domenica 3 aprile 2016

Guidi o non guidi? Le diverse vicende di Federica (Guidi) e Claudio (De Vincenti)



Non mi convince la canea contro Federica  Guidi  (dimissionata d'urgenza) che ha riferito una banalità già nota e decisa da tutto il Governo, senza affatto favorire attivamente il compagno; e viceversa il silenzio su Claudio De Vincenti, intercettato mentre  suggeriva come eludere le leggi  in difesa dei savonesi dall'inquinamento micidiale di Tirrena Power, cioè Sorgenia, cioè De Benedetti.  

La Guidi aveva dichiarato da Bruno Vespa a Porta a Porta che se la Germania davvero abbandonerà il nucleare nel 2023 allora sarebbe finita esattamente come noi (tesi scientificamente sostenuta anche da OCSE-OECD, e riportata come tale dall'Economist, prima che i petrolieri e gli Agnelli ne comprassero la maggioranza). De Vincenti, negli ultimi giorni del governo Monti, si premurò di andare in TV ad invocare un'accelerazione nello smantellamento delle nostre centrali nucleari. 

Adesso la Guidi è stata fatta dimettere dal MISE, mentre De Vincenti è stato promosso a viceministro con delega sui nostri media.

Mi sembra il solito andazzo italiano, che ci porterà alla tragica divaricazione che Mathis ha prefigurato nella sua impressionante relazione di qualche giorno fa alla Casaccia. Se non facciamo qualcosa noi. Che non consiste solo nel dire la verità. Questa la dicevano anche un secolo fa, proponendo come rimedio alle isteriche "penis normalis, dosim repetatur". Oppure come quel medico che la stessa cosa (un amante o almeno la masturbazione) proponeva ad una isterica, come una ricetta del professor Freud: la signora si fece accompagnare dalla madre, ambedue inorridite, appunto nello studio di Freud, che me ricavò l'articolo sulla "wilde psychoanalyse", "psicoanalisi selvaggia". Freud confermò che quel medico aveva detto la verità, molto meglio che un altro collega che aveva diagnosticato "rinite vasomotoria". Aveva messo il dito sulla piaga, ma non per questo l'aveva guarita. 

La soluzione è entrare in un rapporto intimo con i più invasati dello spirito del tempo, e condividere con loro tale zeitgeist. Solo in quel contesto si potrà dire che abbiamo bisogno di elettrificare la nostra dilagante motorizzazione privata individuale su gomma da petrolio che ha modellato le nostre città come dei polipi, tentacoli lungo le strade, mentre quelle dei Paesi nuclearizzati sono arrotondate attorno alle stazioni della loro mobilità collettiva su ferro da elettricità sostenibile. 

Cose così orrende abbiamo potuto scriverle con qualche (modesta) speranza di ascolto solo promuovendo le rinnovabili.  

P.S. -  2 aprile 2016 


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