venerdì 10 aprile 2015

McKinsey: "Il debito pubblico si potrebbe anche cancellare.."



McKinsey, società di consulenza finanziaria considerata come la più
influente al mondo, con all’attivo clienti di alto profilo quali
società internazionali e persino governi, il 15 febbraio scorso ha
pubblicato un dossier sull’indebitamento di Stati, aziende e famiglie
dall’inizio della crisi ad oggi. Ebbene, il debito mondiale è
aumentato di 57.000 miliardi di dollari determinando un rapporto
debito/pil del 289%. Sono cifre da paura: il mondo è super indebitato
e verrebbe da chiedere “con chi? Con gli abitanti di Venere?”. Ma
tant’è… e sulla Terra, senza tanto discutere su chi sono debitori e
creditori (sempre lo Stato), si cercano affannosamente le soluzioni.
Tutti i giornali hanno ovviamente concluso che un debito del genere
bisogna ridurlo. “L’esplosione del debito globale” titola Repubblica,
“Non nascondiamo il debito sotto il tappeto” continua, seguita da gran
parte delle testate giornalistiche nazionali. E Renzi, Padoan,
Yutgeld, insieme alla schiera dei loro consiglieri economici, a
ribadire il mantra del “riduciamo il debito” e “il debito va pagato”.
Ma non è questo che dice la rinomata società McKinsey.

Se il debito pubblico vada ripagato o meno e se sia un problema è solo
ed esclusivamente una scelta, politica prima di tutto. Ma in questi
tempi bui, soprattutto dal punto di vista informativo, invece il fatto
che il debito pubblico sia un problema e che vada ripagato è diventato
un dogma. Invece, è una scelta che presuppone la volontà difendere o
la maggioranza della popolazione oppure i grossi centri di potere
politico e finanziario. E’ una scelta perché dipende da che parte si
decide di stare.

Attenzione: il punto non è se prendere le difese del debitore o del
creditore, ma se prendere le parti di cittadini, famiglie e imprese
che lavorano e che producono beni e servizi reali oppure chi controlla
i grossi gruppi di potere politico e finanziario e non produce nulla
di utile.

La parte più interessante del report di Mc Kinsey è alle pagine 33 e
34. Ne riportiamo e commentiamo i passaggi principali. Innanzi tutto
l’autorevole istituto (che non risulta gestito da soggetti ‘anarco
insurrezionalisti’) pone una distinzione tra debito pubblico lordo e
netto. Il primo, quello a tutti noto, rappresenta i Titoli di Stato
detenuti sia dalle rispettive Banche centrali sia da altri istituti o
da privati; il secondo, di cui non si parla mai, rappresenta solo
quello detenuto da altri istituti o privati. E qui le cose diventano
interessanti. McKinsey dichiara che se proprio vogliamo considerare il
debito pubblico  un problema dovremmo prendere in considerazione
almeno solo il debito pubblico netto. Perché, dice, ”il debito di
Stato detenuto dalle banche centrali (o qualunque altro ente
governativo) in un certo senso è solo un’entrata contabile che
rappresenta la rivendicazione di una parte del governo verso un’altra.
Inoltre, tutti i pagamenti dell’interesse su questo debito sono
tipicamente inviati alla tesoreria nazionale, quindi il governo sta
effettivamente pagando se stesso”.
Si sta dicendo che il debito pubblico detenuto dalle banche centrali
non è un problema perché sono soldi che un membro della famiglia deve
ad un altro membro della stessa famiglia. Sono semplici saldi
contabili! Ma allora perché Padoan, Renzi, Yutgeld (e consiglieri
economici) dicono il contrario? La risposta viene sempre da McKinsey
chiara e netta “Non e’ chiaro se le banche centrali possano cancellare
il debito governativo che detengono. Qualsiasi svalutazione di questo
valore cancellerebbe il capitale della banca centrale. Mentre ciò non
avrebbe nessuna conseguenza economica reale, è presumibile che possa
creare turbolenze nei mercati finanziari.
Ora scusateci il passaggio poco convenzionale: ma chissenefrega! Cioè
abbiamo la presunzione di pensare che Loyd Blankfein, Larry Fink & Co
possano riuscire a vivere anche con 500 mila dollari l’anno invece che
con 5 miliardi, e a noi, abitanti del mondo reale, ne basterebbero 50
mila. Potremmo stare davvero tutti meglio, equamente meglio. Magari
produrremmo anche un po’ meno cose, quelle necessarie, ma potremmo
magari avere più servizi.

Ecco un altro passaggio che crediamo valga la pena rileggere
”Cancellare il debito governativo dalla banca centrale non avrebbe
alcuna ripercussione per l’economia reale ma sarebbe un problema per i
mercati finanziari”. E qualche riga più sotto scrive ancora ”Un’altra
opzione che è stata suggerita è quella dirimpiazzare il debito
governativo sul bilancio della banca centrale con una obbligazione
perpetua a tasso zero… tuttavia, una mossa di questo tipo potrebbe
creare una reazione negativa nei mercati e, in alcuni paesi, da parte
di politici e regolatori”. Quindi il debito più che essere ripagato
potrebbe essere cancellato perché su di noi (abitanti e lavoratori del
mondo dell’economia reale) non avrebbe effetti, oppure lo si potrebbe
sostituire con un’obbligazione a tasso zero, quindi un debito che non
crea altro debito, ma che semplicemente è garantito dallo Stato.
Soluzioni a costo zero per il mondo reale ma che qualche problema
darebbe a mercati e finanza, ovvero in percentuale, come diceva il
grande prof. Ioppolo,“problemi” solo per quell’uno per cento della
popolazione che oggi condiziona la vita dell’altro 99%. Il report
McKinsey a pagina 34 finisce dicendo:”Quindi, una misura più semplice
ma equivalente sarebbe quella in cui le banche centrali semplicemente
detengano il debito in perpetuo e l’opinione pubblica si concentrasse
sul debito netto al posto del debito lordo.”
Nessun giornale e nessun politico ci racconta queste cose. Forse
perché non gli conviene? Sicuramente perché se venisse attuato quanto
scritto sopra o magari se ne rendesse partecipe la cittadinanza,
verrebbero spazzati via da spread o scandali ad hoc. Il problema è che
la responsabilità è anche nostra che continuiamo a dargli fiducia, ma
è sensato cominciare a pensare che il vento stia cambiando.


di Claudio Pisapia e Claudio Bertoni

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