragione era molto semplice: era una mossa che tradiva il percorso avviato finora, che smentiva comportamenti e atteggiamenti, che rompeva legami di amicizia politica che si erano creati localmente e che soprattutto incrementava la spaccatura del “fronte del dissenso”, cosa che era l’opposto di quanto richiesto costantemente dalla base.

So che in politica queste operazioni basate su calcoli elettorali, magari realistici, magari prudenziali, sono tutt’altro che strane e personalmente non ho maturato nessun astio o inimicizia verso gli ex compagni di strada che hanno deciso di farlo, e per cui ho immutata stima. 

Però credo che quanto fatto sia politicamente un grave errore e inoltre, sul piano umano (e questo vale per molti) io non riesco a trasformare in cinque minuti, sulla base di una decisione a freddo piovuta dall’alto, gli amici di prima in avversari e quelli che ci snobbavano in alleati. Mio limite.

Ho perciò rassegnato le dimissioni da coordinatore regionale di “Alternativa”, e ho comunicato ai gruppi alleati con cui avevamo collaborato (ora raccolti sotto “Italia Sovrana e Popolare”) la volontà di molti militanti e mia di proseguire nel percorso di collaborazione precedente.

Per questa ragione ora sto cercando di aiutare “Italia Sovrana e Popolare” nella titanica impresa di raccogliere le firme necessarie in agosto, e per questa stessa ragione ho accettato la candidatura come capolista al Senato nella regione Friuli Venezia Giulia. 

Se prima si partiva in salita, ora si parte in salita e con una gomma bucata, ma per il mio gusto personale restare nella zona di comfort del mugugno social, mentre il Titanic affonda, non è più un’opzione.

 Andrea Zhok



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