"La natura privilegia la biodiversità..." (Saul Arpino)
Nel’ultimo secolo il mondo non sta andando verso l’unificazione bensì verso la separazione e diversificazione politica. Dimostrazione: alla fine della seconda guerra mondiale le nazioni erano una ottantina, oggi son circa duecento, più del doppio. Ma allora, ha senso che l’unione europea voglia procedere aggregando e unendo, assieme ai trattati internazionali di libero scambio, invece di favorire la differenziazione?
Per sostenere i processi aggregativi e globalitari bisognerebbe dimostrare che siano preferibili a quelli separatisti.
Ma la logica dell’analisi economica ci dice il contrario, supportando il dato storico della separatività: in un mondo nel quale l’informazione viaggia sempre più veloce, e più velocemente delle merci, sono più razionali e funzionali i processi decisionali locali rispetto a quelli centralistici aggregativi.
E’ dispersivo e controfunzionale demandare ogni decisione ai vertici di una piramide, quando la disponibilità diffusa di informazione e di comunicazione rende possibile ed agevole prenderle localmente.
Le tradizionali difficoltà dei macrosistemi, sempre destinati a frantumarsi, possono oggi essere evitate attraverso una rete interattiva di microsistemi capaci di autonomia decisionale, ciascuno in interazione con gli altri con i quali deve collaborare, senza passare attraverso grandi reti gerarchiche.
Questo non significa eliminare i confini naturali, con tutte le loro caratteristiche, significa poterli attraversare decisionalmente senza attendere le risoluzioni di enormi sistemi affetti da gigantismo. Preservando dunque la capacità di ogni bioregione di legiferare le norme necessarie a proteggere la propria specifica economia, a giusta difesa preventiva da ogni dumping concorrenziale internazionale.
Dunque globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.
Dunque globalitari e mondialisti dai grandi progetti piramidali centralistici sostengono una tesi regressiva, antistorica, antilogica, e controfattuale.
Vincenzo Zamboni – vincenzo.zamboni@gmail.com
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