mercoledì 5 ottobre 2016

Laicità di pensiero e spiritualità naturale, senza marchi....



Il significato stesso di "laicità" impedisce l'assunzione di un modello di pensiero definito e specifico.  In effetti la Spiritualità Laica, o "naturale", è sincretica nell'accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d'esse, si tiene in sospensione, in uno condizione di trascendenza.
 
Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di "laicità" ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità.
 
Ciò è comprensibile  se osserviamo  la "spiritualità laica"  nel dominio dell'esperienza diretta e quindi dell'indescrivibilità del suo processo conoscitivo ed esperenziale. Insomma in questo senso "spiritualità" e "laicità" sono sinonimi con i quali si tenta di significare l'assoluta libertà della pura consapevolezza, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione. E come  potremmo mai descrivere il vero significato di "consapevolezza di Sé"?
 
Ma dal punto di vista dell'intelletto una certa "immagine" è possibile evocarla, in quanto  la Spiritualità Laica è già di per se stessa  un’immagine, un concetto, in cui inserire tutte quelle forme di “spiritualità” sperimentate dall’uomo. Siamo coscienti di muoverci all’interno della concettualizzazione dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo  indicato con l’idea di spiritualità.

Se partiamo dalla comprensione  di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperenziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale  possiamo dire di essere presenti è questo io.
 
Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza  identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme,  mai può scindersi quell’io radice da noi stessi. L’io è assoluto in ognuno. Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io.  Spiritualità laica è il riconoscere questo processo   in qualsiasi forma  si manifesti.

C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato  (appendice marginale della ricerca).  Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta.   Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione  dello stesso processo in  fasi diverse. Il percorso  cambia con le necessità del momento e con le  pulsioni individuali. 

E’ la  sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare.  I flussi passano la sorgente è perenne.  Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso.  In questo girotondo intorno al sé ogni strada è buona per stare in cerchio. Ma per uscirne fuori..? 

Allora  ditemi,   occorre una  conferma al nostro esistere? No di certo, perché  lo sappiamo senza ombra di dubbio. Questa coscienza-esistenza non è massonica, cristiana, buddista, sciamanica, zingara o chissà che, è la vera ed unica “realtà” condivisa da ognuno. A che pro  quindi ricercare un riscontro  - in forma di riflesso-   se ci separa nello  spirito?  Le etichette sono inutili.

E forse lo è anche quella della Spiritualità Laica,  se non sottintendesse la futilità di ogni etichetta.



Paolo D'Arpini

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