...la lettura di un saggio del filosofo da poco scomparso, Costanzo Preve, offre un quadro molto diverso. Preve era persona certamente stimabile in quanto - ad esempio – aveva preso in passato chiara posizione contro episodi ignobili come l’aggressione e la distruzione dell’Iraq giustificata dalla presunta presenza – rivelatasi completamente falsa - di fantomatiche armi di distruzione di massa. Le sue idee, espresse nel saggio su “Hegel, Marx, Heidegger” (editore Petite Plaisance) , ed in molti altri saggi di contenuto filosofico, destano invece dal mio punto di vista notevoli perplessità.
Costanzo Preve riteneva che la verità sia “trascendente”, cioè posta al di sopra della realtà di tutti i giorni che possiamo osservare con i nostri sensi e su cui possiamo ragionare. Alla verità non si può giungere – secondo lui - dall’osservazione sia comune che scientifica della realtà, come ad esempio affermato dal grande fisico Boltzmann (“la scienza è verità”) o da tutti gli scienziati ed i filosofi della scienza realisti ed empiristi, come Bacone, Galilei, Locke, Russell, Engels, ecc. Alla verità si potrebbe giungere solo con una ricerca filosofica “trascendente” di carattere “logico-ontologico”, cioè fatta di pura logica avulsa dalla realtà concreta, ed affrontando con puri ragionamenti logici il problema “ontologico” (che riguarda l’essenza e l’esistenza o la non esistenza delle cose).
Preve citava esplicitamente tre filosofi a lui congeniali: Parmenide, Platone ed Hegel. Nel mio libro ha dedicato un capitolo a Parmenide ricordando come questo antico filosofo greco, per giungere alla verità, negava esplicitamente l’evidenza del mondo esterno che ci circonda (che è fatto di tante cose diverse in continuo movimento e trasformazione) per concludere che la realtà (chiamata “essere”) è unica, immobile, eterna, non soggetta a trasformazioni. Il fatto che, se ci affacciamo alla finestra, vediamo persone diverse e più macchine in movimento o il Sole che si muove nel cielo, non interessa Parmenide chiuso nella sua logica formale. Nello stesso capitolo parlavo anche dell’abile allievo di Parmenide, Zenone, che, per dire che l’osservazione della realtà fatta con i nostri sensi ci inganna, sosteneva paradossalmente con un sottile ragionamento che, se il velocissimo Achille insegue una lenta tartaruga, non riuscirà mai a raggiungerla (perché quando raggiungerà il posto in cui si trovava la tartaruga, questa si sarà spostata in avanti; e quando raggiungerà la nuova posizione raggiunta dalla tartaruga, questa si sarà portata ancora più avanti, e così all’infinito). Naturalmente anche un ragazzino sa benissimo che Achille raggiungerà la tartaruga in poche frazioni di secondo con un balzo.
Anche Platone negava la validità della realtà, così come la osserviamo. L’unica realtà sarebbero state delle idee eterne e delle figure perfette indipendenti dal mondo che ci circonda, poste in un fantomatico luogo immaginario, l’Iperuranio. Il mondo sarebbe solo un pallido riflesso di queste idee e figure eterne sempre uguali a sé stesse. Anche Hegel diceva che la realtà coincide con un fantomatico Spirito Assoluto che pensa sé stesso (come il fantomatico Primo Motore Immobile di Aristotele che avrebbe messo in moto il mondo).
Da questi brevissimi accenni il lettore capirà che il mio scopo è quello di rimettere conoscenza, scienza e filosofia su una solida base sperimentale e di buon senso, combattendo tutte le filosofie “idealiste”, puramente logiciste, irrazionaliste, ed anche empirio-criticiste (criticate dal grande Lenin) che ritenevano che la realtà sarebbe fatta solo di pure sensazioni sotto cui potrebbe non nascondersi alcuna realtà concreta.
Sperando di poter approfondire questo dibattito in modo meno schematico,
Vincenzo Brandi
Argomento trattato nel libro di Vincenzo Brandi
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