lunedì 31 ottobre 2016

USA alla resa dei conti: "Si avvicina il momento fatidico.... 8 novembre di fuoco!"


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Hot Dog

Una differenza fondamentale tra Donald Trump e Killakikiller sembra
essere data dal fatto che il primo proviene dal mondo del lavoro e la
seconda da quello della politica.


Entrato in gara nel suo partito praticamente come outsider (non aveva
mai ricoperto incarichi politici) Trump ha prevalso sui sei avversari
interni.


Successivamente è partito con un considerevole svantaggio verso l'ex
segretario di stato e moglie dell'ex presidente democratico, ed ha
eroso il gap fino ad annullarlo, raggiungendo nei sondaggi una
sostanziale parità con l'avversario.


Questo può significare che anche negli $tates si stia sviluppando un
fenomeno di rifiuto verso i politici di professione, nei quali
l'individuo comune si riconosce sempre meno.


Inoltre il fatto che alla riapertura delle indagini Fbi contro la
candidata democratica la borsa di NY abbia registrato un crollo
fortissimo può essere indice dei forti legami della dirigenza del
partito con l'ambiente della finanza, e anche questo è un aspetto da
non trascurare, perchè molti elettori della classe media e bassa
cercano una via di uscita dalla morsa dell'economia finanziaria che
distrugge la stabilità dell'economia reale.


Strano a dirsi, negli ultimi anni le posizioni pacifiste contro la
prosecuzione delle guerre all'estero sono state diffuse molto di più
nel partito repubblicano che in quello democratico.


Naturalmente ci sarebbe la candidata verde Jill Stein, il cui
programma include il dimezzamento delle spese militari, ma secondo i
sondaggi raccoglie appena il 3% dei consensi.


Tra i repubblicani, prima i parlamentari del gruppo di Rand Paul, poi
il candidato Trump, hanno contestato le guerre contro Irak,
Afghanistan, Libia, Siria, e la politica di ostilità con la Russia,
mentre i democratici hanno seguito il folle corso bellico
presidenziale.


Ci sarebbe stata la possibilità di Bernie Sanders, ma è purtroppo
andata sprecata.


L'ultima vicenda, la riapertura delle indagini Fbi, è sorprendente:
negli U$A esistono scandali politici di vario genere, come ovunque, ma
non s'è mai visto aprire una indagine contro un candidato
presidenziale 11 giorni prima delle votazioni.


E' verosimile che Killarikiller a questo punto abbia perso del tutto
il vantaggio iniziale, e forse sia avviata ad un crollo.


Purtroppo, dubito che possa trarne vantaggio la pacifista Stein, il
cui partito fa pochissima presa tra gli elettori.


A questo punto vale la pena di chiedersi: qualora Trump sia eletto,
normalizzerà davvero le relazioni con la Russia, ponendo fine
all'attuale esasperante nuova guerra fredda, dalla quale il mondo non
ha nulla da guadagnare e molto da perdere ?
La filosofia di Trump negli affari è quella della negoziazione, non
dello scontro.


Se sarà presidente riuscirà a mantenerla anche in politica ?

E' auspicabile, ma fare gli indovini non serve: casomai non potremo
che stare a vedere.
La disaffezione di gran parte dell'elettorato americano alla politica
bellica potrebbe essere un segnale generale per il futuro di quel
paese.


Mai dire mai.


Tanto, comunque vadano le cose, il mondo dovrà sopportare un altro
presidente alla casabiancarossadisangue.

Vincenzo Zamboni



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Commento di Fabrizio Barsanti:  "Io penso che gli elettori americani,
come quelli italiani, siano paragonabili alle onde del mare, credono
di guidare il mare verso la riva, scegliendo il modo(il presidente ,
nel caso americano) per avvicinarsi e lì morire, ma non capiscono che
il modo non dipende da una loro scelta, (qualunque candidato sia), ma
dalle condizioni meteo (che stanno dietro a tutto,i poteri VERAMENTE
FORTI) che le fanno agire come loro vogliono agire. Da qui l'illusione
di credere che il voto a quel candidato o all'altro, possa essere
sufficiente per dare una propria direzione e un proprio moto al mare,
ma come la storia americana insegna, NON E' COSI', tanto è vero, che
se un presidente non segue e fa seguire i binari predisposti,
semplicemente viene ucciso"

domenica 30 ottobre 2016

E poi basta con l'elemosina.... - Politica ed amministrazione in transizione


tasse

Si parla tanto di debito pubblico, ma a me non risulta di aver mai avuto debiti con nessuno. Com’è possibile che uno Stato che ha fatto scelte assurde, imprevidenti e sconsiderate, si debba ora rifare sui suoi concittadini per pagare i “suoi” debiti? Comincio ad essere stanca di pagare per gli altri.
Se lo Stato ha dei debiti, bisognerebbe che tutti coloro che furono e sono coinvolti in questi debiti, fossero resi pubblici e chiedere a loro di pagare i suddetti debiti.
Dopo tutto non si fanno mancare nulla, nemmeno assicurazioni e avvocati di ultimo grido. Posseggono beni pignorabili, hanno barche, auto e aeroplani. Gioielli, abiti costosi e si tolgono tutti gli sfizi recandosi ovunque in hotel cinque stelle. Fanno viaggi e crociere e percepiscono stipendi da favola.
Ma a questi sconsiderati politici viene mai chiesto un sacrificio?
Paga Pantalone??? C’è tanta gente che la pensa come me, come si può fare per costringere i veri debitori a pagare per i loro errori? Noi li abbiamo votati credendo facessero gli interessi di tutti, invece hanno fatto solo i loro e ora “noi” dobbiamo pagare!
E’ un meccanismo che va ricostruito alla rovescia.
La piramide che si è creata in 60 anni di storia va ribaltata. Cominciamo a governare dal basso e sono sicura che quando arriveremo alla cima della piramide, ci sarà una bella pulizia, sempre che tutto sia fatto con onestà, lealtà ed etica.
I comuni sono l’organo più vicino alla gente e sono diventati, ad oggi, i primi vessatori del popolo. Esiste un sindaco che desideri il bene dei suoi concittadini e il suo in egual misura? Con la povertà dilagante, forse, siamo arrivati al punto nodale.
Non ci sono più le corse al cadreghino comunale perché non c’è più latte da succhiare!
Si candidano i soliti figuri, quelli che la gente ha sempre visto lì, in quel posto, senza nemmeno capire cosa ci vanno a fare. Si candidano quelli che hanno “i soldi” così trovano contatti per investire e spadroneggiare. Si candidano quelli che pretendono di comandare e stabilire le “loro” regole. Raccontano favole con le loro parlantine, contando ancora sull’ingenuità delle persone. Tentano le scalate per arrivare alla vetta di quella malsana piramide, ancora e ancora e ancora.
Ecco che in questo momento i “giorgio la pira” che covano tra la gente, potrebbero finalmente uscire allo scoperto! Le donne che sanno governare una casa, possono governare anche un comune. Non hanno mire, perché sentono ancora l’appartenenza ad una famiglia che richiede la loro presenza. Non si montano la testa – forse alcune, quelle che da sempre sono convinte che è giusto emulare il maschio – sanno stare al loro posto e tengono testa a tutti, con la logica femminile dell’accoglienza e del rispetto per l’altro.
Il presidente dell’Uruguay Mujica ha dato un esempio talmente positivo in tutto il mondo da suscitare commenti ovunque. In Italia, per lungo tempo, giravano video Youtube dove lui esponeva il suo punto di vista; poi tutto è sfumato nelle nebbie padane e negli aranceti del sud. L’Italia è prevalentemente agricola, ma gli agricoltori si sono montati la testa e pretendono di produrre per esportare, invece stanno facendo ammalare i terreni e lasciano che le multinazionali importino tutto da altre nazioni, con la scusa che l’economia è globale. Un’agricoltura a misura d’uomo potrà salvare il carrozzone Italia e sfamare il suo popolo senza bisogno di controllare i vari PIL, le borse, gli andamenti di mercato.
Lo spreco energetico è diventato insostenibile. Da decenni ci si lamenta degli uffici che tengono i riscaldamenti al massimo e poi aprono le finestre… ma dove esiste!!?! Chiudete ‘ste finestre e mettetevi un maglione! Abbassare al livello che lo Stato ha deciso per tutti sarebbe un atto più che dovuto, invece anche qui si fanno figli e figliastri e nelle case siamo obbligati, mentre nei luoghi di potere no! Un po’ di meno a tutti e un po’ di più per tutti, sembrerebbe un controsenso, ma è quello che un politico futuro potrebbe adottare come slogan, sapendo che è solo uno tra tanti, non il migliore, né il superiore, e neppure l’eletto!
E poi basta con l’elemosina… è solo un gesto che libera la coscienza, ma non educa chi la riceve. Offrire lavoro è molto più utile, risolve i problemi interni e aiuta le persone ad essere dignitose e grate. Chi non lavora non mangia, è ovvio! Certo è che se per ogni lavoretto umile e limitato nel tempo ci sia subito uno Stato/aquila che coi suoi artigli si risucchia tutto il piccolo guadagno… la gente preferisce NON LAVORARE! E magari farsi mantenere dalle istituzioni che ci sguazzano in questi incartamenti e riescono a conservare tanti posti di lavoro inutili.
La burocrazia va ribaltata: paga solo chi può avere un esubero consistente, non chi con quei pochi soldi di tasse ci potrebbe mangiare un mese perché non ha altro, nemmeno più un lavoro.
I controlli ci sono perché la gente è disperata e l’aumento di ogni tassa o tributo serve solo ad alimentare i focolai di ribellione. “Che l’innse?” diceva il Balilla per provocare la rivoluzione che scacciò gli austro-ungarici dalla Liguria.
E’ un urlo che mi sale dal cuore spesso… ma la voce non esce, bloccata dalle mille e una regole, dalle scadenze, incombenze, tributi, tasse, gabelle ed elemosine.
E’ un drammatico periodo di transizione, occorre che le persone ne siano consapevoli.
Quando saranno finiti anche i pochi e risicati risparmi, forse, ricominceremo a vivere e progettare il futuro e impareremo di nuovo a capire cosa vuol dire condividere ed essere solidali.
Franca Oberti
Franca Oberti
………………………….
Commento integrazione di A. M. C.:
“Sono totalmente d’accordo con Franca Oberti e ritengo che lo Stato, attraverso i Governi incompetenti che lo gestiscono, non ha il diritto di indebitarsi in un sistema a tasso variabile.
Ma come è possibile una tale leggerezza, neanche io che sono una pulce mi sono mai lasciata incastrare con prestiti a tasso variabile mentre i nostri governanti lo hanno fatto senza porsi problemi con estrema leggerezza e ora stanno con il fiato sospeso sull’andazzo dello « spread », anzi ci stanno i cittadini che sono quelli che devono sempre pagare il conto degli errori di chi li governa.
La realtà è una sola : lo Stato è stato esautorato dalla finanza internazionale, i nostri veri governanti non sono più quelli che eleggiamo, i quali fanno ormai solo da paravento, coloro che ci governano sono i capifila dell’economia e della finanza mondiale annidati sulle alture di Wall Street. C’è da chiedersi cosa fare, come uscire da questa dittatura della finanza mondiale e se il termine « democrazia » sventolato ai quattro venti in qualsiasi occasione ha ancora un senso e come restaurarlo, a pieno tittolo, senza sommosse e rivoluzioni che temo si stiano preparando negli animi dei cittadini di tutta Europa oppressi dalle imposture dell’economia e della finanza mondiale.
Noi Italiani siamo particolarmente malmessi con il Paese occupato dalla fine della seconda Guerra Mondiale, con duecento basi militari delle forze occupanti dotate di testate nucleari su tutto il nostro territorio, non possiamo neanche respirare senza chiedere il permesso. Trasformati in pattumiera degli occupanti, ora, siamo anche obbligati ad ospitare i soldati statunitensi che rientrano dalle missioni in Africa alfine di evitare gli isterismi della popolazione che si sono manifestati, a casa loro, a causa della paura di un epidemia di Ebola.
Mi chiedo, giorno e notte, come l’Italia e l’Europa potranno uscire da questa situazione senza pagare un altissimo prezzo, con sommosse e spargimenti di sangue, ma non trovo risposta, non vedo profilarsi all’orizzonte personalità europee capaci di realizzare questo miracolo politico, economico e culturale.”

sabato 29 ottobre 2016

Paolo Bancale: "La libertà risiede nella laicità..."


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All’inizio del nono anno di NonCredo ho pensato di riunire tutti i miei scritti in un volume che poi regalerò a chiunque vorrà chiedermelo. Esso inizia con una dedica che mi tocca riportare per capirci: a Lucia a Virginia a Tullia / le tre anime della mia vita / a cui aggiungo anche Libertà

Libertà ? Anche essa come “anima” della mia vita assieme agli affetti più cari e irriducibili? Sì, assolutamente sì, da quando sono nato, e la sento e vivo, come per l’illuminista Stuart Mill, quale pienezza della propria volontà avente come solo limite la libertà degli altri, il che vale il suo corollario confuciano di non fare ad altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. Noi tutti nasciamo liberi nel corpo, nella mente e nella psiche, ma, ahimè, è una libertà che dura poco: anzicchè essere poi educati alle libere scelte responsabili che formano il cittadino, veniamo incanalati dalle precettistiche delle religioni all’esercizio dell’obbedienza a norme immotivate, non allo iussum quia iustum ma allo iustum quia iussum, e da qui inizia la nostra robotizzazione per renderci sia sudditi che “fedeli” acefali ed eterodiretti.

L’etica che respira libertà è quella che ci indirizza al rispetto per gli altri, specie ai più diversi da noi, compresi gli avversari, è un’etica della cavalleria e della reciprocità, che si spende per i più deboli e non è finalizzata solo ai nostri vantaggi. Il colonialismo politico armato di spada e peggio ancora quello religioso armato di roghi hanno rappresentato e ancora rappresentano gli antipodi, l’antilibertà del vae victis, l’opposto dell’imperativo kantiano affinchè l’altro sia sempre un fine e mai solo un mezzo, nonché l’invito esistenziale al “non attaccamento” del buddhismo, quello che gli impedisce di fare proselitismi poiché ciò contraddirebbe la sua regola di vita volta al distacco dagli interessi e al trascendimento del proprio ego. Dovremmo poter vivere in una società di eguali con la stessa libertà interiore che animava il solitario Robinson Crusoe.

Le religioni purtroppo ci raccolgono già nella culla e ci separano da tutti con il loro imperativo “noi”, realizzato con i loro divisivi riti di passaggio che ci vorrebbero segregare: battesimi, circoncisioni, scritture, tatuaggi, mantra, e renderci dei miliziani comandati a distanza. No! Che ognuno possa essere una monade, un atomo, un neutrino munito di coscienza nell’incommensurabile e misterioso caos che ci avvolge. Che la bussola della nostra libertà possa sempre essere la consapevolezza che il mondo degli umani sottindende l’immanenza del dolore, della sofferenza, della delusione e dell’illusorietà della speranza rispetto a “come stanno realmente le cose”.

Un antidoto? Libertà, giustizia e amore. E a questo si ispira NonCredo.

Paolo Bancale

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venerdì 28 ottobre 2016

Il Parlamento europeo ha approvato una mozione in cui chiede alla Commissione Agricoltura di cambiare la legge, non finanziando più gli allevatori di tori da combattimento


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La battaglia di Animalisti Italiani Onlus e LEAL Lega Antivivisezionista per abolire il finanziamento europeo alla corrida registra un importante risultato. Il Parlamento Europeo ha infatti approvato un emendamento in cui si chiede alla Commissione Agricoltura di eliminare i fondi destinati agli allevatori di tori da combattimento dalla PAC, la politica agricola comune dell’UE. Il testo dell’emendamento recita: “Si ribadisce che gli stanziamenti a titolo della PAC non dovrebbero essere utilizzati per sostenere la riproduzione o l’allevamento di tori impiegati in combattimenti letali; si esorta la Commissione a presentare senza ulteriore indugio le modifiche legislative necessarie per dare attuazione a tale richiesta, già formulata nel quadro del bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2016”.

Si tratta di un passaggio importante, perché la Commissione dovrà ora tenere conto della volontà del Parlamento, e si avvicina quindi la possibilità di cambiare la legge una volta per tutte. Prima di allora, purtroppo, resta complicato bloccare l’erogazione del finanziamento. Il Consiglio Europeo ha infatti introdotto una nota al Bilancio che sembra impedire il blocco dei fondi attraverso emendamenti del Parlamento. L’unica strada quindi è quella di cambiare la legge e risolvere il problema alla radice. L’emendamento approvato oggi è stato proposto dall’On. Eleonora Evi (Movimento 5 Stelle), ed è passato con 416 voti a favore, 221 contrari e 50 astenuti.

Anche Gian Marco Prampolini, presidente LEAL Lega Antivivisezionista, si dichiara soddisfatto: “Oggi è stato fatto un altro passo avanti verso la cancellazione dei finanziamenti che ogni anno finiscono nel girone infernale della tauromachia. Adesso tocca alla Commissione Agricoltura agire sulla PAC Politica Agricola Europea presentando le modifiche legislative necessarie a cancellare detti finanziamenti che, ricordiamo, vengono erogati ad un settore che non rispetta nemmeno le regole dettate dall’Europa stessa nel campo del benessere animale. Anche se i poteri economici e politici legati a questo settore sono grandi, noi abbiamo dalla nostra parte la maggior parte dei cittadini che rifiutano il perpetuarsi di questi spettacoli barbari e crudeli. Attendiamo le decisioni future della Commissione Agricoltura sperando che siano in linea con il voto espresso dal Parlamento in rappresentanza dei cittadini europei. Nessun argomento può essere usato a difesa di uno spettacolo che in nessun modo può chiamarsi cultura o tradizione, ma può essere equiparato soltanto ad una orrenda tortura”.

“Non sappiamo ancora se verrà bloccato il finanziamento per il 2017 – ha detto Walter Caporale, presidente di Animalisti Italiani Onlus -. Purtroppo gli azzeccagarbugli di Strasburgo hanno escogitato cavilli burocratici per metterci i bastoni tra le ruote. Tuttavia, la mozione approvata oggi segna un punto importante nella nostra battaglia: c’è ora la concreta possibilità di eliminare il finanziamento dalla PAC, in modo tale che la questione non venga ridiscussa ogni anno, ma che si dica NO una volta e per sempre ai 130 milioni di euro per gli allevatori di tori da combattimento”.

Abbiamo chiesto all’europarlamentare Eleonora Evi del M5S, ancora a Strasburgo, una dichiarazione a caldo alla chiusura lavori: “Stop Corrida: a Strasburgo passa l’emendamento M5S. Ora gli Stati ci ascoltino e mettano fine alla barbarie – dichiara Evi, sostenuta dal collega Marco Zullo -. In Plenaria a Strasburgo abbiamo presentato un emendamento per mettere fine al finanziamento di oltre 100 milioni all’anno agli allevamenti da tori da corrida. Finanziamenti che vengono presi dalla PAC Politica Agricola Comune e quindi sottratti alle VERE attività agricole. L’emendamento al bilancio è stato approvato e non possiamo che esserne felici, visto che da quando sediamo in Parlamento Europeo, il Movimento 5 Stelle è l’unico gruppo politico italiano a votare all’unanimità per non togliere soldi agli agricoltori, foraggiando una pratica barbara e insensata come la corrida. Purtroppo, però, questo risultato non basta. Già lo scorso anno eravamo riusciti a far passare l’emendamento anti-corride in Plenaria, ma la Commissione Europea e gli Stati se ne sono fregati e non hanno abolito il finanziamento. Quest’anno chiediamo agli Stati e all’esecutivo di cambiare passo e di ascoltare i cittadini e l’unico organo europeo da loro eletto, ovvero il Parlamento Ue. Per questo è importante firmare la petizione! Basta finanziare le corride! È necessario proseguire nella battaglia e continuare a fare pressione, utilizzando tutti gli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per fare sentire la loro voce”.

La nostra battaglia quindi prosegue. Vigileremo sull’operato della Commissione Agricoltura, per accertarci che la volontà del Parlamento Europeo, espressa in maniera chiara ed inequivocabile, non venga disattesa, e che la tortura finanziata con i soldi pubblici venga definitivamente abolita dall’ordinamento delle istituzioni europee.

E continua anche la raccolta firme per la petizione europea depositata da LEAL al Parlamento Europeo. 
http://www.leal.it/disponibile-in-quattro-lingue-la-petizione-europea-contro-la-corrida-scaricabile-dal-sito-leal/

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LEAL Lega Antivivisezionista
______________________Silvia Premoli
Ufficio Stampa LEAL Lega Antivivisezionista
Liberazione Animale

scripta.press@gmail.com
mob 328 0440 635

giovedì 27 ottobre 2016

LEIBNITZ MATEMATICO, SCIENZIATO E FILOSOFO: LA POLEMICA CON NEWTON ED IL SARCASMO DI VOLTAIRE.


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Gottfried Wilhelm Leibnitz nacque a Lipsia nel 1646 da una famiglia agiata che gli permise ampi studi. Collaborò con importanti famiglie regnanti, ed in particolare con colui che doveva diventare nel 1692 il grande elettore dell’Hannover. Adottò come suoi principi politici il rilancio dell’autonomia tedesca insidiata dalla Francia e la riunificazione delle chiese cristiane dopo i disastri della Guerra interreligiosa dei 30 anni. Viaggiò in Francia ed Olanda facendo conoscenza con Huyghens ed il filosofo Spinoza. Nel 1673 fu in Inghilterra dove ebbe notizia degli studi intrapresi da Newton sulla matematica infinitesimale (oggi nota come “analisi matematica”).

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I suoi interessi matematici, orientati negli anni giovanili verso il calcolo combinatorio e l’algebra,   si orientarono poi decisamente nel campo dell’analisi matematica in cui ottenne brillanti risultati mettendo a punto sia i fondamenti del “calcolo differenziale” basato sulle differenze infinitesime, sia del “calcolo integrale” per il calcolo delle aree sottese ad una curva. Comprese inoltre che l'operazione di “derivazione” che riguarda la determinazione della tangente alla curva è inversa dell’operazione di “integrazione” per il calcolo delle aree.
Poiché nel frattempo Newton era giunto ad analoghi risultati, sorse a partire dal 1699 un’aspra polemica su chi avesse preceduto l’altro negli studi. Newton, divenuto nel 1703 presidente della Royal Society (di cui era entrato a far parte anche Leibnitz, già membro anche dell’Accademia di Francia) manovrò per avere la meglio. Leibnitz fu addirittura accusato di plagio.

In realtà il matematico tedesco era giunto ai suoi risultati autonomamente, anche se cronologicamente dopo Newton. Inoltre il suo simbolismo matematico è più preciso di quello più oscuro di Newton. Fu ripreso dallo svizzero Giovanni Bernouilli e dal francese Guillaume dell’Hopital, e viene tuttora adottato (come il celebre differenziale “dx” ben noto agli studenti di matematica, ingegneria e scienze, ed il simbolo tuttora usato di “integrale”). La sconfitta di Leibnitz divenne definitiva quando l’elettore di Hannover nel 1714 divenne re di Inghilterra, ma, per ingraziarsi gli Inglesi, dette torto a Leibnitz, che morì solo e dimenticato due anni dopo.
Un altro campo in cui Leibnitz viene considerato ancora oggi come un anticipatore della filosofia logica moderna, a partire da Boole e Frege (opinione condivisa dallo stesso filosofo logico Bertrand Russell operante all’inizio del ‘900) è stato quello della logica.

Lebnitz  riteneva che ad ogni entità ( reale, o anche solo logicamente possibile) potesse corrispondere un simbolo, o combinazioni di simboli per le entità complesse, fino a formare un “alfabeto” dei pensieri e delle conoscenze umane. Riteneva che sui vari simboli si potessero compiere delle operazioni, impostando un vero e proprio calcolo logico, utile non solo ad effettuare dimostrazioni, ma anche a giungere a nuove verità ottenibili con la pura logica, indicate come “verità di ragione”. Tali verità si sarebbero andate ad aggiungere a quelle “di fatto” ricavabili direttamente dall’esperienza. Questo formalismo logico anticipa quello moderno sviluppato tra ‘800 e ‘900, anche se, a differenza di quello moderno, pretende di corrispondere anche ad entità  reali (cosiddetto “simbolismo semantizzato”).

C’è da aggiungere che però l’ambizioso programma del filosofo tedesco non fu mai realizzato, ma solo impostato nei suoi presupposti logici.

Nel campo della fisica Leibnitz si oppose al meccanicismo di Cartesio e Newton e fu contrario alle teorie atomiche (“perché la natura non procede per salti”), ma senza riuscire a creare una fisica nuova. Il suoi principali risultati sono stati una giusta critica alla (errata) teoria newtoniana dello spazio e del tempo “assoluti” ed una giusta critica del principio cartesiano di conservazione nell’universo della “quantità di moto” (cioè del prodotto della massa dei corpi per le velocità) sostituito dal principio di conservazione della “forza viva” (oggi chiamata “energia cinetica” , proporzionale al prodotto della massa per il quadrato della velocità). Questo principio è più vicino alla fisica moderna ed è valido nel caso di energie puramente meccaniche connesse con la velocità. Il moderno principio generale di “conservazione dell’energia” tiene però conto di tutti i tipi di energia (elettrica, termica, chimica, ecc.).

Nel campo biologico Leibnitz fu contrario ad ogni teoria “evoluzionista” , sempre perché convinto erroneamente che “la natura non procede per salti”. Riteneva che tutte le specie biologiche provenissero da una lenta trasformazione di forme primitive distinte create da Dio (teoria detta “preformismo”).

La parte più obsoleta del pensiero del filosofo di Lipsia – ben lontana dalla modernità del contemporaneo Locke di cui abbiamo scritto al numero precedente - è la sua concezione metafisica ricca di suggestioni platonico-pitagoriche. La realtà sarebbe formata da un coacervo di entità logico-metafisiche indipendenti l’una dall’altra, dette “monadi”.  Dio le ha create e le coordina secondo un suo disegno, per cui questo è “il migliore dei mondi possibili”.  L’irriverente Voltaire ha impietosamente sbeffeggiato questa teoria nell’opera satirica “Candido”. L’ingenuo protagonista incappa in una serie impressionante di disgrazie individuali e collettive – da guerre a terremoti ad amori infelici – ma è sempre convinto di vivere nel “mondo migliore possibile” come sostenuto dal suo maestro, il ridicolo filosofo Pangloss, seguace della filosofia di Leibnitz.

Vincenzo Brandi  - brandienzo@libero.it




mercoledì 26 ottobre 2016

La casta ha detto "no" al dimezzamento degli stipendi - Il M5S ha fatto tombola... (grazie al PD ed agli altri partiti di centrodestra)


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Trovo geniale l'idea dei 5 Stelle di aver proposto a tutti i parlamentari un dimezzamento del loro stipendio.

I 5 Stelle infatti già sapevano che la loro proposta non sarebbe stata accettata, e quindi ora si preparano ad incassare i vantaggi di questa bocciatura da parte del resto della classe politica.

Pensate, con questa semplice mossa i 5 Stelle sono riusciti a dimostrare che la faccenda della "riduzione dei costi del parlamento" - tanto sbandierata nella nuova riforma costituzionale - è in realtà un misero specchietto per le allodole. Lo ha confermato, involontariamente, l'ex-leghista Marcolin (ora con Verdini), quando ha dichiarato: “Il vero problema dei costi della politica non riguarda lo stipendio dei parlamentari, ma gli sprechi e l’inefficienza della macchina amministrativa."

Ma allora, caro genio della retorica, perchè strombazzare dal mattino alla sera che la nuova riforma porterà ad un abbattimento dei costi della politica, se "non è quello il vero problema"?

La frase sopracitata non è l'unica a denunciare il goffo tentativo della casta di proteggere i propri interessi personali, anche a costo di dire stupidaggini impronunciabili. Lo stesso Marcolin infatti ha anche dichiarato: "Rincorrere la guerra populista alla casta portata avanti dal M5s significa abbassare drasticamente la qualità del dibattito e della composizione del Parlamento, dal momento che saranno sempre meno i professionisti disposti a farsi eleggere per guadagnare di meno ed essere insultati e diffamati da chi fino a pochi giorni prima di diventare parlamentare era disoccupato”.

Già, pensate che tragedia: senza gli stipendi d'oro non potremo più permetterci di avere in parlamento menti eccelse come quelle di Nicole Minetti, di Antonio Razzi o di Domenico Scilipoti.

Bravi 5 Stelle, continuate così. Il mio sarà anche un entusiasmo ingenuo, ma cosa volete che ci faccia? Quando io vedo i grandi ipocriti del nostro parlamento messi in difficoltà godo come un riccio.

Massimo Mazzucco

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Commento di Fernando Rossi: "Oltre alle considerazioni di Mazzucco, che qui condivido, c'è da considerare che la serietà e la credibilità della asserita finalità risparmiatrice di togliere l'eleggibilità del Senato è sputtanata anche dal fatto che il 'giocattolino' che Renzi si è preso ci è costato dalle 3 alle 4 volte ciò che risparmierebbe il senato dei nominati."

martedì 25 ottobre 2016

Ebrei - Uscire dal concetto di "razza"

Durante i vari scambi epistolari avuti con persone di diverso credo, ho notato, a parte alcuni casi rari, che si tende a giudicare e ad esprimere pareri sulla base di una “convinzione” prestabilita, non corroborata cioè da una personale ricerca sui fatti avvenuti. Sulla realtà della nascita del “problema ebraico”, a cominciare dal periodo biblico sino alla fondazione di Israele… ci si lascia guidare da emozioni, da tendenze a voler credere in una verità, già accettata in quanto tale.
Ovvio che questo tipo di atteggiamento non possa essere da me condiviso. Io mi sento una specie di San Tommaso, ho bisogno di mettere il dito nella piaga per credere.. E sono contento che questo mio “sentiero” mi abbia condotto a scoprire alcune verità scomode, sia per una parte che per l’altra, verità che dimostrano come sia importante comprendere gli eventi trattati attraverso il proprio “lume”.
Mi son trovato così in mezzo a due fuochi. A prendere i pesci in faccia da destra e da sinistra.. come si dice in gergo… Eppure ho il piacere e la soddisfazione di potermi osservare senza riscontrare macchie nel mio sentire. Mi guardo allo specchio e mi dico: “Bello o brutto, con i nei o con la pelle liscia, tu sei quel che sei, caro mio Paolo/Saul”
Saul, sì, è il nome recuperato, considerando la mia “lontana” origine ebraica.. vi ho già raccontato la storia.. e quel po’ di sangue “eletto/infetto” rimastomi nelle vene ha fatto sì che io volessi conoscere la verità su quella parte di me.. su quel pezzo di Paolo D’Arpini, nel bene e nel male….
Ricordo un proverbio che mi citavano i vecchi contadini di Calcata: “il meglio è nemico del bene”… Ed è proprio così, arrabattandoci e cercando di migliorarci agli occhi del mondo non riusciamo a percepire il bene che già c’è in noi… Ed in fondo cosa significa essere perfetti? Semplicemente essere quel che si è senza remore né rimpianti, senza cercare l’approvazione di qualcuno, perché se siamo quel che siamo
evidentemente ci compete.. Da ciò nasce spontaneità e naturalezza…
E la società umana, nella sua interezza come specie, va a rotoli, perché non può funzionare come un meccanismo, non è fatta di semplici ingranaggi e di numeri (di razze distinte)…
Allora, si può uscire -ed i miei fatti lo dimostrano- dal concetto di “razza eletta” ma si può entrarvi?
Sul merito delle conversioni all’ebraismo c’è da dire che in passato queste avvenivano, sia nel contesto dei popoli semitici (non ancora distinti) che potevano passare da un credo all’altro e comunque venivano accettati se “tornavano” all’ovile (ne abbiamo evidenze nella stessa bibbia in cui si parla di idolatri che poi tornano alla fede), sia nel periodo del primo cristianesimo, che non essendo altro che una setta ebrea si poneva comunque (diversamente dall’ebraismo ortodosso) come una fede aperta anche ai gentili… Solo più tardi ci fu una separazione netta e sia gli ebrei che i nuovi ebrei -ovvero i cristiani- trovarono più conveniente andare ognuno per la propria strada..
Comunque l’ultima grande conversione fu quella dei Kazari, attorno al 1000, che con il loro numero formarono le fila dei cosiddetti “ebrei orientali”.. che dal punto di vista “tradizionale” del “seme” non sono però dagli ortodossi accettati nel novero degli “eletti”.
Infine ci sono le propagazioni o conversioni per filiazione mista, ovvero i figli di donne ebree e gentili.. e di questi casi se ne contano a migliaia soprattutto per motivi di “economia” e “convenienza politica”.
Restando in tema di “convenienza politica” ma anche di “giustizia umana” -che non guasta- c’è da dire che non si può colpevolizzare tout court un senso di identità..
Anche noi lo abbiamo, magari più debole in quanto la nostra è una identità recente, come “italiani”. Vediamo che diversi popoli nomadi hanno mantenuto una forte identità proprio per salvaguardare la cultura nella quale sono nati e si riconoscono, come ad esempio gli zingari ma ve ne sono altri e non soltanto nomadi, magari stanziali ma rinchiusi in un ristretto ambito territoriale. Insomma voglio dire che chi nasce in una famiglia ebrea si nutre del senso di appartenenza, è un fatto culturale quasi imposto dalle condizioni esterne.. ed obbligatorio, vista la estraneazione di cui essi “soffrono” (pur volendo mantenerla) nelle società “cristiane” o “musulmane” ove la differenza viene fatta percepire più duramente.. Va da sé che dopo generazioni e generazioni il senso di differenza ed estraniamento si acuisce. E si tende a cercare rivalse morali, intellettuali od economiche… Non dimentichiamo che in simili condizioni “di diversità congenita” sono nati i più grandi geni dell’umanità e qui non mi riferisco solo agli ebrei ma a tutti coloro che hanno dovuto, per una ragione o per l’altra, vivere ai margini o addirittura rinnegare la famiglia e la comunità in cui sono nati.
Insomma non vorrei che l’appartenenza alla cultura ebraica fosse considerata di per sé motivo di giudizio negativo. Personalmente ho conosciuto decine di ebrei, in ogni ambito culturale e spirituale, e li ho sempre trovati degni di fiducia e ragionevoli interlocutori. Certo anch’io mi ponevo verso di loro con lo stesso atteggiamento.. Per cui direi che spesso le situazioni di attrito contribuiscono a scatenare divisioni, rancori e vendette di ogni sorta.
Ora parliamo dei sionisti. I sionisti essenzialmente si sono concentrati in Israele, appoggiati però dalla sponda sionista americana. Il sionismo è nato avendo in mente la fondazione di Israele. Siccome la conquista di quel territorio è avvenuta e mantenuta con la forza, nella condizione di continua conflittualità (per conservare le posizioni raggiunte) si tende a indurire il cuore ed a non considerare i diritti dell’altro… Questo avviene in ogni conquista territoriale, guardate la conquista delle Americhe a tutto scapito delle popolazioni autoctone, o guardate ogni altra invasione in cui sempre il conquistatore tende a cancellare la cultura degli sconfitti (nonché le persone fisiche che la incarnano) per sostituirla con la propria..
Questa posizione dal punto di vista psicologico è chiamata “sacralizzazione della colpa”. La colpa viene resa nobile e degna.. insomma si gira la frittata ed in tal modo si cerca di pacificare il proprio animo derelitto, consapevole del male commesso.. giustificando il male e chiamandolo bene (magari per i propri confratelli, non importa…).
Mi sa che sto allontanandomi troppo dal discorso iniziale, comunque ribadisco, come affermato in precedenza, che usare discriminazione ed oculatezza nel giudizio è un esercizio che favorisce la crescita dell’intelligenza….. “Dio non saprà riconoscere i suoi…” saprà riconoscere però il nostro senso di giustizia e di equanimità.
E per equanimità e giustizia riporto di seguito alcuni pareri “parole” “sentimenti” che non avevo riportato prima, li avevo tenuti, come suol dirsi, in un cassetto.. in attesa di trovare il momento giusto per l’esposizione.. Ed ora che non temo più ritorsioni (in quanto la mia posizione mediana si è stabilita).. eccoli a voi, in ordine sparso e senza menzionare gli autori (sono idee provenienti dall’akasha collettiva):
“L’argomento è ed è sempre stato di grande attualità ma la trattazione necessità di forte cognizione, critica e storica. Condivido la posizione di Paolo. Personalmente, non credo che il “fatto dell’olocausto” ed il concetto giuridico-umanistico della “libertà di pensiero” siano unitamente discorribili in termini di connessione e complementarietà. In un contesto culturale e sociale, quale quello attuale, i due concetti restano e dovrebbero rimanere ben distinti. Dacché, a mio modesto avviso, il “dramma dell’olocausto” resta un “fatto” comunque incontrovertibile e, “di fatto”, innegabilmente testimoniato, non vedo come ed in che misura “la libertà”, quale astrazione idealistica del pensiero, possa essere disinteressatamente espressa senza scontrarsi con l’altrui libertà –politica o sociale- di non ricevere il prodotto di un concetto non generalmente ancora condiviso e soprattutto accertato…”
“In prevalenza gli attacchi alla Chiesa vengono da circoli sionisti e mondialisti che hanno interesse, in una prospettiva mondialista futura di Governo mondiale, di far sì che tutte le religioni siano ridimensionate e ridotte a manifestazioni più che altro “folcloristiche”. Il Vaticano in primis, visto che la sua estensione e le sue interessenze lo configurano anche come un “potere” ed una forza economica fastidiosa e da ridimensionare. Che la Chiesa e il Vaticano abbiano il fatto loro mi può anche star bene, ma teniamo anche presente a chi questo fa ancor più comodo…”
Ebrei conversi? Cristo “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Noi qui non scriviamo per suscitare odio verso gli ebrei, ma – nel silenzio mediatico che condona la loro paranoia – per mostrare in piena luce la loro patologia (ben dimostrata dal Muro in Palestina, dalle 300 bombe atomiche accumulate, dall’oppressione ferocissima sui palestinesi), nella speranza che “si convertano”. Se non altro, si convertano alla comune umanità, sentendosi parte corresponsabile della normale famiglia umana, come già fanno alcuni di loro: Uri Avneri, Norman Finkelstein, eccetera….”
“Come ho già scritto più volte, negare la volontà (e la prassi) nazista di sterminio degli ebrei è completamente inane, e rasenta la follia. Si chiedono i “documenti”. CE NE SONO UNA MAREA (NERA) e l’evidenza è impressionante. Certo si può negare anche questa, chiudere gli occhi con un lucchetto. Ma allora, poi, non ci si venga a lamentare della “religione” (e relativa laida industria) dell’”Olocausto”. La quale esiste senz’altro, ma a cui non se ne può contrapporre un’altra di segno contrario. BASTA, a 360°, con l’attitudine fideista. Si studi liberamente e senza pre-giudizi anche questo periodo atroce del secolo scorso. L’”elezione” è un puro delirio, ogni appartenente alla sottospecie Homo sapiens sapiens (congolese, ebreo, palestinese, iracheno, cinese, ucraino, maori…) possiede lo stesso diritto alla vita. Le sofferenze degli uni non hanno meno valore di quelle degli altri. E, soprattutto, non autorizzano nessuno a infliggerne ad altri ancora”
“…ognuno deve seguire la propria “equazione personale”. La verità, nella nostra epoca, NON può trionfare. E’ perciò che mi limito a parlare di testimonianza. Quanto alla morte, quella spetta a tutti, prima o poi.”
“..i sionisti, dopo le atrocità ed i crimini commessi ai danni del popolo palestinese negli ultimi anni, chiederanno al mondo intero il 27 gennaio – in occasione dell’anniversario della “Giornata della Memoria” – di commemorare la Shoah e celebrare quel tanto osannato valore (unilateralmente) condiviso del ricordo di un – sì – terribile genocidio le cui vittime – però – non valgono certamente né più, né meno degli indifesi caduti del recente brutale assassinio che si consuma tuttora nella Striscia di Gaza..”
“..al di là della condivisione sulla descrizione dei concetti, delle strategie e dei fatti citati, ciò su cui non concordo è l’uso dell’aggettivo “ebraico” che, a mio modesto parere, andrebbe (possibilmente OVUNQUE) sostituito con l’aggettivo “sionista” e questo non tanto perché io pensi che l’etica ebraica non abbia responsabilità per non aver chiarito in passato la differenza di posizioni quanto perché oggi esiste un certo numero di organizzazioni di ebrei ortodossi (veri RELIGIOSI), tra cui la Neturei Karta, che affermano con forza che “gli ebrei non sono sionisti ed i sionisti non sono ebrei” e non solo fanno una distinzione teorica ma anche, in pratica, manifestano pubblicamente (a prezzo della loro stessa incolumità fisica) queste posizioni, presso le sedi istituzionali sioniste. Non dimentichiamo che “sion” ha come radice “senà” traducibile come “odio” universale (cioè verso tutto il mondo che non è aderente al Talmud, alla Ghemarà, alla Mishnà, allo Shermonè Ezrè che sono delle successive manipolazioni degenerative del messaggio biblico iniziale, per intenderci il Vecchio Testamento. Se consideriamo che il sionismo è un progetto politico che non ha molto a che fare con l’etica religiosa (con NESSUNA etica religiosa) è logico capire che si è meno attaccabili dai debunker se si indica il VERO responsabile (chi vuole nascondersi dietro la foglia di fico del razzismo diretto contro i semiti e della persecuzione religiosa contro gli ebrei)”
“Il progetto, anche religioso, di dominio mondiale non inizia e non finisce con il sionismo o comunque non è solo sionista. Ora se è pur vero che ci sono tantissimi ebrei che non possono essere catalogati con i loro correligionari “lovercraftiani”, è anche vero che l’esperienza mi dice di andarci molto cauto. Perché ci sono delle costanti, delle attitudini, delle peculiarità particolari e irripetibili nel popolo ebraico che lo distinguono dagli altri. Non è infatti un caso che il concetto di razza eletta è uscito dalla bibbia. Gli ebrei inoltre non tendono alle conversioni, vivono da secoli in una specie di segregazione religiosa, gelosi dei lori dogmi, riti, e leggi. Certo ci sono tanti ebrei che se ne fregano ed escono fuori da queste catene religiose, ma sarà un caso, l’esperienza ha dimostrato, e gli stessi ebrei lo affermano decisamente, che non per questo, costui smette di essere ebreo…”
“..come si può affermare che per un piccolo numero d´uomini, che per breve tempo abitarono quella regione, sia possibile ricostruire la mappa genetica come costoro sostengono per se stessi, così auto definendosi “razza”… e tutto questo proprio quando la moderna biologia dimostra che questo concetto è falso. Allora, reale concetto, i “razzisti” e sostenitori della razza sono proprio loro! Il popolo della kippah vive e si nutre di menzogne che spaccia per culturali, e per questo tenta di distruggere la storia dei palestinesi, oltre che fisicamente massacrarli per farli da quelle latitudini sparire…”
“…Anche se siamo nell’errore, questo non ci vieta di dire quello che sentiamo. Se io penso che tu stai sbagliando e vengo aggredito dal sentimento della giustizia, per evitare di cadere nell’errore dell’arroganza ti devo dire che stai sbagliando, che non sei giusto, che non mi cerchi o che non ami i fratelli. Ma devo esprimere il mio pensiero con calma, dire quello che sento, la sensazione e il sentimento che provo. Posso dirti che secondo me stai sbagliando, che tu non stai facendo una cosa giusta. Però te lo dico con amore e ti bacio…”
Ecco, vedete un po’ se così va bene… baci a voi!
Paolo D’Arpini

lunedì 24 ottobre 2016

“Palestina Occupata”, il testo approvato dalla commissione dell’Unesco


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Renzi è “scioccato” per il voto dell’Unesco  sulle provocazioni israeliane contro le moschee.Leggete il testo in inglese della risoluzione e vedrete che si parla sempre delle due moschee chiamandole con il loro nome arabo. Per ben due volte si afferma che Gerusalemme è il luogo delle tre religioni.Da come la stampa italiana ha riportato il fatto si sposa pedissiquamente quanto sostengono Israele, la comunità ebraica  e i suoi sostenitori. 

Molti hanno accettato per buona la versione israeliana e hanno criticato la risoluzione come un errore che danneggia la causa palestinese, certo se si accettasse la versione israeliana ma così non è. Il testo della risoluzione è una lunga accusa delle violazioni di cui la “potenza occupante” è responsabile. Violazioni che vanno dalle incursioni dei coloni estremisti ortodossi che vogliono distruggere le due moschee e costruire il terzo tempio spalleggiati dai soldati e dalla polizia israeliana, agli scavi archeologici sotto la spianata delle moschee, ai divieti di accesso alle moschee dei fedeli musulmani. 

Il riferimento della risoluzione è alla IV Convenzione di Ginevra che vieta a una potenza occupante di modificare il territorio, ma Israele sta procedendo a spron battuto alle demolizioni delle case palestinesi e a promuovere insediamenti di coloni espellendo i palestinesi dalle loro case per fare loro posto. Questo è quanto succede a Gerusalemme ma l’Unesco affronta anche le violazioni a Hebron, a Betlemme e ultimo ma non meno importante a Gaza. Ancora una volta Netanyahu fa la vittima ed è abile nell’insorgere e lamentarsi del torto subito. Renzi gli scodinzola dietro e noi?

???? Noi del BDS ci battiamo in modo non violento perché la società civile reagisca e isoli un governo colonialista, razzista e autore del regime di apartheid. La risoluzione “Palestina Occupata”, approvata dalla commissione dell’Unesco con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astensioni. Leggetevela da soli. globalist 21 ottobre 2016 Di seguito il testo della risoluzione “Palestina Occupata”, approvata dalla commissione dell’Unesco con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astensioni Voti a favore: Algeria, Bangladesh, Brasile, Chad, Cina, Repubblica Domenicana, Egitto, Iran, Libano, Malesia, Marocco, Mauritius, Messico, Mozambico, Nicaragua, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Russia, Senegal, Sud Africa, Sudan e Vietnam. Voti contrari: Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti. Astenuti: Albania, Argentina, Cameron, El Salvador, Francia, Ghana, Grecia, Guinea, Haiti, India, Italia, Costa d’Avorio, Giappone, Kenya, Nepal, Paraguai, Saint Vincent e Nevis, Slovenia, Korea del Sud, Spagna, Sri Lanka, Svezia, Togo, Trinidad e Tobago, Uganda e Ucraina. Assenti: Serbia e Turkmenistan. Comitato Esecutivo Sessione n. 200 Commissione programma e relazioni esterne (PX) Oggetto 25: PALESTINA OCCUPATA Discussione Sottoposta da: Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan IA Gerusalemme Il comitato esecutivo, 1. Avendo esaminato il documento 200EX/25, 2. Richiamandosi alle quattro disposizioni della convenzione di Ginevra (1949) ed i relativi protocolli (1977), alle regolamentazioni del Tribunale de L’Aia in territorio di guerra, alla convenzione de L’Aia per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato (1954) ed i relativi protocolli, alla Convenzione sui mezzi per proibire ed impedire l’importazione, l’esportazione ed il trasferimento illegale di beni culturali (1970) e alla Convenzione per la protezione del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale (1972), all’iscrizione della città vecchia di Gerusalemme e delle mura tra i siti Patrimonio Mondiale (1972) e tra i siti del Patrimonio a Rischio (1982), nonché alle raccomandazioni, risoluzioni e decisioni dell’UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale, così come alle risoluzioni e decisioni dell’UNESCO in riferimento a Gerusalmme, ed anche richiamandosi alle precedenti risoluzioni UNESCO in materia di ricostruzione e sviluppo di Gaza ed alle risoluzioni UNESCO relative ai siti palestinesi di Al-Kahlil/Hebron e Betlemme, 3, Affermando l’importanza che Gerusalemme e le proprie mura detengono per le tre religioni monoteiste, anche affermando che in nessun modo la presente risoluzione, che intende salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e di Gerusalemme Est, influenzerà le risoluzioni prese in considerazione dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le risoluzioni relative allo status legale di Palestina e Gerulemme, 4, Condanna fortemente il rifiuto di Israele di implementare le precedenti decisioni UNESCO in materia di Gerusalemme, in particolare il punto 185 EX/Ris. 14, sottolineando come non sia stata evasa la propria richiesta al Direttore Generale di nominare, il prima possibile, un rappresentate permanente di stanza in Gerusalemme Est per riferire regolarmente quanto relativo ad ogni aspetto di competenza UNESCO, né lo siano state le reiterate successive richieste omologhe; 5. Condanna fortemente il fallimento di Israele, potenza occupante, nel cessare i persistenti scavi e lavori in Gerusalemme Est ed in particolare all’interno ed intorno alla città vecchia, e rinnova ad Israele, la potenza occupante, la richiesta di proibire tali lavori in conformità con i propri obblighi disposti da precedenti convenzioni e risoluzioni UNESCO; 6. Ringrazia il Direttore Generale per gli sforzi compiuti nel cercare di ampliare le precedenti risoluzioni UNESCO per Gerusalemme e nel cercare di mantenere e rinnovare tali sforzi; IB Al-Aqṣa Mosque/Al-Ḥaram Al-Sharif and its surroundings IB1 Al-Aqṣa Mosque/Al-Ḥaram Al-Sharif 7. Chiede ad Israele, la potenza occupante, di ripristinare lo status quo precedente al Settembre 2000, secondo il quale il dipartimento giordano Awqaf (Fondazione religioda) esercitava autorità esclusiva sulla moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif ed il cui mandato si estendeva a tutte le questioni riguardanti l’amministrazione senza impedimenti della Moschea Al- Aqsa/Al-Haram AlSharif, inclusi il mantenimento, il restauro e la regolamentazione degli accessi; 8. Condanna fortemente l’excalation dell’aggresione Israeliana e le misure illegali nei confronti di Awqaf e del proprio personale, e nei confronti della libertà di culto e dell’accesso dei musulmani alla loro Moschea santa Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif, e chide ad Israele, la potenza occupante, di rispettare lo status quo storico per cessare immediatamente tali misure; 9. Deplora fermamente i continui assalti alla Moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif da parte di estermisti israeliani di destra e delle forze armate, e spinge Israele, potenza occupante, ad intraprendere le misure necessarie a prevenire abusi provocatori che violino la santità e l’integrità della Moschea Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif; 10. Denuncia fermamente le continue aggressioni Israeliane verso i civili, incluse figure religiose islamiche e sacerdoti, denuncia l’ingresso con la forza nelle varie moschee ed edifici storici del complesso Al-Aqsa/Al-Haram AlSharif da parte di ufficiali israeliani, inclusi quelli delle cosiddette “Antichità Israeliane”, e l’arresto ed il ferimento di musulmani in preghiera e di guardie di Awqaf; e spinge Israele, la potenza occupante, a terminare queste aggressioni e gli abusi che infiammano la tensione sul territorio e tra le religioni; 11. Disapprova la restrizione di accesso da parte di Israele alla Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif durante l’ Eid Al-Adha 2015 e le conseguenti violenze, e chiede Israele, la potenza occupante, di cessare tutte le violazioni contro la Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif; 12. Condanna fermamente il rifiuto di Israele di concedere visti agli esperti UNESCO incaricati per il progetto UNESCO per il Centro per i Manoscritti Islamici di Al-Aqṣa /Al-Ḥaram AlSharif, e chiede ad Israele di concedere apposito visto agli esperti UNESCO scienza alcuna restrizione; 13. Condanna il danno causato dalle forze israeliane, specialmente a partire dall’Agosto 2015, alle porte e finestre della Moschea al-Qibli all’interno del complesso Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, e riafferma, a tale proposito, l’obbligo di Israele a rispettare l’integrità, l’autenticità ed il patrimonio cultuarle della Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, cosi come nello status quo antecedente, in quanto sito islamico di preghiera e parte del patrimonio culturale mondiale; 14. Esprima la propria profonda preoccupazione sulla chiusura Israeliana ed il divieto di ristrutturare l’edificio del AlRahma Gate, una delle porte della Moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, e spinge Israele, la potenza occupante, a riaprire tale porta e porre fine all’ostruzionismo nei riguardi dei necessari lavori di restauro, per poter riparare i danni apportati dalle condizioni meteorologiche, specialmente infiltrazioni d’acqua. 15. Chiede inoltre ad Israele, la potenza occupante, di cessare l’impedimento dell’esecuzione immediata di tutti i 18 progetti di ristrutturazione per Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif; 16. Deplora la decisione israeliana di occupare un piano per la costruzione di una tratta stradale nella Gerusalemme Est ed il cosidetto progetto “Liba House” nella città vecchia, cosi come la costruzione del cosiddetto “Kedem Center”, un centro visite nei pressi del lato sud della moschea Al-Aqṣa/Al-Ḥaram AlSharif, la costruzione dell’edificio Strauss ed il progetto di un ascensore nella Piazza Al-Buraq “Western Wall Plaza” e spinge Israele, la potenza occupante, a rinunciare ai progetti sopra citati e a fermare i lavori in conformità con i propri obblighi di fronte alle convenzioni e risoluzioni UNESCO; IB2 The Ascent to the Mughrabi Gate in Al-Aqṣa Mosque/Al-Ḥaram ash-Sharif 17. Riafferma che la scala Mughrabi e’ parte integrante ed inseparabile del complesso Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif; 18. Prende nota del 16^ verbale di monitoraggio e di tutti i precedenti verbali, insieme con i loro addenda preparati dal World Heritage Center e dei verbali sullo stato di conservazione inoltrati al World Heritage Center dal Regno di Giordania e Sato di Palestina; 19. Deplora le continue misure unilaterali Israeliana e le decisioni in merito alla Scala, inclusi gli ultimi lavori condotti alla Porta Mughrabi nel Febbraio 2015, l’istallazione di un ombrello all’entrata e la creazione di una piattaforma di preghiera ebraica a sud della Scala stessa nella piazze la rimozione dei resti islamici del sito, e riafferma che nessuna misura unilaterale Israeliana dovrà venire intrapresa, in conformità con il proprio status e gli obblighi derivati dalla convenzione de L’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. 20. Esprime inoltre la propria forte preoccupazione riguardo alla dmeolizione illegale di resti omayyadi, ottomani e mamelucchi cosi come altri lavori intrusivi e scavi attorno alla scala Mughrabi e inoltre chiede ad Israele, la potenza occpuante, di fermare tali demolizioni, scavi e lavori e che dia seguito ai propri obblighi verso le disposizioni UNESCO menzioante nel pagrafo precedente; 21. Rinnova i propri ringraziamenti alla Giordania per la sua cooperazione e sollecita Israele, la potenza occupante, a cooperare con il Dipartimento giordano Awqaf, in conformità con gli obblighi imposti dalla convenzione de L’Aia del 1954 per la Protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, e di agevolare l’accesso al sito da parte degli esperti giordani con i propri strumenti e materiali per poter effettuare l’esecusione del progetto giordano per la Porta Mughrabi in accordo con le disposizioni UNESCO e World Heritage Committee, in particolare 37 COM/7A.26, 38 COM/7A.4 and 39 COM/7A.27; 22. Ringrazia il Direttore Generale per l’attenzione alla delicata situazione in oggetto, e le fa richiesta di intraprendere le adeguate misure per far che il progetto giordano possa prendere avvio; IC Missione reattiva UNESCO nella città vecchia di Gerusalemme e mura ed incontro degli esperti UNESCO per la Scala Mughrabi  23. Insiste sull’urgenza di implementare la missione di monitoraggio attivo nella città vecchia di Gerusalemme le proprie mura; 24. Ricorda a questo proposito la disposizione 196 EX/Dec. 26 che stabilisce di considerare, in caso di non avanzamento dei lavori ed in conformità con la legislazione internazionale, altri mezzi per assicurare tale avanzamento; 25. Sottolinea con forte preoccupazione che Israele, la potenza occupante, non ha rispettato nessuna delle 121 risoluzioni del comitato esecutivo cosi come quelle del World Heritage Committee che richiedono l’implementazione della missione di monitoraggio nella citta vecchia di Gerusalemme e le sue mura. 26. Segnala il continuo rifiuto da parte di Israele di agire in accordo con UNESCO e World Heritage Committee che fanno richiesta di un incontro con gli esperti UNESCO in merito alla missione di monitoraggio della città vecchia di Gerusalemme e le proprie mura; 27. Invita il Direttore Generale ad intraprendere le misure necessarie per implementare il sopracitato monitoraggio in accordo con la disposizione 34 COM/7A.20 del World Heritage Committee, prima della prossima riunione del Comitato Esecutivo, ed invita tutte le parti in causa ad adoperarsi per la facilitazione della missione e dell’incontro con gli esperti; 28. Richiede che il verbale e le raccomandazioni evidenziate dalla missione di monitoraggio cosi come il verbale dell’incontro tecnico riguardante la Scala Mughrabi sia presentato da tutte le parti in oggeto; 29. Ringrazia il Direttore Generale per i continui sforzi a sostegno della sopra citata missione di monitoraggio UNESCO e delle risoluzioni UNESCO; II RICOSTRUZIONE E SVILUPPO DI GAZA 30. Condanna i confronti militari all’interno ed intorno alla Striscia di Gaza ed i danni causati ai civili, inclusa l’uccisione ed il ferimento di migliaia di palestinesi civili, tra cui bambini, cosi come il continuo impatto negativo sulle competenze UNESCO, gli attacchi verso scuole ed altri edifici culturali e scolastici, incluse brecce nelle scuole di United Nations Relief e Works Agency for Palestine Refugees nel vicino oriente(UNRWA); 31. Condanna fortemente i continui blocchi della Striscia di Gaza, che influiscono pesantemente il libero e fluente movimento di personale e aiuti umanitari cosi come l’intollerabile numero di vittime tra i bambini palestinesi, gli attacchi alle scuole ed altri edifici culturali, ed il rifiuto all’accesso all’educazione, e chiede ad Israele, la potenza occupante, di rendere agevoli immediatamente i passaggi; 32. Rinnova la richiesta al Direttore Generale di aggiornare, il prima possibile, l’Antenna UNESCO a Gaza per poter assicurare la pronta ricostruzione di scuole, università, siti culturali, istituzioni, centri di comunicazione e luoghi di culto che sono stati distrutti o danneggiati nelle consecutive guerre a Gaza; 33. Ringrazia il Direttore Generale per l’incontro informativo tenuto a Marzo 2015 circa l’attuale situazione a Gaza in relazione alle competenze UNESCO e per il risultato dei progetti condotti dall’UNESCO nella Striscia di Gaza-Palestina, e la invita ad organizzare, appena possibile, un nuovo incontro informativo sulle stesse questioni; 34. Ringrazia inoltre il Direttore Generale per le iniziative che sono già state portate avanti a Gaza nel campo dell’educazione, cultura, infanzia e per la sicurezza dei reporter, ed auspica che continui il coinvolgimento attivo nella ricostruzione dei siti culturali e scolastici di Gaza; III I DUE SITI PALESTINESI DI AL-ḤARAM AL IBRĀHĪMĪ/TOMBA DEI PATRIARCHI AD AL-KHALĪL/HEBRON E DELLA MOSCHEA BILĀL IBN RABĀḤ /TOMBA DI RACHELE A BETLEMME 35. Riafferma che i due siti in oggetto, situati ad Al-Khalil/Hebron ed a Betlemme sono parti integranti della Palestina; 36. Condivide la convinzione affermata dalla comunità internazionale secondo cui i due siti sono significativi per Giudaismo, Cristianesimo e Islam; 37. Disapprova fortemente l’attuale prosecuzione degli scavi, lavori e costruzioni di strade private per i coloni da parte di Israele e di un muro di separazione all’interno della vecchia città di Al-Khalil/Hebron, che dannosamente influenza l’integrità del sito, e condanna il conseguente impedimento della liberta di movimento e libertà di accesso a luoghi di preghiera. Chiede ad Israele, la potenza occupante, di porre fine a tali violenze in accordo con le disposizioni delle rilevanti convenzioni e risoluzioni UNESCO. 38. Deplora profondamente il nuovo ciclo di violenza, iniziato nell’Ottobre 2015, nel contesto di una costante aggressione da parte dei coloni Israeliani ed altri gruppi estremisti verso i residenti palestinesi, inclusi bambini nelle scuole, e chiede ad Israele di impedire tali aggressioni; 39. Denuncia l’impatto visivo del muro di separazione nel sito della Moschea Bilal Ibn Rabaḥ Mosque/Tomba di Rachele a Betlemme, cosi come lo stretto divieto di accesso ai Cristiani palestinesi e ai musulmani in preghiera presso il sito, e chiede alle autorità israeliane ti riportare il paesaggio all’aspetto originale e rimuovere il divieto di accesso; 40. Condanna profondamente il rifiuto da parte di Israele di seguire la disposizione 185 EX/Dec. 15, che impone ad Israele di rimuovere i due siti palestinesi dal proprio patrimonio nazionale e chiede alle autorità israeliana di agire in accordo con tale decisione; IV 41. Decide di includere queste materie di discussione sotto il titolo di “Palestina Occupata” nell’agenda della 201^ sessione, ed invita il Direttore Generale a richiedere un rapporto sull’aggiornamento della situazione da ora innanzi.




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Commento di Carlo Tagliacozzo

Il testo della risoluzione è una lunga accusa delle violazioni di cui la “potenza occupante” è responsabile. Violazioni che vanno dalle incursioni dei coloni estremisti ortodossi che vogliono distruggere le due moschee e costruire il terzo tempio spalleggiati dai soldati e dalla polizia israeliana, agli scavi archeologici sotto la spianata delle moschee, ai divieti di accesso alle moschee dei fedeli musulmani.
Il riferimento della risoluzione è alla IV Convenzione di Ginevra che vieta a una potenza occupante di modificare il territorio, ma Israele sta procedendo a spron battuto alle demolizioni delle case palestinesi e a promuovere insediamenti di coloni espellendo i palestinesi dalle loro case per fare loro posto. Questo è quanto succede a Gerusalemme ma l’Unesco affronta anche le violazioni a Hebron, a Betlemme e ultimo ma non meno importante a Gaza.
Ancora una volta Netanyahu fa la vittima ed è abile nell’insorgere e lamentarsi del torto subito. Renzi gli scodinzola dietro e noi? ???? Noi del BDS ci battiamo in modo non violento perché la società civile reagisca e isoli un governo colonialista, razzista e autore del regime di apartheid.
La risoluzione “Palestina Occupata”, approvata dalla commissione dell’Unesco con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astensioni. Leggetevela da soli.