martedì 30 luglio 2019

La natura privilegia la biodiversità...


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"La natura privilegia la biodiversità..."   (Saul Arpino)

Nel’ultimo secolo il mondo non sta andando verso l’unificazione bensì verso la separazione e diversificazione politica. Dimostrazione: alla fine della seconda guerra mondiale le nazioni erano una ottantina, oggi son circa duecento, più del doppio. Ma allora, ha senso che l’unione europea voglia procedere aggregando e unendo, assieme ai trattati internazionali di libero scambio, invece di favorire la differenziazione?

Per sostenere i processi aggregativi e globalitari bisognerebbe dimostrare che siano preferibili a quelli separatisti.

Ma la logica dell’analisi economica ci dice il contrario, supportando il dato storico della separatività: in un mondo nel quale l’informazione viaggia sempre più veloce, e più velocemente delle merci, sono più razionali e funzionali i processi decisionali locali rispetto a quelli centralistici aggregativi.

E’ dispersivo e controfunzionale demandare ogni decisione ai vertici di una piramide, quando la disponibilità diffusa di informazione e di comunicazione rende possibile ed agevole prenderle localmente.

Le tradizionali difficoltà dei macrosistemi, sempre destinati a frantumarsi, possono oggi essere evitate attraverso una rete interattiva di microsistemi capaci di autonomia decisionale, ciascuno in interazione con gli altri con i quali deve collaborare, senza passare attraverso grandi reti gerarchiche.

Questo non significa eliminare i confini naturali, con tutte le loro caratteristiche, significa poterli attraversare decisionalmente senza attendere le risoluzioni di enormi sistemi affetti da gigantismo. Preservando dunque la capacità di ogni bioregione di legiferare le norme necessarie a proteggere la propria specifica economia, a giusta difesa preventiva da ogni dumping concorrenziale internazionale.
Dunque  globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.

Vincenzo Zamboni – vincenzo.zamboni@gmail.com

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domenica 28 luglio 2019

L'accademia Europea delle Scienze chiede più attenzione per il clima


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Secondo l'Accademia europea delle scienze la priorità a livello politico è quella di stabilizzare il clima e aumentare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra con l’obiettivo di raggiungere un’economia a zero emissioni fossili entro il 2050.


In un recente lavoro l’Accademia Europea delle Scienze (ESASAC) si è occupata di cambiamento climatico, evidenziando alcune importanti sfide da mettere in atto, in particolare la riduzione delle emissioni in atmosfera e il monitoraggio degli eventi metereologici estremi.

Molta attenzione, in questo report, è dedicata agli effetti sulla salute, che sono complessi, non solo perché sono sia diretti che indiretti, ma anche in quanto si intersecano con molte questioni, come l’urbanizzazione, l’invecchiamento e le abitudini della popolazione.

I messaggi che l’Accademia delle Scienze lancia sono i seguenti:
  • il cambiamento climatico è su scala globale, risulta attribuibile all’attività umana e sta già colpendo la salute umana con un rischio sempre maggiore nel futuro
  • è necessario assumere decisioni importanti in breve tempo per far sì che le temperature non si alzino sopra i due gradi rispetto a livello pre-industriale, già questo ridurrebbe i rischi per la salute umana
  • alcuni benefici sulla salute si potrebbe ottenere, nel breve termine, optando per la decarbonizzazione, la riduzione delle emissioni in atmosfera e l’adozione di misure di mitigazione dei cambiamenti climatici
  • gli effetti del cambiamento climatico sulla salute non sono confinati all’Europa ma vanno oltre i suoi confini
  • le soluzioni sono a portata di mano, ma sicuramente può essere fatto di più partendo dalle conoscenze attuali ma questo richiede una precisa volontà politica
  • la comunità scientifica ha un ruolo importante nel creare conoscenza e nel combattere l’ignoranza sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute e sui fattori che aumentano la vulnerabilità ma anche sulle strategie di mitigazione da adottare in stretta collaborazione con i decisori politici.
L'Accademia è consapevole dell'esistenza di trends divergenti e della difficoltà di attribuire, con precisione, alcuni impatti sulla salute a specifici mutamenti ambientali e climatici; nonostante ciò, è evidente che il cambiamento climatico abbia effetti sulla salute di tutti i cittadini dei paesi europei, e non solo. Questo, senza un tempestivo intervento, non potrà che peggiorare e le fasce di popolazione più colpite sono, e saranno sempre di più, gli anziani, i bambini, i malati, i migranti ed altri gruppi  emarginati della società.

Secondo l'Accademia europea delle scienze la priorità a livello politico è quella di stabilizzare il clima e aumentare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra con l’obiettivo di raggiungere un’economia a zero emissioni fossili entro il 2050.

A livello di società, è necessario costruire legami strategici tra adattamento e mitigazione, lavorando sul cambiamento climatico, ma anche sull’inquinamento e su altri settori. Questo presuppone la definizione di un chiaro confine tra ciò che è di competenza dell’UE e ciò che, invece, riguarda i singoli Stati con l'obiettivo di intergrare quanto più possibile le regole dell’una e degli altri.

Per quanto riguarda in particolare le politiche sanitarie, gli scienziati dell'Accademia sintetizzano il loro contributo nelle seguenti raccomandazioni.

 La salute deve divenire un elemento trasversale di tutte le politiche, per questo è necessario:
  1. riformare la strategia di adattamento per assicurare maggiore attenzione sulle conseguenze che i cambiamenti climatici hanno sulla salute
  2. valutare l’impatto reale sulla salute delle strategie di adattamento e mitigazione legate ai cambiamenti climatici, come ad esempio quelle che riguardano i trasporti, l’energia e il settore immobiliare/edilizio, la qualità dell’aria, l’economia circolare, la bioeconomia, le politiche di migrazione
  3. sviluppare sistemi alimentari sani e sensibili al cambiamento climatico sia a livello di nazione che di singole città in comune accordo con la politica agricola comune dell’UE
  4. promuovere linee guida per una dieta sostenibile, valutando se e come l’UE, ma anche i singoli paesi membri, possono usare questi criteri per influenzare le politiche legate alla produzione di cibo
  5. mettere in connessione il cambiamento climatico e gli obiettivi di salute con tutte le altre politiche non solo quelle dei paesi confinanti ma anche politiche internazionali, con particolare riferimento a quelle stabilite dall’Organizzazione mondiale della salute, dal G7 e dal G20.
La ricerca deve colmare i "gap" di conoscenza con un continuo impegno per comprendere i meccanismi dell’impatto dell’ambiente sulla salute
  1. raccogliendo dati
  2. individuando gruppi vulnerabili
  3. definendo scenari alternativi anche attraverso la modellistica
  4. implementando gli indicatori di esposizione e vulnerabilità
  5. valutando l'efficacia concreta dei processi di adattamento e delle politiche di resilienza e mitigazione.
I dati devono essere intergrati per rafforzare la comprensione dei legami tra rischio ed esposizione, inoltre devono essere approfonditi i rapporti tra ambiente, politiche socio-economiche e dati sanitari.

Il rischio legato alla salute e dovuto ai cambiamenti climatici deve essere oggetto di comunicazione, risulta urgente aumentare la consapevolezza di quali possano essere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute umana.
La comunità scientifica deve fare di più:
  1. comprendere quali sono i comportamenti individuali ma anche quelli collettivi
  2. opporsi alla disinformazione e alla polarizzazione delle idee 
  3. rafforzare la risposta attraverso maggiori servizi sanitari ed anche attraverso l’attività delle Agenzie europee.
Approfondisci leggendo il rapporto dell'Accademia Europea delle scienze

Accademia europea delle scienze: rapporto clima e salute
(Fonte: Arpat)

sabato 27 luglio 2019

Ucraina - NATO e neonazisti uniti

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Proseguono le indagini sui moderni arsenali scoperti in Piemonte, Lombardia e Toscana, di chiara matrice neonazista come dimostrano le croci uncinate e le citazioni di Hitler trovate insieme alle armi.
Resta però senza risposta la domanda: si tratta di qualche nostalgico del nazismo, collezionista di armi, oppure siamo di fronte a qualcosa di ben più pericoloso?
Gli inquirenti –  riferisce il Corriere della Sera  – hanno indagato su «estremisti di destra vicini al battaglione Azov», ma non hanno scoperto  «nulla di utile».
Eppure vi sono da anni ampie e documentate prove sul ruolo di questa e altre formazioni armate ucraine, composte da neonazisti addestrati e impiegati nel putsch di piazza Maidan nel 2014 sotto regia Usa/Nato e nell’attacco ai russi di Ucraina nel Donbass.
Va chiarito anzitutto che l’Azov non è più un battaglione (come lo definisce il Corriere) di tipo paramilitare, ma è stato trasformato in reggimento, ossia in unità militare regolare di livello superiore.
Il battaglione Azov venne fondato nel maggio 2014 da Andriy Biletsky, noto come il «Führer bianco» in quanto sostenitore della «purezza razziale della nazione ucraina, impedendo che i suoi geni si mischino con quelli di razze inferiori», svolgendo così «la sua missione storica di guida della Razza Bianca globale nella sua crociata finale per la sopravvivenza».
Per il battaglione Azov Biletsky reclutò militanti neonazisti già sotto il suo comando quale capo delle operazioni speciali di Pravy Sektor. L’Azov si distinse subito per la sua ferocia negli attacchi alle popolazioni russe di Ucraina, in particolare a Mariupol.
Nell’ottobre 2014 il battaglione fu inquadrato nella Guardia nazionale, dipendente dal Ministero degli interni, e Biletsky fu promosso a colonnello e insignito dell’«Ordine per il coraggio».
Ritirato dal Donbass, l’Azov è stato trasformato in reggimento di forze speciali, dotato dei carrarmati e dell’artiglieria  della 30a Brigata meccanizzata. Ciò che ha conservato in tale trasformazione è l’emblema, ricalcato da quello delle SS Das Reich, e la formazione ideologica delle reclute modellata su quella nazista.
Quale unità della Guardia nazionale, il reggimento Azov è addestrato da istruttori Usa e da altri della Nato.
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«Nell’ottobre 2018 – si legge in un testo ufficiale  – rappresentanti dei Carabinieri italiani hanno visitato la Guardia nazionale ucraina per discutere l’espansione della cooperazione in differenti direzioni e firmare un accordo sulla cooperazione bilaterale tra le istituzioni».
Nel febbraio 2019 il reggimento Azov è stato dislocato in prima linea nel Donbass.
L’Azov è non solo una unità militare, ma un movimento ideologico e politico. Biletsky – che  ha creato nell’ottobre 2016 un proprio partito, «Corpo nazionale» – resta il capo carismatico in particolare per l’organizzazione giovanile che viene educata, col suo libro «Le parole del Führer bianco», all’odio contro i russi e addestrata militarmente.
Contemporaneamente, Azov, Pravy Sektor e altre organizzazioni ucraine reclutano neonazisti da tutta Europa (Italia compresa) e dagli Usa. Dopo essere stati addestrati e messi alla prova in azioni militari contro i russi del Donbass, vengono fatti rientrare nei loro paesi, mantenendo evidentemente legami con i centri di reclutamento e addestramento.
Ciò avviene in Ucraina, paese partner della Nato, di fatto già suo membro, sotto stretto comando Usa.
Si capisce quindi perché l‘inchiesta sugli arsenali neonazisti in Italia non potrà andare fino in fondo. Si capisce anche perché coloro che si riempono la bocca di antifascismo restano muti di fronte al rinascente nazismo nel cuore dell’Europa.
Manlio Dinucci
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 Comitato promotore della campagna NO GUERRA NO NATO


venerdì 26 luglio 2019

"Politicamente scorretto" di Alessandro Di Battista


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“E’ proprio quando non si ha più nulla da perdere che si ricomincia a vincere” (Alessandro Di Battista, “Politicamente scorretto”)

Ho letto l’ultimo libro di Alessandro Di Battista, felicemente, eversivamente, titolato “Politicamente scorretto”. A mettere l’uno accanto all’altro, i due dioscuri del MoVimento, con le rispettive facce, parole, non ci si riesce a capacitare che si chiamino vicendevolmente “fratelli”. Per quanto fossero tali anche i figli di Adamo. A me pare che si debba smettere di pensare, come pensa lui, che il M5S sia tutto Di Maio. 

Fin da quando ho condiviso la battaglia, di valle, regione, nazione, Europa, mondo, dei No Tav, dei suoi combattenti, della sua immensa comunità, dei suoi protagonisti come Alberto Perino (vedi il docufilm “Fronte Italia, partigiani del Duemila”), e poi le altre lotte che scorrono come vene per tutto il corpo del paese, gli attivisti, il popolo dei 5 Stelle, i suoi elettori, dimostravano di essere il più forte antidoto ai tumori innestati da fuori e sviluppati da dentro. Non possono tutti essersi spenti. Si diano una mossa.

Se rinnoviamo la salutare pratica costi-benefici del benemerito e mai smentito ingegner Marco Ponti e l’applichiamo al governo detto gialloverde, otteniamo uno zero benefici e costi altissimi per la componente verde e una bilancia in precario equilibrio per quella gialla. Questo, fino a l’altro giorno. Quando Mattarella avrebbe avuto ancora qualche esitazione a proclamare “o UE, o USA, o Nato o niente”. Con il voto a Ursula von der Leyen e il passi al TAV, questo governo e quello che noi tutti abbiamo pensato fossero i 5 Stelle sono diventati incompatibili.

Un saluto ad Alessandro Di Battista, Nicola Morra, Paola Taverna, Alberto Airola, Roberta Lombardi, Gianluigi Paragone, tanti altri e, speriamo bene, Virginia Raggi...

Fulvio Grimaldi

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(Stralcio tratto da: https://fulviogrimaldi.blogspot.com/)

giovedì 25 luglio 2019

Solidarietà al Partito Comunista di Ucraina perseguitato


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Appello urgente dei comunisti ucraini ai comunisti e ai democratici di tutto il mondo

Con un'inaudita sentenza che viola in modo flagrante i diritti umani e le libertà democratiche, la Corte Costituzionale dell'Ucraina ha sancito la validità delle odiose leggi che riscrivono la storia del paese, criminalizzando i comunisti e arrivando persino a sostenere, nel dispositivo, qualcosa che dovrebbe fare rabbrividire qualsiasi antifascista del nostro paese e del resto del mondo: “"Una delle ragioni principali delle enormi perdite umane nell'URSS, in particolare in Ucraina, durante la Seconda Guerra Mondiale risiede nel fatto che il regime nazista e il regime comunista avevano la stessa essenza antiumana".

Sono parole che dovrebbero suscitare l'indignazione di chiunque prova ribrezzo di fronte a uno sfrontato tentativo di riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale e di distribuire spudoratamente le colpe dei crimini nazisti, equamente tra vittime e carnefici (con lo scopo evidente di rivalutare i carnefici, in particolare quei collaborazionisti ora riabilitati dalle autorità di Kiev che si resero responsabili dello sterminio di centinaia di migliaia di soldati dell'Armata Rossa, partigiani e civili, in particolare di religione ebraica). 

E' stupefacente che nel nostro paese, mentre imperversa una vergognosa campagna russofoba che si propone esclusivamente di accrescere la tensione per inasprire i rapporti con una Russia che rimane saldamente antifascista nelle parole e nei fatti (come dimostrano le numerose risoluzioni contro il risorgere e la glorificazione del nazi-fascismo presentate all'ONU, su cui i rappresentanti italiani hanno avuto la spudoratezza di astenersi), nessuno, tra i partiti politici presenti nelle aule parlamentari, si accorga di quanto di odioso avviene nella ex repubblica sovietica dell'Ucraina (che nel marzo del 1991, prima del colpo di Stato di Eltsin e dei rinnegati di Kiev e Minsk, aveva votato a stragrande maggioranza per la sua appartenenza all'Unione Sovietica), governata oggi da nostalgici che glorificano come eroi nazionali i suoi collaborazionisti con Hitler. 

Ed è addirittura scandaloso che la politica abbia quasi fatto finta di niente persino nel momento in cui, di fronte alla esemplare condanna a 24 anni di carcere del miliziano nazista della Guardia Nazionale Ucraina considerato responsabile dell'assassinio nel Donbass di un nostro connazionale, il reporter Andrea Rocchelli, le autorità di Kiev hanno solidarizzato con il condannato, definendolo un “eroe di guerra” (!!!). In questo caso, nessuna interrogazione è stata presentata e nessun cartello è stato innalzato nelle aule del parlamento, non un solo striscione è stato esposto sui balconi dei palazzi istituzionali e chi, nel 2014, dagli scranni del governo (e della presidenza della Camera) aveva solidarizzato con il colpo di Stato sostenuto da USA/UE/NATO, ora tace senza alcuna vergogna. 

Per parte nostra, nell'esprimere piena solidarietà al Partito Comunista di Ucraina continuamente perseguitato, ci auguriamo che almeno dalle forze comuniste italiane arrivino parole (e soprattutto fatti) a sostegno della lotta dei nostri coraggiosi compagni ucraini. 

Mauro Gemma 

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martedì 23 luglio 2019

Il silenzio aiuta l'intelligenza e mantiene in buona salute...


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Il silenzio fa bene al cervello e lo conferma un’analisi  che ha voluto utilizzare la quiete come uno strumento di marketing. Alcune persone sono state invogliate a visitare la Finlandia e sperimentare la bellezza di questa terra tranquilla. Dopodiché i partecipanti hanno pubblicato una serie di fotografie della natura, utilizzando lo slogan “Silenzio, per favore”. Questo paese permette di curarsi con una passeggiata nella natura, poiché si potrebbe utilizzare il silenzio come un vero e proprio punto di forza.
 

Mentre il mondo diventa sempre più caotico e confuso, c’è chi è alla
costante ricerca di una tregua che soltanto i luoghi silenziosi
possono offrire. Si tratta di una mossa molto saggia attraverso la
quale gli studi dimostrano che il silenzio è molto più importante per
il cervello di quanto si pensi. Un’analisi condotta nel 2013 e
pubblicata sulla rivista Brain ha monitorato gli effetti del suono e
della quiete sul cervello dei topi. E anche se il silenzio era
l’obiettivo principale dello studio, quello che è emerso è stato
sorprendente. Gli scienziati hanno scoperto che quando i topi sono
stati esposti a due ore di silenzio al giorno, hanno sviluppato nuove
cellule nell’ippocampo.
 
Quest’ultimo è una zona del cervello associata con la memoria,
l’emozione e l’apprendimento. La formazione di nuove cellule nel
cervello non equivale necessariamente a dei benefici per la salute,
tuttavia in questo caso, il ricercatore Imke Kirste afferma che le
cellule sembravano assumere il funzionamento dei neuroni. E’ stato
riscontrato quindi che il silenzio fa bene al cervello e aiuta le
nuove cellule generate a differenziarsi in neuroni e integrarsi nel
sistema. In questo senso, la quiete può letteralmente aumentare le
potenzialità del cervello.
 
Non solo, analizzando a fondo questo sorprendente fenomeno emerge che
il cervello è in grado di interiorizzare e valutare meglio le
informazioni durante i momenti di calma perché anche quando la mente è
a riposo, in realtà resta perennemente vigile. Questo meccanismo viene
messo in atto anche durante il processo di autoriflessione. Inoltre il
silenzio allevia lo stress e la tensione al contrario del rumore che
può avere degli effetti negativi sul nostro cervello con conseguente
aumento di ormoni dello stress. Pertanto, talvolta è indispensabile
fermarsi e godersi la pace offerta da un affascinante luogo
rilassante, al fine di apportare maggiore benessere al proprio stato
psicofisico.

Stare a lungo in luoghi silenziosi migliora la tua salute mentale
Yoga, benefici sul cervello: più lo pratichi, più aumentano i neuroni
Mangiare poco aiuta la salute del cervello. Lo dice la scienza
Troppo zucchero? Il cervello va in tilt, lo dice uno studio italiano
Cervello: l'alimentazione che fa bene alla mente
 
(Ricevuto da Simonetta Magni)


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lunedì 22 luglio 2019

Ecco perché Facebook censura gli articoli di Paolo D'Arpini



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Qualche amico mi chiede “come mai Facebook ti censura? Non mi sembra che i tuoi articoli siano volgari, tendenziosi o trattino argomenti scabrosi, forse si tratta di un errore, hai provato a scagionarti presso l'ufficio competente?” -  Beh, a riprova dell'inutilità di qualsiasi spiegazione  da parte mia riporto un dialogo relativo ad un argomento “controverso” riportato su Il Giornaletto di Saul di qualche tempo fa  (Articolo oscurato da Facebook del 20 luglio 2018):

Care, cari, mi è accaduta una cosa un po' strana, ma a pensarci bene l’avevo prevista. Ho condiviso in un gruppo chiuso il post: “Il popolo eletto ha la sua terra promessa, finalmente! - Scrive E.G.: “Ve la faccio breve. Il parlamento israeliano ha approvato una legge che definisce lo Stato d'Israele uno Stato esclusivamente ebraico, ecc. ” (...) - Ebbene ho avuto la riprova che i miei pensieri erano fondatamente giusti nel definire le persone. Nel post condiviso, alcuni si sono indispettiti per il post “antisemita”. Cosa c’è di strano Paolo-Saul? Ricordi quando ti dissi che non mi sarebbe mai stato concesso di dire ciò che tu avevi scritto?! Ciò è valso per molto meno… Oggi ho avuto conferma che ciò che noi non percepiamo come buono, travia costantemente i nostri pensieri, s’insinua in ogni piega del nostro essere e cospira con l’aiuto dei sentimenti per screditare il pensiero altrui. Ma ti giuro che mi sto divertendo molto a percepire il cristallo al centro della terra e mi sembra che mi chieda qualcosa…”

Mia rispostina: “...inutile sforzarsi di voler affermare una qualsiasi verità oggettiva in questo mondo. Ogni esperienza ha valore per noi stessi, talvolta può essere riconosciuta o apprezzata da altri che sono con noi in sintonia. Il coraggio di manifestare ciò che si ritiene giusto senza trarne vantaggio personale, anzi magari ricevendone danno, è comunque un aspetto della nostra evoluzione "spirituale", lo scrivo fra virgolette perché in realtà si tratta solo di crescita in intelligenza e coscienza. Noi siamo ciò che siamo sempre stati e sempre saremo, nel momento in cui potremo pienamente manifestarlo in una forma chiamiamo quella manifestazione una espressione della "Coscienza universale" (jnani, realizzato, illuminato, buddha, etc.). Il gioco della coscienza pur non ammettendo sostanziali cambiamenti nel nostro vero stato interiore ci porta ad assumere delle sembianze utili a interpretare parti nella commedia della vita...”

Paolo D'Arpini - spiritolaico@gmail.com

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Commento di J.M.: 

“Del resto era prevedibile vista l’origine…
Controllori e/o padroni di Google: Sergei Brin e Larry Page
Facebook: Mark Zuckerberg
Youtube: Sysan Wojcicki, che si dichiara “fiera delle sue origini..”
New York Times, comprato nel 1895 dalla famiglia Zuckerberg, che è riuscita in breve a sbarazzarsi, con metodi mafiosi, di testate concorrenti non ortodosse (per dettagli leggersi il librino a proposito di Henry Ford, quello delle macchine). Attualmente sotto controllo e padronanza di 8 famiglie iper-sioniste.
Stesso per CNN, ABC, NBC etc. per non parlare di Hollywood.
Sia pure con lentezza da far apparire supersonica la velocità della lumaca, il mondo alla larga sta abbandonando i notiziari di regime per le notizie indipendenti in rete. Il che, tra l’altro, incide sui redditi dei conglomerati che imboccano il popolo con fandonie. Ergo la censura.
Già la maggior parte di videos critici dell’ordocapitalimso e del sionismo sono oscurati in Europa. E quando non censurati in America, sono ostracizzati da Google, quindi praticamente introvabili.
Se, collettivamente, il popolo dell’Occidente avesse il modo di dimostrare che ha le palle, avrebbe da tempo chiesto che le reti di comunicazione sociale fossero temporaneamente nazionalizzate, invece di essere totalmente in mano di sappiam ben chi..."

sabato 20 luglio 2019

Condizionamento USA nei rapporti tra Italia Russia e Cina

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Lo stato delle relazioni tra Italia e Russia è «eccellente»: lo afferma il premier Conte ricevendo a Roma il presidente Putin. Il messaggio è tranquillizzante, anzi soporifero nei confronti dell’opinione pubblica. Ci si limita, fondamentalmente, allo stato delle relazioni economiche.
La Russia, dove operano 500 aziende italiane, è il quinto mercato extra-europeo per il nostro export e fornisce il 35% del fabbisogno italiano di gas naturale.
L’interscambio – precisa Putin – è stato di 27 miliardi di dollari nel 2018, ma nel 2013 ammontava a 54 miliardi. Si è quindi dimezzato a causa di quello che Conte definisce il «deterioramento delle relazioni tra Russia e Unione europea che ha portato alle sanzioni europee» (in realtà decise a Washington). Nonostante ciò vi è tra i due paesi una «intensa relazione a tutti i livelli».
Toni rassicuranti che ricalcano quelli della visita di Conte a Mosca nel 2018 e del premier Renzi a San Pietroburgo nel 2016, quando aveva garantito che «la parola guerra fredda è fuori dalla storia e dalla realtà». Prosegue così la sceneggiata.
Nelle relazioni con la Russia, Conte (come Renzi nel 2016) si presenta unicamente nelle vesti di capo di governo di un paese dell’Unione europea, nascondendo dietro le quinte l’appartenenza dell’Italia alla Nato sotto comando degli Stati uniti, considerati «alleato privilegiato».
Al tavolo Italia-Russia continua quindi a sedere, quale convitato di pietra, l’«alleato privilegiato» sulla cui scia si colloca l’Italia.
Il governo Conte dichiara «eccellente» lo stato delle relazioni con la Russia quando, appena una settimana prima in sede Nato, ha accusato di nuovo la Russia di aver violato il Trattato Inf  (in base alle «prove» fornite da Washington), accodandosi  alla decisione Usa di affossare il Trattato per schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia.
Il 3 luglio, il giorno prima della visita di Putin in Italia, è stata pubblicata a Mosca la legge da lui firmata che sospende la partecipazione russa al Trattato: una mossa preventiva prima che Washington ne esca definitivamente il 2 agosto.
Lo stesso Putin ha avvertito che, se gli Usa schiereranno nuove armi nucleari in Europa a ridosso della Russia, questa punterà i suoi missili sulle zone in cui sono dislocate.
È così avvertita anche l’Italia, che si prepara a ospitare dal 2020 le nuove bombe nucleari B61-12 a disposizione anche dell’aeronautica italiana sotto comando Usa.
Una settimana prima della conferma dell’«eccellente» stato delle relazioni con la Russia, il governo Conte ha confermato la partecipazione italiana alla forza Nato sotto comando Usa di 30 navi da guerra, 30 battaglioni e 30 squadre aeree dispiegabili entro 30 giorni in Europa contro la Russia a partire dal 2020.
Sempre in funzione anti-Russia navi italiane partecipano a esercitazioni Nato di guerra sottomarina; forze meccanizzate italiane fanno parte del Gruppo di battaglia Nato in Lettonia e la Brigata corazzata Ariete si è esercitata due settimane fa in Polonia, mentre caccia italiani Eurofighter Typhoon vengono schierati in Romania e Lettonia.
Tutto ciò conferma che la politica estera e militare dell’Italia viene decisa non a Roma ma a Washington, in barba al «sovranismo» attribuito all’attuale governo.
Le relazioni economiche con la Russia, e anche quelle con la Cina, poggiano sulle sabbie mobili della dipendenza italiana dalle decisioni strategiche di Washington.
Basta ricordare come nel 2014, per ordine di Washington, venne affossato il gasdotto South Stream Russia-Italia, con perdite di miliardi di euro per le aziende italiane. Con l’assoluto silenzio e consenso del governo italiano.
Manlio Dinucci 
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Comitato promotore della campagna NO GUERRA NO NATO

venerdì 19 luglio 2019

Von der Leyen ringrazia il movimento dei cinque (s)tonni (M5S)



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Asse franco-tedesco

Merkel e Macron sono due pedine dei Rothschild e il M5S è uno strumento politico creato principalmente dai Sassoon che sono anch'essi una famiglia di banchieri sionisti guarda caso imparentati con gli stessi Rothschild, condividendone gli "affari". 

E quando c'è un'emergenza il M5S deve togliere la maschera e mostrarsi per quello che è stato creato (agente di controllo e ripristino della mutazione degli scenari politici) questo è quanto è successo a Bruxelles attraverso l'analisi di Giuseppe Palma:

"Per essere eletta, alla  von der Leyen servivano 376 voti. Non uno di meno. Ne ha ottenuti 383, appena 9 in più della maggioranza richiesta. Senza i 14 voti del  M5S, non sarebbe mai stata eletta. I 5 Stelle hanno determinato l'elezione di una tra le più terribili sostenitrici dell'austerità e dei vincoli di bilancio.


Se fosse saltata la sua elezione, oltre a verificarsi un fatto storico senza precedenti, avrebbe probabilmente avuto fine l'egemonia dell'asse franco-tedesco, che tanto male ha fatto - e fa - al nostro Paese.


Dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Hanno semplicemente fatto la fine del tonno nella scatoletta".



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(Fonte: Sa Defenza)


Articolo d'agenzia collegato:
 http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/07/16/voti-m5s-determinanti-per-von-der-leyen_7cd784be-339d-4272-8b71-c7d750105fa7.html

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giovedì 18 luglio 2019

Fine della corsa... La grande contraddizione nel nostro rapporto con gli animali...



Molti di noi inorridiscono al solo pensiero che a tavola ci possano servire carne di cane o di gatto. Il sistema di credenze alla base delle nostre abitudini alimentari si fonda infatti su un paradosso: reagiamo ai diversi tipi di carne perché percepiamo diversamente gli animali da cui essa deriva. In modo inconsapevole abbiamo aderito al carnismo, l'ideologia violenta che ci permette di mangiare la carne solo "perché le cose stanno così". 

Melanie Joy analizza le motivazioni psicologiche e culturali di questa "dittatura della consuetudine" e della sua pervasività; di come, attraverso la rimozione, la negazione e l'occultamento dell'eccidio di miliardi di animali, il sistema in cui siamo immersi mantiene obnubilate le coscienze, fino a persuaderci che mangiare carne più volte al giorno sia naturale, normale e quindi necessario. 

Intervistando i vari protagonisti dell'industria della carne, esaminando le cifre dei suoi profitti e dei suoi disastri ambientali, mette in luce gli effetti collaterali sulle "altre" vittime: chi lavora negli allevamenti intensivi e nell'inferno dei mattatoi industriali di ogni latitudine; i consumatori sempre più esposti ai rischi di contaminazioni e insalubrità; l'ambiente stesso, e il nostro futuro sul pianeta.

Francesco Pullia

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