Tutti uccisi - Terrorista morto non parla
Ora, dopo Nizza, Berlino, due volte
Parigi, due volte Londra, siamo all’ennesimo veicolo lanciato nel
mucchio, a falcidiare una folla qualunque, priva di qualificazioni
politiche, culturali, sociali, militari, composta da cittadini
comuni, inermi e inoffensivi di 38 paesi, compresi i musulmani. Come
in tante altre occasioni, da Charlie Hebdo – operazioni guardata e
protetta da mezzi della polizia, vedi video – in poi, il conducente
se la svigna, ma lascia sul cruscotto un documento che consente a chi
interessa di indovinare non il, ma un esecutore da
offrire a folle e schermi. Che, con ogni probabilità, non è quello
che guidava, ma quello che dovrà essere catturato o, meglio, ucciso.
E subito sgorga imperiosa la domanda,
bloccata in gola a tutti dal tappo mediatico made in regime: ma com’è
che questi fanatici islamici se la prendono sempre con chi non si
sogna di torcergli un capello, anzi, perlopiù ne favorisce, con
l’accoglienza senza se e senza ma, l’invasione a casa sua? E
com’è che non riescono neanche una volta a fare cianchetta, o
tirare una pietra, o tagliare i freni dell’auto, a uno che di torti
massicci ai musulmani è inequivocabilmente responsabile? Non dico
arrivare a Obama o Blair, ma a un deputato della maggioranza
bellicista, un carceriere a riposo di Guantanamo, un AD la cui
multinazionale depreda la Nigeria, un caporale nei campi di pomodoro
pugliesi, un velinaro di Stampubblica, o del “manifesto” che
scriva sotto dettatura Cia… Se quelli in villa e i loro guardiani
se la ridono, sapranno perché.
Tutte canaglie schedate, tutti
radicalizzati che se ne fottono
Dopo queste, come in un rosario, si
snocciolano altre domande che ad alcuni di noi, pochi, il tappo del
concorso mediatico in associazione a delinquere non lo ha ricacciato
in gola. Com’è che, con monotona regolarità (segno evidente di
carenza di immaginazione negli organi preposti), i presunti
attentatori sono tutti schedati, seguiti da tempo nel loro
andirivieni tra mondo islamico ed Europa, spesso carcerati, facili
dunque al ricatto, tutti detti “radicalizzati”, ma tutti
assolutamente indifferenti a fede e pratiche religiose, anzi
fortemente e viziosamente laici in quelle di vita, specie notturne.
Pronti ad immolarsi nel segno del Corano, di cui non conoscono una
sura. Tutti di cui ai giornali, nel giro di minuti, vengono
comunicati nomi, cognomi, età, residenza, famigliari, viaggi, gusti,
taglio dei capelli, caccole nel naso.
E, avanti, ci volete spiegare come
tutti costoro, pur schedati e tenuti d’occhio, pedinati,
perquisiti, fermati, ascoltati a distanza, al momento del botto
risultano sfuggiti sistematicamente a qualsiasi consapevolezza e
controllo? Mentre noi no, di noi, tramite telecamere più frequenti
delle zanzare, aggeggi telematici e informatici che di ogni istante
della nostra vita, di ogni comunicazione, di ogni spostamento, danno
contezza a un qualche software centrale, di noi che, appena
formuliamo un pensierino cattivo in rete, ci salta addosso la
Boldrini e ci disintegra con i suoi strali anti-odio, di noi si sa
tutto, prima, durante e dopo?
Un thriller che neanche Hitchcock.
Talmente ingarbugliato che alla fine rinunci di trarne qualche filo o
senso logico. E questo è lo scopo. A 200 km da Barcellona, Alcanar,
la notte prima delle Ramblas, salta per aria una casetta e si
trovano bombole e resti carbonizzati di due sconosciuti. Sconosciuti,
ma opportunamente “sospetti”. Come fa a non esserci un legame tra
una bombola esplosa a 200 km di distanza e un furgone che falcia
passeggiatori a Barcellona?! Hai visto mai che volevano caricare
bombole di gas su un camion e farlo esplodere nelle Ramblas. E’ che
poi è andata storta e, nel giro del mattino successivo, hanno
noleggiato un furgone, trovato l’autista, elaborato il piano B e
predisposto un giro miracoloso che avrebbe evitato di incocciare nei
mezzi blindati e nelle pattuglie che guardavano le Ramblas. Obiettivo
perennemente affollato di possibili vittime, quindi obiettivo del
tutto alieno agli interessi dei terroristi. Che, come si sa e come ho
ricordato sopra, prediligono colpire in alto, i bonzi che li
bombardano…
Tutto fila liscio, tranne la
sicurezza dei cittadini
Passa il furgone, fa il suo bravo
macello e il conducente riesce a darsi alla fuga. Tra migliaia di
persone e decine di poliziotti tutt’intorno. Vabbè. In compenso,
il passaporto del personaggio da incriminare ce l’abbiamo, trovato
sul cruscotto. Vabbè. Visto quanto di interessante era successo a
200 km a sud di Barcellona, vediamo un po’ cosa succede a 100 km a
nord, Ripoll. Senza il minimo dubbio, la cellula islamista stava qua.
Così ne arrestiamo un po’, altri li dichiariamo in fuga e la
stampa avrà l’osso da rosicchiare e i congiunti delle vittime di
che confortarsi.. I media inondano foliazione e i schermi di valanghe
di sciropposa e stereotipata retorica sulla Barcellona che non ha
paura, che in centomila urla “No tengo miedo”, o come si
dice in catalano. I poveretti lo fanno invece proprio per
esorcizzare una paura che gli viene rovesciata addosso a grandine.
Con il re, Rajoy e i secessionisti catalani che si ritrovano uniti e
circonfusi nell’unica bandiera nazionale. Una roba quasi più
micidiale degli exploit della Guardia Civil.
Carosello catalano
Non è finita. Torniamo a sud di
Barcellona, a 115 km, poche ore dopo la mattanza delle Ramblas.
Cambrils, esterni notte. Al posto di blocco per prendere il
conducente delle Ramblas (17 anni, no 22, boh, chissà, alla faccia
del passaporto ritrovato), transita un’Audi A3. Dopo pochi metri,
inspiegabilmente, cappotta e così la ritroviamo nelle foto. Succede
una baraonda, al termine della quale i cinque passeggeri della
vettura restano stecchiti per terra. Tutti fulminati, ci raccontano,
da un unico poliziotto. Clint Eastwood era un bamba al confronto.
Gli altri del posto di blocco, si stavano accendendo sigarette. E i
cinque del macchinone sportivo erano altrettanti imbranati persi,
ansiosi di fare la figura dell’orso nel tirassegno. Quella delle
esecuzioni extragiudiziali di massa pare una specialità della
polizia spagnola. 11 marzo 2004: strage terroristica alla stazione
Atocha di Madrid, 191 morti, 1.858 feriti. I colpevoli, tali definiti
dalla polizia, stanno tutti rinchiusi in una casa. Li prendono per
fame, per gas asfissianti, per granate acustiche? No, fanno saltare
per aria l’intero edificio. Nessun superstite. Nessun pentito.
Però, stesso annuncio di oggi: “Totalmente smantellata cellula
islamica”.
Fulvio Grimaldi
Continua su: www.fulviogrimaldicontroblog.i nfo:
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Integrazione:
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Integrazione:
Nessuno doveva sopravvivere
Era disarmato, aveva le mani alzate, urlava no. Non opponeva resistenza. L’uccisione non sembrava affatto necessaria. Ma evidentemente questi terroristi devono sempre morire. La loro sopravivenza non è contemplata. ” (Alba Giusi)
Il video è stato pubblicato da El Pais e mostra l’uccisione del “quinto terrorista” a Cambrils.
Altri amici mi mandano questo: i vu’cumprà che di solito occupano lo spazio pedonale alla Rambla, quel giorno erano scomparsi prima.
Scrive Maurizio Blondet a integrazione dell'articolo:
RispondiElimina“Peccato che siano stati tutti ammazzati: sarebbe interessante sapere per quale stortura mentale degli islamisti si erano rivestiti di cinture esplosive innocue. O qualcuno gliele aveva fornite facendo loro credere che erano vere? Anche i tre terroristi dell’attentato al ponte di Londra il giugno scorso indossavano cinture esplosive finte, fatte da bottigliette d’acqua ricoperte di nastro opaco argenteo. Peccato che i tre, Khuram Butt, Rachid Redouane and Youssef Zaghba, siano morti anche loro...”
Scrive Marco Palombo a commento dell'articolo:
RispondiElimina“La lista di presunti terroristi uccisi al momento della cattura e' lunghissima. E non sembrano militanti irriducibili di ferro, usciti da una selezione naturale tra i militanti più convinti e capaci, ma sono spesso giovani confusi che uccidono in nome della religione e nello stesso tempo frequentano discoteche e fanno uso di droghe. Cose normali ma non per integralisti religiosi. Sicuramente alcuni di loro potevano essere catturati vivi e avrebbero potuto essere molto utili a combattere il terrorismo. Qualcosa non è chiaro nel fenomeno...”
Integrazione di F.G.:
RispondiElimina"Non credo che siano giovani confusi che uccidono nel nome della religione. Non credo a una parola del ridicolo pasticcio allestito dalle due contrapposte polizie, spagnola e catalana. Credo che questi “jihadisti” più o meno adolescenti, non c’entrino una mazza e siano solo dei capri espiatori a copertura del solito attentato di regime. Avete visto anche una sola foto dei vari ammazzamenti? in un mondo e tempo dove telecamere e macchine fotografiche sono ovunque h24? E i “falsi positivi” colombiani non ricordano le “cinture esplosive” appioppate agli uccisi?”
RispondiEliminaCommento di Jure Ellero:
"Magari li hanno ammazzati semplicemente perché non erano loro i 'terroristi'. Mi pare più semplice e serio, piuttosto di inventarsi kafkiane e psicanalitiche teorie di 'impazzimento colletivo'.
E questo qua, da solo tra i campi non era catturabile da un esercito intero di cacciatori superattrezzati? E dopo 4 giorni girava ancora con 'il suo furgone' a 50 Km da Barcellona e coi documenti in tasca? E scoperto in mezzo alla vigna da una vecchietta, LUI scappa, mica lei, per lasciarla andare a chiamare gli sbirri, senza nemmeno tirarle un cazzotto in testa? Ma fatemi il piacere!
Il problema non è l'impazzimento di massa, ma l'epidemia di cretinismo superfrattale."