venerdì 17 aprile 2015

Iran/Yemen - Intelligence sulla trattativa - Falchi iraniani contro falchi israeliani e la Russia in mezzo



.... mentre si discuteva in Svizzera bisogna ricordare che in Iran  ci sono i falchi delle Guardie della rivoluzione che mica stavano con le mani in mano. Sono contro Rouhani e in particolare contro la sua "svendita" ai paesi 5+1 con gli accordi sul nucleare appena raggiunti. Invece le Guardie vorrebbero la guerra conto Israele come i falchi israeliani (e americani) la vorrebbero contro l'Iran.

Nessuno dei due campi falchi vogliono accordi, condivisioni del potere e via discorrendo.

Sono sicuramente le Guardie, dunque, che hanno spinto gli Houti all'intransigenza, incitandoli di pigliare tutto lo Yemen.  Mentre il piano iraniano iniziale (Rouhani) era di cacciare Hadi, non avanzare oltre Sanaa, e fare un governo di coabitazione con forze accettabili all'occidente, così preoccupati per il traffico marittimo sulle coste. 

Ma dopo gli accordi sul nucleare a Ginevra, i falchi iraniani (e i falchi israeliani), furiosi, hanno cominciato (ognuno dal proprio campo) a sabotare quegli accordi.  In particolare, questa convergenza stava producendo nello Yemen le condizioni per uno scontro frontale USA (Israele, Arabia Saudita) contro Iran (Russia, Cina).

Proprio quello che i falchi iraniani e israeliani-americani volevano.  Perché anche se non dovessero ottenere la guerra regionale (ciò che sembrano desiderare ardentemente), almeno ottengono la rottura delle relazioni d'intesa USA-Iran.  Toh.  Sarebbe una soddisfazione, almeno quello.

Rouhani evidentemente non era in grado di frenare i suoi falchi (iraniani) senza rischiare di destabilizzare il suo governo.  E quindi la situazione nello Yemen si è precipitata come abbiamo visto in questi giorni.

Ma ecco la Russia che entra in scena offrendo all'Iran il sistema antimissili che i falchi iraniani desiderano ardentemente, per proteggere l'Iran contro l'eventuale "primo colpo" israeliano.   Scommetto che Lavrov ha concordato la consegna per accontentare i falchi e ottenere da loro di smettere di spingere gli Houti all'intransigenza e di farli accettare la coabitazione.

Probabilmente Lavrov ha escogitato questo piano d'intesa con Kerry, tant'è vero che lo State Department non ha strillato contro la consegna del sistema anti-missili, che normalmente l'avrebbe fatto infuriare.  Ad essere furioso, invece, è Israele: l'Iran sarà protetto e la mossa per innestare una guerra guerreggiata è fallita.

E tutto questo ci porta alla risoluzione votata all'Onu.  La risoluzione lascia che l'Arabia Saudita "vinca" la guerra contro gli Houti, che si ritirano dalla capitale Sanaa e dal porto di Aden (ma mantengono possesso del resto del paese) con la coda tra le gambe.  In compenso, l'Arabia Saudita conserva ufficialmente la capacità di bombardare ma, guarda caso, smetta di farlo con la stessa intensità di prima o anche completamente.  E accetta che arrivino gli aiuti umanitari -- il che vuol dire lasciare che si faccia la propaganda politica, tramite la distribuzione di cibo e medicinali, per un nuovo leader da questo o quel altro campo, a seconda di chi fornisce gli aiuti.  Ma non per l'uomo voluto dall'Arabia Saudita, Hadi, in ogni caso.

Hadi infatti viene messo da parte ed ecco che appare dal nulla un uomo di mediazione, Khalid Bhah, come indicato nel lancio di al Arabiya.

Lavrov avrà detto alla Venezuela e alla Cina di fare i bravi e votare a favore della risoluzione, così l'Arabia Saudita può gongolare di aver ottenuto la quasi unanimità -- e può accettare di dire a Israele che il suo caro piano di guerra salta.  Intanto l'Arabia Saudita era messa male, non voleva rischiare i propri soldati e il Pakistan e la Turchia non ne forniscono; senza truppe per terra non poteva vincere realmente contro gli Houti.  Quindi i sauditi si accontentano di una vittoria morale (immorale) e io dico lasciamogliela, intanto hanno perso la loro guerra contro la pace.

Venezuela e Cina ottengono che viene rinforzato il primato della legalità (la "rivoluzione" degli Houti era un golpe, diciamolo chiaramente), con cambi di governi politici, non con le armi.  Un principio importante per ognuno (in Cina, per quanto riguarda il Tibet e il Xinjiang).  La Russia, nell'accettare la condanna della golpe degli Houti, ottiene il rinforzo del principio della legalità che essa invoca nel condannare la golpe Nato a Kiev. 

Ovviamente, non sto facendo un vero paragone: Hadi è stato cacciato dal popolo (armato), non da un commando di neonazisti addestrati in caserme all'estero.  Ma vale comunque il principio di cambio legale, non armato.

La Russia può far valere quel principio anche in Siria, nel condannare il sostegno occidentali dei cosidetti ribelli armati.

Quindi tutto sommato, è stata una vittoria per la pace e la legalità.  E comunque agli Houti non serviva, realisticamente, pigliar tutto e trovarsi isolati completamente, magari con un blocco navale, il paese dipende dall'estero per il 90% dei suoi alimenti.  

Queste cose, le stavo dicendo al sit-in per lo Yemen davanti all'ambasciata dell'Arabia Saudita, ma poi sono stato interrotto.
  
In ogni caso, complimenti a Lavrov, se queste ipotesi corrispondono al vero, per un altro capolavoro diplomatico.

Patrick Boylan


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Commento ricevuto:

"Caro Patrick, molto interessante la tua interpretazione che fa riflettere. Comunque solo il futuro ci dirà se le tue ipotesi sono esatte e se avremo i risultati che prevedi.
Comunque non c'è nulla di scontato, anche perchè l'accordo-quadro tra Obama e Rohani è molto fragile. La "guida spirituale" Kamenei ha avvertito che l'accordo sarà ufficialmente firmato dall'Iran solo se saranno tolte le sanzioni (e francamente la cosa mi sembra abbastanza ragionevole), ma Obama è in grado di "convincere" il Congresso riluttante e la lobby-israeliana a non mettersi di traverso? E la neo-candidata Clinton può permettersi di mostrarsi debole e ragionevole di fronte ai falchi repubblicani? Vedremo. Intanto grazie per lo spunto di riflessione" (Vincenzo Brandi)

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