venerdì 17 aprile 2020

UE. La giostra della Grande Finanza



L’attuale UE non è certo estranea al sistema di potere della grande finanza, anzi ne è una delle principali casematte.


Nei punti da cui si dovrebbero controllare banche e multinazionali vanno uomini delle banche e delle multinazionali, così come politici  e funzionari che hanno scritto e/o modificato regolamenti tributari, vanno poi a lavorare per banche e multinazionali, così si spiega “la grande rapina da mille miliardi l’anno, quanto vale l’elusione fiscale dei grandi gruppi – da Apple a Google (Ndr e Facebook)– che approfittano di accordi fiscali privilegiati per abbattere a cifre irrisorie le imposte che dovrebbero pagare nei Paesi – Italia compresa – dove producono i profitti”. (da ‘Fq MillenniuM’, dicembre 2018).
Qui, il caso più eclatante è quello di José Manuel Barroso, che da Presidente della Commissione Europea è passato armi e bagagli a diverse multinazionali per finire a Presidente, non esecutivo, e advisor della Goldman Sachs. Neelie Kroes, l’ex commissaria prima alla Concorrenza e poi al Digitale, una delle donne più potenti al mondo secondo Forbes, prima ancora di essere travolta nel 2016, dallo scandalo sui conti offshore “Bahamas Leaks”, l’olandese è finita nel capitolo “porte girevoli” per esser diventata consulente della banca Merrill Lynch e per essere poi entrata nella famiglia di Uber.
Ben 8 degli ex commissari di Barroso hanno fatto il salto della quaglia: nella lista finiscono l’estone Siim Kallas, ex commissario ai Trasporti, la belga Karel De Gucht, ex poltrona al Commercio e ora pluri-poltrona in banche e imprese, da CVC Capital a Merit Capital. Peter Sutherland, dopo essere stato commissario europeo per la concorrenza, diventa direttore non esecutivo di Goldman, assumendo un ruolo cruciale nella vicenda del bail out del suo stesso paese, l’Irlanda. Lucas Papademos, primo ministro della Grecia dal 2011 al 2012, era stato uomo della Goldman Sachs e ne fece la sua ben pagata consulente, con loro truccò i bilanci avviando la Grecia al baratro, ma fu premiato con la nomina a vice presidente della Banca Centrale Europea.
In Italia, Mario Draghi, Governatore della Banca d’Italia dal 2006 al 2011 e della Banca centrale europea dal 2011, è stato vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa dal 2002 al 2005.
Un altro italiano, Mario Monti, Commissario europeo dal 1994 al 2004, poi nominato da Napolitano, prima senatore a vita poi Presidente del Consiglio, è stato uomo della Goldman, così come dal 1990 al 1993 e dopo il 1998, lo è stato Romano Prodi, presidente dell’IRI dal 1982 al 1989, poi dal 1993 al 1994, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008 e presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004.  Anche Massimo Tononi, sottosegretario all’Economia del secondo governo Prodi dal 2006 al 2008 e presidente di Borsa Italiana dal 2011, è stato partner e advisory director della banca d’affari, per poi passare ora ai rivali della JP Morgan che in Italia hanno puntato su Matteo Renzi e nel suo finanziatore Davide Serra e che ha anche piazzato un proprio banchiere, Giovanni Gorno Tempini, alla Presidenza della Cassa Depositi e Prestiti.
In Italia come negli USA e negli altri paesi UE, non mancano ministri che lavorano per le multinazionali del farmaco o per le organizzazioni del miliardario Soros,  e nemmeno capi di Stato maggiore o generali a quattro stelle che, appena pensionati, sono finiti a lavorare per le industrie di armamenti o ambasciatori, ed ex ambasciatori, che svolgono compiti di relazioni economico istituzionali per le multinazionali.

La possibilità di imbattersi in uno di questi servitori del sistema costruito dal capitalismo finanziario, sia nei livelli apicali di qualsivoglia istituzione pubblica, legislativa, giuridica o esecutiva, sia nelle istituzioni mondiali come nelle grandi banche e multinazionali, è sicuramente molto vicina al 100%.



Fernando Rossi (@Fernand95849508) | Twitter


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