Sunto: Unendo aspetti biografici psicologici e aspetti sociali, l'Autore interpreta la figura di Vladimir Vladimirovic Putin, Presidente della Federazione Russa, come Capo della Nazione, ossia Colui che interviene nel momento della catastrofe per indicare al suo popolo il risveglio e la rinascita, e ne costituisce l'anima. Per la Russia, alla deriva dopo il crollo dell'Unione Sovietica, con molti paesi che fuggivano il suo dominio e le diventavano nemici, si precisarono due possibilità: credere, forse illudendosi, che l' Occidente l'avrebbe accolta e riplasmata o tentare un disperato e assurdo ritorno al comunismo. Michail Gorbacev e in parte Boris Eltsin tentarano la via occidentale, gli altri una controrivoluzione velleitaria. La via occidentale arrecò la svendita della Russia, la via controrivoluzionaria conati fugaci di autoritarismo. In tale condizione sorge Vladimir Vladimirovic Putin, rivendicando alla Russia la padronanza delle proprie ricchezze in funzione nazionale, il diritto ad essere pari all'Occidente, il ritrovare nell'Ortodossia lo Spirito russo, e nella potenza militare gli strumenti ideali e materiali per ricostruirsi. Al dunque, un appello alla Santa Russia, alla Terza Roma, dal punto di vista morale, ideale, e, forti di tali impulsi, l'uso delle materie prime senza dominio straniero, un capitalismo nazionale che coniuga Stato e imprese. Tutto ciò coronato, particolarmente negli anni recentissimi, da un riarmo che stabilisce una sorta di dottrina putiniana: ogni mutamento degli equilibri geopolitici incorrerà nell'intervento russo, giacchè la Russia è in grado di difendersi da chiunque. L'Autore segnala una netta congiunzione, in Putin, dell'uomo appassionato di Judo fin da bambino, dell' uomo dei “servizi”, con l'istinto di difesa dell'intera Russia. Appunto: il Capo, rappresentativo, del “suo” popolo, che coglie in Lui la difesa che Putin incarna per se stesso, tendendo conto, però, del condizionamento territoriale e culturale che sospinge l'uomo politico a decisioni in gran parte obbligate. Chi tenta una deviazione spesso è destinato a perdere o a falsare le radici del proprio popolo. Abstract Biographical, psychological and social aspects are linked together by the Author, who interprets the figure of Vladimir Vladimirovic Putin, the President of the Russian Federation, as the Chief of Nation, that is the one who intervenes at the moment of the catastrophe to show his people the reawaking and the rebirth, making up its soul. For Russia adrift after the fall of the Soviet Union, with many countries rejecting its rule and becoming its enemy, two possibilities followed: to believe, maybe under illusion, that the West could take and mould it, or to try a desperate and absurd throwback to Communism. Michajl Gorbacëv and partly Boris El’cin tried the Western way, the others an unrealistic counter-revolution. The Western way brought the underselling of Russia from one side, the counter-revolutionary conatus of authoritarianism from the other side. In this condition Vladimir Vladimirovic Putin rises, claiming for Russia the ownership of its wealth under a national purpose, the right to have the same rank as Western, to recover through Orthodoxy the Russian soul and in the military strength the and material tools to its reconstruction. Well then, an appeal to the Holy Rus’, to the Third Rome, from the moral, ideal sight, and relying on such impulses, the use of raw materials without any foreign domination, a national capitalism linking State and enterprise. The crowning achievement of rearmament particularly of the last few years, has set a kind of Putin doctrine: every change of the geopolitical balance will incur Russian intervention, since Russia is able to defend itself against any attack. The Author point out a clear conjuction in Putin, of the man fond of Judo since he was a child, and of the man of the “intelligence”, with an instinct of defence of the entire Russia. That is precisely: the Chief, representative, of “his” people, grasping in Him the defence, that defence embodied by Putin himself as such. All that considering the territorial and cultural conditioning, which pushes a political man to decisions mainly forced. The one who tries a deviation is often destined to lose or to distort his people’s root. VLADIMIR VLADIMIROVIC PUTIN E LA SANTA RUSSIA CONSIDERAZIONI GEOPOLITICHE Ormai Vladimir Vladimirovic Putin, il Presidente della Federazione Russa, ha una vita ampiamente narrata, con opinioni diverse e contrarie ma che, in ogni caso, mostrano la rilevanza di questo uomo politico nella scena pubblica, e segnatamente nella politica internazionale. Ed è stato, come si vedrà, un rapidissimo, fulmineo modo, il suo, di rendersi capo di una delle nazioni più potenti del pianeta e delle più rilevanti culturalmente. Vladimir Vladimirovic Putin nacque a Leningrado,nel 1952, da una famiglia di media condizione, decisamente patriottica. Dopo due figli venuti a mancare, egli costituì l'ultimo ed unico figlio. Il padre, Vladimir Spiridonovic Putin, operaio meccanico specializzato, è combattente nella Seconda Guerra Mondiale, forse legato all'esercito pure con delle attività riguardanti se non proprio i “servizi” qualcosa di somigliante. La madre di Vladimir è un'impiegata. Il bambino, a quel che dicono i biografi dai quali vengono le informazioni presentate1, crebbe sano, irrequieto, combattivo e addirittura teppistello come lo sono spesso i ragazzi di qualsiasi paese, lotte tra fazioni, scontri, rivalità2. Il piccolo Vladimir, di età, di statura e pare anche di corporatura, sentì precocemente che occorreva difendersi, difendersi aspettando l'avversario o difendersi attaccando per primo, lo dicono i suoi biografi, e appare una certezza, nell'esistenza puerile di Vladimir. Non rifiuta la lotta anzi la sostiene, perfino la causa, non arretra dinanzi all'attacco altrui e affronta nettamente individui superiori per età e consistenza. Comprende non solo che bisogna difendersi ma che bisogna imparare l'arte della difesa. E dell' iniziativa. E' un punto essenziale nella personalità di Putin, non basta avere la coscienza che occorre fronteggiare gli altri e che la vita è una lotta ma bisogna imparare i metodi con cui la lotta può risultare vincente. Sicché abbastanza presto comincia a frequentare associazioni sportive, non agonistiche come la corsa, la palla al volo, il calcio o attività del genere, piuttosto forme di difesa e di attacco individuali, di tutela di se stessi, combattive in prima persona. Si iscrive ad una palestra nella quale apprende le movenze del Sambo3, una variante delle arti marziali. Su questo aspetto delle scelte di Putin almeno per quel che riguarda la sua personalità specifica è opportuno insistere. Non è comune che un ragazzino invece di decidersi per la corsa, la palla al volo, il canestro, il calcio si volga ad una variante dello Judo; significa che all'interno della sua personalità c'è una decisa volontà di non soccombere, innanzitutto, e di prevalere conseguentemente, o, comunque, di non soccombere facilmente. Sono scelte di chi nutre un senso spiccato della difesa di se stesso e una visione drammatica della vita. Opportuno definire il luogo e il tempo in cui Vladimir Vladimirovic visse l'infanzia. Il luogo è Leningrado, l'odierna e antica San Pietroburgo, la città storica della Russia, la città artistica per eccellenza, la città capitale della Russia per lungo tempo, la città più occidentale della Russia, la città più internazionale della Russia, la città della cultura Russa, dei grandi romanzieri russi ma anche la città eroica della Russia, la città che difese la Russia dai nazisti in un lunghissimo periodo, mille giorni, con il gelo, e la fame che si spinse al cannibalismo, la guerra casa per casa, lo sterminio non solo per il conflitto ma per il gelo, la fame, le malattie... E tuttavia la città che segnò il trionfo della Russia e la catastrofe della Germania nazista, quindi città eroica per eccellenza, patriottica per antonomasia. E' in questa città che il padre di Vladimier Vladimirovic combatte e combatte virilmente, la madre sostiene la famiglia, il piccolo Vladimir per quanto nato anni dopo la fine della guerra, della guerra era imbevuto necessariamente, come del resto lo sono i Russi ancora oggi, giustamente e naturalmente. Si che lo spirito di difesa di Vladimir Vladimirovic assume un significato estensivo. Egli è il piccolo russo del dopoguerra che avverte il pericolo, l'aggressività altrui, il bisogno di difesa e anche di una difesa sapiente. E' legittimo stabilire questo rapporto perché sta alla base non solo della personalità di Vladimir Vladimirovic Putin come individuo specifico ma come uomo di stato rappresentativo della Nazione4. 1)Per le informazioni ci baseremo sopra tutto sui testi: Putin,storia di un leader. La Russia, l'Europa, i valori, di Nelli Goreslavskaya, traduzione italiana di Govorun Ksenia, ilibridelBorghese, Roma,2015; Putin, vita di uno Zar, Mondadori, Milano, 2015, di Gennaro Sangiuliano; e, concettualmente, sul basilare testo ideologico: Eurasia. La rivoluzione conservatrice in Russia, a cura di Andrea Marcigliano, ilibridelBorghese, Roma, 2015, di Alexander Dugin. 2)Gennaro Sangiuliano, op.cit. riferisce una dichiarazione dello stesso Putin in una intervista. “Ero un vero teppista”, pag, 20. 3)Ne diverrà Maestro:” Così, Putin entrò all'università e continuò, come prima, a praticare sport, conseguendo diversi successi: nel 1973 Putin diventò Maestro di Sport nel Sambo, e nel 1975 Maestro di Sport nel Judo. Nel 1076 divenne campione cittadino”. Goreslavskaya,op.cit. Pag. 38. 4)Nell'epoca contemporanea il caso più determinato e cosciente di Capo(Duce) in nome della Nazione è Benito Mussolini, ma, in forme meno estreme, almeno nell'appariscenza, anche il francese Charles De Gaulle e l'inglese Winston Churcill furono Capi della Nazione. Opportuno distinguere Capo Nazionalista da Capo della Nazione, nel primo caso abbiamo violenza, spirito di rivalsa, tentativi di sopraffazione che invece nel Capo della Nazione è soltanto difesa della Patria. Questo,in linea di principio. Spesso il Nazionalismo ed il Capo Nazionalista esplodono contro anni di sopraffazione mascherata. Di certo Benito Mussolini è un Capo Nazionalista, mrntre Charles De Gaulle e Winston Churcill sono Capi della Nazione. E Putin? Nina Krusceva intervistata da “la Repubblica”, 19, 06,2016, giudica Putin un nazionalista in cerca di dominio. Di tutt'altra opinione. Cesare Martinetti, su “La Stampa”, 21, 05, 2016, lo attesta fin dal titolo del suo scritto: “Il fascino di Putin in Europa”.Martinetti ironizza sulla falsa o abnorme paura che taluni paesi e la Nato fomentano sulle intenzioni della Russia; “Ma davvero qualcuno pensa che possa invadere uno stato baltico?”. Martinetti rileva che ben diversa è la strategia di Putin, economico e culturale, e che Egli appare come il difensore della cristianità. Una personalità nazionale, non nazionalistica, non allineata all'universalismo monocratico statunitense, da ciò la “presa” su molti intellettuali occidentali. , L'AUTODIFESA E L'AMICIZIA Putin studia regolarmente, nulla di rilevante, e, sempre a detta dei biografi, giovanissimo, sedicenne, si reca nell'immenso edificio dei servizi segreti dichiarando ad uno sgomentato usciere che vuole farsi membro di quell'organizzazione5. Anche in tal caso l'aspetto difensivo, protettivo, di sicurezza e di volontà di potenza risarcitoria appare evidente; un ragazzino non frequenta una scuola di Sambo, ossia di Judo, e non vuole entrare nei servizi segreti se non per una spiccata esigenza di tutela di se stesso e poi, da uomo politico, del suo Paese. Vladimir mira agli elementi più idonei a tutelare un individuo, lo Judo o Sambo che sia, e i servizi segreti, che costituivano il potere per eccellenza nell'Unione Sovietica. Non viene presa sul serio la sua richiesta, per ragioni di età e Vladimir Vladimirovic continua gli studi, si iscrive a Giurisprudenza, si laurea, nel mentre stabilisce una seconda caratteristica della sua personalità in formazione: l'amicizia6. Victor Borisenko; Sergei Roldugin; Vasilij Sestakov; Volodia Ceremuskin, amici per la vita: non è comune che un uomo il quale assurge al vertice massimo abbia memoria affettuosa, addirittura fraterna dei compagni d'infanzia e di giovinezza con cui spartisce l'esistenza in tutte le vicissitudini. Putin, invece,serba gli amici antichi per, la vita o almeno fino ad oggi. Non è un'amicizia estroversa, sentimentale, con slanci patetici, alla russa “romantica”. Vladimir Vladimirovic è stato un giovane ed è un uomo riservato, contenuto nelle manifestazioni esteriori ma anche o proprio per questo estremamente e internamente affettivo, come a difendersi la sensibilità. Quando un amico di giovinezza e compagno di lotta nel Sambo, Ceremuskin, muore per una caduta Vladimir Vladimirovic è schiantato dalla mestizia, non ne fa mistero, non riesce a raffrenarsi palesando che il suo distacco è un controllo7. La fedeltà all'amicizia rimane implacabile, sono gli “uomini di Leningrado” o di San Pietroburgo. 5) “ Il fatto è che all'inizio della Nona classe , Vladimir Putin si recò nell'Ufficio di ricevimento del KGB per sapere come diventare un esploratore. Lo accolse un ufficiale. Per quanto possa sembrare strano , ascoltò con attenzione il ragazzo, che disse, con un po' di imbarazzo, che voleva lavorare lì, presso il Comitato di Sicurezza dello Stato”, Goreslavskaya, op.cit. Pag. 36. 6) Dichiarazione di Sestakov, amico di Putin; “ Anche ora, quando sediamo a tavola a casa sua, l'impressione è che assolutamente nulla sia cambiato rispetto agli anni precedenti la sua presidenza”. Goreslavskaya, op. cit. pag. 47. Ric 7) “Tutta la cerimonia funebre , tenutasi nell'auditorium dell'università , la passò con la faccia cupa, fermo davanti alla bara (…). E solo al cimitero , dove erano rimaste le persone più care, scoppiò in lacrime , senza che nessuno riuscisse a calmarlo”, così Goreslavskaya, op. cit. pag. 49. L ' INGRESSO NEL KGB E IL MATRIMONIO Ancora Vladimir Vladimirovic non si è distinto particolarmente: è studioso, corretto, gran lavoratore, affidabile, appartiene ad una famiglia che comincia ad avere un certo benessere, la madre vince una automobile alla lotteria, i Putin costruiscono una villetta fuori Leningrado ma il giovane Vladimir continua a vivere l'ossessione, l'impulso di farsi membro dei servizi segreti. Ed infine avviene che lo chiamino. Colloquia con un dirigente, con un dirigente successivo, assunto. Niente di che: laborioso ma non da segnalarne compiti speciali o imprese d'eccellenza. Avverte il burocraticismo nella istituzione dei servizi, e come essi stiano talvolta al di là della legge. La sua personalità scarsamente comunicativa, a detta di un funzionario che giudica Vladimir Vladimirovic, può costituire una qualità di merito nel compito che il giovane compie: servizi “segreti”. Sul terreno privato accade, sempre a Leningrado, che un amico lo inviti a stare insieme a lui , una sua amica e un'amica dell'amica; Vladimir accetta, ottiene i non facilmente ottenibili biglietti per un'esecuzione canora ed è in questa circostanza che incontra la donna che sarà per lungo tempo sua moglie: Ljudmila. Ljudmila è di Kaliningrad, l'antica e celeberrima Koenisberg, la città eternata da Emmanuel Kant, una città prussiana divenuta Russa nel dopoguerra, bellissima ragazza nettamente russa, occhi azzurri, capelli biondo platino, lavora in una compagnia aerea locale dopo aver avuto vicissitudini non positive negli studi, anche se infine otterrà di laurearsi in letteratura straniera, segnatamente spagnola. Fa soste frequenti a Leningrado. Nella circostanza della serata incontrando Vladimir Vladimirovic Putin, senza palese impressione, ne riceve il numero di telefono e la richiesta di chiamarlo, fatto, a quanto dicono i biografi, inconsueto per il riservatissimo Putin, del quale neanche l'amico più caro e più intimo, Victor Borisenko, sa il lavoro che Vladimir Vladimirovic svolge e che fa parte dei servizi segreti. S'incontrano, Vladimir e Ljudmila, stabiliscono un qualche legame, ma Ljudmila si comporta con una disinvoltura eccessiva, agli occhi di Vladimir, in un locale da ballo, e Vladimir dichiara che la loro relazione è conclusa. Ljudmila torna a Kaliningrad, insofferente e infelice. Dopo qualche tempo Vladimir le chiede di rivedersi, e ,da quel momento, insieme. Passeranno comunque degli anni prima del matrimonio8. Putin aveva avuto una relazione, precedentemente, troncata per motivi di carriera: sarebbe stato troppo immediato il matrimonio per un giovane che era appena entrato nei servizi segreti. Vi sono dei tempi da rispettare. Dopo un anno dal matrimonio nasce la prima figlia, Masha, anni successivi, Katia. 8) “In ogni caso, non si affrettò a farle la proposta di matrimonio”, in Gareslavskaya, op. cit. pag. 67. Il testo è dettagliatissimo sulla relazione di Putin con Ljudmila, e tiene in conto quest'ultima diffusamente, ancora una volta palesando un Putin assai circospetto prima di decidersi e determinatissimo dopo le decisioni. Il libro intende cogliere le caratteristiche psicologiche dell'uomo politico e come le caratteristiche soggettive determino anche gli atti pubblici. IN GERMANIA Vladimir Vladimirovic continua una carriera senza peculiare rilevanza, viene trasferito in Germania, saggiamente aveva imparato il tedesco, e l'inglese, e ha sistemazione nella città di Dresda. La Germania è il centro della conflittualità tra paesi occidentali e paesi comunisti, è il centro dello spionaggio, è il centro della “cortina di ferro”, del dramma delle separazione delle famiglie tedesche, dello scontro economico e politico , è il “luogo” delle uccisioni di chi vuole uscire dal muro di Berlino. Putin non è soltanto un funzionario estraniato da ogni visione politica. A quanto risulta egli era già convinto che il sistema sovietico non fosse adeguato, efficiente e doveva essere corretto, addirittura, e su questo concordano i biografi, si volgeva ad un'economia di mercato sottolineando come l'interesse personale muovesse l'agire umano, secondo i canoni più riconosciuti e ufficiali del capitalismo, si che taluni considerano Putin un liberista tardivo che prende una via sbagliata, diversa l'opinione di coloro che accettano il liberismo e in certa misura rendono Putin, se non un liberale non certo un antiliberale. In ogni caso tutti concordano nella considerazione che Putin non è uno statalista, questo lo riconoscono sia gli avversari sia i fautori di Putin, e ciò va rilevato giacchè spesso si giudica simile all'economia sovietica l'economia della Russa odierna, che sarebbe preapitalistica o addirittura anti capitalistica, ancora statalistica o in una situazione prossima a tale genere. E' dimostrato il contrario proprio da coloro che accusano Putin di essere un liberista. Per quanto riguarda la sua professione ai servizi segreti pare che non avesse compiti repressivi o almeno non clamorosamente o non come compito essenziale della sua attività e pare anche che avesse simpatie per i critici del regime9. Quando sarà Capo di Stato renderà omaggio all'eroico scrittore russo Alexander Solzenitsyn, ma non bisogna confondere i tempi né scadere nella agiografia. 9) Nelli Goreslavskaya dedica pagine contro Putin liberale/liberista, : “Il fatto è che Putin appartiene alla categoria di patrioti liberali che sono diffusi in Occidente, ,ma che un'eccezioine nel nostro paese. Sì, lui è uno statista, sì, ha trattenuto la Russia dalla disintegrazione , per cui gli siamo grati. Ma non ha mai nascosto le sue idee liberali”. Cita anche opinioni di Putin tratte da un testo di Vladimir Usoltzev: “ La proprietà privata è un elemento naturale dell'essere umano. Perchè ognuno tende a possedere le cose che gli sono più preziose”. La Goreslavskaya è asprissima contro la fase liberale/liberista della Russia nel periodo Eltsin- Cubajs, gli anni '90 e con lo stesso Putin, perfino rendendolo simpatizzante dei “dissidenti”, e mette in rilievo che Putin ricosce il bisogno di un cambiamento di sistema sul fondamento dell'iniziativa privata. Op.cit. Pagg. 50-59. L'INIZIO DELLA FINE Era l'epoca della dissidenza, di figure che assunsero importanza mondiale come, appunto, Solzenitsyn, Sacharov, Bukowski, Alexander Zinoviev, per dare qualche nome, le quali si opponevano al regime. Il comunismo sovietico aveva avuto il suo apogeo nella lotta al nazismo, ormai questo suo compito storico era concluso, arrancava economicamente, la burocrazia imperversava, la negazione della libertà sopraffaceva ogni critica, interi popoli erano assoggettati. Il comunismo aveva scolarizzato milioni di persone ma spento l'iniziativa individuale. Un'economia pianificata a favore della grande industria soprattutto militare ebbe ragion d'essere per fronteggiare l'incubo dell'attacco nazista e dell'Occidente, questo il grandioso scopo, raggiunto, di Stalin Successivamente, di certo bisognava fronteggiare il concertato attacco delle potenze occidentali. ma un'economia perenne di guerra impoveriva la Russia e i paesi comunsti, e nei lunghi decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale questo impoverimento si rese tragico. L'Unione Sovietica non riuscì a coniugare, come invece accadeva nei paesi capitalisti, specie negli Stati Uniti, il consumo con gli armamenti. L'industria bellica divorava la ricchezza oltre che costituire uno sperpero immane negli apparati burocratici e nell'inefficienza, la contraddizione di sviluppo economico civile e sviluppo economico militare si rese inconciliabile, e quando l'Occidente accelerò il suo processo militare e costrinse l'Unione Sovietica a gareggiare, la crisi economica divenne enorme, insanabile. A non tener conto degli errori immani compiuti per le colonizzazioni agricole mal riuscite e per la onnipresente burocrazia di un'economia centralizzata, per cui una trafila paralizzante frenava ogni decisione locale. L'Unione Sovietica non resse. Vi furono tentativi di dialogo con l' Occidente, allo scopo di pacificare la situazione, con il Trattato di Helsinki che introduceva i diritti umani, le libertà liberali nei paesi che lo firmarono, ma il problema esiziale dell'Unione Sovietica consisteva nella incapacità di reggere la concorrenza degli occidentali sul piano militare e di garantire ai cittadini un minimo di sopravvivenza o di benessere. Imperversava anche il problema dei paesi soggiogati dalla Russia. Si ribellava la Cecoslovacchia, si ribellava l'Ungheria, si ribellava la Polonia, con la Russia costretta a scegliere la via della guerra, del dominio militare o a subire il distacco di quelle nazioni. Questo dilemma la logorava oltre ad esporla all'onta mondiale. Il cumulo di difficoltà, l'Unione Sovietica non riuscì a governarlo, e quando l'intervento armato del periodo di Breznev venne sostituito dalla concezione di Gorbacev di non intervenire militarmente, i paesi sotto dominio russo si distaccarono da Mosca senza che Mosca corresse alle armi, e fu la morte del blocco sovietico. Periva una delle rivoluzioni più speranzose della storia, forse la più speranzosa. Molti teorici avevano posto la “speranza” a fondamento della rivoluzione sovietica. Ispirata alla visione economica e filosofica di Karl Marx, con mutamenti, però, consistenti in apecie dall'apporto di Lenin, la Rivoluzione Bolscevica stabiliva dei capisaldi cruciali: che il proletariato potesse gestire la società a vantaggio di tutta la società; che la proprietà privata non fosse il motore benefico della società; che la proprietà collettivizzata e pianificata servisse meglio il vantaggio sociale. Filosoficamente: che l'uomo avesse dimensione esclusivamente terrena. “Questo” modo di gestire l'economia e la visione dell'uomo falliva. Ma sarebbe oltremodo irresponsabile ritenere che l'economicismo liberista abbia il futuro avendo prevalso nel passato. Così come mai bisogna dimenticare che l' Unione Sovietica determinò la sconfitta del nazismo e aiutò il fenomeno della decolonizzazione. Una di tali questioni, il futuro del capitalismo, è attualissima. Inoltre, si ripropone , in termini non meno drammatici, il grande tema che costituisce l'incubo della Russia, soprattutto quando esisteva Unione Sovietica: l'accerchiamento, l'accerchiamento occidentale. La Russia ha sempre temuto di essere chiusa non avendo sbocchi al mare, ad Oriente dalla Cina e ad Occidente soprattutto dalla Germania e, dopo, dagli Stati Uniti. GEOPOLITICA DELLA RUSSIA La politica della Russia va considerata a tal fine, evitare la chiusura. Tutti i contorni della Russia devono essere non ostili alla Russia, una sfera di sicurezza che riguarda Ucraina, Polonia, Paesi Baltici, Finlandia, Georgia, Turchia, per gli sbocchi. Quello che stava accadendo, all'estinguersi dell'Unione Sovietica, e accade, sotto altra forma, oggi, è che appunto questa fascia di sicurezza viene erosa dall'Occidente, soprattutto dopo la fine dell'Unione Sovietica e il passaggio all'Europa occidentale di alcuni paesi come la Polonia, i Paesi Baltici, la Finlandia. Si tentò e si tenta di rendere “occidentali” anche la Georgia, l'Ucraina... L'istinto di difesa dell'Unione Sovietica e, dopo, della Federazione Russa, per ciò che negli Stati Uniti viene chiamato “interessa nazionale”, si è imposto sempre, con minimi intervalli nel periodo di Gorbacev e di Eltsin. L'Ucraina particolarmente è l'incubo, giacché proprio “interna” alla Russia, un' Ucraina anche occidentalizzata militarmente sarebbe come avere nel corpo della Russia l' Occidente, lo stesso per la Georgia. E questa valutazione della Russia, a ragion veduta, giacchè la politica occidentale in questi anni consiste nell' erodere perfino i contorni amichevoli della Russia, dall'Iraq alla Libia alla Iugoslavia alla Siria, oltre che in tentativi destabilizzanti nella stessa Russia, basti pensare ai movimenti dei diritti umani agli organismi non governativi, al proselitismo religioso evangelico, variamente suffragati da potenze straniere. Da ultimo la Turchia ha assunto un ruolo decisivo dal tentavo di eliminare ogni influenza russa in Medio Oriente ovviamente con l'appoggio occidentale. Quindi il sospetto di venir circondati, di venire erosi è vigilissimo nella Russia come lo fu nell'Unione Sovietica e in parte nella Russia zarista, è un “eterno” problema geopolitico. E va anticipato, diversamente risulta incomprensibile l'andamento della Russia dopo la catastrofe dell'Unione Sovietica, il perchè non vi fu un rapporto sereno con l'Occidente, oltre a farci capire le ragioni effettive della affermazione di Putin, la sua “missione”10. 10) “L'Unione Sovietica ruppe nettamente i propri legami ideologici con il passato, con lo zarismo, ma geopoliticamente , quasi nulla fosse accaduto, ne eredità la stessa funzione strategica. Le leggi della geopolitica si dimostrarono più fondamentali delle leggi della filosofia”. Dugin, op. cit. p.130. NEL MARASMA . RITORNO A LENINGRADO Dagli Oligarchi “privati” agli Oligarchi “ patriottici” Il periodo massimamente pericolante dell'Unione Sovietica e di Vladimir Vladimirovic fu al momento del disfacimento dell'URSS, dell'Impero Sovietico. Come rami che spezzavano se stessi dal tronco e dalle radici, un Paese dopo l'altro si allontava dalla Russia che non era in grado di tenerli. In pochi anni morirono due capi sovietici, Jurij Andropov e Kostantin Ustinov Cernenko,quasi un segnale di rovina, e quando si tentò di rinvigorire il sistema con un uomo piuttosto giovane , Michail Sergei Gorbacev, costui vagheggiò la salvezza con progetti celeberrimi come termini,” perestroika” e “glasnost”, ricostruzione e trasparenza, non percependo che non si trattava di aggiornare il sistema o di renderne manifeste le condizioni, ma di mutarlo assolutamente. Il sistema crollava, l'economia non si risvegliava, gli armamenti assorbivamo gran parte della ricchezza, il consumo di sopravvivenza declinava. Se l'idea di costituire una potentissima entità imperiale poteva compensare la penuria, quando la penuria fu estrema, l'orgoglio scemò, oltretutto i paesi aggiogati alla Russia non ne ricavavano minimo vantaggio e sognavano l'Occidente, che faceva di tutto per apparire come un sogno. Putin, in Germania, vide e visse direttamente le folle che bramavano l'Ovest, l'impossibilità di fermarle se non a costo di stragi e di guerre, si che uno ad uno i paesi sfuggono, taluni, oltretutto, con odio secolare contro la Russia. Gorbacev cede al dissolvimento, fermarlo condurrebbe alla guerra mondiale, l'URSS resta con alcuni membri che non si rassegnano alla sua fine. Tornato in Russia, Putin vive una situazione complicata, torbida anche giuridicamente: vive l'URSS sminuita assai e degli stati che la compongono, tra cui la Russia, ma di fatto gli stati sono sovrani. Se Gorbacev presiede l'URSS, Boris Eltsin, un ingegnere siberiano, presiede la Russia. Allorquando i fautori di un'insurrezione che dovrebbe ripristinare in pieno l'URSS ed il comunismo catturano e trattengono Gorbacev, Boris Eltsin assume, quale capo della Russia ,la direzione della controrivolta, e non soltanto elimina i rivoltosi ma si sostituisce a Gorbacev, il quale, del resto, presiedeva l'URSS che era ormai un fantasma verbale, mentre Eltsin capeggiava la concreta Russia. In questi frangenti Vladimir Putin è del tutto a favore del processo democratico condotto da Boris Eltsin, si lega ad Anatolij Sobcak, che di Eltsin è strettissimo collaboratore, e soprattutto inizia una attività che sarà cruciale nel suo futuro: favorisce l'attività imprenditoriale dei russi, segnatamente a Leningrado ora San Pietroburgo, della quale città Sobcak diviene sindaco, Putin aveva conosciuto Sobcak da studente, come docente. I russi si inventano l'imprendotoria e scambiano le materie prime di cui la Russia sopravvanza con alimenti per una popolazione che rischia ancora la fame. E' un evento contestatissimo nella vita di Putin, la facilità di concedere la possibilutà di commercio a persone improvvisate e senza che forse Putin ne avesse facoltà piena è condiderata da taluni l'inizio di quel rapporto tra potere politico ed affarismo che starebbe a fondamento della riuscita di Putin e del suo potere. La imprenditorialità è scatenata, irregolare, anche fuor di legge, del resto era un momento di caoticità, e se nel tempo darà fortuna alla Russia di Putin, diverrà la malasorte di Eltsin. Lo scatenamento della (s)vendita dei beni russi senza alcun limite e in fondo con minimo vantaggio rispetto alle cessioni rischia di consegnare il Paese agli stranieri, i quali con poco ottengono moltissimo. E' l'inferno del periodo eltsiniano, la Russia comprata a saldo. Eltsin non riesce a controllare l'evento. Egor Gajdar, nominato da Eltsin Primo Ministro, 15, giugno, 1992, e Anatolj Cubais sono fautori di un trauma capitalistico da iniettare come antidoto salutare contro il morbo dell'economia collettivistica. I risultati sono orribili; svendita, dominio straniero, disoccupazione, corruzione. Ma Putin e chi lo sosterrà comprendono di avere in mano la esuberante ricchezza russa e che possono farla valere non in modo degradato. Sarà la svolta. Nascerà l'ideologia della ricchezza nazionale, fatta valere per la Nazione. Tutta l'enfasi sulla corruzione, sugli “amici”, sugli oligarchi ha scarso significato rispetto a questa mutazione. Del resto, non esiste società che abbia condotto se stessa in modi legali privi di affarismi, anzi è certo il contrario, che tutte le economie nel loro scatto iniziale sono state rapaci e perfino violente. Nella sostanza, la Russia cominicia a vendere non a svendere le sue materie prime. Ne verrà una trasformazione della società russa, assoluta. E la riconquista del ruolo politico e del ruolo economico della Russia. Per questo essenziale effetto Putin impiega anni e lotte da vita e morte. Innanzi tutto abbattere gli “oligarchi”. Si ritiene che Putin abbia favorito l'oligarchia, un gruppo di uomini padroni della ricchezza del Paese. E' l'opposto. Gli oligarchi sorgono nel periodo della presidenza di Eltsin (1991-1999), generati dall'idea che il liberismo radicale avrebbe fatto della Russia uno Stato liberale, occidentale, capitalista, una società “aperta”. Di fatto, avvenne un accordo tra fazioni russe e imprese esterne. La Grande Svendita Fuorilegge. Taluni si arricchirono oltre misura, esibivano la loro opulenza, si impossessavano dei mezzi di comunicazione, delle materie prime, influenzavano la politica, stringevano rapporti personali con la cerchia di Eltsin, specie con la predacissima figlia Tatiana. Non c'è dubbio che questa pirateria suscitasse lo spirito di un capitalismo animalesco del quale la Russia forse aveva bisogno, almeno agli inizi. E non c'è dubbio che furono gli oligarchi a sostenere Putin, segnatamente l'onnipossente Berezovskij. Putin doveva costituire, per gli Oligarchi, la prosecuzione di Eltsin. Errore cosmico. Putin “veniva” dal nazionalismo non dall'internazionalismo economicista. E quando, sostenuto da Eltsin, divenne Primo Ministro (1999), Vicepresidente, Presidente provvisorio, Presidente eletto (2000-2004/ 2004-2008)), se risparmiò il Presidente non risparmiò gli oligarchi, i quali, per ciò, lo avversarono totalmente. In tal modo Putin si riappropriò dei mezzi di comunicazione, eliminando i concorrenti? Indubbiamente. Ma fu il mezzo per stabilire quel capitalismo nazionale con enti controllati dallo Stato pur stando nel mercato, e salvi dalla svendita agli stanieri. D'altro canto che l'economia liberista, “aperta” non favorisse il Paese si coglie dalla immane crisi degli anni Novanta, il rublo svaluta ciclopicamente, la disoccupazione gonfia, la criminalità scoppia. Che gli avversari vengano sottomessi o eliminati, farà ombra sulla presidenza di Putin, giornalisti, uomini dei servizi, magnati uccisi o incarcerati. Vuole, Putin, regnare senza critiche ed ostacoli? Di sicuro ha un progetto: riattengere al nazionalismo della gloria patria e della Santa Russia, ridare orgoglio mondiale al Paese, riversare la ricchezza all'interno per sanare la catastrofe anche fisica della Russia. Quel che scaturisce da questo impulso economico-spirituale, tra religione ortodossa, nazionalismo, zarismo, comunismo patriottico, capitalismo di Stato è segno dimostrativo della capacità di un popolo quando attinge a linfe sentite, proprie, onorevoli. La Russia in pochissimi anni risplende. Esistesse onestà di sguardo nessun popolo superò la Russia nel mutamento accrescitivo anche qualitativo, non soltanto del benessere. Monumenti, chiese, ricostruiti o restaurati, piazze, strade, palazzi, intere città ripulite, negozi straricchi di merci dall'Asia e dall'Europa, un commercio tumultuoso, locali raffinatissimi, alberghi internazionali che riammantano gli splendori zaristi, un turismo russo esibizionista ma generosissimo specie in Italia, con la quale la Russia ha relazioni ben messe, la nuova economia di grandi imprese controllate dallo Stato ma nel mercato mondiale, rende eccellentemente. Si forma un ceto medio, il rublo si stabilizza e rafforza, il consenso a Putin è saldo, e anche quando, chiusi due mandati, Putin cede a Medvedev, e si rende Primo Ministro (2008-2012), tiene il potere. La Russia rientra nel contesto internazionale tra le maggiori potenze. Mai dimenticare che è il secondo Stato come forza militare11. 11) Una precisa narrazione a forti colori sul modo in cui Putin eliminò gli oligarchi antinazionali con oligarchi nazionali, basilare del significato politico del putinismo, fatto negato dagli “occidentalisti” i quali confondono gliopposti oligarchi, coscientemente o meno, in Sangiuliano .Al quale si deve anche un drammatico inventario dell'eredità fallimentare del periodo liberale-liberista alla russa. Op.cit. 193-208. E' sempre Sangiuliano che mette nella inconfutabilità delle cifre lo sviluppo della Russia durante le presidenze di Putin, un vero sommovimento creativo: “Nei primi otto anni di presidenza Putin non solo il PIL è aumentato del 70 per cento ma la nuova ricchezza si è distribuita perchè il livello di vita dei russi è raddoppiato”, op. cit. p. 220. Sangiuliano continua in dettaglio la modificazione economica della Russia. Sul periodo degli oligarghi occidentalisti Dugin è spietatissimo: “ (…) il frenetico allineamento sulle posizioni dell'Occidente generò un sentimento di scetticismo e irritazione nei confronti delle repubbliche un tempo sorelle (…). Solo alla fine dell'epoca Eltsin , e specialmente con l'ascesa al potere di Vladimir Putin, la posizione del problema mutò. Grazie ad una solida formazione geopolitica , sottoposta alla prova della pratica, il nuovo presidente non poteva coltivare per inerzia miti irresponsabili ed effimeri”. Dugin, op.cit. p. 132. LA QUESTIONE CECENA Non bastasse, divampa la questione Cecena, con il rischio di un marasma islamico, se la Cecenia scindesse la sorte dalla Russia. Eltsin non aveva raggiunto un esito positivo contro l'insorgenza Cecena. E' discussione formale se allorchè Putin decide di risolvere la questione cecena invada o meno un paese straniero o svolga un'azione interna alla Russia o valutare chi diede motivo di nuova guerra. Il dato certo è che la Cecenia propagava la lotta contro la Russia ad altri paesi islamici. Ne veniva il pericolo del disfacimento della Russia. Un problema senza alternativa. Fu la prima azione militare sotto guida di Putin, di una spietatezza staliniana. Dopo anni di guerra imbestialita, attentati in Russia da parte di ceceni, sospettati che siano da parte dei servizi russi per fomentare odio contro i ceceni, ma non sembra un sospetto appropriato, la Cecenia torna nella Russia, e non è più una “questione”, né lo è l'Islam in Russia12. 12) “ Lo scopo finale del terrorismo ceceno è quello di smembrare la Russia, creare un grande Stato islamico gra il Caspio e il Mar Nero e impadronirsi delle ricche risorse energetiche della regione”,dichiarazione di Vladimir Putin citata da Sangiuliano, op. cit. pag. 175. L' OCCIDENTE CONTRO LA “NUOVA” RUSSIA? Il potenziamento della Russia suscita timori: la forza militare connessa allo sviluppo economico civile e al ritrovato orgoglio nazionale. I paesi che odiano la Russia da secoli o da tempo, fallita l'Unione Sovietica , scampano in Occidente, e l'Occidente, Germania e Stati Uniti, in specie, hanno interesse a riceverli. I paesi baltici, la Polonia, l'Ungheria, la Bulgaria, la Romania, la Cecoslovacchia si innervano nell'Unione Europea, ma quando persino l'Ucraina, che sta nel corpo della Russia, è tentata e aizzata a far lo stesso, un accordo commerciale ne darebbe impulso iniziale, la Russia offre a sua volta un accordo commerciale, accettato dal Presidente ucraino. Tensioni, scontri giungono a far dimettere e fuggire il Presidente, Viktor Yanukovich, l'Ucraina sembra volgersi all'Unione Europea, si vocifera addirittura di integrarla nella Nato, di collocarvi armi. Ma non tutta l'Ucraina si volge ad Occidente, una parte è più che filorussa, russa, e intende restarvi e la Russia fa si che resti. La Crimea, innanzi tutto, per ragioni storiche e strategiche. La Russia tiene una flotta nel Mar Nero. Un suffragio afferma questa determinazione della Crimea. Lo scontro con l'Occidente, segnatamente con gli Stati Uniti, è parossistico, se non armato , commerciale. Sanzioni inficiano gli scambi tra Russia ed Europa, ancora al presente. Non basta. Più recentemente, la Siria è motivo di contesa. Il “regime” di Bashir Assad viene considerato tirannico, oltraggiatore dei diritti umani. Esisterebbero gruppi che lo avversano di ispirazione non illiberale, ai quali l'Occidente, sempre con gli Stati Uniti a condurre il movimento, danno approvazione e sostegno. Ma più che tali gruppi è l'ISIS, il Califfato Islamico, a devastare la Siria. La faccenda è complicata, torbida. L'ISIS con il possesso di zone petrolifere tolte alla Siria e ad altri paesi svende la produzione, si finanzia, si spande, Turchia, Arabia Saudita, qualche Emirato sembra aiutino questi traffici, anche di armi. Gli Stati Uniti assistono non intervenendo. Ma quando la Francia entra nella situazione contro l'ISIS e contro Assad, si anima la Russia, tradizionale amica della Siria, dove ha basi militari. E stavolta l'ISIS è combattuta realmente. L'evento fa ritenere a molti che il vero nemico del terrorismo lo si trova in Russia. E' l'apogeo di Vladimir Vladimirovic Putin, tornato Presidente nel 2012, martoriato dalle sanzioni economiche ma vincente, al momento, in politica estera, Crimea e Siria a palesarlo. Gli Stati Uniti non cessano di accusare Putin né di continuare le sanzioni13. Non sono giunti allo scontro armato con la Russia, ma sembra che abbiamo a scopo di vulnerarla, prima o dopo, come strategia definita.In effetti, la situazione è topica. Gli Stati Uniti, particolarmente, non immaginavano il risveglio di un Paese che giudicavano estinto o moribondo. La fine del comunismo sembrò la fine della Russia, invece la Russia ancora li fronteggia, e gli Stati Uniti tentano di affliggerla in ogni campo. A che livello di avversione si spingeranno determinerà le sorti dell'umanità. E' certo che la Russia di Putin, come il giovane Putin, non indietreggia anche contro il più forte, il quale, in ogni caso, deve sapere che la Russia combatterà radicalmente. E' questo atteggiamento che ha paralizzato gli Stati Uniti nel caso ucraino e siriano. La Russia si espose in prima persona, agli Stati Uniti la scelta di una guerra mondiale, non di una guerra locale, che gli Stati Uniti hanno , relativamente, vinto, Iraq, Afghanistan. E' l'ultimo stadio del putinismo, gli Stati troveranno la Russia esplicitamente a fronteggiarli, e, stavolta, visti gli armamenti russi, anche in zone mai toccate, qualsiasi territorio di qualsiasi stato. Questa la situaziine, al di là degli illusionismi. L'eterna paura della Russia di essere accerchiata, l'eterno coraggio della Santa Rus di spezzare l'assedio. Putin ne è l'incarnazione dopo Pietro, Kutusov, Stalin. 13)Nel giugno 2016, vi è stata una impennata antirussa e anti Putin. Gli atleti russi sono stati estromessi dai giochi olimpici di Rio de Janero; sono state reiterate le sanzioni economiche contro la Russia; la squadra di calcio russa viene minacciata di espulsione e taluni suoi “tifosi” fermati dalla polizia francese come responsabili di disordini violenti durante le gare per la Coppa Europea a; i giornali, poi, sono una vera inondazione anti Putin, da segnalare “la Repubblica”, nello stesso giorno, il 19, un'intervista a Nina Kruscva, nipote di Nikita Krusciov, ora docente negli Stati Uniti, accusava Putin vistosamente: “ I leader occidentali dimenticano che Putin è un campione di judo e che ancora si rapporta come un agente del KGB(...). Per lui infrangere le regole equivale a dimostrare al mondo che la Russia è potente quanto gli Stati Uniti, se non di più”. Quali regole abbia infranto Putin la Krusceva non lo rivela, e giacchè ritiene che pure Nikita Krusciov avrebbe tenuto la Crimea, e in che Putin sarebbe stato violatore di patti andrebbe chiarito. Per il resto, che Putin cerchi il potere, come afferma la Krusceva, lo si dice verosimilmente anche del più esangue uomo politico.Nella stessa giornata e sul medesimo quotidiano, Umberto Toscano fa considerazioni da annotare riguardanti la illibertà, la “democrazia sovrana” in Russia: “ Sul piano interno la breve stagione liberale dei primi anni '90 (gli anni di Eltsin) viene identificata dalla maggioranza dei russi con disordine, ingiustizia, aumento delle disuguaglianze,. In quello internazionale, con la perdita dello status di grande potenza- per il rifiuto dell' Occidente di accogliere la Russia come partner-non ha fatto seguito il pieno inserimento nel mondo sviluppato e democratico”.Ma che doveva fare la Russia se i suoi sforzi per rendersi “liberale e democratica” al modo occidentale suscitavano il rifiuto occidentale se non creare una sua peculiarità e pensare a se stessa, sospettando che l'Occidente l'avrebbe considerata liberale solo quando si sarebbe svenduta? Sempre nel giugno del 2016 si è avuto un avvicinamento della Turchia, che ha chiesto scusa per un aereo russo abbattuto in quanto avrebbe violato i confini turchi. scuse che la Russia esigeva per ristabilire le relazioni. Che tutto sia appianato, difficile presumerlo. SGUARDI PROSPETTICI: L'EURORUSSIA? E' indispensabile chiedersi quali vantaggi spettano agli europei da questa situazione ormai statica e in qualche modo paralizzante. Gli scopi degli Stati Uniti sono gli stessi dell'Europa? Quale effetti ha ricevuto l'Europa dalle sanzioni alla Russia?14. Nessuno favorevole; l'Italia in particolare. Quali vantaggi può ricevere l'Europa dall'aggressività turca, che si proietta anche contro la Russia nella volontà o nella velleità di trascinarvi l'Europa, la Nato, spesso con l'aiuto degli Stati Uniti, che però si sono dimostrati più cauti di quanto lo siano stati i turchi. Le attività militari degli Stati Uniti in Iraq, in fondo in Siria, per destabilizzarla, direttamente o indirettamente in Somalia, in Libia, in Ucraina contribuiscono al miglioramento dell'Europa? Senza entrare nelle ipotesi clamorose di una volontà degli Stati Uniti di danneggiare l'Europa, di imbottirla di migrazioni, di destabilizzare interi paesi per suscitare masse migratorie, tesi esposte in maniera occulta o vistosa, senza immaginare grandi poteri occulti che vorrebbero dominare il Pianeta e fare dell'Europa un tappeto facilmente calpestabile, arduo, in ogni caso, ipotizzare che le strategie statunitensi siano utili per l'Europa. Quale danno può ricevere l'Europa dalla Russia? Difficile coglierlo; invece si possono cogliere i patimenti che soffrirebbero gli Stati Uniti dall' EuroRussia. L'EuroRussia sarebbe la potenza di gran lunga più enorme del Pianeta, materie prime russe e tecnologia europea: non avrebbe rivali. Ecco il motivo, il movente che induce gli Stati Uniti ad avversare la Federazione Russa e indirettamene, o direttamente, l'Europa, perchè tale avvicinamento non si compia. Ne deriva che è possibile ipotizzare, al massimo, un riaccostamento dell'Europa alla Russia senza immaginare ipotesi clamorose di distacco dell'Europa dagli Stati Uniti. Una convergenza tra Europa e Russia sarebbe un evento di portata tellurica, idoneo a suscitare contraccolpi forse mortali. Gli Stati Uniti non “abbandoneranno” l'Europa, anzi stringono l'Europa e cercano di stringerla sempre di più. Non c'è angolo nella vita europea che non sia controllato e sottoposto, in ultima analisi, agli Stati Uniti, i quali non hanno fatto e non fanno a meno di qualsiasi strumento per avere sotto controllo l'Europa, dalla spionaggio ai capi di Governo, alle basi militari, alla direzione della politica estera. Coloro che hanno cercato di attuare una politica estera che non si adeguasse agli Stati Uniti ebbero pessima sorte. E però qualcosa bisogna fare per sottrarsi in certa misura a questa tenaglia, ne va della tutela nazionale. Non si scorge altra salvezza per l'Europa che quella di riavere rapporti più intrinseci, economici e culturali con la Russia; nè per la Russia c'è altra prospettiva, anche se è un Paese largamente esposto ad Oriente e quindi con una sfera d'azione maggiore di quella che possono avere i paesi europei. E però anche l'Europa è necessaria alla Russia. Che potrebbe succedere? Varie zone d'influenza: gli Stati Uniti, la Cina, l'EuroRussia? Articolazioni, tutte potentissime. Sarà questo il futuro della geopolitica mondiale? Si stabilirebbe un equilibrio? Certo la situazione di tensione con la Russia suscita una incertezza, un'indeterminazione, e una corsa al riarmo che non favorisce nessuna attività commerciale nè la pace. Se gli Stati Uniti decidono che l'Europa può collaborare con la Russia, senza temere che questa collaborazione sia contro gli Stati Uniti o metta in pericolo la superiore potenza degli Stati Uniti, il futuro sarà ottimo. Se questo non avverrà, difficile e drammatico ipotizzare cosa avverrà. L'ostilità nei confronti della Russia e il tentativo di destabilizzarla , possono generare effetti micidiali alla situazione mondiale. C'è da auspicare che la Russia possa tornare ad avere rapporti di amicizia e di collaborazione con l'Europa. Se questo non avverrà il futuro pur mantenedo i suoi segreti, li fa intravedere. Vladimir Vladimirovic Putin, o chi sarà il futuro Presidente della Federazione Russa, non scamperà al confronto con gli Stati Uniti. L'umanità ha ormai una alternativa categorica: tentare un governo mondiale mulilaterale o una guerra mondiale. Non c'è alternativa. Se, come sembra, o è certo, Cina, Russia, Stati Uniti si imbottiscono di armamenti più estremi, e, addirittura, gli Stati Uniti farebbero o fanno delle armi la base della loro economia e della guerra la loro finalità, una Terza Mondiale per quanto inimmaginabile va immaginata, data tra le possibilità. Assurdo che una tale effervescenza bellica di armamenti venga ripiegata e accantonata. Di questa ipotesi vano aggiungere alcunchè. Una Guerra Mondiale sconquasserebbe il Pianeta ai margini estremi della fine della specie. Se le vicende procedono come al presente la Guerra è una eventualità. Conflitti locali inconciliabili, paesi che non arrestrano anche a rischio tellurico, l'ossessione statunitense per evitare che altri paesi alzino la testa, se gli Stati Uniti non impediranno gli altrui moti e non li freneranno prima della mossa iniziale, la guerra è possibili. In certo senso, gli Stati Uniti meglio che siano talmente forti da paralizzare il Mondo. D'altro canto, però, un Mondo paralizzato si scuoterebbe con ogni sforzo. Ecco il dilemma prossimo: saranno in grado gli Stati Uniti di decapitare altri paesi, Russia e Cina, innanzi al punto in cui Russia e Cina potrebbero tenergli testa? Ossia prima della guerra? E come? Con una guerra preventiva? O con una sproporzione di potenza tale per cui la Russia, la Cina o altri cedrebbero senza cominciare il duello? Quest'ultima ipotesi è contro il putimismo. Se qualcosa traspare della mentalità de Presidente russo è che non teme il conflitto anche a rischio dell'esito cruento. Le decisioni riguardanti l'Ucraina e la Siria lo palesano. E d'altro canto la Russia si sta riarmando clamorosamente, sbandiera il riarmo: missili inintercettabili idonei a colpire ogni parte del Mondo, sottomarini ovviamente mobili. C'è chi reputa questa esibizione un modo per dichiararsi forti e intimorire o almeno rendere cauto l'avversario, gli Stati Uniti, essenzialmente. Di fatto, almeno ad oggi, gli atti di forza della Russia, sostanzialmente difensivi, in Ucraina ed in Siria, non hanno ricevuto risposta armata dagli Stati Uniti. C'è da supporre che la Russia è un avversario temibile anche dagli Stati Uniti. Di certo, però, non c'è occasione che gli Stati Uniti tralasciano per svilire Putin, dichiararne la corruzione e la tirannia, e gli accordi di pace, come in Siria, oscillano incertamente, non stabiliscono una pace rassicurante. Il Mondo resta sospeso al confronto Stati Uniti/Russia. E se come viene affermato negli Stati Uniti il mondo dell'impresa e quello militare dovrebbero unirsi o si uniscono per creare un'economia di guerra permanente, giacchè sono la guerra e gli armamenti a sostenere l'ecomia statunitense, il rischio di una grande guerra diventa una probabilità voluta. Del resto, tra le eventuali scelte del candidato Donald Trump campeggia l'accrescimento delle armi atomiche, anche se egli sostiene di volere la pace con la Russia e si palese più ostile verso la Cina, il che non cambia i pericoli di guerra15. 14)Nel mese di Giugno 2016 a San Pietroburgo si è avuto un incontro del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, occasione il Forum internazionale economico in quella Città, l'Italia come ospite d'onore, in realtà un modo per ricostruire il commercio. L'Italia in due anni ha perduto 3,6 miliardi di esportazione, l'Europa 45 miliardi, gli Stati Uniti non hanno che minimi rapporti commerciali, 0,46 di esportazioni. In quella occasione il Presidente del Consiglio italiano ha stabilito contratti per 1,4 miliardi, inoltre ha dichiarato che la proroga delle sanzioni economiche alla Russia devono essere discusse dal Consiglio della UE. Che le sanzioni sono un danno per l'Europa lo si coglie dal fatto che non sono servite minimamente a risolvere la crisi ucraina ma di sicuro afflitto le economie europee almeno quanto la russa e non sfiorando l'economia statunitense.Il che ha un significato. 15) Il notiziario di Controinformazione Kathcon , nel giugno 2016.espone in modo diffuso il riamo e il tipo di armamento russo, con scopo difensivo radicale, e dunque idoneo a rendere problematico ogni certezza di vittoria dell'avversario. LA RUSSIA, L'EURASIA, L'EUROPA In Europa il rapporto con la Russia e con Putin è paradossale, la Russia e Putin sono apprezzati dai movimenti nazionalisti e critici dell'Unione Europea, come il Fronte Nazionale lepenista, in Francia, la Lega Nord, in Italia, ma più in generale da correnti di destra e ancor più largamente da chi reputa il dominio statunitense esagerato o non vantaggioso per l'Europa o il proprio paese. All'opposto, moltissimi vedono la Russia odierna quale erede della Russia comunista o in ogni caso imperialista, e Putin come un autocrate corrotto. Che la Russia costituisca un problema per l'Europa è palese, troppo vasta per essere uno stato come gli altri all'interno dell'Europa. Lo stesso, se l'abbiamo nemica o avversa. Alcuni Paesi, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, oggi dentro l'Unione Europea, hanno violenta repulsione contro la Russia, dopo molti anni di sottomissione. Altri Paesi, la Germania, hanno forti interessi in comune ma ne paventano la potenza. L'Italia ha da tempo buoni rapporti con la Russia. Da ultimo, la faccenda ucraina, le sanzioni reiterate nel giugno del 2016, suscitano problematicità relazionale tra Europa e Russia. Il disancoraggio economico, turistico, culturale, politico dalla Russia, difficile stabilire quanto duraturo, anche se non radicale, al momento, non fa sperare in un avvenire migliore. Sembra che poteri e potenze abbiamo stabilito senza perplessità di indebolire la Russia, o peggio, di eliminare Putin ed il nazionalismo putiniano. Per molti paesi europei è un baratro, a lungo termine. E se, è possibile, sarà concluso l'accordo TTIP con gli Stati Uniti per l'Europa non vi sarà uscita dai vincoli militari ed conomici con gli Stati Uniti. Quale che sia l'opinione sull'opportintà che gli Stati Uniti ci tutelino, una tutela onnilaterale ci soffocherebbe, ci soffocherà. Putin, ed il putinianesimo, finchè reggono, offrivano ed offrono un barlume di equilibrio delle forze, di possibilità critica. Questo, in ultima analisi, il valore della presenza di Vladimir Vladimirovic Putin nella scena politica mondiale. Oggi la Russia, paradossalmente, esercita, oggettivamente, un ruolo dialettico senza il quale l'ombra americana coprirebbe il pianeta totalmente. In quanto all'Eurasia, costituisce un versante antioccidentale, la Russia avrebbe scelto l'antioccidente con dei patti euroasiatici? L'Eurasia va considerata sia come visione della società, filosofia delle società16; sia come raggrupppamento di paesi. Per taluni la Russia non è del tutto europea, nè del tutto asiatica, non che sia un tramite di congiunzione dell'Europa con l'Asia, è, piuttosto, Eurasia, una entità spirituale che ha nell'Ortodossia, nel sentimento nazionale, nel non consegnarsi all'economicismo individualistico, nell'accettare la diversità e la tradizione, un universalismo pluralistico non stabilito sotto il dominio di un solo modello. Sta in tutto ciò, la sua specificazione. Ciascun popolo per quel che è, dunque, in coesistenza con gli altri.Tenuto conto del valore primario dello spirito: religione, arte, che sia. Il modello tecno-economico come soluzione della vita è bandito. Che taluni paesi, Russia, Kazakistan, Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan siano uniti eceonomicamente non costituisce l'Eurasia, è, se mai, l'Eurasia che li unisce. Nel concetto, nella concezione dell'Eurasia, secondo la visione russa, è compresa, e decisiva, l'ideale della Terza Roma, una metafisica della Storia che assegnerebbe un destino alle Nazioni. Se, dunque, una potenza aspira al dominio mondiale secondo il criterio della conformazione ad un modello da fare indossare all'intero pianeta, si scontrerà con fortissime identità, con l'universalismo nazionale, che sembra una antitesi, ed invece è il proporsi dello spirito nazionale all'intero mondo nella convivenza della diversità, l'universalizzazione della diversità. Il modello statunitense della universalizzazione omogenea si misurerà con l'universalità dei diversi, di quest'ultima concezione Vladimir Vladimirovic Putin è, ormai, il cavaliere portavessillo, al di sopra delle riserve su circostanze problematiche della sua vicenda, del resto ancora non conclusa17. 16) La concezione dell'Eurasia come una vera e propria visione del mondo è proposta da Dugin contro il presunto individualismo occidentale di cui esponente decisivo sarebbe Popper. “Secondo Popper la “Società aperta” si basa sul ruolo centrale dell'individuo nelle sue caratteristiche fondamentali: razionalità, discrezionalità,, assenza di una teleologia globale dell'azione ecc. Il senso della “Società aperta” consiste nel rigetto di tutte le forme di Assoluto non riconducibili all'individualità e e alla natura di questa”. Dugin, op.cit. p.106. Per Dugin, a giudizio di Popper chi non rientra nella libera determinazione delle scelte individuali è “nemico” della “società aperta”, e l'individualismo costituisce l'essenza di gran parte della “filosofia” occidentale. In effetti, la “Società aperta” è, in fondo una non società, piuttosto un insieme di individui differenziati, ciascuno con la “sua” ragione, la sua indipendenza di giudizio, la “sua” capacità critica, ne viene che i “nemici” della “società aperta” sono coloro che stabiliscono convinzioni comuni,tradizioni,sacralità da rispettare ed osservare, addirittura concependo una metafisica storica. Tradizione contro ragionalismo comunità contro individualismo, metafisica storica contro accidentalità , fede più che scienza, sottomissione dell'economico alla spirituale... Chiosa Dugin: “ E' il ritorno degli angeli,la resurrezione degli eroi,l'insurrezione del cuore contro la dittatura della ragione”. op. cit. p. 128. Sono contrapposizioni da valutare cautamente, una Società di individui non accomunati è inconcepibile come una Società con minima indipendenza di giudizio individuale sarebbe oppressiva. Per altro l'uomo è del tutto individuale, “solo”, come entità mortale singolarmente, lo è assai meno nel vivere insieme agli altri. Il limite di Popper è non distinguere questa doppia individualità. Inoltre , se accettassimo l'individualismo non potremmo basarci sulla Ragione ma sulla ragione di ciascuno. Dugin coglie nell'Eurasia la salvezza della Russia: “Da un punto di vista geopolitico essa ha mostrato la volontà di rinascita del polo euroasiatico, la lotta contro il quale è vista come questione prioritaria da strateghi atlantisti quale Zbgniew Brzeszinski, che descrive nel suo libro “La grande scacchiera” lo scenario di un'ulteriore dissoluzione dei paesi CSI, ed in particolare della Russia, come lo scenario ottimale (per l'Occidente più esattamente per gli USA). L'élite politica dei paesi CSI, presa coscienza della necessità di una nuova integrazione ha trovato in Putin un punto di appoggio e un centro geopolitico”. Dugin, op.cit. p.133 Esistono opinioni che ribaltano la convinzione di Dugin, la collaborazione della Russia con Paesi “asiatici” o più orientali è vista come una determinazione ostile all'Occidente, una scelta, addirittura, definitiva. Così Marco Ricceri nel volume: “ Il cammino dell'idea d'Europa, Cosenza, Soveria Mannelli,Rubbettino,2005”, e nello scritto: “ Quali rapporti l’Europa dovrebbe costruire con la Russia?”, in “Voci di pace”, rivista quadrimestrale diretta da Giorgio Gasperoni, I Quadrimestre 2016. Scrive Ricceri: “Ma ciò che ci interessa più da vicino, come cittadini europei, è che questa operazione di distinzione e di chiarezza investe soprattutto le relazioni con la UE , che è chiamata a prendere atto ed a fare con altrettanta determinazione e chiarezza una scelta storica nei confronti della Russia e del comune near abroad”. Insomma la Russia avrebbe scelto l'Asia, l'Oriente, il dispotismo, l'antioccidente, e noi dovremmo prenderne atto e replicare. Perchè? Perchè la Russia ha stretto accordi con dei paesi non europei? Perchè ha impedito una Ucraina antirussa! L'avesse consentito sarebbe stata europea come lo era Eltsin quando svendeva le ricchezze del suo Paese? Si è degni dell'Occidente quando ci si sottomrette all'Occidente? Interessante una dichiarazione da parte di un russo filoccodentale che, al contrario, auspiccherebbe un'Europa “attraente” proprio per non sospingere a oriente la Russia:“Un'Europa che si indebolisce , un crollo dell'idea europea significherà un colpo poderoso alla Russia “europea” spingendola indietro nell'arcaico, nellazona di una dittatura di tipo “asiatico” Inutile dire che di una simile metamorfosi,ne avrà a soffrire anche l'Europa”. Boris Akunin, Corriere della sera, 20,06,2016. 17) Considerazioni equilibrate fa Giulio Sapelli: “(...) migliorare sino a normalizzare le relazioni di questa Europa con la Russia- questa Russia e non un'sltra immaginaria- è diplomaticamente l'unica strada benevolmente percorribile. Il principio di realismo è l'unico principio da seguirein tempi difficili e con profondi cambiamenti”. Ricucire con la Russia per rendere stabile l'UE, Il Messaggero, 18.06.2016. di Antonio Saccà - antoniosacca2012@yahoo.it
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