Ha sopravanzato concorrenti del calibro di Gennaro Sangiuliano, Giovanni Toti, Eugenio Giani, Francesco Lollobrigida, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Gilberto Pichetto Fratin, Matteo Renzi, Stefania Battistini, Antonio Taiani, Roberto Vannacci. E, dopo i lusinghieri piazzamenti nelle passate edizioni nel premio, vince meritatamente
Sergio Mattarella
“Mentre migliaia di magistrati con la Costituzione in mano escono dalle aule dell’anno giudiziario quando parlano i rappresentanti dello sgoverno, più di tante parole colpisce un silenzio: quello del presidente Sergio Mattarella, garante supremo della Costituzione e dunque anche del potere giudiziario”. Dal troppo silenzio alle troppe esternazioni: “Ma forse è meglio così: l’ultima volta che ha aperto bocca è stato per elogiare un ex premier pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito che, dopo aver vilipeso la Giustizia del suo Paese, vi si era sottratto dandosi alla latitanza in Tunisia (Craxi). Non resta che rimpiangere Pertini, Scalfaro e Ciampi che, quando i governi attaccavano la magistratura, trovavano sempre il modo di farsi sentire e, quando ricevevano leggi indecenti e incostituzionali, le rispedivano indietro anziché firmarle”.
Soprattutto sono nel mirino le quotidiane esternazioni. Su pace e guerre. “Ha un bel coraggio, proprio lui, di parlare di settant’anni di pace in Europa rotta da Putin”. In effetti, nel 1999 un governo (D’Alema) da lui vicepresieduto bombardò per 78 giorni Belgrado: con la Nato e contro l’Onu, contro il diritto internazionale e la sovranità di uno Stato (la Serbia). Undici settimane di massacri, dai 1.200 ai 2.500 morti quasi tutti civili, fiumi di profughi, distrutta l’ambasciata cinese, polverizzati ospedali, scuole, zone residenziali, treni passeggeri, convogli di fuggiaschi, autobus, mercati, ponti affollati e gli studi della tv RTS (uccisi 16 fra registi, giornalisti e tecnici). Ma la Nato non la chiamò guerra, bensì “ingerenza umanitaria”. Quella brusca rottura della pace europea dopo 44 anni spalancò la strada a un’altra gravissima lesione del diritto: lo smembramento della Serbia col riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo contro la risoluzione dell’Onu n. 1244, che vi confermava la sovranità di Belgrado. In effetti, l’assenso di Mattarella si ripeté con le guerre illegali della Nato in Afghanistan (“lotta al terrorismo”), in Iraq (“esportazione della democrazia”) e in Libia (“sostegno alle primavere arabe”). Mattarella non fece mai paragoni col Terzo Reich.
Lo fa ora contro la Russia, dopo che “fra il 2014 e il 2022 fu proprio lui a insignire delle massime onorificenze della Repubblica Italiana ben 30 ministri, funzionari e oligarchi putiniani, alcuni già sanzionati per la Crimea. Il tutto anni dopo le guerre russe in Cecenia e in Georgia e i bombardamenti in Siria. Anzi, sul petto di Dmitry Peskov portavoce di Putin nel 2017 Mattarella appuntò la stella di Commendatore della Repubblica a Mosca”. Senza però dimenticare il democristiano anticomunismo, quando “Denuncia l’ostilità di cui furono vittime gli esuli istriani ‘da parte di forze e partiti che in Italia si richiamavano alla stessa ideologia di Tito’, cioè il PCI, tra gli artefici della Costituzione italiana”.
Non passa giorno che non faccia esternazioni. A ruota libera, incurante della diplomazia. Ha tuonato contro le mire espansionistiche della Federazione Russa paragonandole a quelle che hanno connotato gli anni trenta del novecento ed il disegno portato avanti da Adolf Hitler e dai suoi gerarchi: “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto… a prevalere fu il criterio della dominazione… e furono guerre di conquista… fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. A parte il dispregio alla diplomazia rivolgendosi ad una nazione che pagò milioni di morti per fermare la Germania, è evidente il fuorviante tentativo storico di equiparare l’aggressione di Putin alla lucida follia del fascismo tedesco che, se non fosse stato fermato proprio dall’Armata Rossa, si sarebbe espanso sino a conquistare tutto il mondo. Il tentativo è solo esercizio di propaganda bellica: non hanno senso i paragoni della Conferenza di Monaco con la situazione geopolitica attuale, solo gli stupidi o le persone in malafede come Zelensky possono dire -allo scopo di aumentare le spese militari- che la Russia attaccherà i Baltici… e arriverà a Lisbona (sic), cioè attaccherà la Nato.
“Per carità, rispetto a Biden, Mattarella è un pischello. Ma quando parla di guerre non pare lucidissimo. Anche a lui servono ripetizioni di storia. Esprime ‘grande tristezza nel vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie che andrebbero destinate a fini sociali’ (bene, bravo, bis). Poi però, con un arabesco logico da Guinness, ricasca nella solita litania: ‘L’Italia e i suoi alleati sostenendo l’Ucraina difendono la pace per evitare altre aggressioni a vicini più deboli che porterebbero a una guerra globale’. È la bugia che ci affligge dal 2022, quando Mosca intervenne in Ucraina e si disse che la guerra era scoppiata quel giorno perché Putin, impazzito, voleva conquistare l’Europa partendo dal Donbass. Invece è scoppiata nel 2014, col golpe bianco di Euromaidan (fomentato dagli Usa, come confessò Victoria Nuland) per cacciare il legittimo presidente Janukovich e far eleggere il fantoccio Poroshenko che cambiò la Costituzione per aderire alla Nato e prese a bombardare il Donbass russofono ”. “Da buon ipocrita, naturalmente appoggia di spostare le risorse dal misero stato sociale italiano all’armamento bellico”.
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