Sfortunatamente non si è potuto arrivare a una lista alternativa nazionale unica, cosa che, per la componente di ignavi del nostro corpo elettorale, richiederebbe la rinuncia alla battaglia e giustificherebbe l’astensione. Posizione di chi pensa di influire su eventi e storia non essendoci e che contraddice sia la logica che la fisica. Posizione, di conseguenza, graditissima al regime oligarchico, che si sentirebbe legittimato, anzi agevolato, anche se la partecipazione al voto si riducesse ai minimi termini. Per i cinici e corrotti autocrati che ci troviamo in casa, non è mai stato un problema. Gli USA insegnano.
Posizione, infine, narcisisticamente adottata da alcuni personaggi di vertice dei movimenti del dissenso, meritoriamente organizzati e presenti nelle piazze durante questi quasi tre anni di contrasto politico, sociale e culturale ai protagonisti della dittatura sanitaria e delle guerre d’aggressione. Ma posizione che non sembra condivisa dal popolo manifestante, visto il formidabile passaggio dei cittadini liberi e pensanti dalle piazze alla raccolta delle firme.
In questo volo d’uccello sulle tre numericamente più consistenti e politicamente più articolate liste, pur partendo da un mio evidente punto di vista, provo di evitare i toni aggressivamente critici e, in certi casi, scompostamente diffamatori, che si sono sentiti nel corso di questa competizione. Toni, diserzioni, ripensamenti, scoperte di improprietà mai constatate prima, che si sarebbero potuti e dovuti riservare ai giorni successivi al 25 settembre. Quando nella trincea opposta si piagnucola, ci si accapiglia, il nemico se la ride, concetto elementare che qualcuno non ha appreso.
Traccheggiare, sorvolare, trascurare, come altre liste vanno facendo, quando invece si tratta di prendere posizioni nette, aperte, anche coraggiose, alla luce delle potenze manipolatorie e demonizzanti scatenate dagli aggressori globali, significa non solo non aver capito la posta in gioco, o subire la logora sindrome dei cavalli dei cosacchi alle fontane di San Pietro. Significa che qui casca l’asino. L’asino proprio.
Fulvio Grimaldi - https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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