venerdì 29 giugno 2018

Migranti: lo schiavismo del mercato globale ....


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Dagli Stati uniti all’Europa, la «crisi dei migranti» suscita accese polemiche interne e internazionali sulle politiche da adottare riguardo ai flussi migratori. Ovunque però essi vengono rappresentati secondo un cliché che capovolge la realtà: quello dei «paesi ricchi» costretti a subire la crescente pressione migratoria dai «paesi poveri». 


Si nasconde la causa di fondo: il sistema economico che nel mondo permette a una ristretta minoranza di accumulare ricchezza a spese della crescente maggioranza, impoverendola e provocando così l’emigrazione forzata. 

Riguardo ai flussi migratori verso gli Stati uniti, è emblematico il caso del Messico. La sua produzione agricola è crollata quando, con il Nafta (l’accordo nordamericano di «libero» commercio), Usa e Canada hanno inondato il mercato messicano con prodotti agricoli a basso prezzo grazie alle proprie sovvenzioni statali. 

Milioni di contadini sono rimasti senza lavoro, ingrossando il bacino di manodopera reclutata nelle maquiladoras: migliaia di stabilimenti industriali lungo la linea di confine in territorio messicano, posseduti o controllati per lo più da società statunitensi, nei quali i salari sono molto bassi e i diritti sindacali inesistenti. In un paese in cui circa la metà della popolazione vive in povertà, è aumentata la massa di coloro che cercano di entrare negli Stati uniti. 

Da qui il Muro lungo il confine col Messico, iniziato dal presidente democratico Clinton quando nel 1994 è entrato in vigore il Nafta, proseguito dal repubblicano Bush, rafforzato dal democratico Obama, lo stesso che il repubblicano Trump vorrebbe ora completare su tutti i 3000 km di confine.

Riguardo ai flussi migratori verso l’Europa, è emblematico il caso dell’Africa. Essa è ricchissima di materie prime: oro, platino, diamanti, uranio, coltan, rame, petrolio, gas naturale, legname pregiato, cacao, caffè e molte altre. 

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Queste risorse, sfruttate dal vecchio colonialismo europeo con metodi di tipo schiavistico, vengono oggi sfruttate dal neocolonialismo europeo facendo leva su élite africane al potere, manodopera locale a basso costo e controllo dei mercati interni e internazionali. 

Oltre cento compagnie quotate alla Borsa di Londra, britanniche e altre, sfruttano in 37 paesi dell’Africa subsahariana risorse minerarie del valore di oltre 1000 miliardi di dollari. 

La Francia controlla il sistema monetario di 14 ex colonie africane attraverso il Franco CFA (in origine acronimo di «Colonie Francesi d’Africa», riciclato in «Comunità Finanziaria Africana»): per mantenere la parità con l’euro, i 14 paesi africani devono versare al Tesoro francese metà delle loro riserve valutarie. Lo Stato libico, che voleva creare una moneta africana autonoma, è stato demolito con la guerra nel 2011. 

In Costa d’Avorio (area CFA), società francesi controllano il grosso della commercializzazione del cacao, di cui il paese è primo produttore mondiale: ai piccoli coltivatori resta appena il 5% del valore del prodotto finale, tanto che la maggior parte vive in povertà. Questi sono solo alcuni esempi dello sfruttamento neocoloniale del continente. 

L’Africa, presentata come dipendente dall’aiuto estero, fornisce all’estero un pagamento netto annuo di circa 58 miliardi di dollari. 

Le conseguenze sociali sono devastanti. Nell’Africa subsahariana, la cui popolazione supera il miliardo ed è composta per il 60% da bambini e giovani di età compresa tra 0 e 24 anni, circa i due terzi degli abitanti vivono in povertà e, tra questi, circa il 40% – cioè 400 milioni – in condizioni di povertà estrema. 

La «crisi dei migranti» è in realtà la crisi di un sistema economico e sociale insostenibile.
   
Manlio Dinucci

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(il manifesto, 26 giugno 2018) 

giovedì 28 giugno 2018

USA. Crolla l'impero

mercoledì 27 giugno 2018

Pirateria nel Mediterraneo - Diritto internazionale e mercanti di schiavi (ong)


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Augusto Sinagra, eminente giurista, già docente di diritto internazionale, ha fatto delle interessanti considerazioni che vale la pena conoscere. Secondo il diritto internazionale le navi devono battere bandiera. Essa è quella dello stato nei cui registri navali sono registrate. Esse sono una “proiezione mobile” dello stato di riferimento e sulla nave si applicano tutte le leggi di quello stato. Sono praticamente una porzione mobile di quello stato.

(Vedi: https://it.blastingnews.com/cronaca/2018/06/video/augusto-sinagra-salvini-ha-ragione-alclune-navi-ong-sono-navi-pirata-004991955.html)

Secondo il famoso “Regolamento di Dublino” è il primo stato con il quale vengono a contatto che deve farsi carico dei “migranti”. Quindi se la nave che in acque internazionali raccoglie dai barconi gli africani in mezzo al mare batte, poniamo il caso, bandiera olandese, per il diritto internazionale è come se essi fossero arrivati in Olanda. Ed è quindi l’Olanda che deve farsene carico. Se la nave batte bandiera tedesca è come fossero arrivati in Germania e via dicendo. 


Non c’è quindi alcun motivo né giustificazione giuridica perché dei “migranti” salvati dalle navi delle Ong battenti bandiera di vari stati europei devano essere sbarcati in Italia e poi sia l’Italia a dover farsene carico. Se essi vengono accolti su una nave battente bandiera tedesca il primo stato con cui sono venuti a contatto è la Germania e quindi è lì che anche secondo il Trattato di Dublino devono essere portati.

C’è anche il caso di alcune navi battenti bandiera Olandese ad una verifica non sono risultate iscritte nei registi navali del Regno d’Olanda. In questo caso, sempre secondo il diritto internazionale, esse sono considerate “navi pirata”. E ogni stato ha il diritto/dovere di impedirne la navigazione sequestrandole ed arrestandone il comandante e l’equipaggio. Semplice no?


Paolo Danieli

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(Fonte: http://www.lofficina.org/ong-diritto-internazionale-e-pirati)

lunedì 25 giugno 2018

L'aria che ci ammala - Questionario UE


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La Commissione Europea ha aperto una procedura di consultazione pubblica con gli Stati membri per acquisire informazioni su esperienze ed opinioni sull’attuazione delle Direttive della UE in materia di qualità dell’aria:
  • Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa,
  • Direttiva 2004/107/CE concernente l'arsenico, il cadmio, il mercurio, il nickel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell'aria ambiente.
Tali direttive stabiliscono le norme di qualità dell’aria e i requisiti necessari per garantire che gli Stati membri monitorino e/o valutino la qualità dell’aria sul loro territorio, in modo idoneo, armonizzato e comparabile.
La consultazione pubblica fa parte del controllo di adeguatezza delle due Direttive, controllo che integra ed estende l’analisi approfondita realizzata nel quadro della revisione della politica in materia di aria del 2013 (COM (2013) 918).
Le conclusioni del controllo di adeguatezza saranno utilizzate per alimentare ulteriori riflessioni sulla rispondenza o meno delle Direttive ai loro scopi, per capire quindi quanto costituiscano ancora il quadro legislativo appropriato per garantire la protezione da impatti negativi e rischi per la salute umana e l’ambiente.
Per raccogliere le opinioni la Commissione ha pertanto pubblicato sul proprio sito Web uno specifico questionario con il quale si intende conoscere:
  • il livello di consapevolezza delle sfide in materia di qualità dell’aria in generale e la conoscenza delle direttive sulla qualità dell’aria ambiente in particolare;
  • se e come le direttive sulla qualità dell’aria ambiente abbiano contribuito a migliorare la qualità dell’aria in Europa;
  • se le disposizioni delle direttive sulla qualità dell’aria ambiente continuino a essere pertinenti, efficaci, efficienti e coerenti con le altre politiche comunitarie e nazionali e quale sia il loro valore aggiunto a livello dell’UE.
La consultazione pubblica è aperta a tutti, sia ai soggetti competenti alla valutazione e gestione della qualità dell’aria sia ai privati cittadini, e si chiuderà il 31 luglio 2018.
Per completare il questionario occorrono circa 20 minuti ed è possibile sospenderlo in qualsiasi momento e continuarlo in seguito.

Le risposte possono essere fornite in qualsiasi lingua ufficiale dell’UE.


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(Fonte: Arpat)
Direttive europee sulla qualità dell'aria: quanto sono adeguate?

domenica 24 giugno 2018

Grecia. Helliniko è salva


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Ho appena appreso che una delle più valide, coraggiose e utili manifestazioni del volontariato greco, la Clinica autogestita di Helliniko ad Atene, è salva. Opera da quando è precipitata la crisi greca e con essa la sanità del paese, rimasta privilegio di pochi, privata di fondi, personale, mezzi, in virtù dei memorandum della Troika e della subalternità del governo Tsipras. Medici, infermieri, farmacisti e volontari di varia professionalità si sono impegnati a sopperire, per quanto possibile e con l’aiuto di donatori anche stranieri, alle spaventose carenze della sanità pubblica fornendo tutti i servizi clinici e farmacologici a un numero incalcolabile di pazienti senza mezzi.

 Ho descritto questa situazione e lo straordinario lavoro di questi miei generosi amici nel documentario “O la Troika o la Vita”.

 A inizio giugno agli operatori di Helliniko era stato intimato lo sgombero entro la fine del mese onde consentire ai proprietari dei terreni di rientrarne in possesso ai fini evidenti di una speculazione edilizia. Un soprassalto di coscienza del governo ha impedito questo esito scandaloso e tragico per le migliaia di persone soccorse. Agli eroici operatori di Helliniko verranno assicurati nuovi spazi e nuove strutture. Una vittoria della Resistenza.

 Chi ne è in grado concorra a mantenere in vita questa grande espressione della solidarietà umana che è, insieme, un’implacabile denuncia dell’assalto criminale alla Grecia, al Sud d’Europa e del mondo, condotto dall’Europa delle rapine bancarie, dello sfruttamento delle risorse umane ed economiche, della distruzione dei patrimoni storici, del debito abusivo che arricchisce i pochi  e uccide i tanti, dell’arma nichilista delle migrazioni indotte, dell’annientamento di sovranità e costituzioni e delle guerre di sterminio. 


Fulvio Grimaldi


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 Articolo collegato: 
http://www.mkiellinikou.org/en/2018/06/21/solidarity-is-the-strongest-weapon/

sabato 23 giugno 2018

Dagli USA all'Europa la "sostituzione" è in corso...


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Leggo proprio oggi di una statistica USA, secondo la quale in tutti gli stati, l’anno scorso, il numero dei nati a coppie di tipo europeo  è inferiore al numero dei morti. Va notato che il fenomeno del rimpiazzamento etnico degli amero-europei tramite invasione legale e illegale negli USA  è in corso dal 1964. Quando un senatore, con il massiccio supporto economico, politico e mediatico dei soliti noti, è riuscito a far passare una legge che favoriva l’immigrazione dal terzo mondo a scapito dell’immigrazione da paesi europei.

A proposito, leggo (con inutile indignazione) della propaganda sul “distacco” di bimbi dai genitori che passano illegalmente il confine in massa dal Messico negli USA. Tutte le reti nazionali USA (TUTTE in mano sionista) hanno inviato reporters a stracciarsi i capelli, mostrato foto di bambini piangenti, e lanciato vituperi contro Trump, etc. Premetto che non sono un “Trumpista,” mi riferisco unicamente alla vicenda.

In realtà, le autorità avevano (hanno) prontamente organizzato accomodamento per i bambini con vitto, assistenti, supervisione individuale, assistenza psicologica, istruzione etc. Del resto, quando un o una delinquente sono arrestati la prole è rimossa dai genitori. Purtroppo, data un’occhiata all’Internet, vedo che persino amici e compagni di liceo si bevono la propaganda sionista a bocca aperta, e aggiungono i loro vituperi alla ‘crudeltà di Trump etc.

Ma ritornando all’America, ho deciso, 3-4 mesi fa, di aggiornarmi possibilmente “in vivo” – ad usum dicendi - sulla situazione a riguardo dell’immigrazione. Sicché ho passato l’esame per “interprete medico,”  mediante il quale finora ho potuto assistere, ma anche intervistare, più di cento immigrati dal Centro America, e mi sono fatto un’idea della situazione.

Certo, il “campione” numerico e’ minimo, ma nel campione c’e’ una tale uniformità di parametri, da poter tentativamente estrapolare le osservazioni a un numero più largo. Innanzitutto, e in generale, si tratta direi di brava gente – solo uno è stato portato all’ospedale con catene alle caviglie e manette ai polsi. Nel caso non ho chiesto notizie personali. 

Ecco alcune caratteristiche:

a)      La maggior parte e’ negli Stati Uniti dai 10 ai 30 anni. I residenti di lunga data comprendono abbastanza l’inglese ma parlandolo poco. A casa parlano tutti spagnolo, e alcuni persino uno dei vari dialetti aztechi del Centro-America.

b)     Sono famiglie prolifiche, da un minimo di 4 o 5 figli per unita’ familiare a un massimo riscontrato di 17.

c)      Quasi tutti lavorano, ma la maggior parte o non ha assicurazione, o l’assicurazione tramite il lavoro e’ insufficiente a coprire spese mediche, chirurgiche ed ospedaliere. Sicché interviene una forma di assicurazione gratuita gestita dallo stato in cui risiedono.

d)     Chiaramente e’ giusto che chi ha bisogno di cura sia curato, inclusi gli illegali. Tuttavia, a livello macroscopico - perché strutture simili esistono in tutti gli stati - si crea un problema socio-economico insormontabile. E che si collega, indirettamente ma non troppo, al calo demografico degli autoctoni. 

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Infatti:
a.      Ospedali e personale medico sono costosissimi e vanno pagati. Quindi i costi vengono riversati sulla proverbiale classe media, peraltro in costante diminuzione.
b.     La quale classe media (con famiglia campione di 4 persone,) deve spendere (per famiglia) circa 18 mila dollari e più all’anno in assicurazione, con “deductibles,” e vari limiti. Molte aziende hanno varie forme di assicurazione, ma con limiti. E vista la facile evanescenza dell’impiego, cessazione d’impiego equivale a disastro economico, se si vuole mantenere la copertura assicurativa. Inoltre e in generale, l’assicurazione non copre, per esempio, i denti o solo in parte. (Parentesi. Un amico mi diceva qualche tempo fa che, andato da un dentista per un mal di denti, si e’ sentito dire dalla segretaria che non poteva essere visitato se prima non firmava un deposito di 500$ sulla carta di credito.)
c.      Le macro-statistiche sul paese dicono che le spese medico-farmaceutiche sono di 1.5 trilioni all’anno e più con aumenti annuali del 15-20%. Leggo e sento che le spese mediche fanno parte del GNP (Gross National Product). Quindi – parlando da non economista – più la gente e’ malata meglio e’. Quasi da far specchio al Pentagono (spese ufficiali circa un trilione, in pratica anche loro tra 1.5 e 2 trilioni).
d.      Tra i pazienti che lavorano, la maggior parte opera in settori dove ormai il lavoratore autoctono non si trova piu’. Ma non perché non ci sia o non voglia lavorare, ma perché il compenso e’ tale da non poter permettersi quello che ancora adesso si chiama una vita ‘decente.’
e.     Al che nasce spontanea la domanda, “Non e’ forse che il lavoratore ‘bianco’ pretenda troppo?” Chiaramente no, se chi e’ impiegato puo’ a mala pena sopravvivere, col rischio di distruzione economica se viene licenziato o se il datore di lavoro chiude i battenti. Inoltre, per motivi storico-culturali che esulano da questa mini-cronaca, e’ piu’ difficile. per i membri della classe media euro-americana ricorrere all’assistenza pubblica.  E, da quanto si sa e osservo direttamente al supermercato, gli immigrati fruiscono anche di assistenza alimentare, tramite sussidio mensile basato sul numero di familiari a carico. Nella forma di una speciale carta di credito per cui il conto e' inviato direttamente dal supermercato all'organizzazione governativa di assistenza. E c'e' anche assistenza abitativa. Non solo, ma negli impieghi dove il salario e’ (o potrebbe essere) decente, il datore di lavoro può importare ad libitum personale dall’India, che parla inglese. Recentemente si e’ dato il caso di un’impiegata informatica autoctona, licenziata perche’ si e’ rifiutata di insegnare come fare il suo lavoro a un immigrato dell’India che doveva poi sostituirla. L’impiegata, a sua volta, ha fatto causa al datore di lavoro.
f.   Alla fine, e come sono sicuro che chi ha letto fin qui lo sapeva gia’, l’immigrazione favorisce il datore di lavoro che puo’ pagare di meno, ma il costo sociale dell’assistenza pubblica all’immigrato sotto-pagato viene riversato sul cittadino autoctono sotto forma di tasse. Il famoso abbassamento di tasse annunziato da Trump favorisce per il 90%, e in modo imponente, il famoso 5%, mentre la riduzione delle tasse per il ridimensionato Signor Travet è risibile.

Sono andato per le lunghe, ma la caduta della demografia europea o amero-europea ha una ragione direi logica. E’ comprensibile che, di fronte a un futuro incerto, per essere eufemisti, sempre meno siano quelli che vogliano esporre la prole a condizioni che i genitori hanno visto oggettivamente peggiorare, anche a confronto delle generazioni precedenti.

E’ peraltro deprimente osservare come amici e compagni di scuola, che ricordo intelligenti e socialisti, non si accorgano che con i loro piagnistei per i migranti praticano del pacchiano masochismo. Nonché diventino indiretti alleati della setta del ‘popolo di sion.’ La quale, tramite una rete di mammasantissima e di politici criminali spinge da tempo verso la ‘globalizzazione’. 

Ma forse non è tutta colpa dei miei ex-compagni di scuola. Persino il papa è andato a piangere al ‘muro del pianto’. 

Jimmie Moglia

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venerdì 22 giugno 2018

"Umanità uccidentale"... ed il razzismo di certi anti-razzisti


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Siccome in Europa, siamo in calo demografico e invecchiati, non ci sogniamo di creare condizioni meno disperate alle decine di milioni di deprivati e poveri europei, con scuole, asili, salari e lavoro decenti, ma compensiamo vecchiaia e poche nascite strappando gente alla loro terra, alla loro storia, al loro futuro, alla loro identità millenaria e li utilizziamo come esercito di riserva industriale, agricolo, logistico, domestico, facendoci tutti senegalesi, congolesi, sudanesi, meticci universali, mentre in Africa impazzano la Monsanto e la BP.  Integrazione, assimilazione, multiculturalismo: due indovinati eufemismi per colonialismo.
Quanta umanità!
 
Due considerazioni.
Sarebbe stato più credibile dare credibilità alle denunce di razzismo urlate contro chi ferma la tratta degli schiavi dall’Africa se si fossero udite con lo stesso impeto contro le forme genocide di razzismo, xenofobia che sono le guerre Usa-UE-Nato in corso e il simultaneo landgrabbing delle multinazionali che privano i titolari di quelle terre della loro sovranità su di esse e della stessa vita delle comunità. Credibilità del tutto incredibile di fronte alla constatazione che gli urlatori contro il “razzismo” di chi si oppone allo svuotamento dell’Africa a fini di rapina uccidentale sono gli stessi che avvallano le guerre razziste e le loro motivazioni. Tutto questo si chiama colonialismo.
 
Come dalle lettere appello di uno come il missionario Zanotelli, *) il cui Ordine comboniano è da anni impegnato nella destabilizzazione di paesi africani, a partire dal Sudan di cui ha promosso lo spezzettamento insieme a Israele, Usa e Uk, con il bel risultato del bagno di sangue in corso in quel “paese” per la lotta per il petrolio tra opposte fazioni al servizio delle multinazionali petrolifere, va risposto con il disprezzo che merita uno che, oltre a tutto questo, mesi fa, ha rivolto un appello alla stampa italiana, mercenaria di ogni potere criminale, perché denunciassero gli orrori della “dittatura” in Eritrea, riprendendo la campagna imperialista contro  l’unico paese africano che non accetta basi Usa e condizioni FMI e Banca Mondiale.
 
Fulvio Grimaldi

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*) http://www.link2007.org/press/lettera-aperta-al-presidente-del-consiglio-giuseppe-conte/

giovedì 21 giugno 2018

Licantropi in veste di agnelli - Il raziocinio, la chiaroveggenza, la memoria storica degli italiani...


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Il raziocinio, la chiaroveggenza, la memoria storica degli italiani è stata travolta in questi giorni da uno strapparsi i capelli e un lacerarsi delle vesti sulle scelleratezze anti-migranti tali da rendere bisbigli gli strepiti di 20 secoli di prefiche calabresi. Il parossismo dell’ipocrisia nel quale, ancora una volta, eccelleva “il manifesto” (sostituto volenteroso della defunta “L’Unità” nella disinformazione umanitarista pro-PD), con metà del giornale dedicata  a santificare i negrieri Ong e l’altra a sostegno delle operazioni Cia-Soros anche in America Latina (Nicaragua) e alle escursioni culturali della tribù degli eletti. Una specie di catarsi collettiva, una lavacro, risoltosi in  un riciclaggio gigantesco della cattiva coscienza, finalizzato a seppellire, sotto un’immensa fioritura di diritti umani profumati all’iride, i macigni delle proprie frustrazioni e impotenze. Ma anche i sensi di colpa, maceranti anche se non ammessi.

Frustrazioni e impotenze per aver subito, subito ancora, risubito e non essere stati capaci di reagire, di concepire, proporre, far passare l’alternativa alla tirannia del pensiero e modo unico. Alternativa che si sa bene indispensabile per prolungare il cammino della specie, delle specie, su questo pianeta. Sensi di colpa per essere stati e voler continuare ad essere registi e attori di un cannibalismo dall’esito letale per tutti (ma per loro un po’ dopo), per aver celato sotto una teatrale virulenza anti-razzista, il razzismo vero, genocida, delle guerre Nato condotte in combutta con l’UE buro-oligarco-fasciocratica, strumento continentale della cupola mondialista.

Diceva Alexis de Tocqueville che la storia è una galleria di quadri dove ci sono pochi originali e molte copie. Non per caso mi sono riferito prima al Congresso di Vienna. Sconfitto il messaggio napoleonico, pur sanguinario, della legge uguale per tutti e della costituzione dei popoli in nazioni, le monarchie assolute imperiali, compresa quella ecclesiale,  provano a riavvoltolare la Storia. A ogni decennio successivo moti popolari, memori dell’89, alzano barricate contro la restaurazione: anni ’20, ’30, il ’48 in tutta Europa e a Roma con Garibaldi. Risorgimento italiano, tedesco, Comune di Parigi. Ne saranno eredi, un secolo dopo, le nazioni in lotta di liberazione dal colonialismo, Algeria, Cuba, Vietnam, mezza Africa, Egitto, Libia, Siria, Iraq, Afghanistan… Tutte nello sconveniente nome di “patria”.

Fulvio Grimaldi

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martedì 19 giugno 2018

Criptovalute da paura: "Bitcoin"

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Le criptovalute non hanno alcun valore intrinseco e sono inutili come forma di scambio. Comportano esorbitanti costi di transazione e sono anche molto lente. Tutte insieme, si sono trasformate in una specie di incubo ecologico.
Non sono supportate dal flusso di risorse e dagli asset di uno Stato. Inoltre, la maggior parte può essere resa inutile o da una frode o da una manipolazione digitale. Sono essenzialmente degli “schema Ponzi” mascherati da “valuta del cittadino”, che sfuggono al controllo dei Governi.
E’ questa la grande scoperta della “Banca dei Regolamenti Internazionali” – BRI, la “banca dei banchieri centrali” – con sede in Svizzera e principale autorità mondiale sulla cripto-follia.
Diverse Banche Centrali stanno esaminando il possibile uso della tecnologia blockchain per i sistemi di pagamento (come ad esempio il “Project Jasper” in Canada, il “Progetto Stella” in Giappone e il “Progetto Ubin” a Singapore), ma nessuna ha ancora trovato dei motivi convincenti per emettere delle proprie cripto valute, controllate dallo Stato.
Il rapporto della BRI afferma che il sistema Bitcoin già da solo consuma più elettricità dell’intera Svizzera. Quest’energia è necessaria per poter navigare nella vasta rete di computer utilizzata dai “minatori” per verificare le transazioni del “distributed ledger” [https://www.blockchain4innovation.it/esperti/cosa-funzionano-le-blockchain-distributed-ledgers-technology-dlt/]: “In parole povere, la ricerca di un trust decentrato si è trasformato rapidamente in un disastro ambientale”.
Le criptovalute non sono affatto sicure. Sono sensibili sia ad un crollo della fiducia che ad un attacco di coloro che dispongono di una forte potenza di calcolo.
“La fiducia può evaporare in qualsiasi momento per la fragilità del ‘consenso decentrato’ attraverso il quale vengono registrate le transazioni. Una criptovaluta può semplicemente smettere di funzionare con il risultato di una completa perdita di valore”, ha affermato il rapporto, che è un capitolo della prossima relazione annuale della BRI.
La BRI ha anche affermato che tutti i sistemi valutari devono affrontare un problema intrinseco. Se sono “modulabili” per potersi espandere facilmente, favorendo i commerci e le transazioni, possono essere allo stesso modo facilmente sviliti.
E’ questo il trade-off [http://www.treccani.it/enciclopedia/trade-off/] che ha tormentato tutte le valute da quando hanno iniziato ad esistere in forma moderna, intorno al 600 a.C., in Cina, India e Asia Minore. Gli episodi prolungati di denaro stabile sono piuttosto rari: “La fiducia è venuta meno così spesso, che la storia può essere considerata come un cimitero di valute”.
La stanza n. 68 del British Museum è dedicata alle “commodity money” [https://en.wikipedia.org/wiki/Commodity_money] e alle valute di carta fallite, eliminate o quando è crollato l’ordine politico alle loro spalle, o quando gli abusi inflazionistici ne hanno distrutto la fiducia. Il Kipper-und Wipperzeit della svalutazione concorrenziale delle monete, effettuato dai Principi tedeschi all’inizio del XVII secolo, ha un posto d’onore [https://it.wikipedia.org/wiki/Kipper-_und_Wipperzeit].
La cripto-follia è in un certo senso una risposta alla crisi finanziaria globale del 2008 e allo stesso tempo una reazione libertaria contro il Quantitative Easing effettuato dalla Federal Reserve statunitense e dalle altre Banche Centrali. Ma non offre un’alternativa praticabile.
Il Bitcoin e gli altri sistemi falliscono il test che è alla base di una valuta che funzioni bene. Il rapporto della BRI ha affermato che: “Più le persone usano una criptovaluta, più i pagamenti diventano difficili. Tutto questo annulla la proprietà essenziale delle monete dei nostri giorni [la facilità d’uso]”.
In effetti, c’è un limite di velocità sul numero delle transazioni che si possono aggiungere al “libro mastro” in un dato momento. I nuovi blocchi sono razionati secondo determinati intervalli. Se si raggiunge il massimo, il sistema fa marcia indietro: “Con il tetto alla capienza, le tasse salgono. A volte le transazioni sono rimaste in coda per diverse ore, interrompendo il processo di pagamento”.
In un recente episodio, il costo di ogni singola transazione sui Bitcoin è arrivato a 48 usd. Visa e Mastercard possono gestire insieme 5.600 transazioni al secondo e i margini – non la commissione commerciale – sono sottilissimi.
Secondo la BRI, la criptovaluta Nexus richiederebbe, alla fine del processo, un terabyte di capacità di calcolo perché i “libri mastri” crescono di cento byte per ogni transazione. Questo potrebbe anche portare all’arresto di Internet.
Inoltre, il sistema Bitcoin è limitato dal suo protocollo fino ad un massimo di 21 milioni di monete. Come valuta, sarebbe brutalmente deflazionistica. In aggiunta, non esiste un’autorità responsabile per regolare il valore di queste valute sulla base delle necessità economiche e delle fluttuazioni della domanda: “Le criptovalute, semplicemente, non sono flessibili come le monete sovrane”.
Il rapporto chiarisce che gli svantaggi non possono essere considerati come meri problemi iniziali di una tecnologia ancora giovane. Al contrario, sono strutturali e inerenti al concetto. La necessità di proteggere le criptovalute dagli imbrogli – “il problema della doppia spesa” [double spending problem, https://www.investopedia.com/terms/d/doublespending.asp] – è ciò che porta alla necessità dell’immenso e complicato apparato che le rende economicamente inutili.
Il sistema non garantisce nemmeno il pagamento finale. In altre parole, potete perdere i vostri soldi. Il rapporto sostiene che: “Gli utenti possono verificare se una specifica transazione sia stata effettivamente inclusa in un ‘libro mastro’, ma possono comunque essere create delle versioni rivali del ‘libro mastro’ a loro insaputa. Questo può comportare il rollback delle transazioni. Le criptovalute possono essere manipolate da quei ‘minatori’ che controllano una notevole potenza di calcolo. Non si può sapere se un attacco strategico sia o meno in corso, perché un hacker rivelerebbe l’esistenza del ‘libro mastro’ falsificato solo una volta che fosse sicuro del successo”.
Esiste inoltre un rischio “forking” [https://whatis.techtarget.com/definition/fork] quando le criptovalute si dividono. Nel solo mese di Gennaio sono state generate “Bitcoin ALL”, “Bitcoin Cash Plus”, “Bitcoin Smart”, “Bitcoin Interest”, “Quantum Bitcoin”, “BitcoinLite”, “Bitcoin Ore”, “Bitcoin Private”, “Bitcoin Atom” e “Bitcoin Pizza forks”.
La BRI ha affermato che: “L’analisi teorica suggerisce che il metodo sulla cui base il ‘libro mastro’ viene aggiornato potrebbe crollare in qualsiasi momento, con il risultato di una completa perdita di valore”.
Molti libertari si sono rivolti alle criptovalute perché non si fidano né delle banche né dei Governi. Ma hanno finito per dover commerciare attraverso non regolamentati fornitori di “cripto wallet” o “cripto-exchanges”, lasciando le loro criptovalute in balia del furto digitale: “Alcuni di questi provider, come ad esempio ‘Mt Gox’ o ‘Bitfinex’, si sono rivelati per essere dei frodatori, o sono essi stessi vittime di attacchi hacker. Quasi un quarto delle offerte iniziali di monete, ICO, sono da considerarsi opache, dei fraudolenti ‘schema Ponzi’”.
La BRI afferma che esiste comunque un valore sociale negli schemi di pagamento blockchain “autorizzati”, come ad esempio il sistema “Building Blocks” del programma alimentare mondiale per la gestione degli aiuti alimentari in Medio Oriente. Utilizza un protocollo Ethereum.
Si può fare molto con il sistema blockchain anche per migliorare la finanza commerciale e l’elaborazione dei 540 miliardi/usd di rimesse annuali. Ma tali sistemi di cripto-pagamento non vanno confusi con le criptovalute.
Questa bolla è ora definitivamente esplosa. Il sistema Bitcoin si è letteralmente schiantato, passando a 6,474 usd dal picco di 19,187 usd raggiunto a Dicembre. La maggior parte delle principali criptovalute sono diminuite di due terzi o anche più, riducendo il loro valore nozionale di almeno mezzo trilione di dollari. Ma non c’è un limite in basso. Queste valute non sono riscattabili, dietro di loro non c’è niente. Il rapporto della BRI è l’ultimo e autorevole chiodo sulla bara delle criptovalute.
Ambrose Evans-Pritchard
Tradotto da Franco per www.comedonchisciotte.org 

lunedì 18 giugno 2018

Ecco come difendersi dal terrorismo e dalla stupidità umana...


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La psicologia di massa dimostra che spesso le persone quando sono aggregate in grandi quantità assumono comportamenti da gregge o mandria contagiandosi a vicenda tramite il panico ed assumendo comportamenti antitetici con l'istinto di sopravvivenza e soprattutto con l'intelligenza applicata, panico e stupidità che concorrono ad aumentare il numero delle vittime di un eventuale attentato terroristico, seppur pessimamente organizzato e gestito da improvvisati, spesso decerebrati e strafatti di para-anfetamine e con armi che a malapena sanno usare. 

L'opuscolo "Difendersi da un attacco terroristico" *)  di Carlo Biffani mi ha fatto venire in mente le frequenti scene che si vedono in numerosi film americani (sceneggiature a mio avviso non casuali) dove le potenziali vittime sono quasi sempre rappresentate da donne stupide e imbranate che seppur in pericolo di vita, anziché nascondersi avendone l'opportunità, si mettono a correre in piena luce e in mezzo alla strada, come se la loro vita dipendesse dalla velocità di fuga (magari con i tacchi a spillo), anziché nell'impiego dell'intelligenza e della capacità di nascondersi o difendersi trasformando in arma qualsiasi oggetto sia a portata di mano. 

Credo sia la rappresentazione simbolica del gregge di pecore (della pecora rimasta isolata), la stupidità ci rende pecore al macello, ma l'intelligenza può trasformarci all'occorrenza in lupi, invertendo il ruolo tra preda e predatore. 

Occorre altresì tener presente che, anche nella nostra tanto vituperata Italia, che tendiamo sempre a sottovalutare essendo noi italiani tendenzialmente esterofili e i nostri media prevalentemente produttori di disinformazione, esiste un'ottima organizzazione di sicurezza (migliore di quelle di molti altri paesi occidentali), in particolare nell'antiterrorismo, con alcune unità specializzate e super addestrate, che negli ultimi anni sono state decentrate sul territorio in cellule di pronto intervento, circa una ventina sparse geograficamente secondo criteri di rapido intervento, in grado quindi di essere operative sul luogo di un eventuale attentato terroristico in poche decine di minuti (aviotrasportate). Si sta altresì operando istituzionalmente affinché anche le Forze dell'Ordine distribuite sull'intero territorio nazionale si dotino di nuclei di primo intervento affinché possano attivarsi immediatamente per contenere i danni in attesa dell'arrivo degli specialisti. 

Certamente sarebbe auspicabile che l'Italia adottasse una legislazione meno limitativa nei confronti almeno delle armi passive di difesa personale. Non pretendo certo che ogni cittadino possa portare con sé armi da fuoco, come in Texas dove si possono comprare anche nelle bancarelle delle sagre di paese esibendo solo un documento di identità, ma che almeno si possano portare con se bastoni telescopici, taser, spray al peperoncino, ecc., senza incorrere in una denuncia per porto d'arma impropria, sarebbe veramente il minimo. Anche perché i pericoli che si corrono non sono solo rappresentati dai potenziali terroristi, ma dalla criminalità comune, che non mi pare stia diminuendo, semmai il contrario, aggredendoci anche nelle nostre abitazioni. 

Pretendere, come fa lo stato in maniera arbitraria, basandosi sul monopolio della violenza e quindi dell'uso delle armi, che il cittadino sia disarmato e inerme e deleghi totalmente la sua difesa solo alle Forze dell'Ordine è anacronistico oltre che assurdo e spesso dagli esiti letali. 

La legittima difesa è riconosciuta in tutti i codici penali nazionali e dal diritto internazionale, anche dalla Carta delle Nazioni Unite, e non si può certo pretendere che si eserciti solo urlando per la paura e invocando aiuto.


Claudio Martinotti Doria       

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