domenica 17 luglio 2016

Satori o samsara? Trasmigrazione o fine dell'illusione



Possiamo dire che l'auto-conoscenza o satori non è una intuizione e nemmeno il risultato di un ragionamento religioso, non è una oggettivazione e nemmeno una trascendenza. Non è un senso di onnipresenza anche se l'unico agente presente è l'Io.

L'auto-conoscenza è lo stato "naturale" dell'intelligenza-coscienza in cui sia il soggetto che l'oggetto si fondono nell' "esperienza" di un continuum inscindibile,  in cui pur permanendo la consapevolezza questa non è suddivisa in opposti e diversità. Non è quindi una condizione di "vuoto", nel senso che solitamente noi diamo a questo termine in quanto "assenza",  però è effettivamente il vuoto dell'io  (ego) che tende a rapportarsi con le sue stesse proiezioni di "tu, egli,...", etc.  

Questo Sé è la luce interiore che disperde le tenebre dell’ignoranza. Colui che conosce il Sé, quindi, non è una persona ma la pienezza dello stato indifferenziato della coscienza, in cui cessa ogni dualismo, ed in cui essa risiede pienamente nella propria natura.

Ciononostante finché la mente umana è preda dell’ignoranza e si identifica con uno specifico nome e forma  (la persona che  immaginiamo di essere) è necessario per noi compiere un processo di ricomposizione (che viene definito “yoga” o "pratica spirituale").  L’energia -o consapevolezza- che consente il risveglio  alla nostra vera natura viene chiamata “guru”  o "maestro" o "grazia" e può manifestarsi davanti a noi  in una forma  per compiere l’alchimia del riconoscimento di Sé, ma  questa non è propriamente separata o altra da noi, essa  è come un personaggio del nostro sogno che provvede a risvegliarci a noi stessi.

Facciamo l’esempio del sogno poiché è il più vicino alla similitudine della dimenticanza di noi stessi, in quanto pura coscienza.  Infatti quando noi sogniamo vediamo innumerevoli personaggi alcuni in antitesi con altri ma realmente essi sono tutti lo stesso sognatore. In questo  sogno -chiamato il divenire- compiamo un percorso nello spazio e nel tempo, un processo trasmutativo della coscienza individualizzata, che in altri termini potremmo anche definire trasmigrazione o metempsicosi. 

Rifletteremo ora su questo processo, su questo continuo trasformarci in nuove forme e nomi, il samsara.

Il motore del samsara è il karma -o azione- ma  forse sarebbe meglio dire che è la propensione a compiere l’azione… Secondo la teoria della reincarnazione  il destino di questa vita  è la maturazione del karma più forte delle vite precedenti, con ciò non esaurendo la possibilità di future nascite con altri karma che abbisognano di una diversa condizione per potersi manifestare. Il modo per creare ulteriore karma viene individuato nell’atteggiamento con il quale viviamo la vita presente, ad esempio se  emettiamo pensieri di scontento od eccessivo attaccamento verso gli eventi vissuti.

In se stesso il destino della vita presente  non cambia sulla base degli sforzi da noi compiuti mentre lo stiamo vivendo, è come  un film che sta già nella pellicola,  quindi pensare di modificarne il  contenuto (una volta iniziata la proiezione) è irreale. Possiamo essere consapevoli ed accettare il film -come attenti testimoni- oppure arrabbiarci e commuoverci al suo scorrimento desiderando di modificarne gli eventi con la mente... e così si forma il nuovo karma…
di Paolo D’Arpini

4 commenti:

  1. Commento di Franca Oberti:

    “Caro Paolo, ho riletto due o tre volte, ma fatico ad assimilare questi concetti. La sensazione è di essere all'interno di questa evoluzione che tu descrivi e mentre leggo mi sento in una spirale che accetto e che cerco ancora di capire... non è facile, ma raggiungere satori mi piacerebbe.... grazie!”

    ................

    Mia rispostina:

    ”Cara Franca Oberti, il satori, o illuminazione, non è ottenibile con un atto di volontà od uno sforzo. E' una spontanea "rivelazione" che la coscienza trasmette alla mente. Cosa è la mente? Cosa è la coscienza? In verità sono la stessa identica cosa ma se osserviamo dal punto di vista della mente (ego) non possiamo comprenderlo. Ed allora? Ramana Maharshi diceva "indaga da dove sorge la mente e scoprirai che essa non esiste". Chi indaga, chi scopre? Tutte domande all'interno della mente che impediscono il satori.... Per questa ragione i maestri zen ponevano ai discepoli quesiti irrisolvibili (koan) per spingere la tendenza raziocinante e speculativa al collasso. Il percorso della "spiritualità laica" è il più semplice: continuare a vivere con massima attenzione e capacità di risposta sapendo di stare in un film. E' come navigare nel mezzo della corrente senza fermarsi sulla sponda destra o sinistra del fiume, alla fine spontaneamente si sfocia nel mare.” (P.D'A.)

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  2. Commento ricevuto via Email da Marco Bracci:

    Mi permetto di inserirmi nel dibattito, commentando quanto detto da Paolo D'Arpini, e che qui cito: " Il satori o illuminazione non è ottenibile con un atto di volontà od uno sforzo".
    E il libero arbitrio ? Se con la ns volontà e i ns sforzi non possiamo cambiare la ns vita, allora avrebbe ragione Lutero, che diceva che Dio aveva già predisposto tutto, per cui ognuno doveva accettare la sua condizione (senza fiatare). Guarda caso, dopo averli usati a pro suo, cominciò a dire che i contadini erano in condizioni miserevoli perché così Dio aveva predisposto per loro (mentre aveva predisposto per i nobili e i sacerdoti di essere superiori, quindi degni di detenere il potere e vivere negli agi) e ne fece sterminare a migliaia di migliaia quando tentarono di ribellarsi alla loro condizione.
    La stessa scusa è stata usata dall’induismo per suddividere il popolo in caste. Sei nato paria e paria devi rimanere (e ubbidire ciecamente) perché così è stato predisposto.
    Oppure come dicono, più furbescamente, i sacerdoti falso-cristiani: non lamentarti delle tue afflizioni, dei tuoi dolori e disgrazie, perché Dio ama di più gli umili e i derelitti. E intanto loro (salvo pochi veramente degni) sguazzano nel benessere e negli agi.
    Chissà per quale mandato divino, tutti coloro che hanno influenzato religiosamente l’umanità erano di famiglie benestanti o altolocate, mentre i veri profeti di Dio citati nella bibbia e quelli dei secoli seguenti erano tutti di famiglie modeste. E hanno sempre parlato di amore e di libertà e stimolato gli uomini a sforzarsi di modificare il loro comportamento.
    E aggiungo: chi ha detto “Per cambiare il mondo devi cambiare te stesso” ha preso una cantonata?
    E poi non sono d’accordo sul fatto che la coscienza sia la stessa cosa della mente, infatti poco dopo dici che la mente è l’ego. Poiché la coscienza è Dio, come può l’ego essere Dio?" marcobracci49@gmail.com

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  3. Mia risposta a Marco Bracci:

    Caro Marco, quel libero arbitrio da te menzionato è un aspetto dell'ego. In se stesso, come ente, l'ego -e di conseguenza il senso del libero arbitrio- non è reale, pur essendo percepito come reale (tanto quanto il sogno al sognatore) trattandosi di proiezione nella coscienza. Finché permane il senso di separazione sia l'ego che il libero arbitrio svolgono una funzione, che è quella del funzionamento nell'esternalizzazione dualistica separativa (stato empirico sensoriale che si svolge nella mente). Il momento che si indaga sull'origine dell'io (non del pensiero io ma dell'Io in quanto essere/coscienza) si scopre che l'identificazione mentale con una forma non è altro che un riflesso nella mente della stessa Coscienza. Come potrebbe essere altrimenti nell'assoluta unità? Quindi il lavoro da fare è solo quello di realizzare la propria vera natura, che è Coscienza esente da ogni identificazione.

    La religione, qualsiasi essa sia, opera nel'ambito del dualismo e non può quindi essere di alcun aiuto alla Realizzazione dell'Unità.

    Ciao, Paolo D'Arpini

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  4. Commento ricevuto via email da Franca Oberti:

    "Carissimi, è bellissimo leggervi, mi sento arricchire ogni volta che cerco di interpretare e assimilare i tanti concetti che esponete.
    Sono molto ignorante nelle materie che voi padroneggiate così bene, e non credo di poter raggiungere mai le vostre conoscenze, ma come donna lavoro spesso "di pancia" e di intuito e questo mi fa arrivare, più o meno (molto meno), ai vostri livelli, da un'altra direzione, forse.
    Mentre voi scalate la montagna armati di corde e ramponi e riflettete e considerate ogni passo per non cadere, assicurandovi bene alla roccia, io sto scalando dall'altra parte, dove la terra è scivolosa, ogni tanto cado nel baratro, poi mi riprendo e mi aggrappo alle radici per salire.
    Per sintetizzare ciò che scrivete, posso dire che sento sempre di più la minaccia di queste religioni violente; ho anche cercato di allontanarmi dal cattolicesimo perché non è migliore delle altre. Mi scontro spesso coi preti che frequento, cerco di comunicare loro il mio pensiero e poi prendo calci nei denti o accuse di sincretismo. Ho imparato a fregarmene e aspetto che mi scomunichino, così non avrò più nulla da rimpiangere. Nel frattempo percepisco questo senso di appartenenza all'Universo, al Creatore, mi sento tanto "protone", so che anch'io sono utile come microbo di questa immensa Creatura creatrice, perciò continuo a comportarmi secondo la mia coscienza. Mi lascio andare spesso a pigrizie varie, considerando che la mia vita lavorativa ha avuto la sua parte e ora avrei voglia di contemplazione, ma la famiglia richiede ancora la mia presenza. Sono alla ricerca dell'assoluto e credo di sapere dove trovarlo, ma ancora devo fare quel salto e dunque attendo; forse non è ancora il tempo.
    Come avrete notato, la mia risposta alle vostre elucubrazioni è molto semplice, forse piatta, ma questo è il mio sentire e ciò che volevo comunicarvi. L'ego lo identifico con l'orgoglio, la coscienza con la consapevolezza e l'umiltà, poi c'è la gioia interiore, lo stupore, la serendipità. Nella bufera mi sento ben ancorata anche se a volte vorrei farmi prendere dal vento!
    Un abbraccio a entrambi e grazie per la possibilità che mi date di elevare il mio livello di consapevolezza
    Franca"

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