Amnesty International è quella che è. Ad ogni modo la Nossel è stata executive director di Amnesty Usa solo dal gennaio 2012 al gennaio 2013. In quell'anno lanciò la petizione per la permanenza dell'occupazione statunitense in Afghanistan come chicca collaterale alla campagna per l'introduzione del Women and Girls Security Promotion (in Afghanistan) Act e diede fiato alle trombonate delle Pussy Riot. Prima di Amnesty International era stata un pezzo grosso di Human Right Watch che con Amnesty e Medici Senza Frontiere forma la trimurti delle grandi ONG filoimperiali.
Non so dire di HRW, ma in Amnesty e MSF operano sicuramente persone in buona fede, mentre i boss sono praticamente tutti cooptati nelle manovre imperiali e operano invariabilmente col metodo dei due pesi e due misure, dando quasi esclusivamente colpi al cerchio inframmezzati da sporadici colpi alla botte giusto per far vedere che sono "equidistanti". Se non vado errato, la Nossel dovette dare le dimissioni da Amnesty USA perché contestata dagli iscritti che in molti casi bruciarono la tessera pubblicamente.
Sarebbe interessante conoscere e capire la lunga marcia degli agenti imperiali in organizzazioni che erano nate con altri scopi. Intendo dire i meccanismi che hanno permesso questa infiltrazione, che a volte sono soggettivi, come il carrierismo, e a volte intersoggettivi, come l'abbandono di una prospettiva - lasciatemi dire - "di classe" e l'adeguamento alla retorica dei diritti umani avulsi dalla storia e dalla geografia, che sono principi stabili e granitici come una canna al vento.
Ne approfitto per dare alcune informazioni che ritengo interessanti:
- Una delegazione 5 Stelle è andata in Russia per incontri ad alto livello, dopo Gentiloni e Renzi. Una Ostpolitik italiana?
- In Brasile, sia la chiesa cattolica sia le chiese protestanti storiche stanno facendo quadrato attorno al governo e a Lula. Il tentativo di golpe bianco è troppo spudorato e temono un ritorno a una situazione sociale pre-Lula.
- In Gran Bretagna circola un documentario girato clandestinamente in Arabia Saudita da cui esce un quadro agghiacciante di quella pseudo-nazione (in realtà null'altro che una proprietà privata dei Saud). Non è un fatto di scarso significato, se si tiene conto che girare documentari non addomesticati in Arabia Saudita è considerato né più né meno che un atto di terrorismo. Quindi ci è voluta una precisa volontà.
- Una testata giornalistica tedesca ha messo in linea una presa in giro di fratello Erdoğan. Il quale, essendo il tipo che è, ha chiesto ufficialmente che venisse rimossa. Secondo le ultime notizie, la reazione alla richiesta è che sono stati aggiunti anche sottotitoli in Turco :-).
Io credo che fratello Erdoğan abbia ormai superato il punto in cui la coazione a ripetere dettata dall'essersi infilato in un cul-de sac lo sta portando alla rovina. Tanto per dirne una, che può sembrare piccola ma è significativa del suo menare fendenti alla pugile rintronato, il 25 marzo scorso il governo turco ha espropriato a Diarbakır, la capitale del Kurdistan turco, quattro chiese cristiane: una armena, una caldea, una siriaca e una protestante armena. Un esproprio ecumenico!
Io non giurerei molto sulla permanenza di fratello Erdoğan al governo (che, ricordo, a causa dell'astensione ha sì la maggioranza dei voti, ma solo il 30% circa dei consensi dei Turchi, quindi non è in una botte di ferro). E prevedo prossimi casini in casa Saud (scusate il gioco di parole). L'attacco di Amnesty ai Sauditi di cui parla Enzo potrebbe essere un'avvisaglia, come pure i crescenti mugugni in Europa per la vendita di armi a Riyad. Non sono attacchi né mugugni antimperialisti, va da sé, ma forniscono indizi sulla direzione che potrebbero prendere le cose.
(P.P.)
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