sabato 4 aprile 2015

Povera America imprevidente, stuzzica l'orso russo e non sa cosa l'aspetta!




L’US Navy è una forza enorme, ma in gran parte basato sui gruppi
portaerei che le armi moderne potrebbero aver reso obsolete

Gli USA si vedono come i sovrani degli oceani del mondo. Dopo tutto il
Paese, che spende 10 volte per le proprie forze militari dei prossimi
nove Paesi, ha la Marina più grande, e avendo dalla guerra del Vietnam
affrontato solo avversari militarmente inferiori, è estremamente
sicuro di poter sconfiggere tutto e tutti. Non sorprende che alcuni
giovani statunitensi indossino t-shirt con la scritta: “United States
Navy: il mare è nostro“. Forse dobbiamo affrontare tali orgoglio e
arroganza con una certa comprensione, data la superiorità numerica
dell’US Navy. In totale, essa ha10 gruppi di portaerei operativi (e 2
in riserva) mentre la Russia e la Cina ne hanno solo uno ciascuno. Le
portaerei sono il grande orgoglio della Marina degli Stati Uniti e
sono perfette anche per sottolineare visivamente la pretesa di
sovranità sui mari. Sono quindi ben volute dai presidenti degli Stati
Uniti, come nei discorsi alla gente per dire che tale nazione unica,
ancora una volta, ottiene una vittoria eroica. Un momento emozionante
(almeno per gli statunitensi), fu quando George W. Bush atterrò con un
jet da combattimento sull’USS Abraham Lincoln (non da pilota) e poi,
con le parole “missione compiuta” e “lavoro ben fatto”, proclamò al
popolo la fine della guerra in Iraq. Come sappiamo, la distruzione
dell’Iraq fu effettuata dagli statunitensi con l’operazione chiamata
Iraqi Freedom. Possiamo ancora chiederci cosa avesse a che fare con la
libertà, ma è un’altra storia. Oltre all’idoneità ai discorsi
impressionanti, le portaerei hanno anche, ovviamente, uno scopo
militare. Possono essere considerate dei piccoli aeroporti
galleggianti, inviando fino a 100 aerei da combattimento sul teatro
operativo. Dato che sono equipaggiate con i migliori armamenti, radar
e sistemi di difesa, finora non hanno subito quasi alcuna minaccia,
tanto più che in passato l’US Navy le parcheggiava preferibilmente al
largo delle coste di Stati desertici indifesi. Ma quale sarebbe la
potenza dell’US Navy davanti a una pari? Il titolo dell’articolo
implica già la risposta: non così buona, e potrebbe essere che i
patriottici fan dell’US Navy nascondino subito le magliette
nell’armadio. Già negli anni ’70, l’ammiraglio Rickover, “padre della
marina militare nucleare“, dovette rispondere alla domanda del Senato
degli Stati Uniti: “Quanto tempo le nostre portaerei sopravviverebbero
in una battaglia contro la Marina russa“, la sua risposta disilluse:
“Due o tre giorni prima di affondare, forse una settimana se rimangono
in porto“. La ragione della durata notevolmente ridotta delle
portaerei nella battaglia contro i russi, è la mortale minaccia
subacquea: i sottomarini moderni, specialmente quelli russi, sono così
potenti e difficili da individuare che possano affondare grandi navi e
portaerei in un batter d’occhio. La debolezza della Marina degli Stati
Uniti, quindi, è la vulnerabilità quando affronta un nemico che,
utilizzando il linguaggio degli statunitensi, domina i mari da sotto
la superficie. Naturalmente gli analisti militari statunitensi sono
consapevoli di tale debolezza, quindi ci si chiede perché l’US Navy
aderisca ancora alla dottrina “più grande è meglio” e continua a
contare su una flotta di portaerei e grandi navi da guerra. Il
colonnello Douglas McGregor, veterano e autore di quattro libri con
dottorato di ricerca e analista militare, risponde: “Strategicamente,
non ha senso, ma la costruzione di grandi navi, ovviamente, crea molti
di posti di lavoro“.


Così la minaccia di sottomarini, siluri e missili antinave russi è ben
nota dagli statunitensi, un fatto che il libro di Roger Thompson,
Lessons Not Learned: The US Navy Status Quo Culture, lo sottolinea. Un
breve estratto: “Come Howard Bloom e Dianne Stella Petryk-Bloom
avvertirono nel 2003, russi e cinesi hanno il mortale missile SS-N-22
Sunburn a disposizione. Questo massiccio missile a lungo raggio,
dotato di testate nucleari o convenzionali, è estremamente difficile
da rilevare e distruggere. Secondo il Jane’s Information Group, può
distruggere qualsiasi portaerei degli Stati Uniti. Più precisamente,
Timperlake (laureato all’Accademia Navale) e Triplett hanno avvertito
che il missile Sunburn è progettato per una cosa: distruggere
portaerei e incrociatori classe Aegis. Il missile SS-N-22 sfiora la
superficie dell’acqua a due volte e mezzo la velocità del suono, fino
a poco prima dell’impatto, quando s’impenna e si dirige sul ponte del
bersaglio. La testata nucleare da duecento kilotoni è venti volte più
potente delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima. L’US Navy non ha
alcuna difesa contro questo sistema missilistico. Come l’ex-ammiraglio
Eric McVadon dice: “Basta per affondare la 7.ma Flotta degli USA
(Pacifico) per due volte”“. Inoltre, correlato al concetto della quasi
inevitabile debolezza delle grandi navi da guerra, vi è un altro
motivo della vulnerabilità della Marina e delle forze armate degli
Stati Uniti in generale: arroganza e sottovalutazione connessa degli
avversari. Chiunque sottovaluta il nemico diventa imprudente ed ha
pessime carte in caso di attacco a sorpresa. Ciò accadde nel 2000,
quando la portaerei USS Kitty Hawk fu sorpresa dai russi. Ecco alcuni
stralci dell’articolo di Jon Dougherty, “Russian Navy takes Flyover by
Surprise” (World Net Daily): “Un paio di aerei da guerra russi
sorvolarono almeno tre volte una portaerei degli Stati Uniti di stanza
nel Mar del Giappone, ad ottobre, costituendo una gravissima minaccia,
tanto che il Pentagono ammise che potevano facilmente distruggere la
nave se avessero avuto intenzioni ostili, dice lo Stato Maggiore della
Marina. Secondo le notizie, un Su-24 “Fencer” dell’aeronautica russa,
accompagnato da un Su-27 “Flanker”, sorvolò incontrastato l’USS Kitty
Hawk, il 9 ottobre, mentre si riforniva. Caccia e aereo da
ricognizione russi fecero un secondo tentativo di avvicinamento alla
portaerei il 9 novembre, una replica, secondo il Pentagono e i
testimoni a bordo della nave, erano preparati. Ma fu l’incidente di
ottobre ad allarmare. Il portavoce del Pentagono Kenneth Bacon disse
in conferenza stampa del 30 novembre, che i caccia russi furono
rilevati sul radar con largo anticipo, prima dei loro passaggi ad alta
velocità. Ufficiali a bordo della nave, che parlarono dell’incidente,
concordavano. Tuttavia, quando il centro informazioni operativo della
portaerei avvertì il comandante della nave, capitano. Allen G. Myers,
che gli aerei russi si avvicinavano, nessuno dei caccia della
portaerei decollò. La nave trasporta 85 aerei, secondo i dati della
Marina, ed ha un equipaggio di oltre 5500 membri. Testimoni dissero
che Myers ordinò immediatamente il decollo dei caccia in allarme, ma
la squadriglia della nave era allo status “Alert-30″, con tempo minimo
di decollo di 30 minuti, essendo i piloti “nella stanza operativa” e
non ai comandi pronti al decollo. Bacon disse solo che ci “può essere
stato un leggero ritardo” nel far decollare gli intercettori,
spiegando che, poiché la Kitty Hawk si stava rifornendo, non navigava
abbastanza velocemente da far decollare i suoi velivoli. Un ufficiale
della nave disse, “40 minuti dopo che il CO (comandante) diede
l’allarme”, gli aerei russi “fecero un passaggio a 500 nodi, a 200
metri sopra il torrione” della portaerei. Prima che la Kitty Hawk
potesse far partire un solo aereo, i caccia russi effettuarono altri
due passaggi. Peggio, secondo testimoni, il primo aereo a decollare fu
un EA-6B Prowler, aereo utilizzato per disturbi elettronici di radar e
difese aeree del nemico, non un caccia in grado d’intercettare aerei
militari. L’EA-6B “affrontò il Flanker proprio sopra la nave” disse un
testimone”. Il Flanker incombeva… e urlarono aiuto quando finalmente
un F/A-18 Hornet dello squadrone gemello decollò e l’intercettò. Ma
era troppo tardi”. Il personale osservò che “l’intero equipaggio
guardava in su mentre i russi si facevano beffe del nostro scadente
tentativo d’intercettarli”. L’amministrazione Clinton minimizzò
l’incidente… La BBC, tuttavia, disse che era evidente dalle foto
scattate dagli aviogetti russi che ci fosse “panico a bordo”, quando
gli aerei li sorvolarono”.


I nostri lettori statunitensi ora forse sosterranno che questo
episodio umiliante accadde 15 anni fa e una cosa del genere non è più
possibile oggi. Ma la maggior parte dei lettori di Russia Insider
ricorda gli eventi dell’aprile 2014, quando il cacciatorpediniere
ultramoderno USS Donald Cook fu paralizzato da un Su-24. Per quei
lettori che purtroppo persero la storia, eccola: All’inizio di aprile
dello scorso anno gli statunitensi inviarono l’USS Donald Cook nel Mar
Nero, con il permesso della Turchia, per protestare contro
l’annessione russa della Crimea e per dimostrare la loro forza
militare. Il cacciatorpediniere era equipaggiato con il più avanzato
sistema di combattimento AEGIS, un sistema d’arma navale per rilevare,
seguire e distruggere obiettivi multipli contemporaneamente. Inoltre,
l’USS Donald Cook è dotato di quattro grandi radar la cui potenza è
paragonabile a quella di diverse stazioni. Per la difesa, trasporta
più di 50 missili antiaerei di vario tipo. Secondo la “Convenzione di
Montreux”, le navi da guerra che appartengono a Stati esterni al Mar
Nero sono autorizzate a rimanervi per non più di 21 giorni. Gli
statunitensi, naturalmente, ignorarono la regola e la Russia rispose
inviando il Su-24 disarmato, ma equipaggiato con l’ultimo dispositivo
da guerra elettronica chiamato Khibinij. Quando il Su-24 si avvicinò
al cacciatorpediniere, tutti i sistemi radar, di controllo ed
informazioni dell’USS Donald Cook furono improvvisamente paralizzati
dal Khibinij. In altre parole, il sistema AEGIS, apparentemente
superiore, fu spento come quando si spegne il televisore con il
telecomando. Successivamente, il Sukhoj simulò 12 attacchi
missilistici a bassa quota sul praticamente cieco e sordo USS Donald
Cook, e possiamo immaginare che i due piloti del Su-24 si siano molto
divertiti. Purtroppo, in quel momento non c’erano né John McCain né il
comandante della NATO Phillip Breedlove a bordo della nave, avrebbero
certamente avuto alcune solide impressioni da questa dimostrazione.
Dopo l’incidente, l’USS Donald Cook si diresse immediatamente a tutta
velocità verso un porto romeno, dove 27 membri dell’equipaggio,
scioccati, chiesero la licenza dal servizio. La storia dimostra che
gli statunitensi ancora sopravvalutano le loro forze armate e non si
rendono conto (o non vogliono ammettere) che la tecnologia militare
della Russia è in molti campi superiore, con un vantaggio che non può
essere compensato subito. Quindi, finché un singolo aereo russo potrà
spegnere tutti gli ultimi sistemi d’allarme e controllo del tiro di
una nave da guerra statunitense, semplicemente premendo un tasto, la
risposta alla domanda “Quanto l’US Navy può sopravvivere?“, oggi è la
stessa dei vecchi tempi della Guerra Fredda.

Marc Hopf - Russia Insider 1 aprile 2015

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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